ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 24 settembre 2013

Francescani non commissariati!


PELLEGRINI SPENNATI IN NOME DI SAN FRANCESCO - AD ASSISI SUORE E FRATI “CONVERTITI” AL DIO DENARO -

Nella città del “poverello” l’accoglienza e la carità cristiana sono sepolte sotto un cumulo di bigliettoni - Con la scusa delle “offerte” i conventi incassano 55 euro a notte a persona ma godono lo stesso dei benefici fiscali - Se a un pellegrino scappa la pipì e non ha 60 cent può anche morire… 

Alessandro Ferrucci per "Il Fatto Quotidiano"
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Ad Assisi l'accoglienza non prevede neanche la possibilità di andare al bagno gratis. Se uno ha la sfortuna di un bisogno impellente deve sperare nella fortuna di avere sessanta centesimi brevi manu, altrimenti è inevitabile affidarsi a una preghiera per impietosire il responsabile della toilette costruita sotto il piazzale inferiore della Basilica di San Francesco. Niente da fare. Al pellegrino gli spicci vengono donati da un benefattore.

Soldi, incasso, business, questa è la formula vincente nel paese del Poverello. Basta camminare per le vie, inerpicarsi per le salite, prendere fiato nelle discese, leggere i prezzi (mediamente alti) fuori da negozi, bar, agenzie immobiliari, società specializzate in pellegrinaggi per capire che dello spirito evocato in questi mesi dal papa, fatto di carità, profilo basso, accoglienza, c'è veramente poco: qui è anche impossibile trovare un punto di appoggio per mangiare il proprio, tutto è organizzato per obbligare il forestiero a usufruire dei servizi locali.
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E spendere. Ancora peggio se prendiamo alla lettera le parole pronunciate la settimana scorsa da Francesco: "Che i conventi siano aperti ai bisognosi, non siano alberghi".
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Bussiamo alla Casa di Santa Brigida, gestita dalle suore Svedesi: la struttura è stata restaurata magnificamente, nel totale rispetto della tradizione umbra, con mattoncini a vista, legno alle finestre, una rara vista sulla vallata e su Santa Maria degli Angeli. "Buongiorno vorrei sapere se avete posto a metà ottobre per un gruppo di venti fedeli". "Mi dica i giorni esatti", risponde una suora di colore, modi bruschi, una vaga inflessione tedesca. "Dal 14 al 16, o anche dopo, a seconda della disponibilità".
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In silenzio prende il registro delle presenze. Sfoglia. Riflette, gioca con la matita. Poi sentenzia: "È tutto pieno fino a novembre. Per caso nel gruppo ci sono bambini o molto anziani?". "Cosa, scusi?". "Sì, i bambini causano confusione, mentre gli anziani creano problemi, meglio se li sistemate in una struttura più centrale. Non siamo attrezzati per gli ospiti disabili". "Bene, qual è il prezzo?". "65 euro la pensione completa, 55 la mezza. Guardi che le stanze hanno ogni comfort, compreso il bagno privato. Aspetti, le do la brochure".

La parola magica è "offerta"
Riprendiamo il cammino. A cinquecento metri in linea d'aria incontriamo la Casa di Accoglienza di Santa Elisabetta d'Ungheria, sul portone un semplice campanello e indicazioni su orario e giorno. "Se abbiamo posto per trenta persone? Ne accogliamo fino a sessanta", illustra una laica davanti a un bancone con sopra una lunga serie di portachiavi a forma di croce in legno. "Quanto costa una stanza? No, qui si va a offerta... comunque 55 euro a notte". Ecco la parola magica: offerta.
Ad Assisi ogni ordine ha la sua struttura, ogni ordine negli anni ha conquistato il proprio spazio per marcare una presenza in uno dei luoghi di maggior pellegrinaggio al mondo. Ogni ordine accoglie, ma solo a pagamento, un pagamento mascherato "da offerta". Un frate da quindici anni presente nella cittadina ci dà il buongiorno, ma in stile don Abbondio preferisce evitare la pubblicazione del suo nome di battesimo: "Non vorrei avere problemi con gli altri fratelli.
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Comunque sì, qui funziona così, qui è business. Cosa? Lo so, non è bello, abbiamo perso completamente la via indicata da Francesco e con l'escamotage dell'offerta alcune strutture possono usufruire di benefici fiscali, come la tassa sull'immondizia o l'Imu. Ad Assisi oltre a San Francesco, si ringrazia anche un altro beato: ‘San Terremoto'".
Anno 1997: un sisma sconquassa Marche e Umbria. Danneggiate anche Foligno , Nocera Umbra, Preci, Sellano. E, appunto, Assisi dove muoiono in diretta televisiva quattro persone tra tecnici e frati, impegnati nella verifica dei danni. Le immagini del crollo vennero riprese da un cameraman di Umbria Tv, in quel momento presente all'interno della basilica.
"Per la ricostruzione sono giunti miliardi su miliardi, tanti, più i fondi stanziati per il Giubileo del 2000 - spiega l'ingegner Paolo Marcucci, consigliere comunale - in ambo i casi parliamo di finanziamenti pubblici che hanno reso Assisi quello che è oggi,
con qualche stortura o facilitazione a favore dei frati".
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Per scoprire a cosa si riferisce l'ingegner Marcucci, dobbiamo tornare virtualmente ai bagni sotto la Basilica, quella struttura è al centro di un contenzioso tra l'ordine religioso e la stessa Assisi: la piazza è del Comune; i frati ci realizzano dei locali a spese dello Stato, "poi con un atto arbitrario modificano a loro nome l'intestazione catastale precedentemente intestata al Comune di Assisi - continua Marcucci - il Comune fa ricorso contro questa procedura, per la quale si arriva in Cassazione. Peccato che in campagna elettorale il sindaco ha promesso di risolvere la faccenda e di rinunciare al ricorso".
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In sostanza l'amministrazione ha regalato ai frati la piazza inferiore e i suoi bagni "e poi vada a fare un salto al negozio sotto la Basilica, ogni tanto si dimenticano di battere lo scontrino", sollecita di nuovo il nostro "don Abbondio". Cartoline, ovvio. Crocefissi in tutte le forme, misure, materiali. San Francesco ovunque, Francesco anche. Calendari, tazze, ma anche vino, liquori, rossetto per le labbra, saponi e prodotti di cosmesi come il gel struccante alla calendula. A noi lo scontrino lo fanno con altri scatta la dimenticanza.

