ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 16 ottobre 2013

Tre motivi per vergognarsi

Don Mazzi, Padre Fanzaga, Priebke. Tre motivi per vergognarsi 

vergognaNon mi era mai occorso di sentirmi a disagio come italiano e come cattolico come in questi ultimi tempi. Era cominciato con l’uscita becera e  avvilente di Don Mazzi  che minacciava ad un avversario  sconfitto e praticamente inerme  che non avrebbe mancato di riserbargli una attività umiliante nella sua organizzazione “umanitaria”. Che razza di carità è quella di un prete, dico un prete non un secondino di qualsiasi luogo di detenzione, che si fa portavoce di un modo di trattare l’avversario degno di un regime intollerante e inumano?
 D’altro canto c’era però da attendersi un’uscita del genere da chi condivide modi di pensare e comportamentali che trovano in certa ideologia un fertile terreno per  atteggiamenti poco coerenti  con la dottrina di Gesù Cristo.  Se le parole uscite dalla bocca di Don Mazzi fossero state pronunciate da uno Zanda, da un D’Alema o da un Vendola, non  mi sarei meravigliato. Sarebbero state coerenti con l’ideologia di chi identifica l’avversario politico come un nemico da eliminare per il trionfo della propria causa, costi quel che costi. Ma da un prete no! Mi pare di essere tornati alle guerre di religione dell’epoca dei Catari, di Fra Dolcino o di quella rinascimentale che insanguinò l’Europa. Don Mazzi mi ha fatto pensare a quei pastori riformati che incitavano ad incrudelire sugli avversari, specialmente se religiosi, durante le  guerre di religione. Considerando meglio la questione mi sono reso conto che l’acredine e l’intolleranza sta sempre in coloro che si appellano al Concilio, ovvero ad una certa sua interpretazione. Sulle labbra dei Lefebvriani o di altre correnti che si ispirano alla Tradizione non ho mai percepito parole che non fossero di decoroso e rispettoso dissenso.
Poi c’è stata la sortita sorprendente e imprevista di Padre Livio Fanzaga nei confronti di Gnocchi e Palmaro. Un licenziamento in tronco per evitare che  da Radio Maria si potessero ancora far sentire i due profondi e più che ortodossi interpreti della nostra fede cattolica, soltanto perché avevano manifestato perplessità su certe esternazioni di Papa Francesco. Gnocchi e Palmaro avevano semplicemente avuto il coraggio di esprimere ciò che molti pensavano e pensano ancora su certi azzardati approcci  e certe incerte prese di posizione su temi scottanti e attualissimi da parte di Papa Bergoglio.  Le tematiche scottanti sulla sacertà della vita non possono esser considerate un’ossessione.  Si poteva aprire un dibattito sereno alla stessa radio, magari aprendo la porta a qualche portavoce del Papa se non allo stesso Pontefice. Spiacente signori! Il Papa non si discute, qualsiasi cosa dica o qualsiasi concetto esprima. Sarebbe bastato richiamare garbatamente Gnocchi e Palmaro a voler chiarire il loro pensiero e il loro malumore e sono certo che avrebbero avuto le parole adatte per sfatare qualsiasi congettura che legittimasse il sospetto che volessero prendere le distanze dal Papa. Invece  c’è stato un diktat brusco e deciso. Chi critica il Papa o si interroga pensoso sulle sue esternazioni, sta fuori di radio Maria. Un ecumenismo al contrario. Uno Scalfari, un Odifreddi, un qualsiasi ateo o sedicente ateo hanno il benestare e la benevola considerazione se esternano pensieri non certo  in linea col pensiero cattolico. Ostracismo completo e intollerante, invece, verso i cattolici tutti di un pezzo,  che non hanno paura di manifestare le loro preoccupazioni.  Quanto si è fatto nei loro confronti è preoccupante, perché lascia intravvedere un trattamento diseguale fra chi esterna pensieri in linea con la più fedele aderenza alla Tradizione e al Magistero di sempre  e coloro che, dal Concilio in poi, hanno seminato a piene mani proprio contro la Tradizione e il Magistero. Figli e figliastri, dunque, come avvenne all’epoca di S. Atanasio o al tempo della disputa dei Tre Capitoli. In ogni caso, come cattolico fedele alla Tradizione e al Magistero in cui sono nato e cresciuto mi sono sentito umiliato ed emarginato. Sia chiaro, però, che non farò mancare il sostegno a Radio Maria e che non cesserò di ascoltare i sempre calibrati e benefici interventi di tanti illustri relatori di questa provvidenziale emittente che si richiama a Maria. Questo nome e questa protezione è una garanzia, come le tante preghiere che si diffondono nell’etere per il tramite di questa radio.
