(In margine all’udienza privata concessa da papa Bergoglio al sig. Eugenio Scalfari il 24 settembre 2013).
Avevamo, in una nostra precedente nota (Fino a quando?), pronunciato voto perpetuo di silenzio su tutto quanto papa Bergoglio avrebbe detto o scritto, ammettendo la nostra stanchezza e l’impossibilità di star dietro a quantità omeriche di affermazioni che non ci peritiamo di ritenere eretiche e devianti. Infastidisce, innanzi tutto, questa maniacale esposizione massmediatica giornaliera, e contemporaneamente questo suo stravolgere, capovolgere e umiliare in senso antropologico, modernista e giacobino l’immagine di sé, pontefice cattolico, VICARIO DI CRISTO, ridotto in un qualunque sciatto personaggio, “uno come tanti, uno come voi” che dicono la sua ma non si preoccupano di dire quella di Dio.
Avevamo deciso di non commentare ulteriormente le sue interviste, le sue estemporanee e spontanee telefonate a questo o a quello, ultima in ordine di tempo, a tal sig. Carlo Petrini noto per aver inventato (?) lo “slow food” (estemporanee?! da come vengono servite sui giornali o alla tv hanno il sapore e la natura di un disegno tattico preconfezionato), le sue interviste, i suoi agganci paterni ai varii figlioli prodighi fatti di annunci di risonanza mondialista, la sua cerca di individui di forte notorietà preferibilmente atei, le sue risposte alle diverse lettere di gente comune selezionata tuttavia, lettere che plaudono e adulano.
Vincendo il senso di ripulsa e di sfinimento di cui dicemmo, ma assumendoci, nuovamente, l’onere e la responsabilità, tutta intera che a noi, come ad ogni cristiano, incombe allorché s’avverte la necessità di difendere la Verità e di combattere per la gloria di Dio – Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam – (Ps. 113/b, 1), ci accingiamo con rinnovata energia a perlustrare l’ultima e sensazionale “bòtta” giornalistica di Bergoglio: l’udienza privata accordata al sig. Eugenio Scalfari, il “pontefice laico, maestro in Israele”, censore e moralista che vede il pidocchio nella testa altrui ma non s’accorge delle piattole proprie: “In alio peduculum vides, in te ricinum non vides” (Petronio, 57,7) – tanto per non abusare dell’evangelica figura della pagliuzza e della trave - colui che non cena se non in compagnìa di potenti e celebrità, colui che predica lo scetticismo a larghe manciate, che ostenta sicurezza gnostica ma che, poi, s’impalca a teologo, a giudice di Dio, adefensor della ragione illuminata, colui che è riuscito a sbianchettare un passato chiacchierato – id est Fascismo – e che adesso assume il ruolo di vestale della democrazia, colui che è affascinato dalla “povertà” francescana ma non rinuncia agli agi sontuosi della ricchezza e del potere. Scalfari: l’ego per eccellenza. Ecco chi è il personaggio a cui papa Bergoglio ha risposto con un’epistola pubblicizzata dalle trombe della Gerico mediatica, e al quale ha concesso udienza privata nel suo frugale e disadorno appartamento in Santa Marta.
Dicemmo, a ridosso della sua elezione a Pontefice, di taluni suoi atteggiamenti pauperistici, quali il rifiuto dei paramenti pontifici definiti “una carnevalata”, del pettorale d’oro sostituito da uno ferreo, o del calice di legno usato nella celebrazione della santa Messa in occasione della spettacolare e inopportuna visita a Lampedusa.
Noi ci permettemmo di ricordargli che l’oro o l’argento, presenti nei segni santi, non son cosa di cui ci si possa e debba vergognare dacché essi, così come tutto ciò che esiste sotto terra, in terra e in cielo sono Suoi, di Dio, e l’uso che se ne fa nei sacri riti va a Sua Lode e a Sua Gloria. E’ scritto chiaramente in Esodo, in Levitico, in Deuteronomio ma, soprattutto, è palesemente affermato in Aggeo (2, 9/10 ): “Meum est argentum, et meum est aurum – dicit Dominus exercituum. Magna erit gloria domus istius novissimae plus quam primae”. Non è necessario tradurre.
Santità, la povertà è ben altra cosa così come dimostra il “ricco” san Carlo Borromeo che con la ricchezza glorificò Dio dando Bellezza alle chiese, diffondendo cultura e dispensando carità verso i poveri. Non basta indossare un pettorale di vil ferro quando poi ci si inebria del plauso capzioso degli avversarii di Dio. Così come quello del sig. Scalfari. “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti” (Lc. 6,26)!!
Di quella visita a tu per tu, si è avuta cronaca larga – 4 lenzuolate – diffusa anche sulla rete e sui telegiornali tv. E poi vien definita “udienza o visita privata”!!
Caro direttore: commentare, pur potendolo, questa profluvie verbosa è impresa che assorbirebbe il tempo necessario alla stesura di una tesi di laurea, tanto ci sarebbe da osservare. Tenteremo di estrarre dalla caterva di stravaganze, di ovvietà, di banalità e di eterodossìa, purtroppo, di asserzioni di schietto relativismo, ciò che maggiormente si configura come motivo e centro d’interesse. Pertanto chiediamo venia al lettore se la contingenza ci obbliga a tralasciare qualche ammennicolo sparso qua e là.
Intanto diciamo che l’intero servizio (non spontaneo ma, sicuramente, preparato e sottoposto all’esame delle sacre stanze visto che la visita “privata” data 24 settembre e il relativo resoconto 1 ottobre), evidenzia due tipologie culturali – l’ateo e il credente – accomunate da un denominatore solo: lavanitas - il palese autocompiacimento, l’ostentazione di uno status culturale e sociale di privilegio, la notorietà, l’accademia intellettualoide.
“Sono sconvolto, Santità, per questa sua chiamata” esordisce l’ateo Scalfari, inconsapevolmente comico per quel “Santità”. “Ma no – risponde Bergoglio – lei mi ha chiesto nella lettera, a cui io ho risposto, di conoscerla di persona”. Come a dire che il Papa – e non v’è ragione per dubitarne – risponde a tutti i fedeli sia per lettera, sia per telefono sia per Facebook o per Twitter. Ad ognuno una risposta come si addice a un bravo direttore di rivista nella rubrica dei lettori. Noi, perciò, siamo fiduciosi che prima o poi arriverà al nostro recapito postale o telefonico la risposta alla lettera che gli inviammo il 31 luglio 2013 con la quale chiedevamo lumi circa l’azione inquisitoria, oscura e vergognosa condotta contro i Frati dell’Immacolata, lettera che apparve anche sul sito www.unavox.it (Lettera a Sua Santità), e chissà? forse un’udienza privata.
La nostra è una timida speranza, perché non è mai avvenuto che i papi postconciliari abbiano concesso udienza ai gruppi, e men che meno agli individui, connotati di fede tradizionista, e risposta ai loro quesiti ancorché umilmente avanzati. Si legga la vicenda legata al “breve esame del Novus ordo Missae” inviato dai cardinali Ottaviani e Bacci al Papa Paolo VI, si conosca la sprezzante e ipocrita accoglienza che il Papa riservò ai due prelati; si legga ancora la misera sceneggiata con cui il Coetus Internationalis Patrum fu messo alla porta dal cardinal Liénart e da Paolo VI. Noi non siamo Ottaviani o Bacci ma forse, dato che papa Bergoglio ha confessato allo Scalfari di esser stato inondato, “invasato” di luce al momento di decidere per l’accettazione o meno dell’elezione a papa, qualcosa sarà cambiato a vantaggio nostro.
Il titolo del giornale così recita: IL PAPA: COSI’ CAMBIERO’ LA CHIESA.
Domanda: e come, in quale altra forma, in che altra entità, con quale altra finalità? Forse eliminando la “lebbra” della cortigianeria, come confida allo Scalfari? Forse omologando la Chiesa quale organizzazione ong ONU dipendendente? O come un nuovo e particolare sindacato? A noi pare che sia questa ultima configurazione quella che vagheggia papa Bergoglio dacché l’attacco dialettico comincia con l’indicazione e il catalogo dei “più gravi mali che affliggono il mondo” e cioè: disoccupazione giovanile, solitudine dei vecchi, mancanza di un futuro. “Questo, secondo me, è il problema più urgente che la Chiesa ha di fronte a sé”. Una manna per l’ateo Scalfari che altro non s’aspettava per congratularsi.
