ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 2 settembre 2013

E che Dio ci assista!

Pietro il giovane e il vecchio Pietro. Il nuovo Segretario di Stato di Francesco: Pietro Parolin

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CAMBIERA’ IN MEGLIO LA CURIA ROMANA? 

di Ariel S. Levi di Gualdo

Ariel-Stefano-Levi-di-Gualdo-foto-11Quella del Segretario di Stato di Sua Santità rappresenta al momento una figura chiave nell’organizzazione della curia romana, sulla base dell’assetto — volendo anche discutibile — dato alla Segreteria di Stato da Paolo VI [vedere qui], in seguito da Giovanni Paolo II attraverso la costituzione apostolica Pastor Bonus [vedere qui].

Nonostante più riforme operate nel tempo, la curia romana è rimasta di fondo strutturata secondo assetti di cinque secoli fa. Cosa questa lamentata dal Sommo Pontefice Benedetto XVIII nel 2023 nella sua enciclica Quanta Cura in Cordibus Nostris [vedere quiquiqui] nella parte dedicata alla riforma della curia romana qua riportata nell’allegato [vedere qui Allegato - QUANTA CURA].

Lasciamo però valutare a chi di competenza, ma anche a qualsiasi cattolico dotato di  buonsenso, se in certe parole scritte da questo pontefice immaginario c’è del vero o almeno del verosimile …

NON CONOSCENDO IL NUOVO SEGRETARIO DI STATO ELETTO SONO LIBERO DI PARLARE IN MODO DEL TUTTO IMPERSONALE

Tarcisio Bertone, il segretario di Stato di Benedetto XVI
Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Benedetto XVI

Nulla ho da dire sull’arcivescovo Pietro Parolin attuale nunzio apostolico in Venezuela perché non lo conosco, non l’ho mai incontrato né mai ho avuto modo di scambiare con lui due parole, neppure di circostanza, se però l’attuale Vescovo di Roma l’ha scelto, sarà sicuramente la persona giusta al momento giusto. In compenso ho letto come dei veri e propri articoli comico-grotteschi i tripudi dei vari vaticanisti italiani che hanno subito elogiato il neo eletto segretario di Stato con lo spirito cortigiano di chi si affretta a saltare sull’auriga del nuovo cavaliere, immemori del modo col quale fino a ieri facevano salti acrobatici per assicurarsi la presenza del Cardinale Tarcisio Bertone alla presentazione dei loro libri o alle loro conferenze, o per far battezzare i propri figlioletti. Qualora infatti non lo sappiate, vi informo che un battesimo impartito da un cardinale, tanto più al figlio di un vaticanista, è da considerare come un sacramento che vale di più rispetto ai sacramenti di “seconda classe” amministrati da noi semplici preti. Della serie: «Sai, mio figlio è stato battezzato dal Segretario di Stato». Che equivale a dire: i figli di mio figlio nasceranno direttamente senza peccato originale.

Angelo Sodano, segretario di stato di Giovanni Paolo II
Angelo Sodano, Segretario di Stato di Giovanni Paolo II

Confido pertanto che questo piccolo esercito di irredimibili adulatori molto più clericali di quanto non lo siano certi preti — che è tutto dire! — abbiamo almeno la virilità di non pronunciare mai, da oggi a seguire, mezza parola di critica sul precedente Segretario di Stato, al quale hanno baciato centimetro dietro centimetro la coda della cappa magna in tutta quanta la sua lunghezza.

Per questo motivo, a tutti quelli che mi hanno chiesto del neo eletto Pietro Parolin a questo alto ufficio, ho replicato: “Non lo conosco”. L’unica cosa sulla quale ho reputato di soffermarmi è la sua giovane età, 57 anni, il tutto da un punto di vista puramente storico-ecclesiale, a prescindere totalmente dalla persona del neo eletto e dalla sua esperienza che sicuramente sarà a dir poco straordinaria.

I NUMERI HANNO PERDUTO OGNI SENSO, SPECIE IN RAPPORTO ALLA OPPORTUNITÀ E ALLA PRUDENZA DI CUI LA SANTA MADRE CHIESA DOVREBBE ESSERE MAESTRA?

