Piccolo vademecum cattolico per votare bene al “referendum” di Bergoglio
Premettiamo
che non si può leggere questo saggio dell’amico Carlo senza tener
conto della fotografia a lato, scattata ieri in Piazza San Pietro
di Carlo
Di Pietro
Pare
che il Vaticano voglia chiedere “consiglio” al mondo su questioni
di fede e costume, allora come regolarsi? Personalmente mi sono
interrogato ed attingendo al Magistero della Chiesa, man mano che
appunto riflettevo, scrivevo e pregavo. Condivido con voi le mie
meditazioni sperando di fare cosa buona.
INTRODUZIONE
Tre
delle proprietà e prerogative della Chiesa fondata da Cristo sono
l’indefettibilità, l’immutabilità e l’infallibilità. In
parte ne ho già parlato, quindi rimando il lettore allo studio degli
scritti richiamati in nota [1], scorrendo le pagine per argomenti di
interesse. Per conservarsi quale essa è, ed anche per essere
visibilmente riconosciuta, la Chiesa fondata da Gesù vive senza mai
errare nell’insegnamento di tutto quanto si deve credere e fare per
onorare degnamente Dio e quindi per riuscire a conseguire la
salvezza. Il fine della Chiesa è difatti la salvezza delle
anime, pertanto essa nel suo insegnamento su questioni di fede e
costume, nella sua legge e nella sua liturgia non può indurre in
errore, non può vincolare o persuadere le anime al peccato mortale e
non può diffondere un culto errato a Dio oppure un culto ad un falso
“dio”; diversamente sarebbe superstiziosa o apostata, quindi si
separerebbe visibilmente dalla Fede.
Segni
riconoscibilissimi questi che lasciano intendere tutto; ed anche
quanto può essere importante il «Deposito», poiché lo Spirito
Santo non è stato concesso ai successori di san Pietro e degli
Apostoli da lui guidati (cf. Mt 16,13-20), per inventare una nuova
dottrina, una nuova legge ed un nuovo culto, ma solamente per
custodire la veracità della Parola, la sacralità del Culto e la
certezza della Tradizione, non in senso monolitico e cieco, bensì in
virtù dello Spirito Santo che aiuta la Chiesa a vivere e propagarsi
nel tempo contro ogni persecuzione ed eresia, senza tuttavia venir
mai meno al «Deposito» ed alla missione che le è stata affidata.
(cf. Pastor
Aeternus,
Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano I sulla Chiesa di
Cristo, approvata il 18 luglio 1870)
LA CHIESA E GLI STATI. LE TASSE ED IL PECCATO
La
Chiesa si distingue da tutte le altre società anche per questo: Essa
esattamente ha origini trascendenti; ha una natura trascendente; ha
una missione trascendente. Per questi motivi non potrà mai
rinunciare alla propria autonomia nei rapporti con il potere civile,
anche a costo del martirio come spesso è accaduto. Il potere civile
ha invece il dovere di capire e rispettare la Chiesa, ma anche di
difenderla punendo gli avversari; tutto quanto detto, secondo le tesi
formulate dagli imperatori Arcadio e Onorio nel 407. (cf. Codex
theodosianus,
XVI, 5, 40). Papa San Pio X celebrando il XVI
Centenario dell’Editto di Costantino,
in data 23 febbraio 1913:
«La
Chiesa, questa grande società religiosa degli uomini, che vivono
nella stessa fede e nello stesso amore sotto la guida suprema del
Romano Pontefice, ha uno scopo superiore e ben distinto da quello
delle società civili, che tendono a raggiungere quaggiù il
benessere temporale, mentre essa ha di mira la perfezione delle anime
per l’eternità. La Chiesa è un regno, che non conosce altro
padrone che Dio ed ha una missione tanto alta che sorpassa ogni
limite, e forma di tutti i popoli d’ogni lingua e d’ogni nazione
una sola famiglia; non si può quindi nemmeno supporre che il regno
delle anime sia soggetto a quello dei corpi, che l’eternità
divenga strumento del tempo, che Dio stesso divenga schiavo dell’uomo
… Coraggio adunque, o figli diletti; quanto più la Chiesa è
osteggiata da ogni parte, quanto più le false massime dell’errore
e del pervertimento morale infettano l’aria dei loro miasmi
pestiferi, tanto maggiori meriti vi sarà dato acquistare dinanzi a
Dio, se farete ogni sforzo per evitare il contagio e non vi lascerete
smuovere da alcune delle vostre convinzioni, rimanendo fedeli alla
Chiesa».
I
governanti non possono avere nulla a pretendere, non possono
obbligare i sudditi al peccato mortale qualora essi, i potenti, si
fanno portatori di iniquità, questo perché se è vero che ogni
autorità è legittimata dall’autorità che Dio stesso conferisce,
è altrettanto vero che:
«La
legge umana in tanto ha natura di legge, in quanto si uniforma alla
retta ragione: e in tal senso deriva evidentemente dalla legge
eterna. Ma quando si scosta dalla ragione, codesta legge è iniqua: e
allora non ha natura di legge, ma piuttosto di violenza. – Tuttavia
anche la legge iniqua, per quell’aspetto che salva le apparenze di
legge, e cioè per il potere di colui che la emana, ha una
derivazione dalla legge eterna: poiché, a detta di San Paolo, “ogni
potestà viene da Dio” … Essendo dunque la legge eterna criterio
di governo esistente nel governante supremo, è necessario che tutti
i criteri di governo che sono nei governanti inferiori derivino dalla
legge eterna. Di conseguenza tutte le leggi, nella misura in cui
partecipano della retta ragione, derivano dalla legge eterna. E per
questo Agostino dice, nel primo libro del De Libero Arbitrio che
“nella legge temporale niente è giusto e legittimo, se non quanto
gli uomini hanno derivato dalla legge eterna”».
(cf. san Tommaso d’Aquino,Summa
Thelogiae,
I-II q. 93 a. 3 ad a, ss.) .
