"Papa Francesco è un modernista! Dobbiamo digiunare e pregare molto per lui..." (Louie Verrecchio)
Louie Verrecchio: L’intervista del Papa
Riprendiamo l'analisi di un giornalista americano, Louie Verrecchio, sul blogHarvesting the Fruit of Vatican II, in ordine alle recenti dichiarazioni del papa apparse in interviste in Italia e in America. Se essa ci conferma, perché esprime i nostri stessi interrogativi e considerazioni, nello stesso tempo ci preoccupa perché dimostra la gravità della situazione in atto nella Chiesa, mentre il clamore mediatico per certi versi papolatra devia l'attenzione delle masse e ne soffoca la capacità di discernere.
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L’intervista concessa dal Papa a vari giornali e riviste gesuite nel mondo (in Italia “La Civiltà Cattolica”, in USA “America Magazine”) che consta di circa 11000 parole in Inglese, sarà probabilmente discussa per settimane. Il mio contributo alla discussione inizia con sottolineare 10 punti.
Posso innanzitutto chiedere il vostro perdono se mi trattengo dall’applaudire ogni frase pronunciata dal Papa che non assomiglia alla solida dottrina tradizionale cattolica ? Niente di personale, è soltanto una mia caratteristica. Io infatti non sono il tipo da chiamare il meccanico ogni volta che l’ auto parte subito.
1. Papa Francesco non è a suo agio nell’esercizio dell’autorità:
"È stato da pazzi. Dovevo trattare situazioni difficili, e prendevo le mie decisioni di getto, e da solo. Sì, e devo aggiungere una cosa: quando affido qualcosa a qualcuno, io mi fido completamente di quella persona. Lui o lei devono commettere veramente un grave errore, prima che io affronti lui o lei. Ma, a parte questo, la gente si stanca dell’autoritarismo”. “Il mio modo autoritario e veloce di prendere decisioni mi ha portato ad avere serie conseguenze e ad essere accusato di essere ultraconservatore... Io non sono mai stato di destra... era il mio modo di fare autoritario nel prendere le decisioni che causava problemi”.[1]
Chiaramente questo è un uomo che sente le accuse di “conservatorismo” da parte dei “poster boys” (= esponenti tipici) del progressismo, i suoi fratelli gesuiti, come se fossero una pugnalata al cuore.
Tutto ciò sembra indicare che non commetterà ancora l’”errore” di governare con autorità.
2. Come risultato di quanto appena detto, questo è un Papa che è determinato a cercare riparo nell’invenzione conciliare conosciuta come “collegialità”.
“I Concistori, i Sinodi sono, ad esempio, luoghi importanti per rendere vera e attiva questa consultazione. Bisogna renderli però meno rigidi nella forma. Voglio consultazioni reali, non formali. La Consulta degli otto cardinali, questo gruppo consultivo outsider, non è una decisione solamente mia, ma è frutto della volontà dei cardinali, così come è stata espressa nelle Congregazioni Generali prima del Conclave. E voglio che sia una Consulta reale, non formale”.
Sua Santità si è spinto fino a parlare delle Chiese ortodosse, che sono definite dal loro rifiuto della primazia papale (Primato petrino). “Da loro possiamo imparare di più sul significato della collegialità episcopale e sulla tradizione di sinodalità”. [ne abbiamo parlato qui]
Papa Francesco può insistere quanto vuole, ma rimane il semplice fatto che, se consultarsi con i suoi cardinali e vescovi è saggio, la Chiesa che Gesù ci ha dato, è monarchica in struttura, e che soltanto il Papa possiede il potere pieno e supremo (“potestas”) di giurisdizione su tutta la Chiesa.
3. Il non voler assumere la veste dell’autorità di Cristo come rappresentata dal Romano Pontefice da parte di Papa Francesco ha un effetto profondo e negativo sulla sua ecclesiologia.
“L’immagine della Chiesa che mi piace è quella del santo popolo fedele di Dio. …Il popolo è soggetto. E la Chiesa è il popolo di Dio in cammino nella storia, con gioie e dolori. Sentire cum Ecclesia dunque per me è essere in questo popolo. E l’insieme dei fedeli è infallibile nel credere, e manifesta questa sua infallibilitas in credendo mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo che cammina.”
