Scissione Pdl: il Vaticano dietro l'addio di Alfano
Monsignor Fisichella e Giorgio Napolitano
La scissione del Pdl che si è consumata tra venerdì 15 e sabato 16 novembre, ha avuto una regia, anzi più di una regia, che è stata preparata nelle settimane precedenti quando aumentava lo scontro e si alzano i toni della contesa tra falchi e colombe. Solo ieri, domenica 17 dicembre, Sandro Bondi, in un'intervista al Fatto Quotidiano sosteneva che dietro la scissione ci fosse lo zampino di Giorgio Napolitano che ha "blindato" il governo Letta sostenuto dai governi forti.
Gli incontri in Vaticano - Ma oggi è Repubblica ad aggiungere un altro tassello nella ricostruzione del mosaico della scissione del Pdl. Parla di una tela tessuta in Vaticano, attraverso vero e propri incontri in piazza Pio XII. Ad organizzarli sarebbe stato Monsignor Rino Fisichella, ex cappellano di Montecitorio ed ora titolare del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.
Tra gli ospiti fissi c'erano: Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello (che, intervistato a La Telefonata di Maurizio Belpietro, ha smentito di essere mai stato in Vaticano per la scissione) e l'ex montiano Mario Mauro. Ma in un'occasione si sarebbe riunito anche Angelino Alfano. L'obiettivo è quello di provare a ricostruire l'unità politica dei cattolici. Restituire una "nuova unità politica dei credenti". Insomma, riunire gli esponenti "credenti" del centrodestra deberlusconizzato e il gruppo centrista di Scelta Civica (che fa riferimento a Mauro) e anche l'Udc di Casini. Oltre a Fisichellla un ruolo determinante, l'ha avuto anche il cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Conferenza episcopale italiana, convinto che possa nascere un nuovo soggetto poltiico che reinterpreti in forme nuovo il cattolicesimo in politica. Dare vita un contenitore svincolato dai due poli ma separato dal centrosinistra. L'operazione guidata da Fisichella e Ruini non ha trovato molto apprezzamento nelle sale di San Pietro. La freddezza rispetto a queste mosse, secondo Repubblica, si sono ispirate al non intervento nelle questione dei partiti chiesto da Papa Francesco
http://www.liberoquotidiano.it/news/1352629/Scissione-Pdl-il-Vaticano-dietro-l-addio-di-Alfano-.html
Tra gli ospiti fissi c'erano: Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello (che, intervistato a La Telefonata di Maurizio Belpietro, ha smentito di essere mai stato in Vaticano per la scissione) e l'ex montiano Mario Mauro. Ma in un'occasione si sarebbe riunito anche Angelino Alfano. L'obiettivo è quello di provare a ricostruire l'unità politica dei cattolici. Restituire una "nuova unità politica dei credenti". Insomma, riunire gli esponenti "credenti" del centrodestra deberlusconizzato e il gruppo centrista di Scelta Civica (che fa riferimento a Mauro) e anche l'Udc di Casini. Oltre a Fisichellla un ruolo determinante, l'ha avuto anche il cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Conferenza episcopale italiana, convinto che possa nascere un nuovo soggetto poltiico che reinterpreti in forme nuovo il cattolicesimo in politica. Dare vita un contenitore svincolato dai due poli ma separato dal centrosinistra. L'operazione guidata da Fisichella e Ruini non ha trovato molto apprezzamento nelle sale di San Pietro. La freddezza rispetto a queste mosse, secondo Repubblica, si sono ispirate al non intervento nelle questione dei partiti chiesto da Papa Francesco
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IL NUOVO CHE AVANZA - IL “CELESTE” RESUSCITATO DA ALFANO PASSA SUBITO ALL’INCASSO: VUOLE PIU’ ASSESSORI AL PIRELLONE
Ripercussioni della scissione nelle regioni - In Campania il presidente del consiglio regionale stuzzica Forza Italia - In Lombardia Formigoni vuole un rimpasto - In Calabria alfaniani al potere con Scopelliti - Sardegna tutta con Silvio…
Marco Bresolin per "La Stampa"
C'era un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui Silvio Berlusconi agitava i vessilli delle giunte regionali come minaccia: se la Lega non si allea con noi, faremo cadere le amministrazioni locali. Ecco, oggi la situazione è cambiata totalmente. E forse è il caso di tenersi stretto gli «amici». Quelli della Lega, certo. Ma anche e soprattutto quelli di Nuovo Centrodestra. Se a livello nazionale l'ordine è «nessuno strappo» con gli «alfaniani», il diktat vale ancora di più a livello locale. Altrimenti c'è il rischio che venga giù tutto.