Per papa Bergoglio non sono problemi la scristianizzazione del mondo, la perdita del senso del sacro, la carenza vocazionale, l’abbandono della vita consacrata, la mutazione della missione evangelizzatrice in missione d’incontro, l’oscuramento dei dogmi, il relativismo etico, liturgico e dottrinario, il sincretismo sempre più pervasivo come una fetida melassa, un soggettivismo che ha spodestato la legge di Dio – i 10 Comandamenti – per far suo lo statuto dell’edonismo, lo scempio sacrilego e l’abominio dei riti sacramentali officiati come veri e propri spettacoli mondani, la presenza di massoni, anglicani, buddisti concelebranti la Messa cattolica . No, per papa Bergoglio sono problemi le cose di quaggiù, dimentico di quanto il Fondatore della Chiesa, Suo datore di lavoro – si è definito un “impiegato” quando rispose alle domande di alcuni operai in quel di Cagliari – parlando delle cose veramente importanti così ammonì: “Non affannatevi dicendo: che cosa mangeremo, che cosa berremo, che cosa indosseremo? Di queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi per il domani perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt. 6, 31/34 ).
Saremmo eccessivi o ingiusti se tacciassimo di paganesimo papa Bergoglio? No, perché non siamo noi a dichiararlo tale ma Cristo stesso. E pagani sono tutti quei ministri che, nelle omelìe domenicali, si soffermano sempre ed unicamente sui temi di quaggiù: lavoro, accoglienza, condivisione, governo si e no, sindacati si e no. La CEI è diventata, cari lettori, una centrale sindacal/politica e avendo mutuato da questa cultura i principii ispiratori – liberali, illuministici, democratici - è diventata anche deviata dacché, e lo abbiamo visto e sentito, il suo presidente, il cardinal Angelo Bagnasco non si è peritato di sacrilegamente amministrare, a Genova, la Santa Eucaristìa a sodomiti dichiarati o tessendone le lodi come quando, nell’ottobre del 2010, in una sala dell’aeroporto di Bari auspicò, al signor Nichi Vendola, conviventemore uxorio con un uomo, la presa del potere esortandolo – disse il cardinale – al mantenimento della sua fede cattolica ( ?! ) così ben testimoniata nelle sue esternazioni politiche.
Ma andiamo avanti, perché il prossimo argomento escusso dal duo Bergoglio/Scalfari è di quelli che, attualmente, tengono banco.
Dice lo Scalfari: “I miei amici pensano che sia lei a volermi convertire”. Riflessione che, apparentemente, si qualifica come battuta di passaggio ma che, al contrario, fatta da uno che ha studiato con i Gesuiti, pilota la risposta verso una zona cara agli atei e ai modernisti: il riconoscimento della propria inviolabile cultura e il divieto ad interventi di conversione. E papa Bergoglio, gesuita, ma non parimenti scaltro, s’infila nella nassa tesa dal bravo Scalfari e così, lisciando il pelo al suo interlocutore per ingraziarselo, risponde: “Il proselitismo è una solenne sciocchezza” !!!!!
Non ci interessa il seguito delle sue argomentazioni tese a dimostrare la veridicità di questa sua, che sciocchezza non è, ma vera e madornale eresìa. Papa Bergoglio pensa forse, da sindacalista, che il “proselito/a” sia uno dei tanti tesserati o neoiscritti nelle liste partitiche o delle organizzazioni del lavoro. Noi ci siam dati la briga, pur non essendo così privi di pertinenti conoscenze, di verificare su un gran dizionario greco/antico il significato di tale termine. Esso sta per “forestiero, straniero, andato a vivere in un paese straniero, convertito”.
Lo spirito missionario della Chiesa non ha mai rifiutato tale vocabolo in quanto “far proseliti” equivale a “far convertiti”. Soltanto dal 17/24 giugno 1993, con la “Dichiarazione di Balamand” (Libano), emanata per ordine di GP II, prossimo “santo”, si stabilì essere “la tendenza a far proselitismo”, “sorpassata”, non più accettata, né come metodo né come dottrina. Ognuno rimanga nelle proprie posizioni perché l’importante, dice papa Bergoglio a Scalfari, è incontrarsi, conoscersi, parlarsi, camminare insieme.
Santità: possiamo permetterci di segnalarle tre passi del Vangelo che, su tale punto, sono del tutto opposti al suo pensiero? Forse lei li ha dimenticati o rimossi, ma, visto che son parole di Cristo crediamo valga la pena di leggerle e di ricordarle. Ecco cosa dice il Fondatore della Chiesa, il Figlio di Dio, e non una Camusso, un Angeletti o un Bonanni qualsiasi:
Vi sembra, cari lettori, che queste siano sciocchezze? Vi sembra che Cristo raccomandi agli Apostoli di rispettare la cultura altrui, di non interferire nella vita privata?
L’affermazione di papa Bergoglio è la dimostrazione del totale annegamento della Chiesa, o di certi uomini di Chiesa, nella melma, anzi nel liquame del modernismo e del relativismo. Ricordiamo ancora quanto, in proposito, il defunto cardinal Carlo Maria Martini, con l’aria di colui che conosce la verità, amava dire, parafrasando un detto di Norberto Bobbio, altro prediletto della Chiesa conciliare, secondo il quale “la differenza non sta tra chi crede e non crede ma tra chi pensa e chi non pensa”.
Noi, con umiltà ma con decisa franchezza, facemmo noto all’eminenza, che Gesù la “pensava” diversamente dacché la salvezza non dipende da quanto conosciamo di Hegel, di Cartesio o di Heidegger ma da quanta fede, anche ingenua (come quella che fortemente alimentò la vita travagliata della nostra defunta madre paranalfabeta ) abbia pervaso il nostro intelletto, la nostra coscienza e il nostro cuore.
Non è forse vero che Dio rivela i suoi misteri ai piccoli e ai poveri di spirito lasciando nell’ignoranza i dotti?
Santità, la Chiesa, o meglio gli uomini di Chiesa, hanno tradito il comando di Gesù mettendosi a colloquiare, a dialogare con abbondanza di cultura e di citazioni, ma “oziosamente”, con quanti, invece, andrebbero convertiti, cioè, portati a compiere un dietrofront completo delle proprie vecchie convinzioni. Se avesse stimato il dialogo quale strumento principe di evangelizzazione avrebbe Lui stesso, e non il defunto cardinal Martini, istituito “la cattedra dei non credenti”, avrebbe Lui stesso, e non l’emerito papa Ratzinger e il cardinal Ravasi, istituito il “cortile dei gentili” e “il cortile dei giornalisti”, avrebbe Lui stesso programmato i festival sincretistici di Assisi, ordinato il digiuno e la preghiera interconfessionale per la pace, o l’ammucchiata che, giorni fa, ha organizzato la Comunità di S. Egidio: preghiera interreligiosa che è, poi, multireligiosa. Una vergogna!
Questa deriva relativistica, figlia dell’accettazione dei principii giacobini del 1789, che considera ogni cultura ed ogni confessione religiosa espressione di verità e di salvezza, s’è costituita e consolidata, nella Chiesa cattolica, quale elemento portante della “nuova teologìa”, tal che GP II non esitò affatto a paragonare, equiparandoli sulla stessa linea di importanza, i vari Zoroastro, Lao Tse, Confucio, Maometto, Buddha, Gesù, col dire che costoro “hanno realizzato, con l’aiuto dello Spirito di Dio, una più profonda esperienza religiosa (???!!!?). Trasmessa agli altri, questa esperienza ha preso forma nelle dottrine, nei riti e nelle varie religioni” (O. R. 10 settembre 1998).
Una vera apostasìa e una gravissima trasgressione del 1° comandamento.
Materiale da Santa Inquisizione che, tuttavia, non impedirà che GP II sia proclamato “santo”.
Noi vorremmo sostenere la nostra indignazione con le parole di un grande teologo che così scrisse: “Lao Tse, Confucio, Budda, Zoroastro, Maometto e altre figure religiose della storia non hanno ricevuto la “locutio Dei”, la parola di Dio, quindi non possono essere assimilati a Cristo e ai profeti” (Bernardo Bartman – Teologia dogmatica, ed. Paoline 1962 Pag. 31).
