quando la Chiesa si ricorda…
Sabato 7 settembre 2013, in Piazza San Pietro si terrà una veglia di preghiera e di di-giuno, dalle ore 17,00 sino alle 24,00 in comunione con il Papa, e in mondovisionetv, allo scopo di impetrare l’allontanamento dello spettro della guerra in Medio Oriente. Finalmente si torna a pregare e a digiunare. Ma non si stupiscano i lettori di UNA VOX se quanto diremo a commento di questa iniziativa papale, possa, in qualche modo, suscitare perplessità. Ciò che scriviamo fonda la propria ragione su fatti e su storia consolidati e su riferimenti indiscutibili. Insomma, tutto è argomentato.
E’ noto come, nel flusso ininterrotto riformistico postconciliare, la Chiesa abbia provveduto a modificare non soltanto definizioni dogmatiche (cancellazione dell’Extra Ecclesiam nulla salus), istituzioni (abolizione delSant'Uffizio), tanto per esemplificare, o ad alleggerire o eradere alcuni compiti (la recita del breviario) ed anche antiche e consolidate pratiche devozionali, in ispecie quelle popolari, sotto l’influsso dell’angelismo razionalista cartesiano o dell’idealismo gnostico hegeliano di cui gran referendarii furono K. Rahner e l’emerito papa, cardinal J. Ratzinger. Il quale, tanto per citare un caso concreto e a giustificazione della nostra critica, ha stabilito che “il Limbo non esiste”. Un’ingenua creazione parateologica.
Nell’euforìa riformistica, dicevamo, sono state non soltanto modificati ma eziandio spazzati via tesori di devozione e di vita religiosa quali le “rogazioni”, sostituite da cieca fede nell’Ufficio Meteorologico dell’Aeronautica e nell’efficienza del Meteo-sat. Oramai: siccità, alluvioni, incendi, eruzioni, cicloni, trombe marine e d’aria “sono sotto controllo” della tecnologìa, fenomeni naturali, certamente e guai poi a parlare, quando gli eventi diventano calamità e tragedie, di castigo di Dio. Vero prof. De Mattei?
Si fosse mai mossa, almeno una volta, la CEI del cardinal A. Bagnasco, a ricordare ai cattolici la necessità di impetrare dal Signore la cessazione delle intemperie o delle epidemie! Macché! Fede totale è devoluta all’ONU e all’OMS, e del Signore si può fare a meno.
Cosa voglion dire quelle cantilene, quelle processioni popolari che, attraverso le vie del paese o per la campagna, se ne vanno smoccolando litanie e invocazioni? Rimasugli medievali – qualche dotto antropologo gesuita li definisce “ancestrali” tanto per conferire un tocco sciccoso, intellettuale – ove coesiste, anzi, coesisteva un conglomerato di cristianesimo e di paganesimo gnostico. Superstizione ben condannata da quel bello spirito di Voltaire e debellata dallo spirito scientista moderno.
E i “nove primi venerdì” di ogni mese, quelli dedicati e consacrati al Sacro Cuore di Gesù? E i “primi cinque sabati” del mese, quelli chiesti dalla B. V. Maria a Fatima? Alzi la mano chi può testimoniare d’averne sentito parlare durante qualche seppur sporadica omelìa. Chi scrive – catechista da quando è pensionato – ogni anno formula al parroco la richiesta di avviare i fanciulli – prima comunione e cresima – a questa straordinaria devozione “ricca di grazia” e vera assicurazione sulla vita eterna. Ebbene, ogni anno ci vien risposto essere la cosa piuttosto complessa sotto l’aspetto “logistico”. Ed allora, sempre ogni anno, il sottoscritto provvede unicamente per i suoi catechizzandi.