ALFANO FORMIGONI MARONI
«Dobbiamo restare amici»
Il centrodestra guida sette Regioni. Tre di queste hanno un presidente leghista, tre un fedelissimo del Cavaliere e una sola - la Calabria - ha un governatore passato con il Nuovo Centrodestra: Giuseppe Scopelliti. Ma in (quasi) tutte ora gli equilibri di maggioranza sono cambiati. Ufficialmente l'alleanza con «gli amici di Forza Italia» - come li ha definiti Paolo Romano, presidente del consiglio regionale campano, che è passato nella squadra degli alfaniani - non è in discussione. Ma potrebbe essere l'occasione per far valere il proprio peso e quindi battere cassa.
LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI ROBERTO FORMIGONIIl centrodestra guida sette Regioni. Tre di queste hanno un presidente leghista, tre un fedelissimo del Cavaliere e una sola - la Calabria - ha un governatore passato con il Nuovo Centrodestra: Giuseppe Scopelliti. Ma in (quasi) tutte ora gli equilibri di maggioranza sono cambiati. Ufficialmente l'alleanza con «gli amici di Forza Italia» - come li ha definiti Paolo Romano, presidente del consiglio regionale campano, che è passato nella squadra degli alfaniani - non è in discussione. Ma potrebbe essere l'occasione per far valere il proprio peso e quindi battere cassa.
Maroni sotto pressione
È il caso della Lombardia, dove è già arrivata la più classica delle richieste: rimpasto. Su 19 consiglieri dell'ormai ex Pdl, 9 hanno seguito Roberto Formigoni: i 7 vicini a Comunione e Liberazione, più altri due. Il guaio è che su sette assessori ex Pdl della giunta Maroni, solo uno di loro - il medico Marco Melazzini - sta con il Nuovo Centrodestra.
È il caso della Lombardia, dove è già arrivata la più classica delle richieste: rimpasto. Su 19 consiglieri dell'ormai ex Pdl, 9 hanno seguito Roberto Formigoni: i 7 vicini a Comunione e Liberazione, più altri due. Il guaio è che su sette assessori ex Pdl della giunta Maroni, solo uno di loro - il medico Marco Melazzini - sta con il Nuovo Centrodestra.
Per Roberto Formigoni, la cui giunta cadde un anno fa proprio per mano della Lega di Maroni, l'occasione di una rivincita è ghiotta: «Guarda guarda cos'è successo alla Regione Lombardia - ha subito buttato lì la provocazione su Twitter - 9 su 19 consiglieri del vecchio Pdl sono entrati in Nuovo centrodestra. Che succederà?». Già, che succederà? Mario Mantovani, plenipotenziario del Pdl in Lombardia e vice di Maroni, taglia corto: «Gli assessori li nomina Maroni».
GIUSEPPE SCOPELLITI
E il capogruppo leghista Massimiliano Romeo assicura: «Nessun rimpasto, a marzo si farà una verifica come già previsto da tempo». Ma gli alfaniani, che in linea teorica avrebbero i numeri per lasciare il governatore senza maggioranza, chiedono «pari dignità in giunta». Anche nei consigli di Piemonte e Veneto, altre due regioni a guida leghista, la spaccatura tra Forza Italia e Nuovo Centrodestra è grossomodo al 50 percento.