Un semplice advocatus diaboli avrebbe smontato il castello di santità costruito sopra e attorno a GP II, ma si sa, questo ufficio è stato cancellato dallo stesso prossimo santo ed oggi, secondo il verbo bergogliano, addirittura non servono più i miracoli, perché sembra di capire che tanto Giovanni XXIII che GP II, in quanto papi conciliari, sono di diritto santi.
Non è fuori luogo rammentare, al proposito – non si stanchi il lettore di seguirci – come un’altra figura “santa subito”, cioè Madre Teresa da Calcutta sìasi mossa su questa lunghezza d’onda perché, dichiarando di non aver mai battezzato un bimbo morente, ne spiegava il motivo col dire che
E c’è dell’altro.
Alla domanda, se la sua appartenenza alla massoneria fosse in contrasto con la nomina a cavaliere di Malta, l’ambasciatore francese Yves Marsaudon – seguace del satanista Oswald Wirth - si sentì rispondere, dal nunzio apostolico a Parigi, il vescovo A. G. Roncalli – Giovanni XXIII – che niente impediva d’essere entrambi, numerose essendo le contiguità tra vangelo e massoneria. (Juvénal – 25 settembre 1964).
E al giovane seminarista bulgaro, di fede ortodossa scismatica, che chiedeva di entrare nel cattolicesimo, lo stesso vescovo Roncalli rispose che non era il caso dacché bisognava “lasciare le antiche controversie… ci si incontrerà nell’unione delle Chiese per formare tutti insieme la vera ed unica chiesa di N.S.G.C.” (Lettera del 27/7/1962 in “Obbedienza e pace. Il vescovo Roncalli tra Sofia e Roma 1925/1934, Ed. Marietti, 1989, pag. 48/49).
Insomma, il “Filioque” era, ed è, una bazzecola e l’unum sint una semplice e peregrina aspirazione di Gesù. E questo è un altro “santo” che, tra l’altro, avrà dovuto spiegare tante cose a quell’autentico “alter Christus” che è san Pio da Pietrelcina.
Ma continuiamo.
Il signor Scalfari, fiutata l’atmosfera del vantaggio acquisito e constatata la riuscita della sua adulazione, replica con altra osservazione prevedendo che papa Bergoglio risponderà secondo le attese poiché Scalfari, avendo letto Martini e Ratzinger, conosce in anticipo il percorso dialettico che il Papa farà. E quindi: “Santità (?), esiste una visione del bene unica? E chi la stabilisce?”.
Uno scolaretto dei nostri – miei - cresimandi avrebbe risposto, senza esitazione, candidamente e secondo ortodossìa: Il Signore Dio.
Ma no! Papa Bergoglio entra ancora nelle nasse del relativismo, della viltà intellettuale, giocando a fare il modernista con l’intenzione di imbrigliare l’interlocutore dandogli, col soffietto del garbo, la risposta, quella che costui aspetta. “Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene”.
Beh, se questo è un papa… !
Ed allora: intanto, se è vero che la bozza del resoconto viene vistata e autorizzata dalla Curia e dallo stesso Pontefice, vien voglia di chiedergli perché mai l’articolista abbia scritto in maiuscolo il termine “male”. C’è del marcio in Danimarca: la dottrina eterna della Chiesa ci insegna che Dio è l’ESSERE ASSOLUTO – IO SONO COLUI CHE SONO (Es. 3, 14) e che il male è l’azione che una creatura decaduta – Lucifero – compie in odio al suo Creatore. Essendosi usato il maiuscolo, il lettore non faticherà a formarsi l’idea che il male sia un’entità di pari importanza ma di segno contrario a Dio Onnipotente.
Manicheismo sfacciato e impudente, così come sfacciata e impudente è l’asserzione secondo cui ogni individuo ha una sua visione del bene e del male con cui si giustificano le azioni. Ed, allora: a che pro Dio ha trasmesso i suoi comandamenti? E perché Cristo s’è dichiarato Via/Verità/Vita? Se l’uomo trova in se stesso il parametro della discrezione del bene e del male, che ci sta a fare l’etica cristiana, a che servono le beatitudini?
Soggettivismo di tipo angelista/cartesiano, gnostico – come lo denomina Mons. Ennio Innocenti – contiguo al pelagianesimo, anzi di eguale deriva, dacché papa Bergoglio non sente la necessità di principiare il discorso ricorrendo al dogma del peccato originale. Infatti, subito dopo, per una di quelle capriole logiche nota come “petizione di principio”, il pontefice si incarta quando il sig. Scalfari domanda: “Lei, Santità (?), l’aveva già scritto… la coscienza è autonoma e ciascuno deve obbedire alla propria coscienza…”. Risponde, il Papa, affermando che ciascuno “e qui lo ripeto” (!), ha una sua idea del Bene e del Male (maiuscolo) e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male (maiuscolo) come lui lo concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo”.
Una buona coscienza posta a priori che dice di operare “secondo buona coscienza”. Insomma: la cosa da dimostrare diventa elemento dimostrante. Assurdo!
Ci si spieghi come possa un individuo, che ha la sua visione personale - cioè, relativistica - di bene/male, un individuo la cui natura è corrotta e tarata dal peccato, seguire il bene e combattere il male secondo la propria coscienza quando questa è insufficiente a se stessa e quando secondo la stessa il male può essere visto come bene.
Le stessi legislazioni che l’uomo s’è dato nella storia – nozze, tribunali e are (Foscolo: I sepolcri vv. 91) – hanno sempre manifestato, ad onta di intenzioni positive, un progressivo scivolamento verso la tirannide, il sopruso, il soggettivismo.
Le attuali leggi che stanno introducendo, sotto il pretesto della difesa del diritto civile, opzioni sacrileghe e contro il diritto stesso naturale, sono l’esempio della ragione che si corrompe quando Dio scompare dal panorama della storia e vi si colloca l’uomo. Considerare l’individuo depositario di uno schema etico universale significa fare a meno della Rivelazione divina quale unica base oggettiva ed universale su cui ancorare il libero arbitrio a favore del Bene.
Con papa Bergoglio, in versione Rousseau, ciascuno diventa soggetto e solo giudice di tutto. Ah, quanto è buono l’uomo, peccato che la società lo corrompa!
La coscienza, la buona coscienza individuale, è diventata il perno su cui poggia tutto l’agire umano. Il papa emerito, cardinal Ratzinger, in uno dei suoi messaggi sulla pace, ebbe a dire che “una persona ha il diritto a cambiare religione se la coscienza glielo comanda”. Un invito, per il cattolico, all’apostasìa e un riconoscimento alla ragione “illuminata”.
Ed, infatti, s’è visto che cosa ha saputo combinare la cosiddetta libera coscienza unita alla ragione illuminata! Tutte le stragi, gli abominii, i grandi crimini singoli e collettivi, i deliri e le utopie sanguinarie millenaristiche, e le infinite atrocità del secolo XX, sono figli della cosiddetta “ragione sveglia” quella che, a detta di Sylvain Maréchal, noto agitatore rivoluzionario giacobino, avrebbe eliminato dal mondo la religione, “l’oppio dei popoli”. Non sarebbe vietato, in virtù del ragionamento di Ratzinger e di papa Bergoglio, affermare che le purghe staliniane o i lager nazisti siano stati l’esito di una decisione presa “in buona coscienza” e nella convinzione di operare il bene della collettività.
Chi volesse rendersi conto e conoscere qualcosa in più di questo tema, vada a leggersi l’ottimo libro di Rino Cammilleri “I mostri della ragione, Ed. Ares, 2005, Milano” in cui si dimostra come è la dèsta ragione che genera mostri, e non il suo sonno, come taluno interpreta la famosa incisione del Goya.
Il prosieguo del colloquio registra ovvietà salottiere e minuetti autoreferenziali con cui ciascuno colma l’altro di riconoscimenti, di adulazioni, in cui ciascuno percorre la propria vita rivelandosi a vicenda fatti e aneddoti, mescolando cinematografìa con gli esercizi di Sant’Ignazio e divagando sul tema dell’agape di cui si viene a sapere essere espressione di un Gesù tutto misericordia e niente giustizia, rammentando poi quel grande uomo di Chiesa che fu il cardinal Martini, additando le colpe del potere temporale, fin quando lo Scalfari, verso l’epilogo, ad un invito del Papa, che gli chiede il pensiero sul concetto di mondo, rispondendo contestualmente rilancia col dire: “Le sono grato di questa domanda. La risposta è questa: io credo nell’Essere, cioè nel tessuto dal quale sorgono le forme, gli Enti”. L’ Abisso gnostico, in pratica.