Figura, tra le pratiche obliate e messe in non cale, anche e soprattutto ildigiuno, tanto quello “forte” che quello “leggero”, quello cioè che le famiglie cristiane osservavano rispettivamente a Quaresima – 40 giorni – ed ad ogni venerdì: parsimonia nel cibo e astinenza dalle carni. Erano i cosiddetti “fioretti”. Poi venne la benemerita e supponente “Scuola di Bologna” (Lercaro, Alberigo, Prodi, Dossetti) che plasmò il modello del “cristiano adulto” – che, a ben vedere, è piuttosto “adultero” stante la militanza sua in partiti che predicano e praticano l’aborto, l’eugenetica e l’omosessualità, ma che sfilano, ogni anno, sulla via di Assisi - cristiano per il quale il digiuno rappresenta una stantìa forma di masochismo in contraddizione con lo spirito del tempo di russoiana e pelagiana impronta, secondo cui, nullo essendo il peccato d’origine – ché l’uomo nasce buono - ne deriva che il corpo possegga tutte le caratteristiche e le virtù di una fonte di bontà. Ci fu chi, anima candida e bischera, suggerì il “digiuno dalla televisione” quale forma alternativa ed equipollente. Il risultato è stato un aumento di televisori, decodificatori, video, telefonini: vera obesità e bulimìa da immagine e tecnologìa.
L’acme dell’impudenza si è raggiunto, poi, con l’abolizione del digiuno totale ante Comunione, dalla mezzanotte sino alla Messa mattutina, sicché oggi è normale accedere all’Eucaristìa avendo, pochi minuti prima, pasteggiato, bevuto con una certa abbondanza conservando, tra le gengive, resti e sfridi. Ma con la messa in mora del digiuno, forma di ascetismo, di mortificazione e di merito, si è avuta la dilatazione della cultura del benessere e del culturismo fisico, degenerata nella “somatolatrìa”, culto del corpo.
E, a tal proposito, non paia ai lettori cosa eccessiva se lo diciamo, ma la realizzazione d’una piscina in Vaticano, ove il defunto GP II amava percorrere vasche e vasche in tenuta libera, fu il “nulla osta” all’esaltazione della nuova visione della fisicità, del modulo di Policleto, a danno della metafisica. Si disse, e si scrisse, all’epoca che la Chiesa aveva, finalmente, abbattuto le resistenze “penitenziali” – il “contemptus mundi ac corporis”- che figuravano soltanto come mortificazione del corpo, creatura e fattura di Dio. E così la palestra sostituì la chiesa. Nella quale, oggi, non è raro trovare, abbandonate sui banchi, bottigliette vuote che qualche praticante sportivo depone dopo aver assistito alla Santa Messa in tenuta ginnica. E non è raro incontrare sulle spiagge, suore fasciate in costumini pretenziosi o, specie nella mattinata, sacerdoti noti ai parrocchiani, che di passo o di corsa si percorrono i loro km giornalieri, armati di frequenzimetro e di integratore alimentare.
E’ l’applicazione del moto latino “Mens sana in corpore”. E sì! Perché così ci obiettò, ad una nostra impertinente osservazione, un bravo e giovane sacerdote di ritorno da una nuotata a mare con successiva corsetta pei dintorni. Non ci fu difficile smontare la locuzione latina rammentando all’interessato che il motto, così come vien ammannito, è un falso dacché Giovenale (Sat. 10,356) scrive ben altro, e cioè: “Orandum est ut sit mens sana in corpore sano”, vale a dire:dobbiamo pregare perché si abbia una mente sana in un corpo sano. La sanità della mente, cioè, non dipende da quella del corpo ma dalla nostra preghiera e, soprattutto, dalla volontà di Dio. L’equazione facilona, che viene sparata anche nei salotti cosiddetti culturali, stabilisce che necessariamente, chi si pregia di un bello e sano corpo debba possedere una altrettanto bella e sana testa. E’ superfluo far presente che, a questo mondo, esistono persone di corpo perfetto ma di mente alienata e persone di corpo deforme ma di cervello geniale.
