ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 27 ottobre 2013

bosecuriosemodenesi


Parroco modenese bosiano scrive cose curiose sul tabernacolo. 
Don Chisciotte allucinato nel leggere (per caso) cosa scrive un parroco notoriamente devoto al priore, a proposito del tabernacolo.
Mi sembrano discorsi molto luterani. (leggere per farsi un idea)
L'importanza del tabernacolo, viene ridotta e la presenza del Santissimo dopo la Messa, non è come dovrebbe...
Sentiamo il nostro amico Grillo parlante cosa ci spiega in proposito.

Il tabernacolo secondo parroco bosiano


 

Leggere i luoghi della Chiesa rinnovata: il tabernacolo
.....Pur essendo rimasto al suo posto il tabernacolo si è “spostato”. O meglio, essendoci spostati noi, il tabernacolo ci appare laterale, pur essendo ancora di fronte alla porta di ingresso. Oggi ce lo troviamo alla nostra destra, quasi che fosse collocato in una cappella laterale, con sopra il Crocifisso e il famoso mosaico.

Al di là del fatto che anche questa collocazione potrebbe essere provvisoria, se tale è quella de nuovo altare, riflettiamo sul fatto che in molte chiese il tabernacolo non è al centro. A volte è davanti, ma non al centro (si pensi alle chiese delle confinanti delle parrocchie di S. Agnese o di S. Caterina); a volte è collocato in un luogo piuttosto nascosto (nel nostro Duomo, per esempio); spesso è in una cappella laterale – ed è il caso di moltissime chiese – la parrocchiale di Campogalliano, ma ben più famose … o la chiesa di santa Chiara a Napoli.

Il tabernacolo viene posto al centro in tempi relativamente recenti, cioè ad iniziare dal Concilio di Trento per affermare la fede nell’eucarestia.

Ma quando si entra in chiesa la genuflessione – meglio sarebbe dire l’inchino 
– va fatto all’altare, non al tabernacolo. Cioè a quel segno di Cristo che si offre per noi in sacrificio che è l’altare.

Il tabernacolo è tecnicamente solo il luogo della custodia eucaristica: ma noi sappiamo bene che l’eucarestia non è anzitutto l’ostia consacrata conservata nella pisside, ma piuttosto la celebrazione dove Cristo si dona a noi nella Parola e nel Pane e che noi viviamo come atto suo e della chiesa. Poi conserviamo il pane consacrato per portarlo agli ammalati 
e non principalmente per pregare di fronte ad esso.
La tradizione del primo millennio della Chiesa riservava le ostie per i malati, e solo dal medioevo si è diffusa molto la pratica dell’adorazione eucaristica, che in alcuni periodi è sembrata addirittura il centro del significato dell’Eucarestia, riducendo di molto il significato del sacramento.
I
l tabernacolo non è la “casa di Gesù”: la casa di Gesù è la Chiesa viva che celebra il suo mistero di amore e lo accoglie principalmente nella celebrazione dell’eucarestia.

Nessuna stranezza che il tabernacolo sia di lato e perfino un po’ nascosto: così è stato per 1500 anni e così è ancora oggi in moltissime chiese.