Il terzo evento che mi ha , come cattolico, letteralmente scandalizzato è la negazione di voler riconoscere i funerali in Chiesa al capitano Priebke. Per questo evento mi sono sentito toccato due volte, una come cattolico e l’altra come ufficiale. Si può discutere quanto si vuole, ma Priebke ha eseguito un ordine. Se non  avesse obbedito, lui stesso avrebbe subito la medesima sorte, in più con l’ aggravante di essere fucilato alla schiena come traditore. Cosa che, per un ufficiale, è la più infamante delle pene, anche se addolcita dalla convinzione di aver fatto prevalere principi più elevati. Priebke non aveva alcuna possibilità di evitare quel che avvenne. Se lui si fosse rifiutato di eseguire quel l’ordine ci sarebbe stato subito un altro a rimpiazzarlo, per cui il suo rifiuto avrebbe salvato la sua coscienza di cristiano ( ma anche su questo c’è da discutere ampiamente se si guarda ai fatti con serena obiettività) senza mutare di una virgola lo scorrere degli eventi. Ma a prescindere da qualsiasi considerazione di natura etica sul comportamento dell’allora capitano Priebke, ciò che sorprende e addolora è il rifiuto di funerali cristiani ad una persona umana che si era, più o meno sinceramente, pentita di quel che aveva fatto. Se fosse stato sincero o meno non è affare che riguarda noi come viventi e come cristiani. Soltanto Dio è giudice delle coscienze e non certo la Sinagoga ebraica o i sopravvissuti della Resistenza o i loro esagitati epigoni. Ma che la Chiesa di Roma, dico di Roma, quella Chiesa che quando “locuta est” è garanzia di saggezza e di aderenza al dettato di Cristo, rifiuti la misericordia di un funerale ad un vecchio centenario che si era comunicato sino a pochi giorni prima e che, pertanto, era stato riconosciuto come figlio di Santa Romana Chiesa, è contro ogni principio di cristiana misericordia. Vorrei ricordare agli immemori estensori di questo rifiuto che i funerali cristiani non furono negati nemmeno a Gilles de Rais, lo scellerato assassino pedofilo di circa un centinaio di giovinetti, brutalmente seviziati ed uccisi per soddisfare le sue insane manie. Il suo pentimento era stato certo e conclamato e riconosciuto da tutta l’esterrefatta assemblea che ascoltò con orrore e pietà la sua confessione, ma non fu la pietà ad assicurare le cristiane esequie ma il pentimento, il cui giudice è uno solo e nessun altro: Dio  e Lui soltanto. Vuole,  chi ha emanato quel rifiuto, sostituirsi a Dio ed essere giudice più imparziale e sereno di Lui? Faccia pure ma sappia che scandalizzerà chi ha sempre creduto nella Misericordia della Chiesa. Quella misericordia ora richiamata con entusiasmo ed enfasi proprio da Papa Francesco, per il quale non c’è delitto che non ottenga da Dio il perdono se richiesto. IL rifiuto della Chiesa di Roma a questi funerali mi ha amareggiato come se si fosse negata la misericordia di Dio ad un povero peccatore qualsiasi. Non ha alcuna rilevanza l’orrore del peccato da lui commesso; quel che conta è il suo pentimento e il riconoscimento implicito di esso con il conforto dell’Eucaristia a lui assicurato in questi ultimi anni di detenzione agli arresti domiciliari lo sta a dimostrare. La Chiesa non può insegnare  la Misericordia per bocca di Papa Francesco e poi negarla in modo così plateale e conclamato ad un suo discusso  ma sempre legittimo figlio come il capitano Pribeke (Solo il Priorato di Albano della Fraternità San Pio X ha accolto la richiesta di celebrazione del funerale – NdR).  Lasciamo ai rappresentati delle ideologie imperanti l’intolleranza maramaldesca e il disprezzo verso i defunti. Chi è morto ha diritto al solo giudizio di Dio. Quello degli uomini potrà colpire la sua memoria ma non il conforto della Chiesa ad accompagnare il suo ultimo viaggio verso l’eternità. Come dice Totò nella sua “A livella” : “siamo seri, noi appartenimmo ai morti” e i cristiani sono morti al peccato grazie alla Redenzione di Gesù Cristo.

– di Cesaremaria Glori

Riscossa Cristiana
di Cesaremaria Glori
http://www.riscossacristiana.it/don-mazzi-padre-fanzaga-priebke-tre-motivi-vergognarsi-di-cesaremaria-glori/

Preti peccatori obbedienti cercasi

Pubblicato il 15 ottobre 2013

O Signore, facci il dono di preti convinti ma mediocri, precisi ma non troppo, zelanti fino a un certo punto, e da quel punto in poi obbedienti e sottomessi alle norme. Liturgiche soprattutto.
Perché di tanti evangelizzatori ruspanti, che attirano masse in poche mosse, ma a prezzo di sbaragliare ogni volta un nuovo fronte della rubricistica, ce n’è fin troppi. E fin troppo inutili, perbacco! Ché la liturgia abbisogna piuttosto di mediocrità regolari che di geni caotici e imprevedibili. L’estro avvincente in fin dei conti è liquido, fuggevole e per ciò stesso irrituale.
Al rito serve l’ordine e chi lo serbi, ché se poi non sarà inventivo, pel suo attenersi ai gusti dellaCatholica, potrà almeno non essere meschino o eretico o – quel che è peggio – banale.

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