Insomma, il digiuno è stata la pratica devozionale – quella che Gesù definisce, unita alla preghiera, come unica arma capace di cacciare i demonii (Mt. 17, 21 ) – che ha talmente subìto il nefasto colpo riformistico paolosesto da scomparire dall’orizzonte della devozione. Sorprende, allora – ma non troppo, intendiamoci – il recupero, che di esso, Papa Francesco ha effettuato per un’unica e sola occasione, e soltanto dopo aver iperlodato quello islamico, “ricco di frutti spirituali”, come disse a Lampedusa. Praticamente, questa riscoperta sta al traino del ramadan musulmano. La simpatia per questa esotica pratica data da lungo tempo, da quando il cardinal Tettamanzi Dionigi, in quel Milano, ne ammirava la pubblica esecuzione “diurna” e, perciò, si augurava che in ogni rione della sua città, sorgessero madrasse e moschee. Sarà pure che il termine “ramadan” – secondo l’esteromanìa italiota - suoni più accattivante e nobile che il nostrano “digiuno” o il latino “jejunium” e men che meno il greco “asitìa”. Mah!
E così, Papa Bergoglio seguendo questa rotta, e sulla scia di questa, si avvede e scopre che anche la cristianità cattolica ha, nello scrigno – chiuso e inchiavardato da 50 anni – un tesoro: il digiuno unito alla preghiera.
L’occasione di questa iniziativa, lo ripetiamo, è il rischio di una guerra in Medio O-riente, proposta, promossa e programmata da quella “sentinella” delle libertà umane che sono i massonici Stati Uniti - 221 guerre di “libertà” dal 1776 ad oggi esportate nel mondo sotto l’ombra del democratico biglietto verde – una guerra che, testimone la Storia, intanto verrà scatenata ad onta di digiuni e di preghiere, e che si risolverà, poi, nell’ennesimo esito scontato, tinto di finanza, di prestiti e di ricostruzione, bagnato da sangue innocente. Parafrasando Bacone: pars destruens ut fiat pars construens. Distruggere per ricostruire, a vantaggio del vincitore e del sistema bancario mondialista.
Noi pensiamo che digiuno e preghiera siano, anzi – sono e debbono essere -pratiche quotidiane, di straordinaria potenza se è vero che, come dice Gesù e come sopra citammo, sono gli unici strumenti per vincere taluni demonii; pratiche che concorrono all’ascesi spirituale, alla purificazione, alla continua consapevolezza di sentirsi precarii e peccatori, e al mantenimento della grazia di Dio. Pertanto, tirar fuori dal cilindro un’iniziativa a carattere mondiale, sul palcoscenico delle tv, sembra, a noi, trattarsi solo di spettacolo così come spettacolo sono diventate le adunate omeriche e le sante messe celebrate e strillate negli stadii, sulle spiagge o sui prati.
Ma ciò che, in questa vicenda, ci indigna e ci mette in santo sospetto, ma ci fa anche sorridere, è l’annunciata partecipazione - udite, udite! – della ministra degli esteri, la radicale, atea Emma Bonino, la specialista/praticona in aborti a “pompa” (di bicicletta) – oltre 11.000 – che, esperta di tali contingenze, i digiuni cioè, similmente al sodale Pannella Marco, veglierà tra i fedeli – o a fianco di papa Bergoglio? – laicamente tra loro non “pregando”, “digiunando” senz’altro. Una radicale che nel passato, e nel presente ancora, si è battuta e si batte per l’ambiente, per la balena, per l’acqua, per la droga “leggera”, per l’habitat della foresta pluviale, una che ha seminato la morte tra inermi innocenti – uccisi in grembo – e che sabato, 7 settembre – sempre che mantenga l’impegno - si ergerà a paladina della pace di questo mondo, accanto al Pastore della Katholika!
