Lettera aperta al direttore di Radio Maria. Di Marco Bongi
Ricevo da Marco Bongi, sottoscrivendo parola per parola!
Provo sinceramente un sentimento misto di tenerezza e rabbia nell'ascoltare, in queste ultime settimane, la rassegna stampa quotidiana di Radio Maria. Perchè tenerezza?
Perchè è davvero commovente il sentimento di devozione al S. Padre che traspare dalle parole, seppur oggettivamente incomprensibili, pronunciate dal buon padre Livio Fanzaga. Il popolo italiano è davvero imbevuto di cattolicità fin nel più profondo della sua anima: amare e difendere, sempre e comunque, anche contro ogni ragione ed evidenza, anche in situazioni indifendibili, il S. Padre, ogni Suo atteggiamento, ogni suo comportamento, ogni suo starnuto, ogni suo sbadiglio... è indice di un sentimento rispettabile, certo decadente, ma comunque rispettabile: il sentimento profondo della Cattolicità.
Ciò premesso tuttavia non è più davvero possibile ascoltare, turandosi sistematicamente il "montanelliano" naso, le quotidiane arrampicature sugli specchi del bonario, ma non troppo, sacerdote bergamasco.
Ogni giorno un goffo tentativo di gettare acqua sul fuoco, tutte le sante mattine un bislacco fervorino in diretta da S. Marta, accompagnato da generiche, quanto infondate intemerate contro i "critici improvvisati senza sale in zucca" o "quelli che vogliono insegnare il mestiere al Papa". Il tutto, naturalmente, senza mai citare nomi e cognomi nè, tanto meno, gli argomenti degli avversari.
Noi però, che, con tutta umiltà, ci sentiamo onorati di essere annoverati fra questi "parìa" senza nome, proveremo a rispondere almeno a qualcuna di queste asserzioni del "direttorissimo" di Erba.
Un'idea che oggi va dunque per la maggiore dai microfoni lariani è la seguente:
Papa Francesco è cosciente che il mondo contemporaneo è ormai completamente scristianizzato. Egli pertanto riterrebbe del tutto improduttivo insistere sulla Dottrina, sulla Morale, sul Catechismo ecc. ecc. Tutte cose che nessuno ascolterebbe più.
Bisognerebbe allora tornare al "primo annuncio"...
E cosa sarebbe questo primo annuncio?
Quì padre Livio, comunque in ottima compagnia su questo fronte, inizia a sciorinare formulette sentimentalistiche quanto apparentemente coinvolgenti:
Bisognerebbe, in altre parole, dire a tutti: "Dio ti ama..., Gesù ci ha salvato..., Apriti fratello alla Misericordia di Dio..., Dio perdona tutti..., Dio conosce i tuoi affanni..." e via di questo passo, senza dogmi, senza appesantire il messaggio, senza sovrastrutture.
Segue poi, come se fosse un'ovvietà, la battutina ripresa successivamente anche dall'ineffabile Antonio Socci: "Non si evangelizza brandendo il Denzinger ma portando il Vangelo!". E tutti i critici sarebbero così, secondo il Fanzaga, messi a tacere per sempre.
Purtroppo però io ho il grave torto di pensare, di usare quel grande dono di Dio che è la ragione. O meglio: ci provo ad usarlo e mi piacerebbe che chi non condivide la mia idea, cercasse almeno di rispondere nel merito. Speranza però quasi sempre vana.
Ed ecco dunque qualche semplice domanda rivolta al direttore di Radio Maria:
1 - Lei usa, in modo chiaramente spregiativo il nome del "denzinger" per intendere la Vera Dottrina della Chiesa Cattolica e la contrappone forzatamente al Vangelo. Ma io rispondo: che differenza c'è fra il Denzinger e il Vangelo? Il primo non è infatti semplicemente la lettura e l'interpretazione autentica del secondo?
2 - E sul punto direi ancor di più: il Vangelo non esisterebbe senza il Denzinger... E' stata infatti la Chiesa a decidere, con il Suo Magistero e la Sua Tradizione, quali fossero da considerare le fonti ispirate della S. Scrittura.
3 - Ad evangelizzare utilizzando la "sola scriptura" ci ha già provato qualcun altro alcuni secoli prima di Lei o di Papa Francesco: i risultati li vediamo molto bene nella situazione comatosa in cui si dibatte oggi il mondo protestante.
E veniamo dunque ora alla questione di questo fantomatico "primo annuncio". Lei mi dovrebbe per favore spiegare, a questo proposito, una cosa molto semplice:
per quale motivo un nostro fratello uomo contemporaneo, completamente digiuno di cultura religiosa, dovrebbe aderire a questo primo annuncio se questo non è accompagnato da un'argomentazione credibile, da un ragionamento sull'ordine che governa il mondo, da uno studio serio delle realtà naturali, della storia della Chiesa, dell'ordine dell'Universo, dell'incontestabile divinità di Cristo, della superiorità della Sua Dottrina ecc?
Per quale motivo, se si prescinde dalla Dottrina, il nostro catechizzando dovrebbe preferire il "primo annuncio" cristiano rispetto alle migliaia di "primi annunci" che ci raggiungono nella vita di tutti i giorni? da "Allah è grande" a "lo yoga libera il tuospirito", da "il sesso libero ci può dare la felicità" a "La lotta per l'egualianza sociale porterà il paradiso su questa terra" ecc. ecc.?
E' verissimo infatti che la società contemporanea è completamente scristianizzata. Fin quì siamo d'accordo. Penso però che, se proprio bisogna ricominciare da capo, a ben poco possano servire formulette sentimentalistiche. I veri "primi annunci", con qualche possibilità di successo, sarebbero dunque proprio quelli più apologetici:
innanzitutto DIO ESISTE e possiamo conoscerne l'esistenza con la nostra ragione.
Poi GESÙ CRISTO è davvero DIO perchè ha fatto miracoli, è risorto, ha fondato la Sua Chiesa che si è diffusa nel mondo senza nè armi nè eserciti, ha insegnato agli uomini una Dottrina eterna, trascendente e non relativistica, ha suscitato legioni di Santi e Martiri che hanno testimoniato con la vita la Verità di questa Dottrina ecc.
Da ciò discende infine che esiste una sola morale, in primo luogo naturale e poi, non in contrasto con questa, quella portataci dalla Rivelazione. Esistono dei "valori non negoziabili" che non piacciono a molti uomini ma sono comunque Veri.
Questi sarebbero i "primi annunci" che servirebbero davvero oggi. Ma il mondo non applaudirebbe certo chi avesse il coraggio di proclamarli senza paura. Già, caro p. Livio... queste cose le diceva anche Lei, fino a qualche mese fa... Come mai oggi ha così vistosamente mutato stile pastorale?
Marco BONGI
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