DATI PRESENTATI COME PROSCIUTTI AL SUPERMARKET
di Francesco Colafemmina
a. Tutto va sostanzialmente bene.
b. Esistono problemi risolvibili dal Capitolo Generale Ordinario
c. Esistono problemi gravi risolvibili da un Capitolo Generale Straordinario
d. Esistono problemi gravissimi che richiedono il Commissariamento dell'Istituto.
Ebbene, sul sito commissariato www.immacolata.com i dati sono presentati come segue:
a. Tutto va sostanzialmente bene.
b. Esistono problemi.
E il dato b. viene suddiviso in:
b1: problemi risolvibili da un Capitolo Ordinario
b2: problemi risolvibili da un Capitolo Straordinario/Commissariamento.
Dopo la pubblicazione del ricorso alla Congregazione per gli Istituti di
Vita Religiosa presentato il 29 maggio scorso dai Frati Francescani
dell'Immacolata e firmato dall'attuale Segretario Generale P. Alfonso
Bruno, quest'ultimo ha pensato bene di pubblicare i dati della Visita
Apostolica compiuta via internet o meglio per mezzo di un questionario a
risposte multiple da Mons. Vito Todisco.
L'aspetto divertente o penoso - giudicate voi - della pubblicazione di
questi dati sta nella loro manipolazione volta a generare l'impressione
che una schiacciante maggioranza di frati fosse d'accordo con il
commissariamento dell'ordine.
Il questionario prevedeva infatti 4 opzioni:a. Tutto va sostanzialmente bene.
b. Esistono problemi risolvibili dal Capitolo Generale Ordinario
c. Esistono problemi gravi risolvibili da un Capitolo Generale Straordinario
d. Esistono problemi gravissimi che richiedono il Commissariamento dell'Istituto.
Ebbene, sul sito commissariato www.immacolata.com i dati sono presentati come segue:
a. Tutto va sostanzialmente bene.
b. Esistono problemi.
E il dato b. viene suddiviso in:
b1: problemi risolvibili da un Capitolo Ordinario
b2: problemi risolvibili da un Capitolo Straordinario/Commissariamento.
Un po' come si fa nei supermercati dove il prosciutto viene venduto a
19,99 euro per non superare la soglia psicologica dei 20 euro, allo
stesso modo chi ha messo insieme queste statistiche ha voluto
impressionare con i numeri senza esporli in maniera onesta e corretta ma
accorpando la richiesta di un Capitolo Straordinario con quella del
Commissariamento onde poter mostrare percentuali plebiscitarie. Di più:
si è usato lo stratagemma di dividere il dato b. non nella percentuale
relativa al complesso dei frati, ma come se il solo dato b. costituisse
il 100% di coloro che hanno risposto al questionario.
Riportando invece i dati alla loro corretta percentuale si sarebbe potuto riscontrare che la maggioranza dei frati che hanno risposto al questionario (ce n'è una parte che non lo ha fatto), circa 130 frati, non è stata favorevole al commissariamento, bensì o a non prendere alcun provvedimento o a rimandare le questioni ad un semplice capitolo generale previsto già per il 2014 - concetto ribadito nel ricorso alla Congregazione.
Riportando invece i dati alla loro corretta percentuale si sarebbe potuto riscontrare che la maggioranza dei frati che hanno risposto al questionario (ce n'è una parte che non lo ha fatto), circa 130 frati, non è stata favorevole al commissariamento, bensì o a non prendere alcun provvedimento o a rimandare le questioni ad un semplice capitolo generale previsto già per il 2014 - concetto ribadito nel ricorso alla Congregazione.
Nello specifico:
Sullo stile di governo del Superiore Generale il 56% ritiene che non ci
siano problemi o che le questioni vadano risolte in un Capitolo Generale
Ordinario.
Sulle questioni liturgiche il 51%. Sulla formazione il 62%. Sui rapporti con la Congregazione delle suore il 56%.
Della rimanente parte non è dato sapere quanti abbiano suggerito il
commissariamento (evidentemente pochi altrimenti non si sarebbe fatto
ricorso ad un simile paraculismo comunicativo) e quanti un Capitolo
Straordinario, ossia un momento per il confronto sereno fra tutti i
frati. Perché il solo fatto che vi fossero degli attriti relativi a 5
ribelli implicava già l'esistenza di un problema da evidenziare sotto
giuramento, ma di un problema risolvibile non certo con il sovvertimento
dell'ordine. Aggiungiamo poi che nel ricorso erano denunciati i
tentativi maldestri dei ribelli di condizionare le risposte di alcuni
confratelli sul questionario.
Oggi i frati vicini a p. Manelli non hanno più la possibilità di
difendersi. L'intero universo mediatico dell'Ordine è sotto il controllo
strettissimo di p. Alfonso Bruno. Personalmente non ho nulla contro di
lui. Semplicemente non sopporto l'ipocrisia o la strumentalizzazione dei
dati. Anche perché il bello viene alla fine del comunicato redatto
dallo stesso p. Bruno, dove si precisa:
"Quanto alle mere osservazioni sulla conduzione della visita
apostolica, formulate in data 29 maggio 2013, si rileva la vacuità
quanto alle motivazioni, la tempistica della richiesta messa in atto
solo dopo tre mesi dallo spoglio e quindi in opposizione alle decisioni
già prese dal Dicastero, riunito in congresso, in merito alla vicenda
dei Frati Francescani dell'Immacolata.
La firma unanime dei membri del Consiglio e del Procuratore Generale
allora in carica non confligge con il giudizio critico di chiunque degli
stessi maturato a posteriori in scienza e coscienza contro la velleità
di impugnare la Visita Apostolica stessa."