Non ci è difficile, allora, definire questa iniziativa, una messa in scena, una parata di emotività di massa e uno spettacolo vero e proprio al traino e al comando di quella sala di regìa che è l’ONU con tanto di bandierine arcobaleno, di slogans, di gruppi “ecclesiali”, di rappresentanze sindacali e politiche distinte, perché no?, da magliette alla “Che Guevara”. Ma ciò, depurato dalle scorie della mondanità e dall’inquinamento massmediatico, avrebbe avuto significato, legittimazione e merito se, negli anni o nei mesi passati, dalla Santa Sede si fosse levato l’invito, meglio l’obbligo comandato, a “digiunare e a pregare” per le migliaia di cristiani cattolici martirizzati proprio da quelli che Papa Francesco I definì “fratelli”. Ma di quelle stragi si parlò raramente e con voce flebile, quasi scusandosi, al tempo del fu papa Benedetto XVI, e mai nell’attuale pontificato. E questo grida vendetta al cospetto di Dio, vendetta per il sangue dei suoi santi martiri.
E non taceremo il silenzio “politico” della CEI, indaffarata in questioni sindacali, sociologiche e economiche. E, di soppiatto, ci vien da considerare, amaramente, come Papa Francesco abbia cancellato la potenza di quel “rito antico” – vedi la biasimevole ed oscura vicenda “Frati dell’Immacolata” – che da solo vale più che milioni di stomaci a digiuno o di milioni di suppliche.
“Suscipe sancte Pater, omnipotens aeterne Deus, hanc immaculatam hostiam …” - Accetta, o Santo Padre, onnipotente ed eterno Dio, questa vittima immacolata… - così recitava l’offertorio di quel rito la cui vittima, Cristo, è l’unica che possa ottenere, in questo caso, l’allontanamento della guerra.
Ci viene, a questo punto, da rammentare quanto Gesù ebbe a raccomandare circa la preghiera e il digiuno, una raccomandazione che stride con il tono e lo stile dell’iniziativa papale. Vale la pena leggerlo:
Niente da aggiungere.
Giunti a conclusione di questo pensiero, si consenta a chi scrive l’uso del pronome primo personale.
Sono un cristiano cattolico che da decenni, unitamente a una familiare, pratica il “grande” digiuno quaresimale – 40 giorni – e quello settimanale del venerdì. Ebbene, sabato 7 settembre, non mi unirò alla grande parata televisiva di Piazza San Pietro, non digiunerò ma, pregando in cuor mio, come sono solito mattina, meriggio e sera, raccomanderò al Signore il mondo offrendolo al Cuore di Gesù e a quello Immacolato di Maria, operando ciò che i pontefici, disobbedendo al comando della B. V., han mancato di fare: consacrare a Loro l’umanità.
E’ noto come, nel flusso ininterrotto riformistico postconciliare, la Chiesa abbia provveduto a modificare non soltanto definizioni dogmatiche (cancellazione dell’Extra Ecclesiam nulla salus), istituzioni (abolizione delSant'Uffizio), tanto per esemplificare, o ad alleggerire o eradere alcuni compiti (la recita del breviario) ed anche antiche e consolidate pratiche devozionali, in ispecie quelle popolari, sotto l’influsso dell’angelismo razionalista cartesiano o dell’idealismo gnostico hegeliano di cui gran referendarii furono K. Rahner e l’emerito papa, cardinal J. Ratzinger. Il quale, tanto per citare un caso concreto e a giustificazione della nostra critica, ha stabilito che “il Limbo non esiste”. Un’ingenua creazione parateologica.
Nell’euforìa riformistica, dicevamo, sono state non soltanto modificati ma eziandio spazzati via tesori di devozione e di vita religiosa quali le “rogazioni”, sostituite da cieca fede nell’Ufficio Meteorologico dell’Aeronautica e nell’efficienza del Meteo-sat. Oramai: siccità, alluvioni, incendi, eruzioni, cicloni, trombe marine e d’aria “sono sotto controllo” della tecnologìa, fenomeni naturali, certamente e guai poi a parlare, quando gli eventi diventano calamità e tragedie, di castigo di Dio. Vero prof. De Mattei?
Si fosse mai mossa, almeno una volta, la CEI del cardinal A. Bagnasco, a ricordare ai cattolici la necessità di impetrare dal Signore la cessazione delle intemperie o delle epidemie! Macché! Fede totale è devoluta all’ONU e all’OMS, e del Signore si può fare a meno.