E papa Bergoglio ribatte: “E io credo in Dio. Non in un Dio cattolico (!), non esiste un Dio cattolico e credo in Gesù Cristo, sua incarnazione… questo è il mio Essere. Le sembra che siamo molto distanti?”.
Ci vien da osservare che no, non è distante da Scalfari, anzi gli è sodale se accetta di credere in un Dio non cattolico. Professione di fede gnostica che dovrebbe spaventare la cattolicità, di una fede che si rifiuta di dichiarare Dio Trinità come il Solo, quello che soltanto la Katholika professa e predica, Quello che ha fondato la Sua Chiesa per essere predicato ed annunciato come l’unico Dio: “Sappi oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n’è altro” (Dt. 4, 39 ).
No! corregge papa Bergoglio: questo Essere non è “universale” – cattolico – ma è indistinto in quanto Essere di cui, seguendo il titolo del libro di Ratzinger – Il Dio di Gesù Cristo, ed. Queriniana, 2006 – il Figlio è incarnazione. E siccome la Chiesa cattolica ha rinunciato alla sua unicità salvifica – extra Ecclesiam nulla salus - ne deriva che anche il Signore, che di essa è il Capo, viene assimilato in quella che il sig. Scalfari definisce come “energia” né più né meno di un banale neofita new age.
Papa Bergoglio non osa professare Dio Trinità come Essere unico, assoluto ed universale – Dio dell’universo – ma ne stempera, accostandosi all’ateo, l’identità unica nel magma dell’Informe, in quel Nulla heideggeriano in cui si pensa che tutto si crei, e che tanto piace a Ratzinger e allo stesso Bergoglio, entrambi ammiratori del filosofo oltre che dei nefasti De Lubac, Rahner, Kasper.
E’ forse per questa sua convinzione che egli evita di genuflettersi davanti al Tabernacolo e durante la Consacrazione. Non “forse”, certamente, dimostrando di non rispettare – disobbedendo - il monito di San Paolo: “Dio lo (Gesù) ha sovranamente esaltato e gli ha dato un nome che è sopra ogni altro nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio in cielo, in terra e negli inferi ed ogni lingua confessi che Cristo Gesù è il Signore a gloria di Dio Padre” (Fil. 2,8/11)
E questo è un papa? E questo è il custode della Tradizione? E’ questo il Vicario di Cristo?
Dovremmo dubitare anche della sua cultura filosofica se, in un passaggio del dialogo, afferma che Cartesio, nonostante il soggettivismo della sua filosofia, “tuttavia non ha mai rinnegato la fede del Dio trascendente”. Interpretazione gesuitica su un alunno di Gesuiti.
Santità, c’è poco da interpretare. Cartesio non può servire due padroni. O afferma il primato del soggetto pensante e nega la trascendenza o afferma l’opposto. La storia ci informa che l’allievo dei gesuiti de La Flèche ha sempre affermato il “cogito ergo sum” che, ci perdoni la franchezza, mal s’accorda con la sua poco pertinente e piuttosto banale operazione di recupero, vezzosa lisciatina al suo interlocutore.
Cari lettori: la visita si conclude – dopo 4 pagine 4 di resoconto – con un abbraccio, fissando già un prossimo incontro che si terrà sul ruolo delle donne. “Le ricordo – dice papa Bergoglio – che la Chiesa è femminile”. Bombastico!
Si sappia che la Kabbalà, nelle sue elucubrazioni sul divino, ha già posto la questione se Dio sia maschio o femmina. Questioni oziose, perché sua Santità dovrebbe sapere che le categorie del sesso non sono le categorie del divino e che la nostra ragione parla per analogìa. Se proprio si vuol dirla schietta, la Seconda Persona della Trinità si è incarnato e fatto “uomo” diventando il “Capo” della Chiesa. Ma non entriamo in territorii di alto mistero. Piuttosto, con la sua risposta, papa Bergoglio porta la nostra memoria a quel Simon mago che elevò, nella sua teosofia, il monumento alla femminilità e al divino femminile col celebrare una certa Elena, prostituta di Tiro, vera personificazione di Sophìa, modello che, nel sec. XIII, l’eretica boema Guglielmina impersonò qualificandosi quale proiezione femminile dello Spirito Santo. “Giunta a Milano dalle marche dell’Europa che erano state investite nel 1240 dall’invasione mongola, e da tempo erano percorse da diverse ed inquietanti influenze religiose, la strana Guglielma divulgava una oscura religione femminea, inaudita nell’Italia solare. ‘Chi ha detto che Dio è maschio?’ predicava provocatoria. Sosteneva di essere ‘lo Spirito Santo incarnato nel sesso femminile’ quindi ‘superiore a Maria Madre di Cristo’.Quando morì, i suoi fedeli cominciarono a credere che le indulgenze che si ottengono andando al sepolcro di Guglielma a Chiaravalle (Milano) sono pari a quelle che finora si ottenevano andando a Gerusalemme al sepolcro di Cristo” (M. Blondet - Gli Adelphi della dissoluzione, ed. Ares, pag 36).
Aggiungiamo che, nella tomba, che già accolse l’eretica, all’interno dell’abbazia benedettina milanese, e dalla quale l’Inquisizione nel 1300 la delocò, ora v’è sepolto l’ex presidente della banca COMIT, l’ateo impenitente Raffaele Mattioli, unico laico ad aver avuto sepoltura in un luogo riservato esclusivamente ai monaci.
Scrivemmo, in proposito, all’arcivescovo di Milano Angelo Scola perché provvedesse a liberare l’abbazia da una presenza inquietante, così come fu inquietante l’altra vicenda che vide il malavitoso Enrico Renatino de Pedis, capoccia della trista ed efferata “banda della Magliana”, essere sepolto nella basilica di Sant’Apollinare a Roma e dalla quale basilica è stato, circa due anni or sono, trasferito ad altra sepoltura. Fu cancellato uno scandalo. Ma l’arcivescovo di Milano non ha risposto e non ha provveduto. E lo scandalo resta.
Ma di questo, basta.
Il sig. Scalfari conclude il resoconto della visita affermando che “questo è Papa Francesco. Se la Chiesa diventerà come lui la pensa e la vuole sarà cambiata un’epoca.”
Noi siamo di diverso avviso: la Chiesa non è di papa Bergoglio e prima di mutarla a sua immagine e somiglianza dovrà fare i conti col Fondatore il quale, quando la istituì, le dette regole e scopi che nessuno potrà mai deformare. Ecclesia numquam reformanda quia numquam deformata. Ha un bel dire l’ex frate Leonardo Boff che “Bergoglio, ora che è papa, potrà fare tutto quello che vuole”. Ci hanno provato in tanti, nella Chiesa e fuori, a compiere quel che volevano ma di essi rimangono solo cenere e oblìo. La stessa massoneria, che oggi vanta numerosi successi nella sua lotta alla Chiesa, troverà proprio in questo la sua sconfitta perché “Portae inferi non pra-evalebunt”. (Mt. 16, 18).
Come precisammo all’inizio,sarebbe stato necessario soffermarci su altri punti, ma l’economia del lavoro ci dice che è buon per noi fare sosta, riproponendoci d’esser sollecitati per quell’annuncio di un prossimo dibattito sulla Chiesa al femminile.
Un momento: che cosa Scalfari avrà voluto significare con quel “lui (il Papa)resta fermo con le due dita alzate in segno di benedizione”? Non erano tre le dita con cui i Pontefici erano soliti amministrare la benedizione trinitaria, quelle tre dita che furono amputate allo scheletro di Papa Formoso quando venne processato postumo nel tristemente famoso “Sinodo del cadavere” dell’anno 897?
Una benedizione data in nome di un “dualismo manicheo”?
Forse, ma intanto, nel privato papa Bergoglio la impartisce, seppur monca di un dito, diversamente da quanto fece nella famosa prima udienza alla stampa quando, per eccesso di sensibilità verso i giornalisti atei, non credenti o non cattolici, si riservò di darla silenziosamente. (cfr. Si Si No No, 30 aprile 2013 pag. 3 e in www.unavox.it – Udienza ai rappresentanti dei media).