Interroghiamoci,
per esempio, sul perché meno di due anni fa mons. Bagnasco si faceva
apologeta pubblico del suo probabile «legalismo»; egli insegnava
che in Italia, proprio attualmente e nonostante le visibili
appropriazioni indebite del pubblico risparmio per finalità inique,
“La
Chiesa non ha esitazione ad accennare questo discorso, perché non
può e non deve coprire auto-esenzioni improprie. Evadere le tasse è
peccato. Per un soggetto religioso questo è addirittura motivo di
scandalo”
[2]. Qual grado di concepibile incompetenza o di ipotetica
collusione, il tutto attribuito a «la Chiesa»? Cerchiamo una
risposta nel Magistero della Chiesa:
«… abbiamo
dimostrato che l’inviolabilità del diritto di proprietà è
indispensabile per la soluzione pratica ed efficace della questione
operaia. Pertanto le leggi devono favorire questo diritto … Ne
seguirà un terzo vantaggio, cioè l’attaccamento al luogo natio;
infatti non si cambierebbe la patria con un paese straniero, se
quella desse di che vivere agiatamente ai suoi figli. Si avverta
peraltro che tali vantaggi dipendono da questa condizione, che la
privata proprietà non venga oppressa da imposte eccessive. Siccome
il diritto della proprietà privata deriva non da una legge umana ma
da quella naturale, lo Stato non può annientarlo, ma solamente
temperarne l’uso e armonizzarlo col bene comune. È ingiustizia ed
inumanità esigere dai privati più del dovere sotto pretesto di
imposte»
(Papa Leone XIII,Rerum
novarum del
15 maggio 1891);
«… Perciò
il sapientissimo Pontefice [Leone XIII] aveva già dichiarato non
essere lecito allo Stato di aggravare tanto con imposte e tasse
esorbitanti la proprietà privata da renderla quasi stremata. Poiché
non derivando il diritto di proprietà privata da legge umana, ma da
legge naturale, lo Stato non può annientarlo, ma semplicemente
temperarne l’uso e armonizzarlo col bene comune»
(Papa Pio XI, Quadragesimo
anno del
15 maggio 1931);
«Astenetevi
da quelle misure [fiscali inique], che, malgrado la loro abilità
tecnica, urtano e offendono nel popolo il senso del giusto e
dell’ingiusto, sottovalutano la sua forza vitale, la sua legittima
ambizione di raccogliere il frutto del proprio lavoro, la
sollecitudine per la sicurezza familiare: tutte considerazioni che
meritano di occupare nella mente del legislatore il primo posto e non
l’ultimo. Il sistema finanziario dello stato deve mirare a
riorganizzare la situazione economica, così da assicurare al popolo
le condizioni materiali della vita, indispensabili per conseguire il
fine supremo assegnato dal Creatore: lo sviluppo della sua vita
intellettuale, spirituale e religiosa»
(Papa Pio XII, Discorso
ai partecipanti al Congresso dell’Istituto internazionale delle
finanze pubbliche,
2 ottobre 1948);
«Il
pubblico potere perciò non può mai far sì che l’imposta divenga
un comodo mezzo per colmare il deficit provocato da
un’amministrazione improvvida, per favorire un’industria od una
branca del commercio a discapito di un’altra altrettanto utile. Lo
Stato dovrà evitare ogni spreco del denaro pubblico, dovrà
prevenire gli abusi e le ingiustizie da parte dei propri funzionari
come pure l’evasione di coloro che sono legittimamente tassati»
(Papa Pio XII, Allocuzione
al Congresso del’Associazione fiscale internazionale sula natura e
i limiti delle tasse,
2 ottobre 1956).
Analizziamo
bene la vicenda: non pagare le tasse è reato sempre, ma moralmente è
peccato solo a condizione che le leggi non siano inique, come
spiegava l’Aquinate. Dato che lo Stato non è infallibile nel
legiferare, e non viviamo nemmeno nell’epoca della presunta
divinità dei faraoni egizi, ci possono essere anche leggi ingiuste e
sbagliate, nel qual caso la legittima difesa da una ingiusta
oppressione fiscale o da altre ingiuste leggi è moralmente
consentita. Rimanendo comunque la cosa reato, il non pagare le tasse
è anche comportamento rischioso, dato che la persona azzarda di
passare seri guai quindi, a meno che un uomo non muoia di fame o
quasi, è opportuno e conveniente di gran lunga pagare i tributi,
anche se palesemente ingiusti, facendo sacrifici in più.
Sebbene
io non lo ritenga chiaro o autorevole in tutte le sue esposizioni-
pertanto ho il dovere morale di ricordarlo pubblicamente- si può per
confronto citare addirittura il recente Compendio
al C.C.C. del
2005 scritto da mons. Ratzinger (Benedetto XVI), al n° 406:
«L’autorità
è esercitata in modo legittimo quando agisce per il bene comune e
per conseguirlo usa mezzi moralmente leciti … Le leggi ingiuste e
le misure contrarie all’ordine morale non sono obbliganti per le
coscienze».
Sembra
oltremodo evidente che mons. Bagnasco: a) forse non ha letto neanche
il Compendio o
forse si è distratto; b) forse ne condanna le proposizioni
pubblicamente. Ma che il messaggio di mons. Bagnasco passi per
messaggio della «Chiesa» come lui stesso sostiene, certamente è
sconveniente e scorretto. (cf. tascabile Le
Tasse e la Chiesa,
Segno, 2012)
Forse
vi state domandando che attinenza possa avere questo discorso con il
questionario che proporrà il Vaticano a mo’ “referendum”? Beh,
lo si capirà leggendo e parimenti dirò appresso per altre leggi
inique approvate od in via di approvazione. Rimando per
approfondimenti allo studio del principio di «epikeia» come
spiegato, per esempio, da Francisco Suárez nel Trattato
delle leggi e di Dio legislatore,
Vol. II. Altri approfondimenti fondamentali li ritroviamo in san
Tommaso d’Aquino, Summa
Thelogiae,
I-II qq 90 – 97.
LA CHIESA E LA SCIMMIA
Le
suddette note- infallibilità, immutabilità, indefettibilità- sono
requisiti che anche testimoniano concretamente la visibile esistenza
della Chiesa fondata da Gesù Cristo, dato che essa è Una Santa,
Cattolica, Apostolica, a cui si aggiunge la Romanità della stessa.
Che
significa tutto questo? Per indefettibilità intendiamo che essa non
verrà mai meno; per immutabilità si suole dire che essa non
cambierà mai sostanzialmente la sua organizzazione monarchica e
gerarchica [3], né la sua dottrina, né la sua legge di base, né il
suo culto; per infallibilità crediamo che essa insegnerà sempre la
verità su ciò che si deve credere e su ciò che si deve praticare
per ottenere la salvezza, considerando che la salvezza non è un
diritto acquisito ma è una conquista che si ottiene osservando le
Regole imprescindibilmente e con l’aiuto della grazia di Dio.
