IL PONTEFICE
Papa Francesco: «La Curia ha un difetto È troppo vaticano-centrica»
«Ripartire dal Concilio, aprire alla cultura moderna»
«I Capi della Chiesa spesso sono stati narcisi, lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani. La corte è la lebbra del papato». Così Papa Francesco in un colloquio con Eugenio Scalfari su la Repubblica, che segue il loro scambio epistolare. La Curia non è la corte, ma vi sono talvolta «dei cortigiani» prosegue Francesco. Che indica anche le sue linee guida per cambiare la Chiesa: ripartire dal Concilio, aprire alla cultura moderna. Quindi aggiunge che il proselitismo è «una solenne sciocchezza», bisogna conoscersi e ascoltarsi. La Santa Sede «è troppo vaticano-centrica».
(*) “ANDATE IN TUTTO IL MONDO E FATE DISCEPOLI TUTTI I POPOLI DELLA TERRA…INSEGNANDO LORO AD OSSERVARE TUTTO CIO’ CHE VI HO COMANDATO” (Mt. 28, 18-19)
Chiesa, la riforma di papa Francesco
Il pontefice: «Serve aprirsi alla modernità». E sul proselitismo ammette: «Solenne sciocchezza».
Aprirsi alla modernità è un dovere. Dopo lo scambio di lettere sul quotidiano La Repubblica, il fondatore del quotidiano Eugenio Scalfari ha ottenuto un colloquio con papa Francesco, divenuto una lunga intervista pubblicata martedì 1 ottobre,
«Ripartire dal Concilio e aprire alla cultura moderna», ha spiegato il pontefice a Scalfari illustrandogli i suoi piani per una riforma della Chiesa, che secondo Jorge Mario Bergoglio, deve essere «responsabile sia delle anime sia dei corpi».
CONTRO LA DISOCCUPAZIONE. Per Francesco, «i mali più gravi che affliggono il mondo», sono «la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi». Il papa ha poi sottonineato che «nella società e nel mondo in cui viviamo l'egoismo è aumentato assai più dell'amore per gli altri», ecco perché «gli uomini di buona volontà debbono operare, ciascuno con la propria forza e competenza, per far sì che l'amore verso gli altri aumenti fino a eguagliare e possibilmente superare l'amore per se stessi».
NO AL LIBERISMO SELVAGGIO. In questo senso la politica è chiamata in causa. Il «liberismo selvaggio», ha affermato Bergoglio, non fa «che rendere i forti più forti, i deboli più deboli e gli esclusi più esclusi. Ci vuole grande libertà, nessuna discriminazione, non demagogia e molto amore. Ci vogliono regole di comportamento ed anche, se fosse necessario, interventi diretti dello Stato per correggere le disuguaglianze più intollerabili».
IL PAPA FA L'ANTICLERICALE. Nel corso del colloquio con Scalfari, Francesco ha svelato anche un tratto inedito per un papa. «Quando ho di fronte un clericale, divento anticlericale di botto», ha spiegato il pontefice, «il clericalismo non dovrebbe aver niente a che vedere con il cristianesimo».
Secondo il papa, inoltre, il proselitismo è «una solenne sciocchezza»: «Non ha senso. Bisogna conoscersi, ascoltarsi e far crescere la conoscenza del mondo che ci circonda». Quindi ha precisato che la Santa sede «è troppo vaticano-centrica»: «Questa visione trascura il mondo che ci circonda. Non la condivido e farò di tutto per cambiarla».
Anche per questo «ha deciso come prima cosa di nominare un gruppo di otto cardinali» che siano il suo «consiglio». «Non cortigiani, ma persone sagge e animate dai miei stessi sentimenti».
«Ripartire dal Concilio e aprire alla cultura moderna», ha spiegato il pontefice a Scalfari illustrandogli i suoi piani per una riforma della Chiesa, che secondo Jorge Mario Bergoglio, deve essere «responsabile sia delle anime sia dei corpi».