Anzi, nella regione di Zaia, Forza Italia è in minoranza. In entrambe le giunte, però, c'è un'adeguata rappresentanza: 3 assessori a Torino e almeno un paio sicuri (più altri due-tre indecisi) a Venezia, tra cui Massimo Giorgetti che ha seguito nella nuova esperienza il fratello Alberto, sottosegretario all'Economia.
UGO CAPPELLACCI
I timori di Scopelliti
L'unico governatore che ha aderito al Nuovo Centrodestra è Giuseppe Scopelliti, seguito dalla sua vice Antonella Stasi. Ma circa la metà degli ex consiglieri del Pdl è rimasta fedele a Berlusconi, così come l'assessore Tallini. «Sono quello che rischia di più» ha detto Scopelliti ai 400 amministratori locali che ha radunato subito dopo lo strappo di Alfano, dicendosi però sicuro di avere «una maggioranza compatta e unita».
LUCA ZAIA SPEZZA IL PANEL'unico governatore che ha aderito al Nuovo Centrodestra è Giuseppe Scopelliti, seguito dalla sua vice Antonella Stasi. Ma circa la metà degli ex consiglieri del Pdl è rimasta fedele a Berlusconi, così come l'assessore Tallini. «Sono quello che rischia di più» ha detto Scopelliti ai 400 amministratori locali che ha radunato subito dopo lo strappo di Alfano, dicendosi però sicuro di avere «una maggioranza compatta e unita».
È ciò che spera pure Stefano Caldoro, governatore campano, rimasto fedele a Berlusconi in una regione attraversata dalle frizioni tra le varie anime del defunto Pdl. Per ora in pochi sono usciti allo scoperto, ma le varie «bande» che fanno capo ai big locali potrebbero organizzarsi e fare qualche sgambetto.
Sardegna compatta
Caso unico, nel panorama nazionale, è quello della Sardegna. L'adesione a Forza Italia è stata unanime e anche il governatore Ugo Cappellacci - fino a qualche giorno fa vicino ad Alfano - è rimasto sotto il tetto di Silvio. Il presidente può così vantare su una maggioranza granitica che lo accompagnerà alla campagna elettorale del 2014, quando cercherà la riconferma. Perché se gli alfaniani hanno un progetto a lungo termine, Cappellacci punta invece al futuro prossimo. E lì, evidentemente, il brand Berlusconi è ancora quello che funziona di più.
Caso unico, nel panorama nazionale, è quello della Sardegna. L'adesione a Forza Italia è stata unanime e anche il governatore Ugo Cappellacci - fino a qualche giorno fa vicino ad Alfano - è rimasto sotto il tetto di Silvio. Il presidente può così vantare su una maggioranza granitica che lo accompagnerà alla campagna elettorale del 2014, quando cercherà la riconferma. Perché se gli alfaniani hanno un progetto a lungo termine, Cappellacci punta invece al futuro prossimo. E lì, evidentemente, il brand Berlusconi è ancora quello che funziona di più.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/il-nuovo-che-avanza-il-celeste-resuscitato-da-alfano-passa-subito-allincasso-vuole-piu-66699.htm
Chiesa e politica: gli schieramenti di cardinali e vescovi
Ruini plaude al Nuovo centrodestra. Bagnasco tace. Bertone si defila. I rapporti Roma-Vaticano dopo lo strappo di Alfano.
di Daniele Gensini
Parlare di scontro sarebbe eccessivo, ma le ultime mosse politiche di una parte della Curia, quella legata alle abitudini dell'ancien régime pre-Bergoglio, hanno suscitato qualche malumore tra gli alti prelati che sposano con maggiore convinzione la linea della non ingerenza imposta dal pontefice argentino.
Stando ad alcune ricostruzioni giornalistiche delle ultime ore, la filiera legata a sua eminenza Camillo Ruini, che non ha mai rinunciato a far filtrare il proprio pensiero nel contesto tumultuoso della politica italiana, ha accompagnato larottura tra Angelino Alfano e Silvio Berlusconi impartendo benedizioni e consigli, con Rino Fisichella gran cerimoniere d'incontri riservati organizzati in un appartamento vicino a piazza Pio XII.