"Professore, professore!" urla un signore dall'aspetto modesto per le vie di Assisi, si rivolge a un cinquantenne dalla camminata impegnata. "Professore per caso sa dove posso dormire questa notte? Sono disposto a pagare, anche se come al solito non ho grandi disponibilità". Il professore: "Ora ho fretta, ci penso, ma queste sono giornate difficili, con il prossimo arrivo del papa è tutto pieno".
Chi chiede aiuto si chiama Gabriele, viaggia con un paio di buste di plastica piene, si definisce un colpito dalla crisi, quindi senza lavoro. Si arrangia, magari fa qualche lavoretto per i conventi, consegna la posta. "Ma ricevere aiuto qui - racconta - è oramai impossibile".
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Stesso refrain, simili racconti da Angela Serracchioli, bolognese di origine, da otto anni impegnata ad Assisi e autrice di una guida del pellegrino: "Non esistono posti dove si offrono pasti ai poveri. Da nessuna parte. Ma lo sa quanti pellegrini ho visto aggirarsi per la città stupiti e affranti perché nessun convento li ha voluti ospitare? Una volta ho rifocillato anche un frate argentino...".

Prezzi bassi, alti benefici
Direzione suore Alcanterine. Hanno un palazzo centrale, dietro un vicoletto buio, chiuso, nascosto, ecco il portone. Dietro c'è una struttura bellissima, luminosa, curata, con un ampio chiostro. Di lato è organizzata la cucina, le suore sono impegnate a impiattare il pranzo.
"C'è posto per una trentina di pellegrini a metà ottobre?". "Aspetti controllo". Solito registro delle presenze. "Tutto pieno fino a novembre, ma dopo c'è posto. Il costo è di 55 euro per la pensione completa, abbiamo anche la cappella". Sul loro sito è scritto: "L'offerta del nostro servizio intende rispondere alla necessità di tutti coloro che, oggi sempre più numerosi, bussano alla nostra porta". A quanto pare è vero, rispetto ai "numerosi".

"Per noi albergatori tutto questo è un problema: loro hanno oggettivamente costi molto ridotti, anche solo di personale - interviene Fabrizio Leggio, proprietario dell'hotel Windsor Savoia - Le do un solo dato per farle capire: il costo vivo per ogni mia stanza è di quasi 40 euro. In sostanza non ho quasi più margine". Ma nella zona non c'è solo il caso-Assisi. A tre, quattro chilometri, nella vallata, a Santa Maria degli Angeli sorgono due strutture di gran lusso, la "Domus paci" e il "Cenacolo francescano".
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La seconda in particolare è stata data in gestione a una società straniera previo un generoso affitto annuale. Così, come recita la pubblicità, tra uno snack, una passeggiata, un'escursione, magari la lavanderia, un drink per rilassarsi è possibile vivere "la splendida atmosfera del luogo con gli ampi spazi verdi che invitano alla riflessione e garantiscono un soggiorno perfetto, adatto alle esigenze di tutti i target di clientela (religiosi, turisti, uomini d'affari, famiglie, gruppi, meeting)".
Turisti, religiosi e uomini d'affari. Anche perché "vicino all'albergo vive una comunità di Frati Minori disponibili a rispondere alle esigenze spirituali e morali dei pellegrini e degli ospiti". Insomma, pacchetto completo. L'importante è pagare, anche qui ad Assisi.

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