Quale delle Tre Sante Persone è stata oscurata?
Vincendo il senso di ripulsa e di sfinimento di cui dicemmo, ma assumendoci, nuovamente, l’onere e la responsabilità, tutta intera che a noi, come ad ogni cristiano, incombe allorché s’avverte la necessità di difendere la Verità e di combattere per la gloria di Dio – Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam – (Ps. 113/b, 1), ci accingiamo con rinnovata energia a perlustrare l’ultima e sensazionale “bòtta” giornalistica di Bergoglio: l’udienza privata accordata al sig. Eugenio Scalfari, il “pontefice laico, maestro in Israele”, censore e moralista che vede il pidocchio nella testa altrui ma non s’accorge delle piattole proprie: “In alio peduculum vides, in te ricinum non vides” (Petronio, 57,7) – tanto per non abusare dell’evangelica figura della pagliuzza e della trave - colui che non cena se non in compagnìa di potenti e celebrità, colui che predica lo scetticismo a larghe manciate, che ostenta sicurezza gnostica ma che, poi, s’impalca a teologo, a giudice di Dio, adefensor della ragione illuminata, colui che è riuscito a sbianchettare un passato chiacchierato – id est Fascismo – e che adesso assume il ruolo di vestale della democrazia, colui che è affascinato dalla “povertà” francescana ma non rinuncia agli agi sontuosi della ricchezza e del potere. Scalfari: l’ego per eccellenza. Ecco chi è il personaggio a cui papa Bergoglio ha risposto con un’epistola pubblicizzata dalle trombe della Gerico mediatica, e al quale ha concesso udienza privata nel suo frugale e disadorno appartamento in Santa Marta.
Dicemmo, a ridosso della sua elezione a Pontefice, di taluni suoi atteggiamenti pauperistici, quali il rifiuto dei paramenti pontifici definiti “una carnevalata”, del pettorale d’oro sostituito da uno ferreo, o del calice di legno usato nella celebrazione della santa Messa in occasione della spettacolare e inopportuna visita a Lampedusa.
Noi ci permettemmo di ricordargli che l’oro o l’argento, presenti nei segni santi, non son cosa di cui ci si possa e debba vergognare dacché essi, così come tutto ciò che esiste sotto terra, in terra e in cielo sono Suoi, di Dio, e l’uso che se ne fa nei sacri riti va a Sua Lode e a Sua Gloria. E’ scritto chiaramente in Esodo, in Levitico, in Deuteronomio ma, soprattutto, è palesemente affermato in Aggeo (2, 9/10 ): “Meum est argentum, et meum est aurum – dicit Dominus exercituum. Magna erit gloria domus istius novissimae plus quam primae”. Non è necessario tradurre.
Santità, la povertà è ben altra cosa così come dimostra il “ricco” san Carlo Borromeo che con la ricchezza glorificò Dio dando Bellezza alle chiese, diffondendo cultura e dispensando carità verso i poveri. Non basta indossare un pettorale di vil ferro quando poi ci si inebria del plauso capzioso degli avversarii di Dio. Così come quello del sig. Scalfari. “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti” (Lc. 6,26)!!
Di quella visita a tu per tu, si è avuta cronaca larga – 4 lenzuolate – diffusa anche sulla rete e sui telegiornali tv. E poi vien definita “udienza o visita privata”!!
Caro direttore: commentare, pur potendolo, questa profluvie verbosa è impresa che assorbirebbe il tempo necessario alla stesura di una tesi di laurea, tanto ci sarebbe da osservare. Tenteremo di estrarre dalla caterva di stravaganze, di ovvietà, di banalità e di eterodossìa, purtroppo, di asserzioni di schietto relativismo, ciò che maggiormente si configura come motivo e centro d’interesse. Pertanto chiediamo venia al lettore se la contingenza ci obbliga a tralasciare qualche ammennicolo sparso qua e là.
Intanto diciamo che l’intero servizio (non spontaneo ma, sicuramente, preparato e sottoposto all’esame delle sacre stanze visto che la visita “privata” data 24 settembre e il relativo resoconto 1 ottobre), evidenzia due tipologie culturali – l’ateo e il credente – accomunate da un denominatore solo: lavanitas - il palese autocompiacimento, l’ostentazione di uno status culturale e sociale di privilegio, la notorietà, l’accademia intellettualoide.
“Sono sconvolto, Santità, per questa sua chiamata” esordisce l’ateo Scalfari, inconsapevolmente comico per quel “Santità”. “Ma no – risponde Bergoglio – lei mi ha chiesto nella lettera, a cui io ho risposto, di conoscerla di persona”. Come a dire che il Papa – e non v’è ragione per dubitarne – risponde a tutti i fedeli sia per lettera, sia per telefono sia per Facebook o per Twitter. Ad ognuno una risposta come si addice a un bravo direttore di rivista nella rubrica dei lettori. Noi, perciò, siamo fiduciosi che prima o poi arriverà al nostro recapito postale o telefonico la risposta alla lettera che gli inviammo il 31 luglio 2013 con la quale chiedevamo lumi circa l’azione inquisitoria, oscura e vergognosa condotta contro i Frati dell’Immacolata, lettera che apparve anche sul sito www.unavox.it (Lettera a Sua Santità), e chissà? forse un’udienza privata.
La nostra è una timida speranza, perché non è mai avvenuto che i papi postconciliari abbiano concesso udienza ai gruppi, e men che meno agli individui, connotati di fede tradizionista, e risposta ai loro quesiti ancorché umilmente avanzati. Si legga la vicenda legata al “breve esame del Novus ordo Missae” inviato dai cardinali Ottaviani e Bacci al Papa Paolo VI, si conosca la sprezzante e ipocrita accoglienza che il Papa riservò ai due prelati; si legga ancora la misera sceneggiata con cui il Coetus Internationalis Patrum fu messo alla porta dal cardinal Liénart e da Paolo VI. Noi non siamo Ottaviani o Bacci ma forse, dato che papa Bergoglio ha confessato allo Scalfari di esser stato inondato, “invasato” di luce al momento di decidere per l’accettazione o meno dell’elezione a papa, qualcosa sarà cambiato a vantaggio nostro.
Il titolo del giornale così recita: IL PAPA: COSI’ CAMBIERO’ LA CHIESA.
Domanda: e come, in quale altra forma, in che altra entità, con quale altra finalità? Forse eliminando la “lebbra” della cortigianeria, come confida allo Scalfari? Forse omologando la Chiesa quale organizzazione ong ONU dipendendente? O come un nuovo e particolare sindacato? A noi pare che sia questa ultima configurazione quella che vagheggia papa Bergoglio dacché l’attacco dialettico comincia con l’indicazione e il catalogo dei “più gravi mali che affliggono il mondo” e cioè: disoccupazione giovanile, solitudine dei vecchi, mancanza di un futuro. “Questo, secondo me, è il problema più urgente che la Chiesa ha di fronte a sé”. Una manna per l’ateo Scalfari che altro non s’aspettava per congratularsi.
Per papa Bergoglio non sono problemi la scristianizzazione del mondo, la perdita del senso del sacro, la carenza vocazionale, l’abbandono della vita consacrata, la mutazione della missione evangelizzatrice in missione d’incontro, l’oscuramento dei dogmi, il relativismo etico, liturgico e dottrinario, il sincretismo sempre più pervasivo come una fetida melassa, un soggettivismo che ha spodestato la legge di Dio – i 10 Comandamenti – per far suo lo statuto dell’edonismo, lo scempio sacrilego e l’abominio dei riti sacramentali officiati come veri e propri spettacoli mondani, la presenza di massoni, anglicani, buddisti concelebranti la Messa cattolica . No, per papa Bergoglio sono problemi le cose di quaggiù, dimentico di quanto il Fondatore della Chiesa, Suo datore di lavoro – si è definito un “impiegato” quando rispose alle domande di alcuni operai in quel di Cagliari – parlando delle cose veramente importanti così ammonì: “Non affannatevi dicendo: che cosa mangeremo, che cosa berremo, che cosa indosseremo? Di queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi per il domani perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt. 6, 31/34 ).