Posto
di base il necessario rispetto di tali requisiti, in contro non può
certo parlarsi lecitamente di Chiesa fondata da Gesù Cristo ma
piuttosto di una società che ne scimmiotta le parvenze, ancor più
grave se l’abominio ha principio dal suo “capo”, possiamo
tranquillamente dire che la Chiesa è indefettibile ed intendiamo
appunto sostenere che non verrà mai meno, ma durerà per sempre.
Come? Per tutti i tempi come militante, per tutta l’eternità nella
gloria del Signore come trionfante.
Interrogandosi
sul problema degli scismi, delle apostasie, delle eresie e della
talvolta apparente diminuita visibilità, l’Abbé Barbier, e con
lui molti altri, soleva sostenere ne I
Tesori di Cornelio ALapide:
«La
Chiesa cattolica, apostolica, romana rimase invariabile da Gesù
Cristo in qua per la sua unità nella fede, nei sacramenti, nelle sue
leggi, nel’ suo capo. Ella ha veduto succedersi alla sua testa una
non interrotta genealogia di sommi Pontefici e di vescovi; noi ne
siamo certi per le storie e per i monumenti autentici che ci notano
la successione dei primi pastori non solamente di secolo in
secolo, ma di anno in anno. E non importa se si è talvolta protratta
per mesi ed anche per anni l’elezione di un nuovo Papa, o se
sorsero antipapi; l’intervallo non distrugge la successione, perché
allora il clero ed il corpo dei vescovi sussiste tuttavia nella
Chiesa, con intenzione di dare un successore al defunto Pontefice non
appena le circostanze lo permettano».
Al
suo pensiero si aggiunge quello del «Dottore utilissimo»,
sant’Alfonso Maria de Liguori in Verità
della Fede,
esaltando a guisa di Sovrano infallibile il primato di Pietro:
«Ma
se per qualche tempo [il papa] non fosse stato veramente accettato
universalmente dalla chiesa, in tal caso per quel tempo sarebbe
vacata la sede pontificia, come vaca nella morte de’ pontefici.
Così neppure importa che in caso di scisma siasi stato molto tempo
nel dubbio chi fosse il vero pontefice; perché allora uno sarebbe
stato il vero, benché non abbastanza conosciuto; e se niuno degli
antipapi fosse stato vero [ovvero tutti fossero antipapi], allora il
pontificato sarebbe finalmente vacato … La seconda cosa certa si è,
che quando in tempo di scisma si dubita, chi fosse il vero papa, in
tal caso il concilio può esser convocato da’cardinali, e da’
vescovi; ed allora ciascuno degli eletti è tenuto di stare alla
definizione del concilio, perché allora si tiene come vacante la
sede apostolica. E lo stesso sarebbe nel caso, che il papa cadesse
notoriamente e pertinacemente in qualche eresia. Benché allora, come
meglio dicono altri, non sarebbe il papa privato del pontificato dal
concilio come suo superiore, ma ne sarebbe spogliato immediatamente
da Cristo, divenendo allora soggetto affatto inabile, e caduto dal
suo officio».
Così
allo stesso modo papa Pio XII- nella Mystici
Corporis del
29 giugno 1943- rimarca ed illustra la natura della Chiesa:
«In
realtà, tra i membri della Chiesa bisogna annoverare esclusivamente
quelli che ricevettero il lavacro della rigenerazione, e professando
la vera Fede … Come dunque nel vero ceto dei fedeli si ha un sol
Corpo, un solo Spirito, un solo Signore e un solo Battesimo, così
non si può avere che una sola Fede, sicché chi abbia ricusato di
ascoltare la Chiesa [insegnando false dottrine], deve, secondo
l’ordine di Dio,
ritenersi come etnico e pubblicano. Perciò quelli che son tra loro
divisi per ragioni di fede o di governo, non possono vivere
nell’unita di tale Corpo e per conseguenza neppure nel suo divino
Spirito».
LA CHIESA E LA VERACITÀ DI DIO
La
Chiesa deve necessariamente essere indefettibile per
raggiungere il fine stesso che Gesù Cristo le ha assegnato nella sua
fondazione o istituzione, difatti Gesù Cristo ha istituito la Chiesa
per continuare sulla terra, per mezzo e per opera di essa, la
missione Sua; altrimenti se questa missione fosse alterata o
convertita al male si capirebbe con universale evidenza e visibilità
che essa non starebbe più operando la missione di Cristo ma quella
del Suo nemico, e tutto ciò sarebbe impossibile (cf. Lc 22,31-32).
Gesù
Cristo che ci ha insegnato la via della salute, per il tramite della
Chiesa ripete e conferma il suo insegnamento verace, così fino alla
fine dei tempi, ecco perché l’infallibilità [4] è stata concessa
alla Chiesa docente per far sì che nulla muti nel dogma, nella
legge, nel culto ed in quanto vi è dogmaticamente connesso, o
indirettamente ne discende (cf. S. Cartechini, Dall’opinione
al domma).
La Chiesa continua l’ammaestramento di Gesù, riconcilia,
santifica, trasforma, perpetua, salva, e proprio per questo risulta
agevole conoscerne anche le doti essenziali di cui deve essere
fornita, e in primo la sua indefettibilità, dote che le è
necessaria come abbiamo già detto.
Monsignor
Perardi, Prelato domestico di S.S. nell’anno 1930 scriveva un
corposo Trattato
dogmatico, morale, apologetico e liturgico.
In esso si legge:
«Dio
vuol salvi tutti gli uomini, è di fede: perché si possano salvare,
fa mestieri che Iddio offra loro i mezzi necessari a tale fine: i
mezzi necessari per salvarsi si riducono al conoscimento delle verità
rivelate, e alla grazia per crederle e metterle in pratica: per
conoscere le verità rivelate con sicurezza ci vuole chi le insegni,
e ci vogliono i mezzi per avere la grazia di praticarle come si
conviene: ora la Chiesa è stabilita da Dio per insegnarci queste
verità e dispensare i Sacramenti che sono i canali della grazia:
dunque fino a che sulla terra vi saranno uomini da salvare, vi deve
essere anche la Chiesa, per cui solo abbiamo i mezzi di salvezza».
QUALE LIBERTÀ DI VOTARE?
Uno
dei principali ostacoli ai piani di Dio è la pretesa libertà
secondo lo spirito del tempo; tuttavia, diversamente da quello che
sembra insegnare la Dignitatis
Humanae ovvero
che chiunque può essere libero di divulgare il male e di pretenderne
l’osservanza [5], in realtà tutto ciò altri non è che il
concetto di schiavitù del maligno. Ecco perché papa Pio XII nella
allocuzione ai Giuristi cattolici, Ci
riesce del
6 dicembre 1953:
«Qualsiasi
cosa non risponda alla verità ed alla legge morale non ha
oggettivamente alcun diritto ad esistere, né alla propaganda, né
all’azione».