Il “Popolo” può costituire un soggetto, ma certamente quest’immagine non esaurisce affatto l’obbiettiva realtà di che cosa è la Chiesa.
Ciò che manca in modo rilevante, non solo nell’intervista, ma anche nella testimonianza di questi sei mesi di pontificato, è una qualsiasi prova che Papa Francesco veda se stesso con qualcosa di più che un semplice Pastore che cammina insieme con il suo Popolo, come se questo corpo, quest’entità, si muovesse tutt’ insieme “en masse”, distaccato dalla guida autorevole offerta dall’occupante il Trono di Pietro, che il Signore nominò per servire come Capo visibile dell’intera Chiesa.
4. Forse questo avviene perché Papa Francesco sembra concepire una certa dicotomia, o come minimo una notevole tensione, tra l’ortodossia e l’ortoprassi, tra la fede e la pratica, la dottrina e la spiritualità.
“Se volete sapere chi è Maria, chiedete ai teologi, se volete sapere come amarla, dovete chiedere alla gente”.
I tre “officia” di Cristo - d’insegnare, governare e santificare - sono, ovviamente, in perfetta armonia tra loro cosicchè, per usare l’esempio del Papa, la gente non potrebbe conoscere come amare Maria senza l’ausilio di uno di questi tre “munera”.
Inoltre, mentre una partecipazione a questi “officia” è in un certo grado propria di tutti i battezzati, essi si esprimono molto più profondamente nella gerarchia sacra, e in modo unico nel Romano Pontefice. Anche se Papa Francesco può non concordare esplicitamente con quest’affermazione, il suo imbarazzo nell’abbracciarla è palpabile.
5. Papa Francesco sembra vedere una Chiesa che la stragrande maggioranza dei fedeli non ha mai sperimentato.
In base al commento sconvolgente della settimana scorsa, “direi che la Chiesa non è mai stata così bene come oggi”, il Papa ha descritto una situazione che la maggior parte dei Cattolici potrebbe solo immaginare nei loro sogni più accesi:
"Una bella omelia, una vera omelia, deve cominciare con il primo annuncio, con l’annuncio della salvezza. Non c’è niente di più solido, profondo e sicuro di questo annuncio. Poi si deve fare una catechesi. Infine si può tirare anche una conseguenza morale. Ma l’annuncio dell’amore salvifico di Dio è previo all’obbligo morale e religioso. Oggi talvolta sembra prevalere l’ordine inverso”.
In realtà i parroci che pongono “gli imperativi morali e religiosi” prima di un generico e confuso calore dottrinale cristiano sono ormai una rarità.
La sconnessione tra l’idea del Santo Padre su che cosa sia vivere nella Chiesa e l’ amara realtà degli ostacoli che devono affrontare coloro che desiderano vivere una vita pienamente cattolica, non finisce di stupire.
6. Questo Papa, come il suo immediato predecessore, è assolutamente determinato nel non lasciare che “ i fatti sul terreno” interferiscano con la sua visione del Concilio Vaticano II.
“Il Vaticano II è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono enormi. Basta ricordare la liturgia. Il lavoro della riforma liturgica è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta”.
Papa Francesco vive ovviamente nello stesso universo parallelo dal quale Papa Giovanni Paolo II disse: ” La gran maggioranza dei pastori e del Popolo cristiano ha accettato la riforma liturgica in spirito d’obbedienza e invero di fervore gioioso”; anche se i frutti reali della riforma liturgica post-conciliare erano tali, proprio mentre egli parlava, che desolate parrocchie venivano chiuse e sprangate ad un tasso allarmante nelle diocesi di tutto il mondo.
7. La determinazione di PF di lodare il Vaticano II, e di considerarlo come se esso soltanto costituisca la pienezza di una sicura dottrina, ha generato il lui un’ aperta ostilità verso coloro che osano abbracciare la dottrina di Fede com’ è stata insegnata e vissuta prima della confusione provocata dalle innovazioni conciliari, innanzitutto al riguardo della liturgia.