Saremmo eccessivi o ingiusti se tacciassimo di paganesimo papa Bergoglio? No, perché non siamo noi a dichiararlo tale ma Cristo stesso. E pagani sono tutti quei ministri che, nelle omelìe domenicali, si soffermano sempre ed unicamente sui temi di quaggiù: lavoro, accoglienza, condivisione, governo si e no, sindacati si e no. La CEI è diventata, cari lettori, una centrale sindacal/politica e avendo mutuato da questa cultura i principii ispiratori – liberali, illuministici, democratici - è diventata anche deviata dacché, e lo abbiamo visto e sentito, il suo presidente, il cardinal Angelo Bagnasco non si è peritato di sacrilegamente amministrare, a Genova, la Santa Eucaristìa a sodomiti dichiarati o tessendone le lodi come quando, nell’ottobre del 2010, in una sala dell’aeroporto di Bari auspicò, al signor Nichi Vendola, conviventemore uxorio con un uomo, la presa del potere esortandolo – disse il cardinale – al mantenimento della sua fede cattolica ( ?! ) così ben testimoniata nelle sue esternazioni politiche.
Ma andiamo avanti, perché il prossimo argomento escusso dal duo Bergoglio/Scalfari è di quelli che, attualmente, tengono banco.
Dice lo Scalfari: “I miei amici pensano che sia lei a volermi convertire”. Riflessione che, apparentemente, si qualifica come battuta di passaggio ma che, al contrario, fatta da uno che ha studiato con i Gesuiti, pilota la risposta verso una zona cara agli atei e ai modernisti: il riconoscimento della propria inviolabile cultura e il divieto ad interventi di conversione. E papa Bergoglio, gesuita, ma non parimenti scaltro, s’infila nella nassa tesa dal bravo Scalfari e così, lisciando il pelo al suo interlocutore per ingraziarselo, risponde: “Il proselitismo è una solenne sciocchezza” !!!!!
Non ci interessa il seguito delle sue argomentazioni tese a dimostrare la veridicità di questa sua, che sciocchezza non è, ma vera e madornale eresìa. Papa Bergoglio pensa forse, da sindacalista, che il “proselito/a” sia uno dei tanti tesserati o neoiscritti nelle liste partitiche o delle organizzazioni del lavoro. Noi ci siam dati la briga, pur non essendo così privi di pertinenti conoscenze, di verificare su un gran dizionario greco/antico il significato di tale termine. Esso sta per “forestiero, straniero, andato a vivere in un paese straniero, convertito”.
Lo spirito missionario della Chiesa non ha mai rifiutato tale vocabolo in quanto “far proseliti” equivale a “far convertiti”. Soltanto dal 17/24 giugno 1993, con la “Dichiarazione di Balamand” (Libano), emanata per ordine di GP II, prossimo “santo”, si stabilì essere “la tendenza a far proselitismo”, “sorpassata”, non più accettata, né come metodo né come dottrina. Ognuno rimanga nelle proprie posizioni perché l’importante, dice papa Bergoglio a Scalfari, è incontrarsi, conoscersi, parlarsi, camminare insieme.
Santità: possiamo permetterci di segnalarle tre passi del Vangelo che, su tale punto, sono del tutto opposti al suo pensiero? Forse lei li ha dimenticati o rimossi, ma, visto che son parole di Cristo crediamo valga la pena di leggerle e di ricordarle. Ecco cosa dice il Fondatore della Chiesa, il Figlio di Dio, e non una Camusso, un Angeletti o un Bonanni qualsiasi:
1 - Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo – Mt. 28, 18/20;
2 – Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: “così sta scritto: il Cristo dovrà patire e resuscitare dai morti il terzo giorno enel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati” – Lc. 24, 45/47;
3 – Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” – Mc. 16, 16/17.
2 – Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: “così sta scritto: il Cristo dovrà patire e resuscitare dai morti il terzo giorno enel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati” – Lc. 24, 45/47;
3 – Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” – Mc. 16, 16/17.
Vi sembra, cari lettori, che queste siano sciocchezze? Vi sembra che Cristo raccomandi agli Apostoli di rispettare la cultura altrui, di non interferire nella vita privata?
L’affermazione di papa Bergoglio è la dimostrazione del totale annegamento della Chiesa, o di certi uomini di Chiesa, nella melma, anzi nel liquame del modernismo e del relativismo. Ricordiamo ancora quanto, in proposito, il defunto cardinal Carlo Maria Martini, con l’aria di colui che conosce la verità, amava dire, parafrasando un detto di Norberto Bobbio, altro prediletto della Chiesa conciliare, secondo il quale “la differenza non sta tra chi crede e non crede ma tra chi pensa e chi non pensa”.
Noi, con umiltà ma con decisa franchezza, facemmo noto all’eminenza, che Gesù la “pensava” diversamente dacché la salvezza non dipende da quanto conosciamo di Hegel, di Cartesio o di Heidegger ma da quanta fede, anche ingenua (come quella che fortemente alimentò la vita travagliata della nostra defunta madre paranalfabeta ) abbia pervaso il nostro intelletto, la nostra coscienza e il nostro cuore.
Non è forse vero che Dio rivela i suoi misteri ai piccoli e ai poveri di spirito lasciando nell’ignoranza i dotti?
Santità, la Chiesa, o meglio gli uomini di Chiesa, hanno tradito il comando di Gesù mettendosi a colloquiare, a dialogare con abbondanza di cultura e di citazioni, ma “oziosamente”, con quanti, invece, andrebbero convertiti, cioè, portati a compiere un dietrofront completo delle proprie vecchie convinzioni. Se avesse stimato il dialogo quale strumento principe di evangelizzazione avrebbe Lui stesso, e non il defunto cardinal Martini, istituito “la cattedra dei non credenti”, avrebbe Lui stesso, e non l’emerito papa Ratzinger e il cardinal Ravasi, istituito il “cortile dei gentili” e “il cortile dei giornalisti”, avrebbe Lui stesso programmato i festival sincretistici di Assisi, ordinato il digiuno e la preghiera interconfessionale per la pace, o l’ammucchiata che, giorni fa, ha organizzato la Comunità di S. Egidio: preghiera interreligiosa che è, poi, multireligiosa. Una vergogna!
Questa deriva relativistica, figlia dell’accettazione dei principii giacobini del 1789, che considera ogni cultura ed ogni confessione religiosa espressione di verità e di salvezza, s’è costituita e consolidata, nella Chiesa cattolica, quale elemento portante della “nuova teologìa”, tal che GP II non esitò affatto a paragonare, equiparandoli sulla stessa linea di importanza, i vari Zoroastro, Lao Tse, Confucio, Maometto, Buddha, Gesù, col dire che costoro “hanno realizzato, con l’aiuto dello Spirito di Dio, una più profonda esperienza religiosa (???!!!?). Trasmessa agli altri, questa esperienza ha preso forma nelle dottrine, nei riti e nelle varie religioni” (O. R. 10 settembre 1998).
Una vera apostasìa e una gravissima trasgressione del 1° comandamento.
Materiale da Santa Inquisizione che, tuttavia, non impedirà che GP II sia proclamato “santo”.
Noi vorremmo sostenere la nostra indignazione con le parole di un grande teologo che così scrisse: “Lao Tse, Confucio, Budda, Zoroastro, Maometto e altre figure religiose della storia non hanno ricevuto la “locutio Dei”, la parola di Dio, quindi non possono essere assimilati a Cristo e ai profeti” (Bernardo Bartman – Teologia dogmatica, ed. Paoline 1962 Pag. 31).
Un semplice advocatus diaboli avrebbe smontato il castello di santità costruito sopra e attorno a GP II, ma si sa, questo ufficio è stato cancellato dallo stesso prossimo santo ed oggi, secondo il verbo bergogliano, addirittura non servono più i miracoli, perché sembra di capire che tanto Giovanni XXIII che GP II, in quanto papi conciliari, sono di diritto santi.
Non è fuori luogo rammentare, al proposito – non si stanchi il lettore di seguirci – come un’altra figura “santa subito”, cioè Madre Teresa da Calcutta sìasi mossa su questa lunghezza d’onda perché, dichiarando di non aver mai battezzato un bimbo morente, ne spiegava il motivo col dire che
“Ciò che tutti noi stiamo facendo con il nostro lavoro (non: missione),al servizio della gente, è avvicinarsi a Dio. E’ così che va inteso il termine conversione: la gente pensa che la conversione sia un cambiamento repentino. Non è così. Se, stando a contatto con Dio, lo accettiamo nella nostra vita, allora ci stiamo convertendo. Diventiamo indù migliori, musulmani migliori, cattolici migliori o qualunque cosa siamo e, dunque, essendo migliori, ci avviciniamo a Dio” (Madre Teresa, La gioia di amare, ed. Mondadori 2009 - 8 dicembre).