Altri
documenti di riferimento che dipanano ogni dubbio, per altro
immotivato, sono: Mirari
Vos del
15 agosto 1832 di papa Gregorio XVI; Singulari
Quadam del
9 dicembre 1854, Quanta
Cura dell’8
dicembre 1864 di papa Pio IX; Immortale
Dei dell’1
novembre 1885, Libertas del
20 giugno 1888 di papa Leone XIII.
Anche
la tolleranza rispetto a tutti i sistemi di pensiero è un altro
evidente ostacolo alla propagazione ed alla proclamazione del Regno
di Cristo. Il padre Agostino da Montefeltro nelle
sue Prediche (Torino,
1888):
Non
vi è nessuna parola di cui si sia tanto abusato come la parola:
tolleranza. Vi sono tre sorta di tolleranze: la tolleranza civile e
la regolamenta la Chiesa; la tolleranza personale e la insegna la
Chiesa, la tolleranza teologica e non è consentita. La tolleranza
diventa «scienza degli egoisti e privilegio degli incapaci» quando
sacrifica la verità (cf. 1Cor 13,4-6) e non è lecita, ed è il caso
della tolleranza teologica e dell’errore.
Sprofondato
nel cosiddetto «errorum tenebris» a causa di una interruzione nella
trasmissione della fede, il contemporaneo purtroppo non è quasi più
in grado di distinguere menzogna e verità, si lascia sedurre. Solo
la vera carità ovvero quella al servizio della verità (cf. 1Cor
13,4-6), può aiutarci a contrastare la seduzione dei tempi. Il
diavolo possiede un immenso potere di corruzione, ha cercato
addirittura di sedurre Cristo direttamente (cf. Lc 4,1-13) o
servendosi di Pietro (cf. Mt 16,23). «Vigilate.
Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando
chi divorare»
(1Pt 5,8); con una sincera vita di Fede, caratterizzata da fiducioso
abbandono all’amore di Dio (cf. Lc 12,22-31) e dall’obbedienza
alla Sua volontà (cf. Mt 6,10) si riesce a vincere il diavolo.
Ecco
perché san Paolo, in 2Timoteo 3 e non solo lì, pone l’accento
sull’importanza della Tradizione che in un certo senso precede la
Scrittura perché è da Dio, ne fissa il canone garantendone divina
ispirazione ed inerranza, la completa poiché non ne è semplicemente
la sintesi e la interpreta correttamente per evitare derive
protestanti (cf. Leone XIII, Provvidentissimus
Deus del
18 novembre 1893).
«Del
resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù
saranno perseguitati. Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di
male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo. Tu però
rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto,
sapendo da chi l’hai appreso»
(12-14);
«Io
infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la
salvezza di chiunque crede … È in esso che si rivela la giustizia
di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante
la fede»
(Rm 1,16);
«Proprio
per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo
ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete
accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale
parola di Dio, che opera in voi che credete»
(1Ts 2,13).
IL MASSONE
Un
altro nemico spietato di Gesù e quindi della Chiesa, antagonista che
purtroppo dalle cronache si apprende essersi tanto infiltrato nei
«servi indegni» che si nutrono dalla mammella della Chiesa, è la
Massoneria con il suo spirito liberista ma intollerante pensiero e la
sua apologia al «relativismo». La Chiesa biasima e censura
questo e tanti altri principi di consorteria con vari documenti. Le
condanne annesse alla Massoneria sono anche ad altre ideologie
immorali e dissennate: negazione del soprannaturale, concetti
presunti o effettivi di naturalismo, deismo, razionalismo,
scetticismo, indifferentismo e relativismo, anticlericalismo.
I
principali documenti di condanna sono: In
Eminenti Apostolatus Specula del
1738 di papa Clemente XII;Providas
Romanorum Pontificum del
1751 di papa Benedetto XIV; Ecclesiam
a Jesu Christo del
1821 di papa Pio VII; Quo
Graviora del
1825 di papa Leone XII; Traditi
humilitati del
1829 di papa Pio VIII; Qui
pluribus del
1846 di papa Pio IX; Humanum
Genus del
1884 di papa Leone XIII.
Pregando
Dio affinché ci doni la grazia di vivere il nostro agire da
cristiani, con le Virtù teologali di Fede, Speranza e Carità,
imploriamoLo perché anche noi un giorno con san Paolo possiamo dire:
«Ho
combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho
conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il
Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a
me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua
manifestazione»
(2Tm 4,7-8).
IL MODERNISTA
Ma
i nemici sono tanti e non finiscono certo qui, poiché il Cristo è
il bersaglio numero uno dello spirito del mondo, di Satana che anima
i superbi, gli eretici, gli infedeli, gli apostati, gli scismatici e
tutti quanti si frappongono con ostinazione fra Lui e noi, con
inganno e menzogna (cf. Mt 24,24; 2Pt 2,1; 1Gv 4,1). Come per esempio
i modernisti o «sintesi
di tutte le eresie che è il modernismo»
secondo la parola di papa San Pio X nella Pascendi,
ovvero i negatori- sfacciati o meschini- della filosofia scolastica e
della dottrina tomistica, che invece ha carattere vincolante [6]:
«Degli
ostacoli, tre sono i principali che più sentono opposti ai loro
conati [dei Modernisti]: il metodo scolastico di ragionare,
l’autorità dei Padri con la tradizione, il magistero
ecclesiastico. Contro tutto questo la loro lotta è accanita.
Deridono perciò continuamente e disprezzano la filosofia e la
teologia scolastica … certo si è che la smania di novità va
sempre in essi congiunta coll’odio della Scolastica; né vi ha
indizio più manifesto che taluno cominci a volgere al modernismo,
che quando incominci ad aborrire la Scolastica. Ricordino i
modernisti e quanti li favoriscono la condanna che Pio IX inflisse
alla proposizione (Sillabo, Prop. 12)».