LA BENEDIZIONE DEL VATICANO. Quest'abbraccio del Vaticano, unitamente all'ombrello aperto su di lui da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, secondo il racconto del quotidiano La Repubblica avrebbe rassicurato il ministro dell'Interno che l'addio al Cavaliere sarebbe stata cosa buona e giusta, guardato con simpatia, se non proprio sollecitato, da potere laico e religioso, nazionale ed europeo.
LE DIVISIONI TRA BERGOGLIANI. Tuttavia, anche tra lealisti, per usare un termine che va di moda nelle cronache dal Transatlantico di Montecitorio, e diversamente bergogliani, non c'è unanimità di vedute. Benché lo scontro sia essenzialmente di metodo, visto che nel merito nessuno s'azzarda ad attribuire al segretario di Stato vaticano Pietro Parolin simpatie per Silvio Berlusconi e sodali. E lo stesso concetto vale per Beniamino Stella, Lorenzo Baldisseri, Francesco Coccopalmerio, e molti altri ecclesiastici in contatto continuo con il papa.
GLI SPONSOR ECCLESIASTICI. «In fondo, un altro recente tentativo neocentrista, finito malamente giusto pochi giorni fa, quello di Mario Monti e Pier Ferdinando Casini, non venne forse sponsorizzato con forza dalla Comunità di Sant'Egidio? Quello che è consentito a Paglia e ad Andrea Riccardi può essere vietato al cardinal Ruini o a Fisichella?», sibila con malizia aLettera43.it un osservatore esperto di rapporti tra Oltretevere e partiti.
Stando ad alcune ricostruzioni giornalistiche delle ultime ore, la filiera legata a sua eminenza Camillo Ruini, che non ha mai rinunciato a far filtrare il proprio pensiero nel contesto tumultuoso della politica italiana, ha accompagnato larottura tra Angelino Alfano e Silvio Berlusconi impartendo benedizioni e consigli, con Rino Fisichella gran cerimoniere d'incontri riservati organizzati in un appartamento vicino a piazza Pio XII.
LA BENEDIZIONE DEL VATICANO. Quest'abbraccio del Vaticano, unitamente all'ombrello aperto su di lui da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, secondo il racconto del quotidiano La Repubblica avrebbe rassicurato il ministro dell'Interno che l'addio al Cavaliere sarebbe stata cosa buona e giusta, guardato con simpatia, se non proprio sollecitato, da potere laico e religioso, nazionale ed europeo.
LE DIVISIONI TRA BERGOGLIANI. Tuttavia, anche tra lealisti, per usare un termine che va di moda nelle cronache dal Transatlantico di Montecitorio, e diversamente bergogliani, non c'è unanimità di vedute. Benché lo scontro sia essenzialmente di metodo, visto che nel merito nessuno s'azzarda ad attribuire al segretario di Stato vaticano Pietro Parolin simpatie per Silvio Berlusconi e sodali. E lo stesso concetto vale per Beniamino Stella, Lorenzo Baldisseri, Francesco Coccopalmerio, e molti altri ecclesiastici in contatto continuo con il papa.
GLI SPONSOR ECCLESIASTICI. «In fondo, un altro recente tentativo neocentrista, finito malamente giusto pochi giorni fa, quello di Mario Monti e Pier Ferdinando Casini, non venne forse sponsorizzato con forza dalla Comunità di Sant'Egidio? Quello che è consentito a Paglia e ad Andrea Riccardi può essere vietato al cardinal Ruini o a Fisichella?», sibila con malizia aLettera43.it un osservatore esperto di rapporti tra Oltretevere e partiti.
Gli schieramenti dei rapporti tra Chiesa, istituzioni e politica
Nella scacchiera dei rapporti tra Chiesa, istituzioni e politica, gioca un ruolo importante il nunzio in Italia, Adriano Bernardini, vicino all'ex segretario di Stato Angelo Sodano che, ai tempi in cui prestava servizio diplomatico in Argentina, ebbe scontri frontali con l'allora arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, e non poteva neppure lontanamente immaginare di ritrovarlo oggi a Roma sul Sacro soglio.