Una nota durissima e autoritaria che addirittura considera "vacue" e "velleitarie" le argomentazioni del ricorso - a mio avviso al contrario assolutamente ragionevoli - e si prende la briga di assolvere lo stesso p. Bruno da annoverarsi fra coloro "il cui giudizio critico è maturato a posteriori in scienza e coscienza".
Una volta per tutte lasciatemi affermare con piena convinzione, anzi "in scienza e coscienza", che il Commissariamento dei FFI non nasce da una ostilità nei riguardi della messa in latino. Queste sono chiacchiere, fumo negli occhi! Il Commissariamento nasce dalla volontà di un piccolo gruppo di frati dalle velleità secolarizzanti di sdoganare l'Ordine, di inserirlo armonicamente nelle dinamiche di emancipazione dalla rettitudine dottrinale, morale e autoritativa proprie di vari altri Ordini religiosi. Per compiere questo ribaltone, questa vera e propria azione sovversiva si è utilizzato il grimaldello della messa in latino, del tradizionalismo e via dicendo. E forse hanno sbagliato il professor De Mattei, Alessandro Gnocchi, Mario Palmaro ed altri a incentrare la loro critica verso questo Commissariamento sulla questione messa in latino e dintorni.
Qui c'è alla base un peccato di hybris, una ribellione al padre. Un problema forse psichiatrico - come direbbe Papa Francesco -, Papa al quale la questione è stata sicuramente presentata male, ossia come un problema di autonomia spirituale o di migliorismo spirituale all'interno dell'Ordine stimolato dal tradizionalismo liturgico.
Tutto ciò non è che un accessorio mediatico. Un utile strumento per sovvertire l'Ordine. E ne è prova il fatto che in questi giorni nessuno si è preso la briga di mettere in evidenza le ragioni sacrosante del ricorso alla Congregazione o la follia di una Visita Apostolica compiuta via questionario a risposte multiple. Anzi, si dà per scontato che p. Bruno sia il solo depositario della verità e della onestà e avendo egli ritrattato presso la Santa Sede il ricorso, questo sarebbe automaticamente privo di valide ragioni. Questo modo di procedere rasenta la follia, tanto più che è nota l'esistenza di un promemoria dei ribelli inviato da un convento francese a giugno di quest'anno e nel quale si faceva riferimento al ricorso "velleitario" presso la Congregazione e si delineavano i passi corretti per il commissariamento. Ossia la rimozione dell'attuale Superiore e di tutti i suoi collaboratori. Cosa che sta accadendo in queste ore, con la conseguente spedizione in amene contrade del mondo di ex collaboratori di padre Manelli. Il tutto per coerenza con la misericordia, il perdono e l'accoglienza che oggi vanno tanto di moda nella Chiesa del sì, nella Chiesa che non deve punire, ma sanare le ferite dell'uomo.
Una nota durissima e autoritaria che addirittura considera "vacue" e "velleitarie" le argomentazioni del ricorso - a mio avviso al contrario assolutamente ragionevoli - e si prende la briga di assolvere lo stesso p. Bruno da annoverarsi fra coloro "il cui giudizio critico è maturato a posteriori in scienza e coscienza".
Una volta per tutte lasciatemi affermare con piena convinzione, anzi "in scienza e coscienza", che il Commissariamento dei FFI non nasce da una ostilità nei riguardi della messa in latino. Queste sono chiacchiere, fumo negli occhi! Il Commissariamento nasce dalla volontà di un piccolo gruppo di frati dalle velleità secolarizzanti di sdoganare l'Ordine, di inserirlo armonicamente nelle dinamiche di emancipazione dalla rettitudine dottrinale, morale e autoritativa proprie di vari altri Ordini religiosi. Per compiere questo ribaltone, questa vera e propria azione sovversiva si è utilizzato il grimaldello della messa in latino, del tradizionalismo e via dicendo. E forse hanno sbagliato il professor De Mattei, Alessandro Gnocchi, Mario Palmaro ed altri a incentrare la loro critica verso questo Commissariamento sulla questione messa in latino e dintorni.
Qui c'è alla base un peccato di hybris, una ribellione al padre. Un problema forse psichiatrico - come direbbe Papa Francesco -, Papa al quale la questione è stata sicuramente presentata male, ossia come un problema di autonomia spirituale o di migliorismo spirituale all'interno dell'Ordine stimolato dal tradizionalismo liturgico.
Tutto ciò non è che un accessorio mediatico. Un utile strumento per sovvertire l'Ordine. E ne è prova il fatto che in questi giorni nessuno si è preso la briga di mettere in evidenza le ragioni sacrosante del ricorso alla Congregazione o la follia di una Visita Apostolica compiuta via questionario a risposte multiple. Anzi, si dà per scontato che p. Bruno sia il solo depositario della verità e della onestà e avendo egli ritrattato presso la Santa Sede il ricorso, questo sarebbe automaticamente privo di valide ragioni. Questo modo di procedere rasenta la follia, tanto più che è nota l'esistenza di un promemoria dei ribelli inviato da un convento francese a giugno di quest'anno e nel quale si faceva riferimento al ricorso "velleitario" presso la Congregazione e si delineavano i passi corretti per il commissariamento. Ossia la rimozione dell'attuale Superiore e di tutti i suoi collaboratori. Cosa che sta accadendo in queste ore, con la conseguente spedizione in amene contrade del mondo di ex collaboratori di padre Manelli. Il tutto per coerenza con la misericordia, il perdono e l'accoglienza che oggi vanno tanto di moda nella Chiesa del sì, nella Chiesa che non deve punire, ma sanare le ferite dell'uomo.
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