di Paolo Rodari
[...] Come un canto del cigno, il libro di Mons. Piero Marini [P. Marini, Challenging Reform: Realizing the Vision of the Liturgical Renewal, 1963-1975,
Liturgical Press, 2007] è stato pubblicato solo in lingua inglese,
quasi fosse volutamente indirizzato innanzitutto al pubblico della
protestante Inghilterra: terra dove le sperimentazioni in campo
liturgico (anche negli ambienti cattolici) hanno trovato un terreno
fertile su cui essere seminate, crescere e poi propagarsi.
Del resto, fu Annibale Bugnini ai tempi del post Concilio, allorquando
era segretario della commissione liturgica istituita da Paolo VI con lo
scopo di applicare e precisare quel rinnovamento della liturgia che lo
stesso Concilio aveva approvato, a spingere per una riforma più di
rottura che di continuità con la tradizione passata, spinta che, di
fatto, gli costò il posto, fino all’allontanamento da Roma avvenuto il 4
gennaio 1976: inaspettatamente fu inviato quale pronunzio apostolico in
Iran.
Della riforma liturgica Marini P. ha parlato a lungo nell’incontro di
Westminster. Senza giri di parole ha detto al sua, spiegando come la
riforma liturgica sancita nel Vaticano II fosse stata osteggiata a
lungo, e poi pure affossata, direttamente dalla curia romana. Secondo
quanto riporta il "National Catholic Report", per Marini P. «la riforma liturgica (del Vaticano II) non era intesa o applicata solo come riforma di alcuni riti», ma avrebbe dovuto essere «la base e l’ispirazione degli obiettivi per cui il Concilio era stato convocato». Proprio così. «L’obiettivo
della liturgia - ha proseguito l’ex cerimoniere - non era altro che
l’obiettivo della Chiesa e il futuro della liturgia è il futuro della
Chiesa».
Se così fu il Vaticano II, se questi erano i motivi profondi della sua
convocazione, si capisce bene perché, ancora oggi, molti vescovi in
tutto il mondo osteggino dichiaratamente l’applicazione del Motu Proprio
Summorum Pontificum con il quale Benedetto XVI ha voluto ripristinare
l’antico rito rivisto nel 1962 da Giovanni XXIII: tornare a pregare come
si faceva prima del Concilio viene visto in contraddizione con quanto
la riforma, secondo l’interpretazione del fu Annibale Bugnini, doveva
andare a sancire.
Eppure - è cosa nota - il Vaticano II per Benedetto XVI fu soprattutto
rinnovamento nella continuità, non rottura. E ciò vale innanzitutto per
il cuore della vita di fede: la liturgia. Il passato vale ancora nel
presente, lo innerva e lo rinvigorisce pur senza castrare quei
cambiamenti che i tempi suggeriscono essere opportuni.
Di qui il Summorum Pontificum, quel Motu Proprio voluto per dire alla
Chiesa che l’antica liturgia vale ancora oggi, che il rito di Paolo VI,
se sganciato dal passato, in un certo senso tradisce la secolare vita
liturgica della Chiesa.
da "Io sono un papa amabile: Giovanni Paolo II" di Piero Marini e Bruno Cescon, San Paolo, 2011, passim
"Il passaggio da una liturgia romana caratterizzata dall'uniformità (uniformità della lingua e fissità delle rubriche) ad una liturgia più vicina alla sensibilità dell'uomo moderno, aperta all'adattamento e alle culture, espressione di una Chiesa comunionale che considera la diversità non come un elemento in sé negativo, ma come possibile arricchimento dell'unità".
"Le liturgie sono diventate per così dire flessibili. È stata concessa la lingua volgare secondo le varie culture. Non abbiamo più il problema dell'identificazione ma piuttosto quello della pluralità, rivalutata quale arricchimento. Abbiamo ritrovato la molteplicità delle lingue e la possibilità di un adattamento."
"A livello di riforma [il Consilium] si preoccupò di eliminare dal rito quegli elementi che erano tipici di Roma. Nell’ordo romano, per fare solo qualche esempio, si portavano sette candelieri perché Roma era divisa in sette colli; si usava il manipolo per segnalare la presenza delle diverse chiese; si celebravano le quattro tempora, legate alla benedizione delle campagne e la cultura occidentale contadina."
Coda
La Nacion, 20 Aprile 2013, intervista a Mons. Marini dal titolo "La Chiesa vive la speranza dopo anni di paura"
"Si respira aria fresca, è una finestra aperta alla primavera e alla speranza. Fino ad ora abbiamo respirato il cattivo odore di acque paludose, con la paura di tutto e problemi quali i Vatileaks e la pedofilia. Con Francesco si parla solo di cose positive."
"È necessario riconoscere le unioni di persone dello stesso sesso, ci sono molte coppie che soffrono perché non vengono riconosciuti i loro diritti civili."
da "Io sono un papa amabile: Giovanni Paolo II" di Piero Marini e Bruno Cescon, San Paolo, 2011, passim
"Il passaggio da una liturgia romana caratterizzata dall'uniformità (uniformità della lingua e fissità delle rubriche) ad una liturgia più vicina alla sensibilità dell'uomo moderno, aperta all'adattamento e alle culture, espressione di una Chiesa comunionale che considera la diversità non come un elemento in sé negativo, ma come possibile arricchimento dell'unità".
"Le liturgie sono diventate per così dire flessibili. È stata concessa la lingua volgare secondo le varie culture. Non abbiamo più il problema dell'identificazione ma piuttosto quello della pluralità, rivalutata quale arricchimento. Abbiamo ritrovato la molteplicità delle lingue e la possibilità di un adattamento."
"A livello di riforma [il Consilium] si preoccupò di eliminare dal rito quegli elementi che erano tipici di Roma. Nell’ordo romano, per fare solo qualche esempio, si portavano sette candelieri perché Roma era divisa in sette colli; si usava il manipolo per segnalare la presenza delle diverse chiese; si celebravano le quattro tempora, legate alla benedizione delle campagne e la cultura occidentale contadina."
Coda
La Nacion, 20 Aprile 2013, intervista a Mons. Marini dal titolo "La Chiesa vive la speranza dopo anni di paura"
"Si respira aria fresca, è una finestra aperta alla primavera e alla speranza. Fino ad ora abbiamo respirato il cattivo odore di acque paludose, con la paura di tutto e problemi quali i Vatileaks e la pedofilia. Con Francesco si parla solo di cose positive."
"È necessario riconoscere le unioni di persone dello stesso sesso, ci sono molte coppie che soffrono perché non vengono riconosciuti i loro diritti civili."
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