“ Poi ci sono problemi particolari, come la liturgia secondo il Vetus Ordo. Penso che al decisione di Papa Benedetto fosse prudente e motivata dal desiderio di aiutare persone che hanno questa sensibilità. Ciò che preoccupa, però, è il rischio di ideologizzazione del Vetus Ordo, il suo sfruttamento”.
Apparentemente, il Santo Padre ha semplicemente trascurato la lettera di spiegazione che accompagnava il Summorum Pontificum, così come le Istruzioni per la sua applicazione che sono seguite quattro anni dopo. Altrimenti, realizzerebbe che lo sforzo per rendere la liturgia tradizionale,che non è mai stata abrogata, facilmente accessibile, non ha assolutamente nulla a che fare con una qualche condiscendenza nel placare “persone con questa sensibilità”; piuttosto, è motivata dalla realtà dell’ “ Usus antiquior... considerato come un tesoro prezioso che dev’essere preservato... per il bene dei fedeli ” (Istruzione sull’applicazione del SP).
8. L’ostilità di Papa Francesco verso i Cattolici tradizionali ha anch’essa radici nella sua ecclesiologia compromessa.
“Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla “sicurezza” dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona”.
Pensate: qui c’è un Papa che critica apertamente come “legalisti” coloro che si aspettano che la Chiesa fornisca precisamente ciò che ci si attende da ogni Santa Madre: forte rassicurazione, chiarezza, salvezza.
Se questo non è assurdo abbastanza, egli afferma che quelli che cercano nella Chiesa ciò che è da ultimo caratteristica di Dio stesso (chiarezza e salvezza), finiscono con “nulla “ !
È come se concepisse che la fluidità dottrinale, l’ambiguità e l’esposizione alle menzogne del Demonio siano doni che provengano dall’Alto.
È interessante notare come in questo contesto il Papa ricada su quella che lui chiama una “certezza dogmatica” che “Dio è nella vita di ogni persona”.
La Chiesa cattolica non ha altro da offrire a parte questo ?
“La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione al servizio della gente, ma Dio creandoci ci ha reso liberi: non è possibile interferire spiritualmente nella vita d una persona”, ha detto il S. Padre.
Non è chiaro di primo acchito se il Papa intendesse includere il “Cattolicesimo” in questo generico riferimento alla “religione”, ma sembrerebbe di sì. Ciò porta all’ovvia questione: il Vicario di Cristo crede veramente che la Dottrina della Fede è un’ “opinione” che minaccia di “interferire “ con la vita spirituale di un individuo ?
Sarei felice di dire che ci sono buone ragioni per eliminare facilmente quest’eventualità, ma ho paura di non poterlo fare.
9. Papa Francesco sembra credere che l’insegnamento della dottrina cattolica debba essere adattato al genere umano, non viceversa. Allo stesso modo, crede che l’insegnamento della Chiesa non formi l’uomo, ma ne sia formato.
“Quando la formulazione di un pensiero smette di essere valida ? Quando perde di vista l’umano, o anche quando è spaventata dalla condizione umana, o s’illude riguardo se stessa... Il pensiero della Chiesa deve recuperare genialità e capire meglio come gli essere umani capiscono se stessi oggi, al fine di sviluppare ed approfondire l’insegnamento della Chiesa”.
La conclusione inevitabile dei commenti papali è che egli immagina che le formule dottrinali un tempo considerate nutrimento per l’anima, possano diventare un veleno semplicemente con il passar del tempo.
Eccoci, siamo arrivati al punto assolutamente più importante della nostra analisi dell’ intervista papale e dei sei mesi di pontificato:
10. Papa Francesco è un modernista.
“San Vincenzo di Lerino fa il paragone tra lo sviluppo biologico dell’uomo e la trasmissione da un’epoca all’altra del depositum fidei, che cresce e si consolida con il passar del tempo… La visione della dottrina della Chiesa come un monolite da difendere senza sfumature è sbagliata”.