Il tabernacolo secondo un Prete vero


 
Lettura  “cattolica” cioè breve studio, dell’articolo: Vivere la chiesa rinnovata i luoghi della chiesa il tabernacolo (rigorosamente scritto in minuscolo)
L’affermazione centrale è che “il Tabernacolo viene posto al centro in tempi relativamente recenti, cioè ad iniziare dal Concilio di Trento per affermare  la fede nell’Eucaristia.” Si lascia intendere che la cosa, essendo recente, ha meno valore.
Obietto che anche l’energia elettrica è stata scoperta di recente ma non se fa più a meno. Lo stesso dicasi per il computer. La scienza non tira subito fuori attraverso la tecnica tutte le sue possibilità. Occorrono tempo e studio approfondito; ma proprio per questo  gli ultimi ritrovati tecnici sono quasi sempre i migliori.
Così è per l’approfondimento teologico. Il dogma, nel nostro caso la presenza reale, è immutabile dalle origini (come insegna il Commonitorio di S. Vincenzo di Lerins, anche esso molto antico ,450 circa)ma sotto la guida dello Spirito Santo viene approfondito dai fedeli  (pastori e popolo) mettendo così in luce aspetti più nuovi e splendenti della stessa verità.
La devozione eucaristica del Concilio Tridentino, è dunque un arricchimento nei confronti  della fede del primo millennio, pena il dire che lo Spirito Santo abbia cessato di guidare la Chiesa dopo il primo millenio cristiano.
Il Tabernacolo non è solo il luogo della custodia eucaristica, ma è il luogo in cui il Cristo Vittima continua la presenza del Suo Sacrificio redentore.  (cfr sacramentum caritatis nn.n66 e 67).
Così nella celebrazione il Cristo non si dona soltanto a noi nella Parola e nel Pane ma, come  recita il Compendio del Catechismo Chiesa Cattolica n.271  "l'Eucarestia
 è il sacrificio stesso del Corpo e del Sangue del Signore Gesù, che Egli istituì per perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il Sacrificio della Croce.” Tale dottrina è riaffermata con forza nel “credo del popolo di Dio” del Papa Paolo VI (30 giugno 1968). Dello stesso pontefice si può citare in difesa di tale verità l’Enciclica “Eucharisticum Misterium.
Inoltre sono da citare in questo senso i numeri  2 e 27 della introduzione generale della terza edizione del Messale Romano del 20 aprile 2000.
Quanto al luogo del Tabernacolo, non è lecito semplificare come si fa nello scritto da noi preso in esame. Oltre ai nn.314 ,315,316,317   della citata introduzione al Messale Romano nella quale si parla di presbiterio o cappella (non luogo generico) occorre tener presente l’esortazione post sinodale  “Sacramentum Caritatis” del 22 febb.2007  la quale è  molto significativa perché raccoglie i voti dell’episcopato mondiale e  parla essa pure di cappella, o di altare maggiore, avendo l’accortezza di non mettervi davanti la sede del celebrante ( sacramentum caritatis nr.69).
Non cito per brevità  l’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia” di Giovanni Paolo II del 2003.
Tutti questi documenti hanno in comune l’idea che lo sviluppo tridentino della dottrina e del culto eucaristico non sono da accantonare ma da tener presenti come una ulteriore ricchezza.
La genuflessione è prescritta  davanti al tabernacolo n.274 dell’introduzione al Messale. Si Parla al n.122  di inchino profondo davanti all’altare qualora  il Tabernacolo sia posto in una cappella laterale e non sia in presbiterio. Viene ricordato l’uso di inginocchiarsi alla consacrazione uso ribadito anche nella “Redemptionis  Sacramentum al n.65.
Vorrei infine far notare che l’altare verso cui si deve tanta venerazione come si faceva  nel primo millennio era un altare basilicale, sormontato da un ciborio, separato da balaustre e veli, quasi una iconostasi bizantina. Già per questi segni di importanza e venerazione,  richiamava Cristo e l’altare del Cielo (cfr. Canone Romano). Un altare dunque  ben diverso dai tanti tavolini  e tavolacci odierni.  Mai centrale ma sempre al termine di un cammino che si snodava lungo la  navata. Spesso sopraelevato a simboleggiare il Cielo.
Si ricorda che i fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi ma se lo fanno in pedi devono premettere un inchino o una genuflessione  (cfr. n. 160 introduzione al Messale). Allo stesso numero si dice che non è permesso ai fedeli di prendere da se stessi il Pane Consacrato o il Sacro Calice.
Il modo riduttivo e semplicistico dell’articoletto in questione risente  (non ho detto che sia) di una visione dell’Eucaristia che è protestante


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