Cosa voglion dire quelle cantilene, quelle processioni popolari che, attraverso le vie del paese o per la campagna, se ne vanno smoccolando litanie e invocazioni? Rimasugli medievali – qualche dotto antropologo gesuita li definisce “ancestrali” tanto per conferire un tocco sciccoso, intellettuale – ove coesiste, anzi, coesisteva un conglomerato di cristianesimo e di paganesimo gnostico. Superstizione ben condannata da quel bello spirito di Voltaire e debellata dallo spirito scientista moderno.
E i “nove primi venerdì” di ogni mese, quelli dedicati e consacrati al Sacro Cuore di Gesù? E i “primi cinque sabati” del mese, quelli chiesti dalla B. V. Maria a Fatima? Alzi la mano chi può testimoniare d’averne sentito parlare durante qualche seppur sporadica omelìa. Chi scrive – catechista da quando è pensionato – ogni anno formula al parroco la richiesta di avviare i fanciulli – prima comunione e cresima – a questa straordinaria devozione “ricca di grazia” e vera assicurazione sulla vita eterna. Ebbene, ogni anno ci vien risposto essere la cosa piuttosto complessa sotto l’aspetto “logistico”. Ed allora, sempre ogni anno, il sottoscritto provvede unicamente per i suoi catechizzandi.
Figura, tra le pratiche obliate e messe in non cale, anche e soprattutto ildigiuno, tanto quello “forte” che quello “leggero”, quello cioè che le famiglie cristiane osservavano rispettivamente a Quaresima – 40 giorni – ed ad ogni venerdì: parsimonia nel cibo e astinenza dalle carni. Erano i cosiddetti “fioretti”. Poi venne la benemerita e supponente “Scuola di Bologna” (Lercaro, Alberigo, Prodi, Dossetti) che plasmò il modello del “cristiano adulto” – che, a ben vedere, è piuttosto “adultero” stante la militanza sua in partiti che predicano e praticano l’aborto, l’eugenetica e l’omosessualità, ma che sfilano, ogni anno, sulla via di Assisi - cristiano per il quale il digiuno rappresenta una stantìa forma di masochismo in contraddizione con lo spirito del tempo di russoiana e pelagiana impronta, secondo cui, nullo essendo il peccato d’origine – ché l’uomo nasce buono - ne deriva che il corpo possegga tutte le caratteristiche e le virtù di una fonte di bontà. Ci fu chi, anima candida e bischera, suggerì il “digiuno dalla televisione” quale forma alternativa ed equipollente. Il risultato è stato un aumento di televisori, decodificatori, video, telefonini: vera obesità e bulimìa da immagine e tecnologìa.
L’acme dell’impudenza si è raggiunto, poi, con l’abolizione del digiuno totale ante Comunione, dalla mezzanotte sino alla Messa mattutina, sicché oggi è normale accedere all’Eucaristìa avendo, pochi minuti prima, pasteggiato, bevuto con una certa abbondanza conservando, tra le gengive, resti e sfridi. Ma con la messa in mora del digiuno, forma di ascetismo, di mortificazione e di merito, si è avuta la dilatazione della cultura del benessere e del culturismo fisico, degenerata nella “somatolatrìa”, culto del corpo.
E, a tal proposito, non paia ai lettori cosa eccessiva se lo diciamo, ma la realizzazione d’una piscina in Vaticano, ove il defunto GP II amava percorrere vasche e vasche in tenuta libera, fu il “nulla osta” all’esaltazione della nuova visione della fisicità, del modulo di Policleto, a danno della metafisica. Si disse, e si scrisse, all’epoca che la Chiesa aveva, finalmente, abbattuto le resistenze “penitenziali” – il “contemptus mundi ac corporis”- che figuravano soltanto come mortificazione del corpo, creatura e fattura di Dio. E così la palestra sostituì la chiesa. Nella quale, oggi, non è raro trovare, abbandonate sui banchi, bottigliette vuote che qualche praticante sportivo depone dopo aver assistito alla Santa Messa in tenuta ginnica. E non è raro incontrare sulle spiagge, suore fasciate in costumini pretenziosi o, specie nella mattinata, sacerdoti noti ai parrocchiani, che di passo o di corsa si percorrono i loro km giornalieri, armati di frequenzimetro e di integratore alimentare.