Avremmo voluto chiedere alla santa a quale Dio si riferiva. Da come si esprime è chiaro che la divinità a lei presente è un minestrone ideologico, un deismo di impronta gnostica che niente ha a che fare con la divina essenza trinitaria del Dio rivelato. E quale sarà stato il destino di quei bimbi privati del battesimo?E c’è dell’altro.
Alla domanda, se la sua appartenenza alla massoneria fosse in contrasto con la nomina a cavaliere di Malta, l’ambasciatore francese Yves Marsaudon – seguace del satanista Oswald Wirth - si sentì rispondere, dal nunzio apostolico a Parigi, il vescovo A. G. Roncalli – Giovanni XXIII – che niente impediva d’essere entrambi, numerose essendo le contiguità tra vangelo e massoneria. (Juvénal – 25 settembre 1964).
E al giovane seminarista bulgaro, di fede ortodossa scismatica, che chiedeva di entrare nel cattolicesimo, lo stesso vescovo Roncalli rispose che non era il caso dacché bisognava “lasciare le antiche controversie… ci si incontrerà nell’unione delle Chiese per formare tutti insieme la vera ed unica chiesa di N.S.G.C.” (Lettera del 27/7/1962 in “Obbedienza e pace. Il vescovo Roncalli tra Sofia e Roma 1925/1934, Ed. Marietti, 1989, pag. 48/49).
Insomma, il “Filioque” era, ed è, una bazzecola e l’unum sint una semplice e peregrina aspirazione di Gesù. E questo è un altro “santo” che, tra l’altro, avrà dovuto spiegare tante cose a quell’autentico “alter Christus” che è san Pio da Pietrelcina.
Ma continuiamo.
Il signor Scalfari, fiutata l’atmosfera del vantaggio acquisito e constatata la riuscita della sua adulazione, replica con altra osservazione prevedendo che papa Bergoglio risponderà secondo le attese poiché Scalfari, avendo letto Martini e Ratzinger, conosce in anticipo il percorso dialettico che il Papa farà. E quindi: “Santità (?), esiste una visione del bene unica? E chi la stabilisce?”.
Uno scolaretto dei nostri – miei - cresimandi avrebbe risposto, senza esitazione, candidamente e secondo ortodossìa: Il Signore Dio.
Ma no! Papa Bergoglio entra ancora nelle nasse del relativismo, della viltà intellettuale, giocando a fare il modernista con l’intenzione di imbrigliare l’interlocutore dandogli, col soffietto del garbo, la risposta, quella che costui aspetta. “Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene”.
Beh, se questo è un papa… !
Ed allora: intanto, se è vero che la bozza del resoconto viene vistata e autorizzata dalla Curia e dallo stesso Pontefice, vien voglia di chiedergli perché mai l’articolista abbia scritto in maiuscolo il termine “male”. C’è del marcio in Danimarca: la dottrina eterna della Chiesa ci insegna che Dio è l’ESSERE ASSOLUTO – IO SONO COLUI CHE SONO (Es. 3, 14) e che il male è l’azione che una creatura decaduta – Lucifero – compie in odio al suo Creatore. Essendosi usato il maiuscolo, il lettore non faticherà a formarsi l’idea che il male sia un’entità di pari importanza ma di segno contrario a Dio Onnipotente.
Manicheismo sfacciato e impudente, così come sfacciata e impudente è l’asserzione secondo cui ogni individuo ha una sua visione del bene e del male con cui si giustificano le azioni. Ed, allora: a che pro Dio ha trasmesso i suoi comandamenti? E perché Cristo s’è dichiarato Via/Verità/Vita? Se l’uomo trova in se stesso il parametro della discrezione del bene e del male, che ci sta a fare l’etica cristiana, a che servono le beatitudini?
Soggettivismo di tipo angelista/cartesiano, gnostico – come lo denomina Mons. Ennio Innocenti – contiguo al pelagianesimo, anzi di eguale deriva, dacché papa Bergoglio non sente la necessità di principiare il discorso ricorrendo al dogma del peccato originale. Infatti, subito dopo, per una di quelle capriole logiche nota come “petizione di principio”, il pontefice si incarta quando il sig. Scalfari domanda: “Lei, Santità (?), l’aveva già scritto… la coscienza è autonoma e ciascuno deve obbedire alla propria coscienza…”. Risponde, il Papa, affermando che ciascuno “e qui lo ripeto” (!), ha una sua idea del Bene e del Male (maiuscolo) e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male (maiuscolo) come lui lo concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo”.
Una buona coscienza posta a priori che dice di operare “secondo buona coscienza”. Insomma: la cosa da dimostrare diventa elemento dimostrante. Assurdo!
Ci si spieghi come possa un individuo, che ha la sua visione personale - cioè, relativistica - di bene/male, un individuo la cui natura è corrotta e tarata dal peccato, seguire il bene e combattere il male secondo la propria coscienza quando questa è insufficiente a se stessa e quando secondo la stessa il male può essere visto come bene.
Le stessi legislazioni che l’uomo s’è dato nella storia – nozze, tribunali e are (Foscolo: I sepolcri vv. 91) – hanno sempre manifestato, ad onta di intenzioni positive, un progressivo scivolamento verso la tirannide, il sopruso, il soggettivismo.
Le attuali leggi che stanno introducendo, sotto il pretesto della difesa del diritto civile, opzioni sacrileghe e contro il diritto stesso naturale, sono l’esempio della ragione che si corrompe quando Dio scompare dal panorama della storia e vi si colloca l’uomo. Considerare l’individuo depositario di uno schema etico universale significa fare a meno della Rivelazione divina quale unica base oggettiva ed universale su cui ancorare il libero arbitrio a favore del Bene.
Con papa Bergoglio, in versione Rousseau, ciascuno diventa soggetto e solo giudice di tutto. Ah, quanto è buono l’uomo, peccato che la società lo corrompa!
La coscienza, la buona coscienza individuale, è diventata il perno su cui poggia tutto l’agire umano. Il papa emerito, cardinal Ratzinger, in uno dei suoi messaggi sulla pace, ebbe a dire che “una persona ha il diritto a cambiare religione se la coscienza glielo comanda”. Un invito, per il cattolico, all’apostasìa e un riconoscimento alla ragione “illuminata”.
Ed, infatti, s’è visto che cosa ha saputo combinare la cosiddetta libera coscienza unita alla ragione illuminata! Tutte le stragi, gli abominii, i grandi crimini singoli e collettivi, i deliri e le utopie sanguinarie millenaristiche, e le infinite atrocità del secolo XX, sono figli della cosiddetta “ragione sveglia” quella che, a detta di Sylvain Maréchal, noto agitatore rivoluzionario giacobino, avrebbe eliminato dal mondo la religione, “l’oppio dei popoli”. Non sarebbe vietato, in virtù del ragionamento di Ratzinger e di papa Bergoglio, affermare che le purghe staliniane o i lager nazisti siano stati l’esito di una decisione presa “in buona coscienza” e nella convinzione di operare il bene della collettività.
Chi volesse rendersi conto e conoscere qualcosa in più di questo tema, vada a leggersi l’ottimo libro di Rino Cammilleri “I mostri della ragione, Ed. Ares, 2005, Milano” in cui si dimostra come è la dèsta ragione che genera mostri, e non il suo sonno, come taluno interpreta la famosa incisione del Goya.
Il prosieguo del colloquio registra ovvietà salottiere e minuetti autoreferenziali con cui ciascuno colma l’altro di riconoscimenti, di adulazioni, in cui ciascuno percorre la propria vita rivelandosi a vicenda fatti e aneddoti, mescolando cinematografìa con gli esercizi di Sant’Ignazio e divagando sul tema dell’agape di cui si viene a sapere essere espressione di un Gesù tutto misericordia e niente giustizia, rammentando poi quel grande uomo di Chiesa che fu il cardinal Martini, additando le colpe del potere temporale, fin quando lo Scalfari, verso l’epilogo, ad un invito del Papa, che gli chiede il pensiero sul concetto di mondo, rispondendo contestualmente rilancia col dire: “Le sono grato di questa domanda. La risposta è questa: io credo nell’Essere, cioè nel tessuto dal quale sorgono le forme, gli Enti”. L’ Abisso gnostico, in pratica.