BERTONE S'È DEFILATO. Mentre Tarcisio Bertone, in passato tutt'altro che ostile a Berlusconi, è ora defilato, intento a completare il trasloco in un grande appartamento di Palazzo San Carlo e a presentare il libro sulla diplomazia pontificia nel mondo globalizzato. Giovanni Battista Re, porporato che conosce la Curia come pochi, ed è sempre stato accreditato di simpatie centriste e moderate, ha un rapporto privilegiato con Francesco, cui sovente dispensa pillole di saggezza.
IL LOW PROFILE DI BAGNASCO. Sul fronte degli arcivescovi più importanti, il genovese Angelo Bagnasco, colui che dal vertice della Cei dovrebbe moderare le istanze dell'episcopato italiano, mantiene l'abituale basso profilo, pur ammiccando verso i tentativi di chi lavora per un centrodestra in sintonia con il popolarismo europeo, come il vicario di Roma, Agostino Vallini, e i colleghi Moraglia e Betori, rispettivamente titolari delle cattedre di Venezia e Firenze.
SEPE E SCOLA RESTANO AI MARGINI. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, è troppo scaltro per lasciarsi incasellare nelle vesti di sostenitore di questo o quel movimento, e Angelo Scola, da Milano, preferisce volare più alto rispetto allo spettacolo modesto che offrono aule parlamentari e corridoi di partito.
SI ATTENDE LA MOSSA DEL PAPA. Nelle prossime settimane, capiremo meglio se Bergoglio - che stando alla versione del fondatore de La Repubblica, Eugenio Scalfari, giovedì 14 novembre, nel corso della sua visita al Quirinale ha parlato con Napolitano e ospiti illustri di politica 'in pubblico e in privato' - ha intenzione di decidere di mettere un freno all'attivismo indefesso di taluni cardinali e monsignori, magari con un Angelus che, al posto della 'Misericordina', prescriva calma e gesso.
BERTONE S'È DEFILATO. Mentre Tarcisio Bertone, in passato tutt'altro che ostile a Berlusconi, è ora defilato, intento a completare il trasloco in un grande appartamento di Palazzo San Carlo e a presentare il libro sulla diplomazia pontificia nel mondo globalizzato. Giovanni Battista Re, porporato che conosce la Curia come pochi, ed è sempre stato accreditato di simpatie centriste e moderate, ha un rapporto privilegiato con Francesco, cui sovente dispensa pillole di saggezza.
IL LOW PROFILE DI BAGNASCO. Sul fronte degli arcivescovi più importanti, il genovese Angelo Bagnasco, colui che dal vertice della Cei dovrebbe moderare le istanze dell'episcopato italiano, mantiene l'abituale basso profilo, pur ammiccando verso i tentativi di chi lavora per un centrodestra in sintonia con il popolarismo europeo, come il vicario di Roma, Agostino Vallini, e i colleghi Moraglia e Betori, rispettivamente titolari delle cattedre di Venezia e Firenze.
SEPE E SCOLA RESTANO AI MARGINI. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, è troppo scaltro per lasciarsi incasellare nelle vesti di sostenitore di questo o quel movimento, e Angelo Scola, da Milano, preferisce volare più alto rispetto allo spettacolo modesto che offrono aule parlamentari e corridoi di partito.
SI ATTENDE LA MOSSA DEL PAPA. Nelle prossime settimane, capiremo meglio se Bergoglio - che stando alla versione del fondatore de La Repubblica, Eugenio Scalfari, giovedì 14 novembre, nel corso della sua visita al Quirinale ha parlato con Napolitano e ospiti illustri di politica 'in pubblico e in privato' - ha intenzione di decidere di mettere un freno all'attivismo indefesso di taluni cardinali e monsignori, magari con un Angelus che, al posto della 'Misericordina', prescriva calma e gesso.
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