San Vincenzo di Lerino non incoraggiò mai, in nessun modo, “modi differenti di comprendere”. Invece disse: “Ora nella stessa Chiesa cattolica noi esercitiamo la massima cura nel mantenere quel che è stato creduto ovunque, sempre, e da tutti... noi non possiamo saggiamente allontanarci da quelle interpretazioni che chiaramente sono state proclamate dai nostri antenati e padri”.
Papa S. Pio X, nella sua magnifica enciclica Pascendi Dominici Gregis, sulla dottrina dei Modernismi, disse riguardo la nozione erronea che l’esperienza umana in qualche modo fornisca un “modo di comprendere differente” della verità cattolica: “ Questa dottrina dell’esperienza è completamente contraria alla verità cattolica anche sotto un altro aspetto... È estesa ed applicata anche alla Tradizione, come finora compresa dalla Chiesa, e la distrugge”.
Inoltre, il Giuramento contro il modernismo[2] afferma molto chiaramente:
“Infine io dichiaro di essere completamente opposto all’errore dei Modernisti che ritengono che...il dogma possa essere definito secondo ciò che sembra meglio e più adatto alla cultura di ogni epoca; invece, che l’assoluta ed immutabile verità predicata dagli Apostoli dall’inizio non possa mai essere creduta diversa, mai compresa in qualsiasi altro modo”.
Questo, temo, è un impegno che il S. Padre non può, in buona coscienza, assumere.
Conclusione
Dobbiamo digiunare e pregare molto per questo S. Padre, che possa, per Grazia di Dio, governare la Chiesa secondo il Suo volere.
Louie Verrecchio
___________________________
Note di Chiesa e post-concilio: 1. Stando a quello che dice, sta confondendo autoritarismo con autorità. Ma le decisioni affrettate, prese con autoritarismo, rivelano immaturità e insicurezza. Inoltre, oggi, se sembra dare segnali che rifiutano l'autorità, non pare aver abbandonato l'autoritarismo...
2. Sostituito dal Credo di Paolo VI
[Traduzione di Rosa per Chiesa e post-concilio]
Riprendiamo l'analisi di un giornalista americano, Louie Verrecchio, sul blogHarvesting the Fruit of Vatican II, in ordine alle recenti dichiarazioni del papa apparse in interviste in Italia e in America. Se essa ci conferma, perché esprime i nostri stessi interrogativi e considerazioni, nello stesso tempo ci preoccupa perché dimostra la gravità della situazione in atto nella Chiesa, mentre il clamore mediatico per certi versi papolatra devia l'attenzione delle masse e ne soffoca la capacità di discernere.
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L’intervista concessa dal Papa a vari giornali e riviste gesuite nel mondo (in Italia “La Civiltà Cattolica”, in USA “America Magazine”) che consta di circa 11000 parole in Inglese, sarà probabilmente discussa per settimane. Il mio contributo alla discussione inizia con sottolineare 10 punti.
Posso innanzitutto chiedere il vostro perdono se mi trattengo dall’applaudire ogni frase pronunciata dal Papa che non assomiglia alla solida dottrina tradizionale cattolica ? Niente di personale, è soltanto una mia caratteristica. Io infatti non sono il tipo da chiamare il meccanico ogni volta che l’ auto parte subito.
1. Papa Francesco non è a suo agio nell’esercizio dell’autorità:
"È stato da pazzi. Dovevo trattare situazioni difficili, e prendevo le mie decisioni di getto, e da solo. Sì, e devo aggiungere una cosa: quando affido qualcosa a qualcuno, io mi fido completamente di quella persona. Lui o lei devono commettere veramente un grave errore, prima che io affronti lui o lei. Ma, a parte questo, la gente si stanca dell’autoritarismo”. “Il mio modo autoritario e veloce di prendere decisioni mi ha portato ad avere serie conseguenze e ad essere accusato di essere ultraconservatore... Io non sono mai stato di destra... era il mio modo di fare autoritario nel prendere le decisioni che causava problemi”.[1]
Chiaramente questo è un uomo che sente le accuse di “conservatorismo” da parte dei “poster boys” (= esponenti tipici) del progressismo, i suoi fratelli gesuiti, come se fossero una pugnalata al cuore.