Agostino Casaroli, segretario di stato di Giovanni Paolo II
Agostino Casaroli, Segretario di Stato di Giovanni Paolo II

Socialmente ed ecclesialmente parlando, un cinquantenne di oggi non è un cinquantenne di un secolo fa. Era dal lontano 1930 che non si procedeva alla nomina di un cinquantenne alla carica di segretario di Stato, l’ultimo in ordine di serie non è stato un uomo qualunque ma il cardinale Eugenio Pacelli, nominato a questo delicato ufficio a 54 anni mentre il regnante pontefice Pio XI ne aveva 75. Una nomina avvenuta quasi 90 anni fa e caduta non a caso su un soggetto unico e irripetibile nella sua straordinaria completezza umana, morale, spirituale, pastorale e teologica.

Oggi si è ripetuto qualche cosa di simile, perché tra l’attuale Vescovo di Roma e il nuovo segretario di Stato corrono vent’anni di differenza. Ciò vuol forse dire che Francesco I ha la tempra sanguigna dell’Augusto Pontefice Pio XI, che quando si arrabbiava faceva sentire le proprie urla fino al cortile di San Damaso e che in più occasioni, battendo i pugni sul piano della sua scrivania, fece saltare la pietra dall’incastonatura dell’anello piscatorio? Un uomo — Pio XI — che proprio per la sua tempra aveva bisogno della grande autorevolezza di un giovane uomo come Eugenio Pacelli, che in più occasioni placò il Santo Padre dicendo: «Ciò che Vostra Santità intende pronunciare sarebbe nocivo in questo clima di tensioni politiche internazionali». E in una delicata occasione aggiunse: «Se però l’Augusto Pontefice intende esprimersi in questi termini, allora lo prego di dimettermi dalla carica di segretario di Stato».

Jean Villot, segretario di stato di Paolo VI (e Giovanni Paolo I)
Jean Villot, Segretario di Stato di Paolo VI  poi riconfermato durante il breve pontificato di Giovanni Paolo I (26 agosto 1978  – 28 settembre 1978)

Qualità, come dicevamo poc’anzi, uniche e irripetibili, ce lo dimostra la storia della Chiesa, perché se andiamo a vedere cos’è accaduto nei successivi novant’anni scopriremo in che modo i numeri, aridi solo alla matematica apparenza, parlano in modo eloquente: alla sua nomina a segretario di Stato il Cardinale Luigi Maglione aveva 62 anni, il regnante pontefice Pio XII ne aveva 66. Il Cardinale Domenico Tardini aveva 71 anni, il regnante pontefice Giovanni XXIII ne aveva 77. Il Cardinale Amleto Cicognani aveva 78 anni, il regnante pontefice Giovanni XXIII ne aveva 80. Il Cardinale Jean Villot aveva 66 anni, il regnante pontefice Paolo VI ne aveva 71. Il Cardinale Jean Villot, all’epoca 73 anni, fu riconfermato segretario di Stato anche da Giovanni Paolo I, che alla sua elezione al sacro soglio avvenuta nell’agosto del 1978 aveva 66 anni. Il Cardinale Agostino Casaroli aveva 65 anni, il regnante pontefice Giovanni Paolo II ne aveva 58. Il Cardinale Angelo Sodano aveva 65 anni, il regnante pontefice Giovanni Paolo II ne aveva 70. Il Cardinale Tarcisio Bertone aveva 72 anni, il regnante pontefice Benedetto XVI ne aveva 78 …

Perché, tra il regnante pontefice e il suo segretario di Stato, non correvano di media più di cinque anni di differenza in età, ad eccezione di Giovanni Paolo I che aveva sette anni meno di Jean Villot e di Giovanni Paolo II che ne aveva otto meno di Agostino Casaroli, rientrando comunque anch’esso in questi parametri, quando alla nomina del secondo segretario di Stato correvano, tra il Santo Padre e Angelo Sodano, cinque anni di differenza in età?

ALLE SOGLIE DEGLI OTTANT’ANNI E’ OPPORTUNO LASCIARE GIOVANI EREDITÀ AL FUTURO SUCCESSORE? O LA CHIESA SI STA FORSE FOSSILIZZANDO IN UN PRESENTE MEDIATICO CHE POTREBBE IMPEDIRLE DI PROIETTARSI NEL FUTURO?