CONTRO LA DISOCCUPAZIONE. Per Francesco, «i mali più gravi che affliggono il mondo», sono «la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi». Il papa ha poi sottonineato che «nella società e nel mondo in cui viviamo l'egoismo è aumentato assai più dell'amore per gli altri», ecco perché «gli uomini di buona volontà debbono operare, ciascuno con la propria forza e competenza, per far sì che l'amore verso gli altri aumenti fino a eguagliare e possibilmente superare l'amore per se stessi».
NO AL LIBERISMO SELVAGGIO. In questo senso la politica è chiamata in causa. Il «liberismo selvaggio», ha affermato Bergoglio, non fa «che rendere i forti più forti, i deboli più deboli e gli esclusi più esclusi. Ci vuole grande libertà, nessuna discriminazione, non demagogia e molto amore. Ci vogliono regole di comportamento ed anche, se fosse necessario, interventi diretti dello Stato per correggere le disuguaglianze più intollerabili».
IL PAPA FA L'ANTICLERICALE. Nel corso del colloquio con Scalfari, Francesco ha svelato anche un tratto inedito per un papa. «Quando ho di fronte un clericale, divento anticlericale di botto», ha spiegato il pontefice, «il clericalismo non dovrebbe aver niente a che vedere con il cristianesimo».
Secondo il papa, inoltre, il proselitismo è «una solenne sciocchezza»: «Non ha senso. Bisogna conoscersi, ascoltarsi e far crescere la conoscenza del mondo che ci circonda». Quindi ha precisato che la Santa sede «è troppo vaticano-centrica»: «Questa visione trascura il mondo che ci circonda. Non la condivido e farò di tutto per cambiarla».
Anche per questo «ha deciso come prima cosa di nominare un gruppo di otto cardinali» che siano il suo «consiglio». «Non cortigiani, ma persone sagge e animate dai miei stessi sentimenti».
«La corte è la lebbra del papato»
Durante l'intervista con il fondatore de La Repubblica, il pontefice ha spiegato che «i capi della Chiesa spesso sono stati narcisi, lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani». E «la corte è la lebbra del papato». Poi il successore di Benedetto XVI ha precisato che la curia non è la corte, ma vi sono talvolta «dei cortigiani».
Non piace a Francesco nemmeno la parola «narcisismo»: «Indica un amore smodato verso se stessi e questo non va bene, può produrre danni gravi non solo all'anima di chi ne è affetto ma anche nel rapporto con gli altri, con la società in cui vive. Il vero guaio è che i più colpiti da questo che in realtà è unasorta di disturbo mentale sono persone che hanno molto potere».
IL RICORDO DELL'ELEZIONE. Durante la chiacchierata con il fondatore del quotidiano diretto da Ezio Mauro, il pontefice ha ricordato anche i primi momenti nel conclave seguiti alla sua elezione come papa.
«Prima dell'accettazione, chiesi di potermi ritirare per qualche minuto nella stanza accanto a quella con il balcone sulla piazza», perché «una grande ansia mi aveva invaso», ha detto Francesco. «Chiusi gli occhi e scomparve ogni pensiero», ha ricordato il papa, «anche quello di rifiutarmi ad accettare la carica. A un certo punto una grande luce mi invase, durò un attimo ma a me sembrò lunghissimo».
INSEGNAMENTI DEL COMUNISMO. Durante l'intervista, c'è stato spazio anche per i ricordi di gioventù del pontefice. Francesco ha parlato dei suoi studi universitari e di una sua insegnante «comunista fervente», che «fu poi arrestata, torturata e uccisa dal regime» argentino.
«Il materialismo del comunismo non ebbe alcuna presa su di me», ha precisato il papa, «ma conoscerlo attraverso una persona coraggiosa e onesta mi è stato utile, ho capito alcune cose, un aspetto del sociale, che poi ritrovai nella dottrina sociale della Chiesa».
