Cattolici in rivolta nel campus dei gesuiti dai princìpi molto negoziabili
La Loyola Marymount University di LA era un pulpito ideale per lo spirito del mondo. Ora qualcuno dice basta
Non bisogna essere ossessionati dai princìpi non negoziabili, dice da Santa Marta e a mezzo stampa il Papa. Dall’altra parte del mondo, però, la battaglia per la difesa di quei valori continua. Può un’università cattolica ammettere che l’aborto faccia parte delle prestazioni coperte dall’assicurazione medica?
Alla Loyola Marymount University di Los Angeles, Stati Uniti, se ne discute. Si vota, ci si conta. E’ in corso, dicono professori e alunni che da decenni frequentano il campus retto dalla Compagnia di Gesù, la battaglia delle battaglie, quella per la definizione dell’anima stessa dell’università. La questione, spiega il professore di Filosofia Christopher Kaczor, è tutto sommato semplice: “Parte della missione dell’università è promuovere la giustizia, e nella tradizione cattolica l’aborto è considerato un problema di giustizia. Dire che l’università sostiene la giustizia e che allo stesso tempo paga per gli aborti è una contraddizione”. E’ quanto sostiene “Renew Lmu”, un gruppo di studenti, alumni e finanziatori che si ripropongono di tornare alle radici, di rafforzare l’identità cattolica dell’università. Sul fronte opposto, si teme che la “peculiarità” della Loyola possa venir meno, che l’atmosfera di tolleranza e accoglienza verso tutti diventi presto un pallido ricordo. No all’irrigidimento dottrinale, dunque. Niente conservatorismi, niente chiusure in se stessi. Dopotutto, anche il Papa soldato d’Ignazio dice che non bisogna ossessionare troppo con “la trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza”. Bisogna relazionarsi al mondo per cercare quel “nuovo equilibrio”, discutere e dialogare. Il caso vuole che la battaglia, stavolta, avvenga nella terra dove da anni i vescovi hanno fatto della difesa di quei princìpi il cardine della propria pastorale, tuonando dai pulpiti delle chiese che discutere e discernere su certi temi non è possibile. Lo sa bene il cardinale Timothy Dolan, presidente uscente della conferenza episcopale locale che ieri è stato ricevuto da Bergoglio. Si chiedono, i fautori della riscoperta dell’identità cattolica, se il nuovo equilibrio da scoprire passi anche per l’ascolto di lezioni di docenti in palese contrasto con l’insegnamento morale della chiesa. Gli studenti dicono che ormai ben pochi segni ricordano che quella è un’università cattolica. Forse solo la piccola chiesa bianca in mezzo al campus e il crocifisso appeso al muro di qualche aula.Gli adesivi pro choice sulle porte delle aule
Rispetto alle altre istituzioni scolastiche della Compagnia, il Loyola Marymount non fa differenza: sono benvenuti studenti appartenenti a tutte le confessioni religiose, perché questo “dà l’opportunità di scambiarsi apertamente idee”, dice chi non vuole deviare dalla linea corrente. In effetti, di cattolici in quell’università cattolica ce ne sono sempre meno: più o meno la metà degli iscritti. Dal 2010, poi, neppure il presidente del Loyola è cattolico, ma presbiteriano. Nelle università americane rette dalla Compagnia di Gesù una cosa simile non si era mai vista. I sostenitori del ritorno alle origini chiedono un cambio di passo, un taglio netto con la deriva laicista degli ultimi decenni. Basta con gli altoparlanti che diffondono messaggi pro aborto, basta con professori che attaccano sulle porte dei propri uffici adesivi reclamizzanti il diritto di abortire. Poco ci manca, dicono i sostenitori di “Renew Lmu” che vengano distribuiti i preservativi tra i viottoli del campus.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
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