Amleto Cicognani, segretario di stato di Giovanni XXIII (e Paolo VI)
Amleto Cicognani, Segretario di Stato di Giovanni XXIII e poi di Paolo VI

Sono io il primo a dire “largo ai giovani!”. Ma in questo momento storico che necessita una vera e propria ricostruzione occorre più che mai il meglio della saggezza degli anziani e dei pochi santi ecclesiastici che abbiamo, prima di lanciare i giovani; altrimenti si rischia di mandare i giovani allo sbaraglio in una situazione che versa in una gravità senza precedenti storici.

Il neo eletto segretario di Stato ha 57 anni, il Vescovo di Roma ne ha 77. E’ presto detto: è ragionevole ipotecare il futuro del successore al sacro soglio, o perlomeno metterlo in eventuale imbarazzo, casomai vi fosse un nuovo conclave tra cinque o sei anni e il nuovo eletto si ritrovasse con un segretario di Stato di appena 62 anni?

Ciò mi induce a un quesito: nella Chiesa sono forse saltate le regole di prudenza, opportunità e, non ultimo, anche del dovuto rispetto da tributare alle libere decisioni di chi verrà dopo di noi?

Sebbene nelle orecchie di coloro che come me avevano all’epoca 15 anni risuonino sempre indimenticabili e affilate le parole «Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo e alla sua salvatrice potestà» [vedere qui], nulla da eccepire al presente sul fatto che la bontà sia una gran cosa e gli inviti a non avere paura della tenerezza sortiscano di per sé un grande effetto sociale e mediatico, specie non andando troppo a fondo sia dell’una che dell’altra cosa [vedere qui], col potenziale rischio che il popolo bue confonda la bontà col buonismo e la tenerezza con lo spirito tenerone, ma soprattutto senza nulla togliere al fatto che la prudenza e il suo santo esercizio rimanga tutt’oggi nella Chiesa la regina di tutte le virtù, almeno fin quando non saranno riformate le virtù cardinali [vedere qui] e con esse l’impianto strutturale del Catechismo della Chiesa Cattolica.

Montini e Tardini, furono prosegretari di stato di Pio XII, che faceva da sé il segretario di stato. Montini diventerà Paolo VI e Tardini segretario di stato di Giovanni XXIII
Giovanni Battista Montini e Domenico Tardini, furono prosegretari di Stato di Pio XII, che svolgeva il ruolo di segretario di Stato di se stesso. In seguito Montini diventerà Paolo VI e Tardini Segretario di Stato di Giovanni XXIII

Se io fossi un ordinario diocesano di 73/74 anni,non prenderei mai delicate decisioni destinate a incidere a lungo termine e in modo molto risolutivo, perché ricadrebbero sul mio successore, che potrebbe anche trovarsi in difficoltà con certe mie scelte, o con giovani persone preposte a cariche dalle quali non sarà facile estrometterle per due motivi: si potrebbe giudicare che il nuovo vescovo eletto rimuova persone che reputa non all’altezza dei compiti a loro assegnati dal suo predecessore, o si potrebbe dare l’impressione di smentire in modo indiretto ma comunque implicito il suo operato, creando in tal modo, nell’uno e nell’altro caso, rotture e potenziali instabilità sia nel clero sia nei fedeli …

Nella Chiesa contemporanea il principio di stabilità e continuità — che vuol dire anche prudente salvaguardia di persone e istituzioni — conta sempre qualche cosa? O forse siamo diventati la Chiesa dell’immediato, la Chiesa del «Così è se vi pare?», opera criptica nella quale Luigi Pirandello ci trasmette come messaggio subliminale che “la verità non esiste”? [vedere, qui]. O come diceva quell’aquila reale del Padre Federico Lombardi s.j. con l’uso di terminologie tratte dall’ereticaleecclesiogenesi di Leonard Boff [vedere qui e qui] mentre si festeggiava in gran pompa il 70° genetliaco di Sua Beatitudine il Patriarca di Bose Enzo Bianchi [crf. Antonio Livi, qui], alla presenza del gotha del laicismo, del modernismo cattolico ed episcopal-cardinalesco: «Fratel Enzo Bianchi ci aiuta a reinventare la Chiesa»  [vedere qui]. Oh, mirabile! Il portavoce ufficiale della sala stampa vaticana, vale a dire di Sua Santità e della Sede Apostolica, si esprime pubblicamente coi più venefici frasari creati dalla Teologia della Liberazione? Cos’altro dobbiamo aspettarci? Forse le scimmiette ammaestrate, i giocolieri e i venditori di noccioline tra un cambio di scena e l’altro, in questo diabolico circo equestre che ormai non allarma né scandalizza più alcuna autorità ecclesiastica preposta alla salvaguardia del dogma, del deposito della fede e della dottrina cattolica?