Tutto ciò sembra indicare che non commetterà ancora l’”errore” di governare con autorità.
2. Come risultato di quanto appena detto, questo è un Papa che è determinato a cercare riparo nell’invenzione conciliare conosciuta come “collegialità”.
“I Concistori, i Sinodi sono, ad esempio, luoghi importanti per rendere vera e attiva questa consultazione. Bisogna renderli però meno rigidi nella forma. Voglio consultazioni reali, non formali. La Consulta degli otto cardinali, questo gruppo consultivo outsider, non è una decisione solamente mia, ma è frutto della volontà dei cardinali, così come è stata espressa nelle Congregazioni Generali prima del Conclave. E voglio che sia una Consulta reale, non formale”.
Sua Santità si è spinto fino a parlare delle Chiese ortodosse, che sono definite dal loro rifiuto della primazia papale (Primato petrino). “Da loro possiamo imparare di più sul significato della collegialità episcopale e sulla tradizione di sinodalità”. [ne abbiamo parlato qui]
Papa Francesco può insistere quanto vuole, ma rimane il semplice fatto che, se consultarsi con i suoi cardinali e vescovi è saggio, la Chiesa che Gesù ci ha dato, è monarchica in struttura, e che soltanto il Papa possiede il potere pieno e supremo (“potestas”) di giurisdizione su tutta la Chiesa.
3. Il non voler assumere la veste dell’autorità di Cristo come rappresentata dal Romano Pontefice da parte di Papa Francesco ha un effetto profondo e negativo sulla sua ecclesiologia.
“L’immagine della Chiesa che mi piace è quella del santo popolo fedele di Dio. …Il popolo è soggetto. E la Chiesa è il popolo di Dio in cammino nella storia, con gioie e dolori. Sentire cum Ecclesia dunque per me è essere in questo popolo. E l’insieme dei fedeli è infallibile nel credere, e manifesta questa sua infallibilitas in credendo mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo che cammina.”
Il “Popolo” può costituire un soggetto, ma certamente quest’immagine non esaurisce affatto l’obbiettiva realtà di che cosa è la Chiesa.
Ciò che manca in modo rilevante, non solo nell’intervista, ma anche nella testimonianza di questi sei mesi di pontificato, è una qualsiasi prova che Papa Francesco veda se stesso con qualcosa di più che un semplice Pastore che cammina insieme con il suo Popolo, come se questo corpo, quest’entità, si muovesse tutt’ insieme “en masse”, distaccato dalla guida autorevole offerta dall’occupante il Trono di Pietro, che il Signore nominò per servire come Capo visibile dell’intera Chiesa.
4. Forse questo avviene perché Papa Francesco sembra concepire una certa dicotomia, o come minimo una notevole tensione, tra l’ortodossia e l’ortoprassi, tra la fede e la pratica, la dottrina e la spiritualità.
“Se volete sapere chi è Maria, chiedete ai teologi, se volete sapere come amarla, dovete chiedere alla gente”.
I tre “officia” di Cristo - d’insegnare, governare e santificare - sono, ovviamente, in perfetta armonia tra loro cosicchè, per usare l’esempio del Papa, la gente non potrebbe conoscere come amare Maria senza l’ausilio di uno di questi tre “munera”.
Inoltre, mentre una partecipazione a questi “officia” è in un certo grado propria di tutti i battezzati, essi si esprimono molto più profondamente nella gerarchia sacra, e in modo unico nel Romano Pontefice. Anche se Papa Francesco può non concordare esplicitamente con quest’affermazione, il suo imbarazzo nell’abbracciarla è palpabile.