IL PANCRISTIANO O FALSO ECUMENICO
Con
il termine «pancristianesimo» individuiamo quei movimenti religiosi
di derivazione protestante che vogliono unificare la complessità
delle “chiese” cristiane, tutte in una, o una in tutte, facendo
leva sulle verità dette «primarie», perché da tutte professate, e
lasciando ciascuna libera di sostenere quelle «secondarie»
(cf. Dizionario
del Cristianesimo,
E. Zoffoli, Sinopsis).
Per
«irenismo», greco “εἰρήνη”, noi dobbiamo intendere
quella corrente teologica che tende alla pace universale da
raggiungersi a tutti i costi, pur sacrificando la verità. Di
«irenismo» ci parla anche Pio XII nell’enciclica Humani
generis del
12 agosto 1950, esprimendo una dura condanna e definendo i criteri
del vero «metodo apologetico».
C’è
un modo eclatante per smascherare gli ingannatori contemporanei,
quindi avere certezza che trattasi di protestanti e non certo di
Cattolici- uomini da non ascoltare poiché cattivi maestri,
«Lasciateli!
Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro
cieco, tutti e due cadranno in un fosso!»
(Mt 15,14) bisognosi di cure pastorali e di preghiere- ci
illumina Papa Pio XI nella Mortalium
Animosdel
6 gennaio 1928:
«Potrà
sembrare che questi pancristiani, tutti occupati nell’unire le
chiese, tendano al fine nobilissimo di fomentare la carità fra tutti
i cristiani; ma come mai potrebbe la carità riuscire in danno della
fede? Nessuno certamente ignora che lo stesso apostolo della carità,
San Giovanni (il quale nel suo Vangelo pare abbia svelato i segreti
del Cuore sacratissimo di Gesù che sempre soleva inculcare ai
discepoli il nuovo comandamento: Amatevi
l’un l’altro),
ha vietato assolutamente di avere rapporti con coloro i quali non
professano intera ed incorrotta la dottrina di Cristo: Se
qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ricevetelo in
casa e non salutatelo nemmeno.
Quindi, appoggiandosi la carità, come su fondamento, sulla fede
integra e sincera, è necessario che i discepoli di Cristo siano
principalmente uniti dal vincolo dell’unità della fede».
Per
maggiori approfondimenti si può leggere «IL FALSO ECUMENISMO» [7].
IL GIUDEO TRAVESTITO DA CATTOLICO
Ne
ho già parlato 2 volte [8] [9]. Ora, per non ripetermi vi
invito allo studio dei documenti qui segnalati, ma rilancio le
cattoliche dichiarazioni di papa san Pio X nel suo Catechismo al
n° 126 «Chi
sono gli ebrei? Gli ebrei sono i non battezzati che professano la
legge di Mosè e non credono che Gesù è il Messia o Cristo
promesso»;
al n° 124 «Chi
è fuori della comunione dei santi? E’ fuori della comunione dei
santi chi é fuori della Chiesa, ossia i dannati, gl’infedeli, gli
ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati»;
al n° 131 «È
grave danno esser fuori della Chiesa? Esser fuori della Chiesa è
danno gravissimo, perché fuori non si hanno né i mezzi stabiliti né
la guida sicura alla salute eterna, la quale per l’uomo è l’unica
cosa veramente necessaria».
Ciò
detto, ricordo che i giudei NON sono stirpe di Abramo (cf. Gv 8,33;
Mt 3,9; Lc 3,8), in Galati 3 san Paolo conferma: «Non
c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non
c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo
Gesù. E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo,
eredi secondo la promessa»
(28 ss); in Rm 4,9 si legge che la beatitudine non è concessa ai
circoncisi in quanto tali, per presunta «stirpe» e Giacomo 2,20 ss
fa capire che Abramo ebbe fede in Dio, cosa che i giudei non hanno.
Il
deicidio da loro compiuto in combutta con i pagani, si perpetua
giorno dopo giorno fino a quando si offenderà Cristo conoscendoLo ma
non riconoscendLo e di conseguenza anche il Suo Corpo mistico che è
la Chiesa. Ciò fanno oggi tutti quelli di cui sopra parlava san Pio
X.
«Al
vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo,
crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e
crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa”. Gli risposero i
Giudei: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire,
perché si è fatto Figlio di Dio”»
(Gv 19,6-7; 15; Lc 23,21; Mc 15,14, ecc).
Non
riconobbero Cristo e continuano a non riconoscerLo pur avendoLo
conosciuto. Ed è ovvio che gli uomini che si fanno apologeti del
«catto-giudaismo» sono come ciechi che pretendono di guidare altri
ciechi; è particolarmente significativo l’insegnamento che traiamo
da Romani 10,14 «Ora,
come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come
potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno
sentirne parlare senza uno che lo annunzi?».
Spero abbiate capito cosa intendo dire citando qui Romani 10.
I
Giudei inoltre non sono nostri «padri nella fede» (ma lo era
Abramo) e non hanno alcuna «alleanza di salvezza» (cf. Concilio di
Firenze, Bolla
di unione dei copti,
sessione 11; Catechismo
Tridentino,
n 173, 216; Pio IX, Quanto
Conficiamur Moerore;
Gregorio XVI, Summo
Iugiter);
ed è gravissimo insegnare questo poiché, come ricorda Giacomo
2,10-11 «chiunque
osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo,
diventa colpevole di tutto». 2Corinzi
1,12 «Questo
infatti è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza di
esserci comportati nel mondo, e particolarmente verso di voi, con la
santità e sincerità che vengono da Dio». «Gesù
Cristo è mediatore della nuova Alleanza affinché, avvenuta la sua
morte per riscattare le trasgressioni commesse sotto la prima
Alleanza, i chiamati ricevano l’eterna eredità, loro promessa»
(Eb 9,15).
In
senso biblico l’Alleanza è il patto di reciproca fedeltà tra Dio
e il popolo ebraico. Esso è stato celebrato più volte da Dio con
Noè (Gen 9,1-17), con Abramo (Gen 17,1-14), con Giosuè (Gs
24,25-26), con tutto il popolo sotto il re Giosia (Ne 10,1). Più
interessante quella con Mosè sul Sinai: è la più solenne perché
per essa Israele diventa speciale proprietà di Jahvè; è la più
chiara anticipazione di quella definitiva stipulata da Dio con
l’umanità intera nel sangue di Gesù (Mt 26,27-8; 1Cor
11,25), per la quale diventiamo figli di Dio (Rm 8,14), riceviamo lo
Spirito (2Cor 3,6), non siamo più schiavi, ma liberi (Gal 4, 22).