E’ l’applicazione del moto latino “Mens sana in corpore”. E sì! Perché così ci obiettò, ad una nostra impertinente osservazione, un bravo e giovane sacerdote di ritorno da una nuotata a mare con successiva corsetta pei dintorni. Non ci fu difficile smontare la locuzione latina rammentando all’interessato che il motto, così come vien ammannito, è un falso dacché Giovenale (Sat. 10,356) scrive ben altro, e cioè: “Orandum est ut sit mens sana in corpore sano”, vale a dire:dobbiamo pregare perché si abbia una mente sana in un corpo sano. La sanità della mente, cioè, non dipende da quella del corpo ma dalla nostra preghiera e, soprattutto, dalla volontà di Dio. L’equazione facilona, che viene sparata anche nei salotti cosiddetti culturali, stabilisce che necessariamente, chi si pregia di un bello e sano corpo debba possedere una altrettanto bella e sana testa. E’ superfluo far presente che, a questo mondo, esistono persone di corpo perfetto ma di mente alienata e persone di corpo deforme ma di cervello geniale.
Insomma, il digiuno è stata la pratica devozionale – quella che Gesù definisce, unita alla preghiera, come unica arma capace di cacciare i demonii (Mt. 17, 21 ) – che ha talmente subìto il nefasto colpo riformistico paolosesto da scomparire dall’orizzonte della devozione. Sorprende, allora – ma non troppo, intendiamoci – il recupero, che di esso, Papa Francesco ha effettuato per un’unica e sola occasione, e soltanto dopo aver iperlodato quello islamico, “ricco di frutti spirituali”, come disse a Lampedusa. Praticamente, questa riscoperta sta al traino del ramadan musulmano. La simpatia per questa esotica pratica data da lungo tempo, da quando il cardinal Tettamanzi Dionigi, in quel Milano, ne ammirava la pubblica esecuzione “diurna” e, perciò, si augurava che in ogni rione della sua città, sorgessero madrasse e moschee. Sarà pure che il termine “ramadan” – secondo l’esteromanìa italiota - suoni più accattivante e nobile che il nostrano “digiuno” o il latino “jejunium” e men che meno il greco “asitìa”. Mah!
E così, Papa Bergoglio seguendo questa rotta, e sulla scia di questa, si avvede e scopre che anche la cristianità cattolica ha, nello scrigno – chiuso e inchiavardato da 50 anni – un tesoro: il digiuno unito alla preghiera.
L’occasione di questa iniziativa, lo ripetiamo, è il rischio di una guerra in Medio O-riente, proposta, promossa e programmata da quella “sentinella” delle libertà umane che sono i massonici Stati Uniti - 221 guerre di “libertà” dal 1776 ad oggi esportate nel mondo sotto l’ombra del democratico biglietto verde – una guerra che, testimone la Storia, intanto verrà scatenata ad onta di digiuni e di preghiere, e che si risolverà, poi, nell’ennesimo esito scontato, tinto di finanza, di prestiti e di ricostruzione, bagnato da sangue innocente. Parafrasando Bacone: pars destruens ut fiat pars construens. Distruggere per ricostruire, a vantaggio del vincitore e del sistema bancario mondialista.
Noi pensiamo che digiuno e preghiera siano, anzi – sono e debbono essere -pratiche quotidiane, di straordinaria potenza se è vero che, come dice Gesù e come sopra citammo, sono gli unici strumenti per vincere taluni demonii; pratiche che concorrono all’ascesi spirituale, alla purificazione, alla continua consapevolezza di sentirsi precarii e peccatori, e al mantenimento della grazia di Dio. Pertanto, tirar fuori dal cilindro un’iniziativa a carattere mondiale, sul palcoscenico delle tv, sembra, a noi, trattarsi solo di spettacolo così come spettacolo sono diventate le adunate omeriche e le sante messe celebrate e strillate negli stadii, sulle spiagge o sui prati.
