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martedì 10 settembre 2013

Perchè Belen no e i neocatecumenali sì?

Il segno di Bergoglio: Belen non trova il prete-spettacolo per il matrimonio

belenIl forfait al matrimonio di Belen lo hanno dato ben due preti. Non i soliti vip, né personalità di spicco dell’ establishment…  La riforma della Chiesa, e l’energia ritrovata, attraversa anche per le “buche” alla soubrette che rischia di trasformare un sacramento in uno spettacolo “pop”.
Da Papa Bergoglio, che con forza mite sta delimitando i confini dell’opera cristiana, è nata una nuova spinta rigeneratrice che passa per la preghiera per San Pietro guardando alla Siria e arriva  a Comignago, in provincia di Novara, sulle rive del Lago Maggiore.
La più criticata showgirl della tv ha ricevuto, infatti, ben due porte in faccia da due preti scelti in successione per celebrare le nozze. Un matrimonio che un tempo, in epoca di crisi della Chiesa, di confusione scandali, corvi e gufi, in molti avrebbero fatto la corsa a celebrare probabilmente.
Tutti la vorrebbero, ma nessuno la sposa, perché il sacramento non è una trasmissione televisiva. Così il prescelto, don Roberto Cavazzana, parroco di Carbonara di Rovolon, si è tirato indietro sentenziando: «Era diventato tutto “troppo”… troppi giornalisti, troppo gossip».
E come dimenticare la dichiarazione della sorella, Cecilia Rodriguez, al settimanale Di Più? «La mia famiglia e io, così come Belen fino a quando ha deciso di convertirsi, siamo di credo protestante. Lei si sposerà in una chiesa cattolica e io, quindi, non potrò farle da testimone di nozze a meno che non mi converta come lei. Non vede l’ora di indossare l’abito bianco e di entrare in chiesa sotto braccio a nostro padre» aveva detto, facendo trapelare un’esigenza più operativa che spirituale.
Lustrini e abito bianco al centro dei sogni di Belen, ma che sarebbero troppo poco per definirla cattolica e per affrontare col giusto spirito un matrimonio in Chiesa.
Poi è stata la volta di don Marco Pozza, che ha declinato la proposta motivando con serietà la sua scelta e legandola ad una questione di stile: « Per stile intendo un modo di vivere il sacerdozio che sia all’altezza di una scelta fatta per amore nove anni fa. Spero che gli sposi abbiano una vita all’altezza dei loro sogni. A tutti i giovani che guardano a loro come dei modelli auguro di essere sempre protagonisti della loro esistenza».
Come finirà la telenovelas più seguita d’Italia? Quello che è sicuro è che per convolare a nozze serve un prete. Riusciranno i nostri “eroi” televisivi a trovarne uno? Pare che la famiglia De Martino possa provvedere e far salire in corsa su questo matrimonio “speciale” un sacerdote, che gli fa da guida spirituale. E anche qui occorrerebbe aprire un capitolo su cosa sia una guida spirituale e sul fatto che si tratti di una cosa personale. Ma non affondiamo il coltello. Esiste la misericordia.
http://www.intelligonews.it/nel-segno-di-bergoglio-belen-non-trova-il-prete-spettacolo-per-il-matrimonio/

I fondatori del Cammino danno il pessimo esempio:
comunione "seduti" e "tutti insieme contemporaneamente"
Visto che si parlava di prendere la comunione in contemporanea, vorrei riportare un documento della Congregazione del Culto Divino. A pagina 609 c'è una domanda sui dubbi liturgici, con conseguente risposta (la traduzione è libera mia, c'è una versione in inglese qui):

[Domanda]
Se sia lecito al sacerdote celebrante assumere la comunione solo dopo che la Santa Eucaristia sia stata distribuita ai fedeli o di distribuire la Santa Eucaristia ed in seguito assumere la comunione insieme alle persone?

[Risposta] Negativa ad entrambe.

L'uso di questo modo di celebrare da parte del sacerdote, cioè di assumere la comunione solo dopo che la santa Eucarestia è stata distribuita ai fedeli, oppure, avendo già distribuita la santa Eucarestia, assumere la comunione allo stesso tempo con tutti, deriva da una singolare opinione, ovvero che i fedeli, come ospiti della mensa eucaristica, debbano essere serviti per primi.

In tutti i Riti della Chiesa si può riscontrare l'ordine tramandato per accedere alla santa Comunione: prima comunica il Vescovo o il sacerdote celebrante, poi gli altri ministri secondo l'ordine gerarchico, ed infine il popolo.

Il sacerdote comunica per primo non per umano prestigio, ma a causa della dignità e natura del suo ministero. Egli agisce infatti nella persona di Cristo, per via dell'integrità del sacramento e poichè presiede alla congregazione del popolo: "Così i presbiteri, unendosi con l'atto di Cristo sacerdote, si offrono ogni giorno totalmente a Dio, e nutrendosi del Corpo di Cristo partecipano dal fondo di se stessi alla carità di colui che si dà come cibo ai fedeli." (Redemptionis Sacramentum, n. 97).

Quindi, a giudizio della Congregazione del Culto Divino, il modo di assumere la comunione nel cammino neocatecumenale non è lecito.
Kikarmezzi


Il fondatore del Cammino Neocatecumenale
Kiko Argüello mentre fa la Comunione
"processionalmente e senza mani"
(sia pure ostentando "braccia conserte"
come gesto di ostilità contro Benedetto XVI)
Mi permetto di aggiungere una postilla.

Il giudizio della Congregazione dà una indicazione "operativa": «prima comunica il Vescovo o il sacerdote celebrante, poi gli altri ministri secondo l'ordine gerarchico, ed infine il popolo».

Dà anche una breve spiegazione («non per umano prestigio...»), ma per brevità non entra ulteriormente nel merito, perché altrimenti dovrebbe dilungarsi su alcuni punti:

  • anzitutto il fatto che è il sacerdote ad offrire il sacrificio, i cui benefici vengono poi partecipati ai fedeli (il sacerdote che amministra l'Eucarestia ai singoli fedeli, uno per uno)
  • quindi il fatto che "tutti insieme contemporaneamente al sacerdote" implica il dover trattenere la particola consacrata fino a che non giunga il segnale convenuto, come se il sacramento avesse meno importanza delle comodità scenografiche dell'assemblea
  • il Concilio Vaticano II, nella Sacrosanctum Concilium al numero 55 dice: «Si raccomanda molto quella partecipazione più perfetta alla messa, nella quale i fedeli, dopo la comunione del sacerdote, ricevono il corpo del Signore con i pani consacrati in questo sacrificio».
Ancor oggi nel Cammino Neocatecumenale vige la prassi kikiana-carmeniana della comunione tutti insieme contemporaneamente al sacerdote, prassi teologicamente sbagliata rispetto al sacerdozio, liturgicamente sbagliata perché "trattiene" il Sacramento per adeguarlo al gesto del "tutti insieme", e infine anche illecita, come confermato dalla Congregazione.

A questo punto sorge una domanda: perché mai nelle comunità del Cammino è invalso quell'errore?

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