San Paolo sottolinea la superiorità della nuova rispetto all’antica
a. (Ebr 9,11-14): la nuova, essendo unica e definitiva, valida
solo dopo e per la morte di Cristo, propriamente è detta
«testamento» [Dizionario
del cristianesimo,
E. Zoffoli, Sinopsis].
L’APOLOGETA DELLA SODOMIA
Ritorniamo
quindi su ciò che Dio prescrive nell’Antico Testamento: «Se
uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno
commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue
ricadrà su di loro»
(Lv 20,13). E la vicenda di Sodoma e Gomorra (Gen 18,16 ss.) è
conosciuta da tutto il mondo, dalla notte dei tempi:
«… condannò
alla distruzione le città di Sòdoma e Gomorra, riducendole in
cenere, ponendo un esempio a quanti sarebbero vissuti empiamente.
Liberò invece il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale
di quegli scellerati. Quel giusto infatti, per ciò che vedeva e
udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava ogni giorno nella
sua anima giusta per tali ignominie. Il Signore sa liberare i pii
dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del
giudizio, 10 soprattutto coloro che nelle loro impure passioni vanno
dietro alla carne e disprezzano il Signore. …»
(2Pt 2,6 ss.); «… Così
Sodoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate
all’impudicizia allo stesso modo e sono andate dietro a vizi contro
natura, stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno …»
(Gd 7).
L’interpretazione
unanime dei Padri è assolutamente collimante rispetto a quanto il
Testo Sacro riporta letteralmente. E nel Nuovo Testamento, inoltre:
«… La
legge non è fatta per il giusto, ma per i non giusti e riottosi, per
gli empi e di peccatori, per gli scellerati e i profani, per i
parricidi e matricidi e omicidi, per i fornicatori, per i sodomiti,
per i ladri d’uomini, i bugiardi, gli spergiuri …»
(1Tm 1,9).
Alcune
condanne dei Padri e dei Dottori della Chiesa:
“I
delitti che vanno contro natura, ad esempio quelli compiuti dai
sodomiti, devono essere condannati e puniti ovunque e sempre.
Quand’anche tutti gli uomini li commettessero, verrebbero tutti
coinvolti nella stessa condanna divina: Dio infatti non ha creato gli
uomini perché commettessero un tale abuso di se stessi. Quando,
mossi da una perversa passione, si profana la natura stessa che Dio
ha creato, è la stessa unione che deve esistere fra Dio e noi a
venir violata” (Sant’Agostino, Confessioni,
c.III, p.8);
“Che
lo zolfo evochi i fetori della carne, lo conferma la storia stessa
della Sacra Scrittura, quando parla della pioggia di fuoco e zolfo
versata su Sodoma dal Signore. Egli aveva deciso di punire in essa i
crimini della carne, e il tipo stesso del suo castigo metteva in
risalto l’onta di quel crimine. Perché lo zolfo emana fetore, il
fuoco arde. Era quindi giusto che i Sodomiti, ardendo di desideri
perversi originati dal fetore della carne, perissero ad un tempo per
mezzo del fuoco e dello zolfo, affinché dal giusto castigo si
rendessero conto del male compiuto sotto la spinta di un desiderio
perverso”. (San Gregorio Magno, Commento
morale a Giobbe,
XIV, 23, vol. II, pag. 371);
“Questo
vizio non va affatto considerato come un vizio ordinario, perché
supera per gravità tutti gli altri vizi. Esso infatti, uccide il
corpo, rovina l’anima, contamina la carne, estingue la luce
dell’intelletto, caccia lo Spirito Santo dal tempio dell’anima”
. (San Pier Damiani, Liber
Gomorrhanus,
in Patrologia latina, vol. 145, coll. 159-190);
“Nei
peccati contro natura in cui viene violato l’ordine naturale, viene
offeso Dio stesso in qualità di ordinatore della natura” (San
Tommaso d’Aquino, Summa
Teologica,
II-II, q. 154, a. 12);
“… Commettendo
il maledetto peccato contro natura, quali ciechi e stolti, essendo
offuscato il lume del loro intelletto, non conoscono il fetore e la
miseria in cui sono …” (Santa Caterina da Siena,Dialogo
della Divina Provvidenza,
cap. 124);
“Più
pena sente uno che sia vissuto con questo vizio de la sodomia che un
altro, perocché questo è maggior peccato che sia” (San Bernardino
da Siena, Predica
XXXIX in: Prediche volgari,
p. 915);
“… Di
questa turpitudine mai abbastanza esecrata sono schiavi coloro che
non si vergognano di violare la legge divina e naturale” (San
Pietro Canisio, Summa
Doctrina Christianae,
III a/b, p. 455);
Alcune
condanne di Papi:
“… L’esecrabile
vizio libidinoso contro natura; colpe per le quali i popoli e le
nazioni vengono flagellati da Dio, a giusta condanna, con sciagure,
guerre, fame e pestilenze …” (San Pio V, Costituzione
Cum Primum,
del 1 aprile 1566, in Bullarium
Romanum,
t. IV, c. II, pp. 284-286);
“… Il
peccato contro natura grida vendetta al cospetto di Dio…” (San
Pio X - Catechismo,
N. 966).
Leggendo
la Sacra Scrittura impariamo da Dio, giusto giudice, che com’è
vero che il Signore perdona qualunque peccato a chi, con sincero
pentimento, gli chiede il perdono e soddisfa anche rimediando allo
scandalo, è altrettanto vero che giudicherà secondo la Sua Parola e
non secondo quella degli uomini, quanti si ostinano nel peccato. Di
cosa vorrà mai tenere conto questo “referendum” proposto dal
Vaticano se il «Deposito» non mente e non può mutare.
IL COMUNISTA
Decreto
del Sant’Uffizio – 28 Giugno 1949. Fa peccato Mortale e non
può essere assolto:
1.
Chi è iscritto al Partito Comunista.
2. Chi ne fa propaganda in qualsiasi modo.
3. Chi vota per esso e per i suoi candidati.
4. Chi scrive, legge e diffonde la stampa comunista.
5. Chi rimane nelle organizzazioni comuniste: Camera del Lavoro, Federterra, Fronte della Gioventù, CGIL, UDI, API, ecc…
2. Chi ne fa propaganda in qualsiasi modo.
3. Chi vota per esso e per i suoi candidati.
4. Chi scrive, legge e diffonde la stampa comunista.
5. Chi rimane nelle organizzazioni comuniste: Camera del Lavoro, Federterra, Fronte della Gioventù, CGIL, UDI, API, ecc…
È
scomunicato e Apostata: Chi, iscritto al Partito Comunista, ne
accetta la dottrina atea e anticristiana; chi la difende e chi la
diffonde. Queste sanzioni sono estese anche a quei partiti che fanno
causa comune con il comunismo. Chi in confessione tace tali
colpe fa sacrilegio; può invece essere assolto chi sinceramente
pentito rinuncia alle sue false posizioni.
