perchè "le francesi non sanno pronunciare correttamente il LATINO" parola di San Francesco di Sales.
Che bello vedere come già al tempo del Concilio di Trento, pur tenendo ferma la Grande Riforma del Breviario Romano, si tenessero in considerazione i limiti culturali e linguistici propri di ogni Istituto religioso inserito nel proprio contesto linguistico. Ecco il caso famosissimo del Breviario Romano adattato per le monache di San Francesco di Sales nel Piccolo Breviario della Beata Vergine Maria. Non fu facile per San Francesco di Sales far autorizzare tale "riduzione" per le sue monache, ma la sua costanza, ma sopratutto il suo buon senso convinse l'allora Cardinale Bellarmino che non solo approvò il Breviario ma lo stesso nascente Ordine della Visitazione di Santa Maria.
"Fra tutte le donne del mondo, non ve ne sono altre che pronunzino il latino con tanta difficoltà come le francesi... È, infatti, una grande pena sentire in molti monasteri femminili un modo di pronunziare le parole così strano, che muove al riso anche gli uditori ben disposti e suscita i motteggi, se non lo scandalo, dei semidotti e degli eretici". San Francesco di SalesLettera del Vescovo Francesco di Sales (n° 1222) al Cardinale Roberto Bellarmino.
Abbiamo, tanto qui come a Lione, due Congregazioni di vergini e di vedove che, sebbene meritino piuttosto il nome di Oblate che quello di religiose o di monache, praticano scrupolosamente la castità e la sacra purità, abbracciano in tutta semplicità l' obbedienza e seguono con esattezza la povertà. Sebbene la loro Regola non le obblighi alla clausura, il fervore della loro anima le porta a osservarla quasi perfettamente, poiché mettono piede fuori della loro casa solo per ragioni molto gravi e sante. Al contrario, a ore convenientemente distribuite nel corso della giornata, esse recitano insieme, in coro, il piccolo Uficio della Beata Vergine, e con un canto così saggiamente adattato alle regole della pietà, che sarebbe difficile dire se la sua dolcezza sia superiore alla sua gravita o se la sua gravita sia superiore alla sua dolcezza. Quanto a quella preghiera angelica che viene chiamata orazione mentale, esse vi dedicano con molto frutto due ore ogni giorno, una la mattina e una la sera. E, per dir tutto con una sola parola, mi pare che esse ricordino quelle donne di cui parla san Gregorio Nazianzeno a Eugenio e che non esita a chiamare celesti e bellissime stelle di Cristo. ... I doveri religiosi che riempiono la loro vita hanno solo tre peculiarità, che stanno loro sommamente a cuore; e, se la Santa Sede li approverà, toglierà a questo cambiamento di stato tutto quello che esso potrebbe avere di duro o di amaro per l' Istituto.
E queste peculiarità sono di tale natura, che, a mio modo di vedere, non si oppongono per nulla alla clausura e allo stato religioso degli Istituti femminili; e, a giudizio degli uomini più esperti delle cose di Francia, non solo non diminuiscono, ma favoriscono grandemente la pietà.
La prima peculiarità è che non sono obbligate a recitare l'Ufficio dei sacerdoti, che si usa chiamare grande, ma solo quello piccolo della Beata Vergine. Ed ecco la ragione di questo desiderio: queste Congregazioni ammettono spesso persone già d'una certa età, che potrebbero difficilmente adattarsi all'Ufficio grande con tutte le sue rubriche. In più, questo piccolo Ufficio della Beata Vergine viene recitato da esse con una scrupolosa osservanza dei toni, degli accenti e delle pause: cosa che non potrebbero assolutamente fare, se dovessero recitare un Ufficio più lungo.
E questo merita d'essere preso tanto più facilmente in considerazione in quanto che, fra tutte le donne del mondo, non ve ne sono altre che pronunzino il latino con tanta difficoltà come le francesi, per le quali sarebbe davvero impossibile, ora tanta varietà di Uffici, di Lezioni e di Salmi, osservare con esattezza le leggi degli accenti e della pronunzia. È, infatti, una grande pena sentire in molti monasteri femminili un modo di pronunziare le parole così strano, che muove al riso anche gli uditori ben disposti e suscita i motteggi, se non lo scandalo, dei semidotti e degli eretici.
La seconda è che, di quando in quando, esse permettono a vedove di venir ad abitare con esse in abito secolare modestissimo, com'è naturale, per prendere parte ai pii esercizi della Congregazione. E logico che non lo permettano a tutte le vedove, ma solo a quelle che desiderano entrare in religione e che, mentre studiano il modo migliore di dare l'addio al secolo e alle richieste di matrimonio, cercano prudentemente di tenere al sicuro il tesoro della castità che portano in vasi d'argilla, temendo d'esporsi alla cupidigia dei ladri qualora lo portassero in mano sotto lo sguardo dei figli degli uomini...
La terza è che esse ammettono non solo le vedove che hanno una seria intenzione di abbandonare il mondo, ma, qualche volta, ammettono anche le coniugate che, volendo incominciare una nuova vita in Cristo, e quindi, fare, con la preparazione di alcuni esercizi spirituali, quella che vien detta la Confessione Generale, hanno bisogno di ritirarsi per alcuni giorni in un luogo lontano dai rumori del mondo. Quanto siano abbondanti i frutti che derivano da questa santa e breve ospitalità, nessuno lo potrebbe dire come si conviene. Con essa, infatti, non si provvede solo al riposo, ma anche al pudore, alla riservatezza e all'onestà delle donne che, attraverso una finestrella munita di grate, preparata per le confessioni delle Suore, ascoltano le parole della salvezza dai confessori che hanno fatti chiamare, parole che possono poi meditare a lungo nel silenzio, con l'aiuto di qualcuna delle Suore.
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