Non piace a Francesco nemmeno la parola «narcisismo»: «Indica un amore smodato verso se stessi e questo non va bene, può produrre danni gravi non solo all'anima di chi ne è affetto ma anche nel rapporto con gli altri, con la società in cui vive. Il vero guaio è che i più colpiti da questo che in realtà è unasorta di disturbo mentale sono persone che hanno molto potere».
IL RICORDO DELL'ELEZIONE. Durante la chiacchierata con il fondatore del quotidiano diretto da Ezio Mauro, il pontefice ha ricordato anche i primi momenti nel conclave seguiti alla sua elezione come papa.
«Prima dell'accettazione, chiesi di potermi ritirare per qualche minuto nella stanza accanto a quella con il balcone sulla piazza», perché «una grande ansia mi aveva invaso», ha detto Francesco. «Chiusi gli occhi e scomparve ogni pensiero», ha ricordato il papa, «anche quello di rifiutarmi ad accettare la carica. A un certo punto una grande luce mi invase, durò un attimo ma a me sembrò lunghissimo».
INSEGNAMENTI DEL COMUNISMO. Durante l'intervista, c'è stato spazio anche per i ricordi di gioventù del pontefice. Francesco ha parlato dei suoi studi universitari e di una sua insegnante «comunista fervente», che «fu poi arrestata, torturata e uccisa dal regime» argentino.
«Il materialismo del comunismo non ebbe alcuna presa su di me», ha precisato il papa, «ma conoscerlo attraverso una persona coraggiosa e onesta mi è stato utile, ho capito alcune cose, un aspetto del sociale, che poi ritrovai nella dottrina sociale della Chiesa».
http://www.lettera43.it/cronaca/chiesa-la-riforma-di-papa-francesco_43675109706.htm
L’intervista di Eugenio Scalfari a Papa Francesco
di Redazione - 01/10/2013 - Oggi su Repubblica
Repubblica di oggi apre con un’intervista di Eugenio Scalfari a Papa Francesco, che occupa anche pagina 2, 3 e 4 del quotidiano e certificherà la sonorissima incazzatura di Giuliano Ferrara per quanto accade:
MI DICE papa Francesco: «I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi. I vecchi hanno bisogno di cure e di compagnia; i giovani di lavoro e di speranza, ma non hanno né l’uno né l’altra, e il guaio è che non li cercano più. Sono stati schiacciati sul presente. Mi dica lei: si può vivere schiacciati sul presente? Senza memoria del passato e senza il desiderio di proiettarsi nel futuro costruendo un progetto, un avvenire, una famiglia? È possibile continuare così? Questo, secondo me, è il problema più urgente che la Chiesa ha di fronte a sé».
Santità, gli dico, è un problema soprattutto politico ed economico, riguarda gli Stati, i governi, i partiti, le associazioni sindacali. «Certo, lei ha ragione, ma riguarda anche la Chiesa, anzi soprattutto la Chiesa perché questa situazione non ferisce solo i corpi ma anche le anime. La Chiesa deve sentirsi responsabile sia delle anime sia dei corpi».
http://www.giornalettismo.com/archives/1136363/lintervista-di-eugenio-scalfari-a-papa-francesco/Santità, Lei dice che la Chiesa deve sentirsi responsabile. Debbo dedurne che la Chiesa non è consapevole di questo problema e che Lei la incita in questa direzione?
«In larga misura quella consapevolezza c’è, ma non abbastanza. Io desidero che lo sia di più. Non è questo il solo problema che abbiamo di fronte ma è il più urgente e il più drammatico».
L’incontro con papa Francesco è avvenuto martedì scorso nella sua residenza di Santa Marta, in una piccola stanza spoglia, un tavolo e cinque o sei sedie, un quadro alla parete. Era stato preceduto da una telefonata che non dimenticherò finché avrò vita. Erano le due e mezza del pomeriggio. Squilla il mio telefono e la voce alquanto agitata della mia segretaria mi dice: «Ho il Papa in linea glielo passo immediatamente ».
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