In
nota si possono leggere numerose altre informazioni [10].
VARI ALTRI SOGGETTI
Gli
“anti puritani”. L’aggettivo “puritano” viene usato in
maniera impropria e secondo il comune sentire contemporaneo. L’uomo
moderno, difatti, vuol contrapporsi con tutte le forze all’etica
cristiana ed usa con spregio definire “puritano” ogni
atteggiamento che invece è moralmente corretto ed ostile al
propagarsi dell’immoralità e della depravazione dei costumi. Il
«puritanesimo» fu piuttosto un movimento eretico di origine
calvinista che prese piede nel secolo XVI principalmente
nell’Anglicanesimo e tendeva a “purificare” alcune forme
ritenute “corrotte” dell’impianto ecclesiastico protestante;
Gli
ingannatori nella procreazione. Ovvero
gli esaltatori di contraccezione artificiale e sterilizzazione, sia
femminile che maschile. Questi metodi sono a tutti gli effetti una
frode nell’uso del matrimonio. Impedire la procreazione è immorale
e nessuna presunta “necessità” o “autorità” ha il diritto
di trasformare un’azione intrinsecamente immorale in atto morale o
lecito. Si può approfondire l’argomento studiando la Lettera
enciclica Casti
Connubii di
papa Pio XI del 31 dicembre 1930; anche il Discorso
alle Ostetriche di
papa Pio XII del 29 ottobre 1951;
I
prestigiatori delle unioni. Il
vero e unico matrimonio è un’unione monogamica ed indissolubile,
di un uomo con una donna nati tali e che moriranno tali (Dio non ha
creato il “gender”). Trattasi di un «contratto naturale» fra
battezzati elevato alla dignità di Sacramento. Vi si oppongono
aberrazioni di disordine morale da biasimare quali la convivenza, il
divorzio, l’adulterio, la contraccezione, la sterilizzazione,
l’aborto, le unioni di fatto, ecc … Principali documenti di
riferimento: Arcanum
divinae sapientiae del
10 febbraio 1880 di papa Leone XIII; Casti
Connubii del
31 dicembre 1930 di papa Pio XII; Decretum
de Finibus Matrimoniidel
25 marzo 1954 di papa Pio XII in risposta ai «novatori»;
Gli
assassini di innocenti. La
Chiesa condanna l’aborto sempre, a prescindere dalla presunta
ragione o dal presentato motivo, lo definisce «omicidio perché
sopprime una vera vita innocente». Per approfondimenti si consulti
il volume Enchiridion
symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum o
«Denzinger-Schönmetze» ai numeri: 670, 2134, 3298, 3337, 3719-21;
Gli
ingannatori o i silenti. Il
silenzio o «conservazione di un segreto» è lecito solo nel caso in
cui non nuoce agli altri, quindi non è nocivo al bene comune. In
questo caso, se il silenzio è male, invece si acconsente a non
divulgare intenti e manovre occulte, ciò rende complici nel peccato
(cf. San Tommaso d’Aquino, Summa
Theologiae,
II-II, q. 68, a. 1; q. 70, a. 1). Il demonio opera anche attraverso
l’inganno e rende l’ingannato a sua volta ingannatore di terzi.
Sappiamo che è mentitore il diavolo e chi lo segue, «padre della
menzogna» (Gv 8,44); può ingannare, indurre all’errore, illudere.
Gesù è la Verità (cf. Gv 8, 44) mentre il diavolo è il bugiardo
per antonomasia;
I
negatori della pena di morte. Tipica
posizioni di presunti liberali o di uomini traviati dalla propaganda
politica e dalla pedagogia cripto-massonica. La pena di morte in
realtà è lecita in alcuni rari casi per salvaguardare il bene
comune se non vi sono altre soluzioni e se si è già tentato tutto
il possibile (cf.Catechismo
maggiore,
n° 413); «È lecito uccidere il prossimo quando si combatte in una
guerra giusta, quando si esegue per ordine dell’autorità suprema
la condanna di morte in pena di qualche delitto; e finalmente quando
trattasi di necessaria e legittima difesa della vita contro un
ingiusto aggressore»;
I
falsi scienziati. Davanti
a darwinismo e poligenismo, Pio XII ricorda quella incompatibilità
con la Fede cattolica: «però quando si tratta dell’altra ipotesi,
cioè del poligenismo, allora i figli della Chiesa non godono affatto
della medesima libertà. I fedeli non possono abbracciare
quell’opinione i cui assertori insegnano che dopo Adamo sono
esistiti qui sulla terra veri uomini che non hanno avuto origine, per
generazione naturale, dal medesimo come da progenitore di tutti gli
uomini, oppure che Adamo rappresenta l’insieme di molti
progenitori; non appare in nessun modo come queste affermazioni si
possano accordare con quanto le fonti della Rivelazione e gli atti
del Magistero della Chiesa ci insegnano circa il peccato originale,
che proviene da un peccato veramente commesso da Adamo
individualmente e personalmente, e che, trasmesso a tutti per
generazione, è inerente in ciascun uomo come suo proprio» (Pio
XII, Enciclica
Humani generis del
22 agosto 1950) [10];
Gli
emancipati o femminismo. L’emancipazione
è in verità l’involuzione dell’intelletto; man mano che apre al
peccato, quindi ai vizi, l’uomo si allontana dalla retta ragione e
rinnega ostinatamente anche i principi intrinsecamente presenti in
lui, quali la legge naturale. «La santa madre Chiesa sostiene ed
insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere
conosciuto mediante il lume naturale della ragione umana a partire
dalle cose create» (Costituzione conciliare Dei
Filius del
24 aprile 1870); questa presunta emancipazione, volgarmente e con
tracotanza accentuata nel femminismo, è solo un metodo per
allontanare l’uomo, ingannandolo, dalla ricerca di Dio;
Gli
esoteristi. L’esoterismo è condannato dalla Chiesa in
ogni sua parvenza o ramificazione. Va ritenuto quale complesso di
dottrine riservate ad alcuni iniziati, di solito concernenti magia,
alchimia, “religioni” cabalistiche o gnostiche;
Gli
occultisti. Allo
stesso modo anche l’occultismo è biasimato da Dio e dalla Chiesa.
