Papa Francesco e i cari estinti
I principi non negoziabili, bandiera di due papi, sono ormai lettera morta. Con l’intervista al giornale dei gesuiti, il vescovo di Roma ribalta il paradigma cattolico ratzingeriano. Reazioni di sconcerto
“Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione”. A chi si interrogava sul sostanziale silenzio del nuovo Pontefice su quelli che il suo predecessore, Benedetto XVI, aveva chiamato “principi non negoziabili”, Papa Francesco ha risposto nella lunga intervista autoritratto concessa a padre Antonio Spadaro.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
“Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione”. A chi si interrogava sul sostanziale silenzio del nuovo Pontefice su quelli che il suo predecessore, Benedetto XVI, aveva chiamato “principi non negoziabili”, Papa Francesco ha risposto nella lunga intervista autoritratto concessa a padre Antonio Spadaro.
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La prima intervista del Papa gesuita alla Civiltà Cattolica. Vangelo, Concilio, aborto, divorzio, niente valori non negoziabili. Il "discernimento" di Ignazio per la chiesa "come un ospedale da campo"
La prima intervista da Papa, Francesco la concede ai gesuiti della Civiltà Cattolica.Trenta pagine dell'ultimo quaderno in cui Bergoglio affronta ogni tema, dall'attualità riguardante la riforma della curia ai principi non negoziabili, dal futuro della chiesa al rischio di veder crollare "come un castello di carte l'edificio morale della chiesa". "Io sono un peccatore", dice rispondendo alla prima domanda di padre Antonio Spadaro, che della Civiltà Cattolica è il direttore: "Questa è la definizione più gusta. Sì, posso forse dire che sono un po' furbo, so muovermi, ma è vero che sono anche un po' ingenuo". Rivela di non conoscere Roma, di essersi sempre limitato a frequentare Santa Maria Maggiore, San Pietro e San Luigi dei Francesi; torna a ribadire che il prete deve essere missionario e non chierico di stato e che l'evangelizzazione si fa in periferia. Svela che solo "mercoledì 13 marzo a pranzo, ha sentito scendere su di lui una profonda e inspiegabile pace e consolazione interiore insieme a un buio totale, a una oscurità profonda su tutto il resto": in quel momento, "ha cominciato a rendersi conto che rischiava di essere eletto". Conferma ancora una volta che la scelta di abitare a Santa Marta non è motivata dal presunto lusso del Palazzo apostolico: "Una cosa per me davvero fondamentale è la comunità. Quando ho preso possesso dell'appartamento pontificio, dentro di me ho sentito distintamente un 'no'. Io ho bisogno di vivere la mia vita insieme agli altri".
A guidarlo in questi mesi di pontificato, spiega Francesco, è il discernimento ignaziano, che non a caso Spadaro definisce "un pilastro della spiritualità del Papa", in cui "si esprime in maniera peculiare la sua identità gesuitica". E il discernimento è alla base delle decisioni di Francesco anche riguardo la riforma della curia, invocata da più parti specie nel pre-Conclave. Ma su questo fronte, il Pontefice si mostra molto cauto e invita a non correre troppo: "Molti pensano che i cambiamenti e le riforme possano avvenire in breve tempo. Io credo che ci sia sempre bisogno di tempo per porre le basi di un cambiamento vero, efficace. Il discernimento si realizza sempre alla presenza del Signore, guardando i segni, ascoltando le cose che accadono, il sentire della gente, specialmente i poveri. Le mie scelte, anche quelle legate alla normalità della vita, come l'usare una macchina modesta, sono legate a un discernimento spirituale che risponde a una esigenza che nasce dalle cose, dalla gente, dalla lettura dei segni dei tempi. Il discernimento nel Signore mi guida nel mio modo di governare". Per precisare meglio il punto, Francesco dice di "diffidare decisioni prese in maniera improvvisa. Diffido sempre della prima decisione, cioè della prima cosa che mi viene in mente di fare se devo prendere una decisione. In genere, è la cosa sbagliata. Devo attendere, valutare interiormente, prendendo il tempo necessario".
Il Papa torna poi sul tema degli omosessuali, peraltro già toccato sull'airbus che lo riportava a Roma dopo la settimana trascorsa in Brasile: "A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali che mi dicevano che sentivano come la chiesa li avesse sempre condannati. Ma la chiesa non vuole fare questo. Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro – aggiunge Bergoglio – ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo, io ho detto quel che dice il Catechismo". Niente di nuovo, dunque. "La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi", spiega Francesco: "L'ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile". Facendo esplicito riferimento "a divorziati risposati, coppie omosessuali e altre situazioni difficili", il Pontefice gesuita invita a "cercare di essere una chiesa che trova nuove strade", anziché "essere solo una chiesa che accoglie e che riceve tenendo le porte aperte". In particolare, spiega il Papa, "cerchiamo di essere una chiesa che è capace di uscire da se stessa e andare verso chi non la frequenta, chi se n'è andato o è indifferente. Chi se n'è andato, a volte lo ha fatto per ragioni che, se ben comprese e valutate, possono portare a un ritorno. Ma ci vuole audacia, coraggio". Sui principi non negoziabili, Francesco mostra di essere al corrente delle critiche sui suoi silenzi: "Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto", aggiungendo poi che "il parere della chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione". Piuttosto, dice, il rischio è un altro: "Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. L'annuncio di tipo missionario si concentra sull'essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più. Infine, la sottolineatura di come "il genio femminile sia necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti". Per Bergoglio, questa è la "sfida di oggi: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l'autorità nei vari ambiti della Chiesa".
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