Luigi Maglione, segretario di stato di Pio XII
Luigi Maglione, Segretario di Stato di   Pio XII

… se io fossi un vescovo prossimo al compimento dei 75 anni con la lettera di rinuncia al sacro ministero episcopale già pronta per essere consegnata alla Sede Apostolica, eviterei con prudente buona educazione episcopale di ordinare diaconi dei candidati al sacerdozio, attenderei il mio successore e glieli presenterei, garantirei di averli seguiti e formati al meglio delle mie capacità pastorali e poi direi al nuovo vescovo eletto: adesso decidi tu in totale libertà e coscienza, perché questi non saranno più miei presbiteri ma presbiteri tuoi. Un conto è infatti lasciare al nuovo vescovo un presbiterio da governare, fosse anche costituito da cattivi preti, un conto lasciargli nel presbiterio delle ipoteche accese poco prima del suo arrivo e con le quali obbligarlo a fare i conti senza poterle in alcun modo estinguere.

Il Santo Padre Francesco, al contrario di diversi suoi predecessori provenienti dagli uffici della curia romana, dalla diplomazia e dal mondo accademico, è stato per lunghi anni vescovo diocesano, inserito in tutte le articolate dinamiche pastorali, ossia quanto basta per conoscere la portata di certe scelte anche in rapporto al momento, all’età dei protagonisti e al futuro della Chiesa al quale bisogna sempre guardare come a un bene supremo proiettato nel futuro, nell’aderenza totale al dogma — come da anni insegna e predica purtroppo “nel deserto” Antonio Livi [vedere qui] — e nel rispetto della dottrina e della tradizione.

Con la sua indubbia e lunga esperienza pastorale e teologica il Vescovo di Roma avrà fatto sicuramente queste valutazioni molto più e molto meglio di noi che tra poco ne potremo vedere i frutti e raccogliere i benefici per la Chiesa e per l’intero Popolo di Dio.

UN AUGURIO E UNA PREGHIERA

Eugenio Pacelli, segretario di stato di Pio XI
Eugenio Pacelli, Segretario di Stato di Pio XI

Il nuovo eletto a questo gravoso ufficio necessita di essere confortato e assicurato con le preghiere dei fedeli cattolici, perché divenire segretario di Stato di questi tempi è un po’ come finire legati al palo nel cortile di Ponzio Pilato pronti per la fustigazione, al fine di placare le ire del Sommo Sacerdote Kaifa nostro diletto fratello maggiore nel tentativo di concludere la vexata quaestio con 39 “ragionevoli” frustate. Assurgere a questo incarico vuol dire ritrovarsi sulle spalle una croce di cemento armato, più che di legno, anche se oggi vanno di moda tra i vescovi quelle di ferro, alla maniera di certi lupi che perdono il pelo ma difficilmente il vizio: compiacere e cercare in un modo o nell’altro di ottenere tutto ciò che di più ambìto si può ottenere, costasse pure mettersi al collo una croce di cartone colorata a mano dai bambini dell’asilo per poveri orfanelli, recante non più la scritta I.N.R.I. Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, bensì C.R.D.P. Croce Realizzata Dai Poveri, per vescovi veramente poveri, che giammai ambirebbero a un dicastero vaticano, meno che mai a una porpora rossa, ci mancherebbe altro!

Pietro Gasparri, segretario di stato di Pio XI e Benedetto XV
Pietro Gasparri, Segretario di Stato di Pio XI e poi di Benedetto XV

Povertà e umiltà avanti a tutto e sopra a tutto,irrorate con la dolce rugiada della bontà e della tenerezza, affinché i serpenti privati di veleno possano convivere nei pascoli con le greggi e i lupi ammansiti divenuti vegetariani possano fare da baby sitter agli agnellini. Forse sarà questa la ricetta con la quale finalmente, da ottobre in poi, si procederà alla riforma della curia romana, affinché si possa finalmente … «reinventare la Chiesa».

E che Dio ci assista!

 

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