Ma ciò che, in questa vicenda, ci indigna e ci mette in santo sospetto, ma ci fa anche sorridere, è l’annunciata partecipazione - udite, udite! – della ministra degli esteri, la radicale, atea Emma Bonino, la specialista/praticona in aborti a “pompa” (di bicicletta) – oltre 11.000 – che, esperta di tali contingenze, i digiuni cioè, similmente al sodale Pannella Marco, veglierà tra i fedeli – o a fianco di papa Bergoglio? – laicamente tra loro non “pregando”, “digiunando” senz’altro. Una radicale che nel passato, e nel presente ancora, si è battuta e si batte per l’ambiente, per la balena, per l’acqua, per la droga “leggera”, per l’habitat della foresta pluviale, una che ha seminato la morte tra inermi innocenti – uccisi in grembo – e che sabato, 7 settembre – sempre che mantenga l’impegno - si ergerà a paladina della pace di questo mondo, accanto al Pastore della Katholika!
Non ci è difficile, allora, definire questa iniziativa, una messa in scena, una parata di emotività di massa e uno spettacolo vero e proprio al traino e al comando di quella sala di regìa che è l’ONU con tanto di bandierine arcobaleno, di slogans, di gruppi “ecclesiali”, di rappresentanze sindacali e politiche distinte, perché no?, da magliette alla “Che Guevara”. Ma ciò, depurato dalle scorie della mondanità e dall’inquinamento massmediatico, avrebbe avuto significato, legittimazione e merito se, negli anni o nei mesi passati, dalla Santa Sede si fosse levato l’invito, meglio l’obbligo comandato, a “digiunare e a pregare” per le migliaia di cristiani cattolici martirizzati proprio da quelli che Papa Francesco I definì “fratelli”. Ma di quelle stragi si parlò raramente e con voce flebile, quasi scusandosi, al tempo del fu papa Benedetto XVI, e mai nell’attuale pontificato. E questo grida vendetta al cospetto di Dio, vendetta per il sangue dei suoi santi martiri.
E non taceremo il silenzio “politico” della CEI, indaffarata in questioni sindacali, sociologiche e economiche. E, di soppiatto, ci vien da considerare, amaramente, come Papa Francesco abbia cancellato la potenza di quel “rito antico” – vedi la biasimevole ed oscura vicenda “Frati dell’Immacolata” – che da solo vale più che milioni di stomaci a digiuno o di milioni di suppliche.
“Suscipe sancte Pater, omnipotens aeterne Deus, hanc immaculatam hostiam …” - Accetta, o Santo Padre, onnipotente ed eterno Dio, questa vittima immacolata… - così recitava l’offertorio di quel rito la cui vittima, Cristo, è l’unica che possa ottenere, in questo caso, l’allontanamento della guerra.
Ci viene, a questo punto, da rammentare quanto Gesù ebbe a raccomandare circa la preghiera e il digiuno, una raccomandazione che stride con il tono e lo stile dell’iniziativa papale. Vale la pena leggerlo:
“Quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu, invece, quando digiuni, profùmati la testa e làvati il volto perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo che è nel segreto; e il Padre, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt. 6, 16/18).
Niente da aggiungere.
Giunti a conclusione di questo pensiero, si consenta a chi scrive l’uso del pronome primo personale.
Sono un cristiano cattolico che da decenni, unitamente a una familiare, pratica il “grande” digiuno quaresimale – 40 giorni – e quello settimanale del venerdì. Ebbene, sabato 7 settembre, non mi unirò alla grande parata televisiva di Piazza San Pietro, non digiunerò ma, pregando in cuor mio, come sono solito mattina, meriggio e sera, raccomanderò al Signore il mondo offrendolo al Cuore di Gesù e a quello Immacolato di Maria, operando ciò che i pontefici, disobbedendo al comando della B. V., han mancato di fare: consacrare a Loro l’umanità.
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