E papa Bergoglio ribatte: “E io credo in Dio. Non in un Dio cattolico (!), non esiste un Dio cattolico e credo in Gesù Cristo, sua incarnazione… questo è il mio Essere. Le sembra che siamo molto distanti?”.
Ci vien da osservare che no, non è distante da Scalfari, anzi gli è sodale se accetta di credere in un Dio non cattolico. Professione di fede gnostica che dovrebbe spaventare la cattolicità, di una fede che si rifiuta di dichiarare Dio Trinità come il Solo, quello che soltanto la Katholika professa e predica, Quello che ha fondato la Sua Chiesa per essere predicato ed annunciato come l’unico Dio: “Sappi oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n’è altro” (Dt. 4, 39 ).
No! corregge papa Bergoglio: questo Essere non è “universale” – cattolico – ma è indistinto in quanto Essere di cui, seguendo il titolo del libro di Ratzinger – Il Dio di Gesù Cristo, ed. Queriniana, 2006 – il Figlio è incarnazione. E siccome la Chiesa cattolica ha rinunciato alla sua unicità salvifica – extra Ecclesiam nulla salus - ne deriva che anche il Signore, che di essa è il Capo, viene assimilato in quella che il sig. Scalfari definisce come “energia” né più né meno di un banale neofita new age.
Papa Bergoglio non osa professare Dio Trinità come Essere unico, assoluto ed universale – Dio dell’universo – ma ne stempera, accostandosi all’ateo, l’identità unica nel magma dell’Informe, in quel Nulla heideggeriano in cui si pensa che tutto si crei, e che tanto piace a Ratzinger e allo stesso Bergoglio, entrambi ammiratori del filosofo oltre che dei nefasti De Lubac, Rahner, Kasper.
E’ forse per questa sua convinzione che egli evita di genuflettersi davanti al Tabernacolo e durante la Consacrazione. Non “forse”, certamente, dimostrando di non rispettare – disobbedendo - il monito di San Paolo: “Dio lo (Gesù) ha sovranamente esaltato e gli ha dato un nome che è sopra ogni altro nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio in cielo, in terra e negli inferi ed ogni lingua confessi che Cristo Gesù è il Signore a gloria di Dio Padre” (Fil. 2,8/11)
E questo è un papa? E questo è il custode della Tradizione? E’ questo il Vicario di Cristo?
Dovremmo dubitare anche della sua cultura filosofica se, in un passaggio del dialogo, afferma che Cartesio, nonostante il soggettivismo della sua filosofia, “tuttavia non ha mai rinnegato la fede del Dio trascendente”. Interpretazione gesuitica su un alunno di Gesuiti.
Santità, c’è poco da interpretare. Cartesio non può servire due padroni. O afferma il primato del soggetto pensante e nega la trascendenza o afferma l’opposto. La storia ci informa che l’allievo dei gesuiti de La Flèche ha sempre affermato il “cogito ergo sum” che, ci perdoni la franchezza, mal s’accorda con la sua poco pertinente e piuttosto banale operazione di recupero, vezzosa lisciatina al suo interlocutore.
Cari lettori: la visita si conclude – dopo 4 pagine 4 di resoconto – con un abbraccio, fissando già un prossimo incontro che si terrà sul ruolo delle donne. “Le ricordo – dice papa Bergoglio – che la Chiesa è femminile”. Bombastico!
Si sappia che la Kabbalà, nelle sue elucubrazioni sul divino, ha già posto la questione se Dio sia maschio o femmina. Questioni oziose, perché sua Santità dovrebbe sapere che le categorie del sesso non sono le categorie del divino e che la nostra ragione parla per analogìa. Se proprio si vuol dirla schietta, la Seconda Persona della Trinità si è incarnato e fatto “uomo” diventando il “Capo” della Chiesa. Ma non entriamo in territorii di alto mistero. Piuttosto, con la sua risposta, papa Bergoglio porta la nostra memoria a quel Simon mago che elevò, nella sua teosofia, il monumento alla femminilità e al divino femminile col celebrare una certa Elena, prostituta di Tiro, vera personificazione di Sophìa, modello che, nel sec. XIII, l’eretica boema Guglielmina impersonò qualificandosi quale proiezione femminile dello Spirito Santo. “Giunta a Milano dalle marche dell’Europa che erano state investite nel 1240 dall’invasione mongola, e da tempo erano percorse da diverse ed inquietanti influenze religiose, la strana Guglielma divulgava una oscura religione femminea, inaudita nell’Italia solare. ‘Chi ha detto che Dio è maschio?’ predicava provocatoria. Sosteneva di essere ‘lo Spirito Santo incarnato nel sesso femminile’ quindi ‘superiore a Maria Madre di Cristo’.Quando morì, i suoi fedeli cominciarono a credere che le indulgenze che si ottengono andando al sepolcro di Guglielma a Chiaravalle (Milano) sono pari a quelle che finora si ottenevano andando a Gerusalemme al sepolcro di Cristo” (M. Blondet - Gli Adelphi della dissoluzione, ed. Ares, pag 36).
Aggiungiamo che, nella tomba, che già accolse l’eretica, all’interno dell’abbazia benedettina milanese, e dalla quale l’Inquisizione nel 1300 la delocò, ora v’è sepolto l’ex presidente della banca COMIT, l’ateo impenitente Raffaele Mattioli, unico laico ad aver avuto sepoltura in un luogo riservato esclusivamente ai monaci.
Scrivemmo, in proposito, all’arcivescovo di Milano Angelo Scola perché provvedesse a liberare l’abbazia da una presenza inquietante, così come fu inquietante l’altra vicenda che vide il malavitoso Enrico Renatino de Pedis, capoccia della trista ed efferata “banda della Magliana”, essere sepolto nella basilica di Sant’Apollinare a Roma e dalla quale basilica è stato, circa due anni or sono, trasferito ad altra sepoltura. Fu cancellato uno scandalo. Ma l’arcivescovo di Milano non ha risposto e non ha provveduto. E lo scandalo resta.
Ma di questo, basta.
Il sig. Scalfari conclude il resoconto della visita affermando che “questo è Papa Francesco. Se la Chiesa diventerà come lui la pensa e la vuole sarà cambiata un’epoca.”
Noi siamo di diverso avviso: la Chiesa non è di papa Bergoglio e prima di mutarla a sua immagine e somiglianza dovrà fare i conti col Fondatore il quale, quando la istituì, le dette regole e scopi che nessuno potrà mai deformare. Ecclesia numquam reformanda quia numquam deformata. Ha un bel dire l’ex frate Leonardo Boff che “Bergoglio, ora che è papa, potrà fare tutto quello che vuole”. Ci hanno provato in tanti, nella Chiesa e fuori, a compiere quel che volevano ma di essi rimangono solo cenere e oblìo. La stessa massoneria, che oggi vanta numerosi successi nella sua lotta alla Chiesa, troverà proprio in questo la sua sconfitta perché “Portae inferi non pra-evalebunt”. (Mt. 16, 18).
Come precisammo all’inizio,sarebbe stato necessario soffermarci su altri punti, ma l’economia del lavoro ci dice che è buon per noi fare sosta, riproponendoci d’esser sollecitati per quell’annuncio di un prossimo dibattito sulla Chiesa al femminile.
Un momento: che cosa Scalfari avrà voluto significare con quel “lui (il Papa)resta fermo con le due dita alzate in segno di benedizione”? Non erano tre le dita con cui i Pontefici erano soliti amministrare la benedizione trinitaria, quelle tre dita che furono amputate allo scheletro di Papa Formoso quando venne processato postumo nel tristemente famoso “Sinodo del cadavere” dell’anno 897?
Una benedizione data in nome di un “dualismo manicheo”?
Forse, ma intanto, nel privato papa Bergoglio la impartisce, seppur monca di un dito, diversamente da quanto fece nella famosa prima udienza alla stampa quando, per eccesso di sensibilità verso i giornalisti atei, non credenti o non cattolici, si riservò di darla silenziosamente. (cfr. Si Si No No, 30 aprile 2013 pag. 3 e in www.unavox.it – Udienza ai rappresentanti dei media).
di L. P.
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