5. Papa Francesco sembra vedere una Chiesa che la stragrande maggioranza dei fedeli non ha mai sperimentato.
In base al commento sconvolgente della settimana scorsa, “direi che la Chiesa non è mai stata così bene come oggi”, il Papa ha descritto una situazione che la maggior parte dei Cattolici potrebbe solo immaginare nei loro sogni più accesi:
"Una bella omelia, una vera omelia, deve cominciare con il primo annuncio, con l’annuncio della salvezza. Non c’è niente di più solido, profondo e sicuro di questo annuncio. Poi si deve fare una catechesi. Infine si può tirare anche una conseguenza morale. Ma l’annuncio dell’amore salvifico di Dio è previo all’obbligo morale e religioso. Oggi talvolta sembra prevalere l’ordine inverso”.
In realtà i parroci che pongono “gli imperativi morali e religiosi” prima di un generico e confuso calore dottrinale cristiano sono ormai una rarità.
La sconnessione tra l’idea del Santo Padre su che cosa sia vivere nella Chiesa e l’ amara realtà degli ostacoli che devono affrontare coloro che desiderano vivere una vita pienamente cattolica, non finisce di stupire.
6. Questo Papa, come il suo immediato predecessore, è assolutamente determinato nel non lasciare che “ i fatti sul terreno” interferiscano con la sua visione del Concilio Vaticano II.
“Il Vaticano II è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono enormi. Basta ricordare la liturgia. Il lavoro della riforma liturgica è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta”.
Papa Francesco vive ovviamente nello stesso universo parallelo dal quale Papa Giovanni Paolo II disse: ” La gran maggioranza dei pastori e del Popolo cristiano ha accettato la riforma liturgica in spirito d’obbedienza e invero di fervore gioioso”; anche se i frutti reali della riforma liturgica post-conciliare erano tali, proprio mentre egli parlava, che desolate parrocchie venivano chiuse e sprangate ad un tasso allarmante nelle diocesi di tutto il mondo.
7. La determinazione di PF di lodare il Vaticano II, e di considerarlo come se esso soltanto costituisca la pienezza di una sicura dottrina, ha generato il lui un’ aperta ostilità verso coloro che osano abbracciare la dottrina di Fede com’ è stata insegnata e vissuta prima della confusione provocata dalle innovazioni conciliari, innanzitutto al riguardo della liturgia.
“ Poi ci sono problemi particolari, come la liturgia secondo il Vetus Ordo. Penso che al decisione di Papa Benedetto fosse prudente e motivata dal desiderio di aiutare persone che hanno questa sensibilità. Ciò che preoccupa, però, è il rischio di ideologizzazione del Vetus Ordo, il suo sfruttamento”.
Apparentemente, il Santo Padre ha semplicemente trascurato la lettera di spiegazione che accompagnava il Summorum Pontificum, così come le Istruzioni per la sua applicazione che sono seguite quattro anni dopo. Altrimenti, realizzerebbe che lo sforzo per rendere la liturgia tradizionale,che non è mai stata abrogata, facilmente accessibile, non ha assolutamente nulla a che fare con una qualche condiscendenza nel placare “persone con questa sensibilità”; piuttosto, è motivata dalla realtà dell’ “ Usus antiquior... considerato come un tesoro prezioso che dev’essere preservato... per il bene dei fedeli ” (Istruzione sull’applicazione del SP).
8. L’ostilità di Papa Francesco verso i Cattolici tradizionali ha anch’essa radici nella sua ecclesiologia compromessa.
“Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla “sicurezza” dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona”.
Pensate: qui c’è un Papa che critica apertamente come “legalisti” coloro che si aspettano che la Chiesa fornisca precisamente ciò che ci si attende da ogni Santa Madre: forte rassicurazione, chiarezza, salvezza.
Se questo non è assurdo abbastanza, egli afferma che quelli che cercano nella Chiesa ciò che è da ultimo caratteristica di Dio stesso (chiarezza e salvezza), finiscono con “nulla “ !
È come se concepisse che la fluidità dottrinale, l’ambiguità e l’esposizione alle menzogne del Demonio siano doni che provengano dall’Alto.
È interessante notare come in questo contesto il Papa ricada su quella che lui chiama una “certezza dogmatica” che “Dio è nella vita di ogni persona”.
La Chiesa cattolica non ha altro da offrire a parte questo ?