Riguarda la pratica di fenomeni occulti come la divinazione, la
chiromanzia, la negromanzia, ecc … La concezione contemporanea del
complesso ideologico-pratico inteso quale occultismo la si deve
probabilmente al medico cabalista Heinrich Cornelius Agrippa di
Nettesheim (Colonia, 15 settembre 1486 – Grenoble, 18 febbraio
1535);
Gli
“stregoni bianchi”. Anche
la cosiddetta «magia bianca» è in realtà una manifestazione,
seppur celata, di iniquità. Teologicamente può definirsi
«superstizione», poiché in materia di religione il vizio consiste
nel non rispettare il giusto mezzo secondo certe circostanze. Infatti
il culto divino si può prestare a chi si deve, cioè al vero Dio,
«però in maniera indebita», e questa è la prima specie di
superstizione (cf. San Tommaso d’Aquino, Summa
Theologiae,
II-II, q. 92).
I
falsi guaritori. La
Rivelazione e la Chiesa ci insegnano che in contesti ostinatamente
prossimi alla superstizione, all’esoterismo, all’occultismo,
all’eresia, ecc … piuttosto che di reali guarigioni si dovrebbe
parlare di «inganni diabolici». Non è affatto strano incappare in
falsi mistici e presunti carismatici che in realtà operano
nell’iniquità e tutto questo «non fa meraviglia, perché anche
satana si maschera da angelo di luce» (2Cor 11,14). Sortilegi,
stregonerie, negromanzia, idromanzia, scrittura automatica, sedute
spiritiche, lettura dei tarocchi, interrogazioni degli astri, ecc …
sono tutte pratiche già fortemente colpite dal Diritto romano sin
dall’antichità, ma vengono condannate più volte anche nella
Bibbia (A.T. e N.T.) e dal Magistero della Chiesa, poiché tutte
queste e tante altre pratiche occulte, si oppongono apertamente ai
piani della Provvidenza che evidentemente guida noi uomini secondo
strade differenti da quelle che la “magia” vorrebbe imporre e
propone.
I
linguacciuti. Secondo
la teologia cattolica il «dono delle lingue» fu concesso agli
Apostoli che dovevano evangelizzare i popoli della terra per due
motivi, ed oggi non c’è più bisogno di tutto ciò. Motivo uno:
«perché ne avevano bisogno per farsi comprendere»; motivo due:
«perché come la confusione delle lingue fu segno
dell’allontanamento del mondo da Dio, così il dono delle lingue
doveva essere il segno del riavvicinamento del mondo a Dio». Ecco
perché, come scrive sant’Agostino, «pur ricevendosi anche oggi lo
Spirito Santo, nessuno parla più le lingue di tutte le genti; perché
ormai tutte codeste lingue le parla la Chiesa, dalla quale chi è
escluso non riceve lo Spirito Santo» (cf. San Tommaso
d’Aquino, Summa
Theologiae,
II-II, q. 176, a. 1 ad 3). Vi furono rarissime eccezioni;
I
falsi carismatici. La
storia della Chiesa dimostra che è molto difficile riconoscere i
veri dai falsi carismi. Secondo la dottrina tomistica il vero
carismatico ripugna sinceramente di esibirsi, aborrisce la
pubblicità, è subordinato pienamente al giudizio ed ai
provvedimenti della Gerarchia, non specula (cf. San Tommaso
d’Aquino, Summa
Theologiae,
I-II, q. 111, a. 1; III, q. 7, a. 7).
I
benedicenti improvvisati. L’imposizione
delle mani è quel gesto usato da Gesù, dagli Apostoli e dai primi
missionari evangelici per guarire gli infermi, è prescritto nella
celebrazione della Messa, nell’amministrazione di alcuni
Sacramenti, ed è materia di Cresima e dell’Ordine (cf. Mt 9,18;
19,13; Mc 10,16; Lc 4,14; 13,13; At 6,6; 8,19; 1Tm 5,22;
Cf. Dizionario
del Cristianesimo,
E. Zoffoli, Sinopsis, Roma, 1992). In numerose confessioni
protestanti- es. Pentecostali- si abusa pericolosamente
dell’imposizione delle mani, specialmente da parte dei laici, e si
presume di effondere lo Spirito Santo senza avere Ordine. Negli
stessi contesti si crede che Gesù abbia ricevuto lo Spirito Santo
solo al momento del Battesimo e che possa esistere un battesimo di
spirito, privilegiato solo per alcuni. Tutto è pura fantasia. «Gesù
volle ricevere il battesimo non per essere santificato dalle acque ma
per santificare le acque. Quando Cristo fu battezzato lo Spirito
Santo discese sopra di lui in forma di colomba per mostrare che tutti
coloro che si fanno battezzare ricevono lo Spirito Santo, purché si
facciano battezzare con semplicità di cuore, come è simboleggiato
dalla colomba. Cristo ricevette il battesimo di Giovanni per
approvarlo e per santificare il battesimo; ma non ricevette il
battesimo suo, perché non ne aveva bisogno. Cristo ricevette il
battesimo all’inizio del suo ministero pubblico per apparire idoneo
a insegnare e a predicare e per mostrare che il battesimo rende
l’uomo perfetto, come era lui a quell’età. Quando Cristo fu
battezzato, i cieli si aprirono per mostrarci che il battesimo è di
una virtù celeste ed è la chiave del regno dei cieli. La colomba
che apparve si può ritenere una colomba vera, miracolosamente
formata, perché le finzioni mal si addicono al Figlio di Dio, che è
la stessa verità. Il battesimo ricevuto da Gesù è l’esemplare
del battesimo nostro, che viene dato nella virtù e nell’invocazione
della Trinità: perciò, a completare l’esemplare, quando Cristo fu
battezzato si fece udire anche la voce del Padre» (San Tommaso
d’Aquino, Compendio
della Summa Theologiae,
III, q. 39).
Scusate
se sembro scorbutico, ma davvero non so come esprimere certi concetti
con maggiore diplomazia. Si capisce bene che qui nessuno vuol
giudicare l’uomo, ci mancherebbe, ma le idee e le ideologie; resto
comunque a disposizione, come sempre, per un confronto culturale ed
ideologico. Potrei proseguire fino a notte fonda, tuttavia preferisco
fermarmi qui e tornare prossimamente a scrivere di indefettibilità,
infallibilità e immutabilità.
Pare
che il Vaticano voglia chiedere “consiglio” al mondo su questioni
di fede e costume, allora cosa rispondere? Io credo: Rispose
allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna
obbedire a Dio piuttosto che agli uomini»
(At 5,29); e san Paolo: «Orbene,
se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo
diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!»
(Gal 1,8) poiché «ogni
spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio»
(1Gv 4,3).
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.