“La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione al servizio della gente, ma Dio creandoci ci ha reso liberi: non è possibile interferire spiritualmente nella vita d una persona”, ha detto il S. Padre.
Non è chiaro di primo acchito se il Papa intendesse includere il “Cattolicesimo” in questo generico riferimento alla “religione”, ma sembrerebbe di sì. Ciò porta all’ovvia questione: il Vicario di Cristo crede veramente che la Dottrina della Fede è un’ “opinione” che minaccia di “interferire “ con la vita spirituale di un individuo ?
Sarei felice di dire che ci sono buone ragioni per eliminare facilmente quest’eventualità, ma ho paura di non poterlo fare.
9. Papa Francesco sembra credere che l’insegnamento della dottrina cattolica debba essere adattato al genere umano, non viceversa. Allo stesso modo, crede che l’insegnamento della Chiesa non formi l’uomo, ma ne sia formato.
“Quando la formulazione di un pensiero smette di essere valida ? Quando perde di vista l’umano, o anche quando è spaventata dalla condizione umana, o s’illude riguardo se stessa... Il pensiero della Chiesa deve recuperare genialità e capire meglio come gli essere umani capiscono se stessi oggi, al fine di sviluppare ed approfondire l’insegnamento della Chiesa”.
La conclusione inevitabile dei commenti papali è che egli immagina che le formule dottrinali un tempo considerate nutrimento per l’anima, possano diventare un veleno semplicemente con il passar del tempo.
Eccoci, siamo arrivati al punto assolutamente più importante della nostra analisi dell’ intervista papale e dei sei mesi di pontificato:
10. Papa Francesco è un modernista.
“San Vincenzo di Lerino fa il paragone tra lo sviluppo biologico dell’uomo e la trasmissione da un’epoca all’altra del depositum fidei, che cresce e si consolida con il passar del tempo… La visione della dottrina della Chiesa come un monolite da difendere senza sfumature è sbagliata”.
San Vincenzo di Lerino non incoraggiò mai, in nessun modo, “modi differenti di comprendere”. Invece disse: “Ora nella stessa Chiesa cattolica noi esercitiamo la massima cura nel mantenere quel che è stato creduto ovunque, sempre, e da tutti... noi non possiamo saggiamente allontanarci da quelle interpretazioni che chiaramente sono state proclamate dai nostri antenati e padri”.
Papa S. Pio X, nella sua magnifica enciclica Pascendi Dominici Gregis, sulla dottrina dei Modernismi, disse riguardo la nozione erronea che l’esperienza umana in qualche modo fornisca un “modo di comprendere differente” della verità cattolica: “ Questa dottrina dell’esperienza è completamente contraria alla verità cattolica anche sotto un altro aspetto... È estesa ed applicata anche alla Tradizione, come finora compresa dalla Chiesa, e la distrugge”.
Inoltre, il Giuramento contro il modernismo[2] afferma molto chiaramente:
“Infine io dichiaro di essere completamente opposto all’errore dei Modernisti che ritengono che...il dogma possa essere definito secondo ciò che sembra meglio e più adatto alla cultura di ogni epoca; invece, che l’assoluta ed immutabile verità predicata dagli Apostoli dall’inizio non possa mai essere creduta diversa, mai compresa in qualsiasi altro modo”.
Questo, temo, è un impegno che il S. Padre non può, in buona coscienza, assumere.
Conclusione
Dobbiamo digiunare e pregare molto per questo S. Padre, che possa, per Grazia di Dio, governare la Chiesa secondo il Suo volere.
Louie Verrecchio
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Note di Chiesa e post-concilio: 1. Stando a quello che dice, sta confondendo autoritarismo con autorità. Ma le decisioni affrettate, prese con autoritarismo, rivelano immaturità e insicurezza. Inoltre, oggi, se sembra dare segnali che rifiutano l'autorità, non pare aver abbandonato l'autoritarismo...
2. Sostituito dal Credo di Paolo VI
[Traduzione di Rosa per Chiesa e post-concilio]
Reban 28/09/2013 16:38:36
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