IL NUOVO ORDINE MONDIALE MASSONICO……INCONTRO ALL’ARMAGHEDDON?
(articolo rieditato)
di Gianluca Marletta*
*(Saggista e coautore, con la giornalista Enrica Perucchietti, del libro: N.W.O. Storia e ideologia del Nuovo Ordine Mondiale, che sarà in libreria in autunno per i tipi della Arianna Edizioni).DA IMPERO DEL MALE A IMPERO DELLA BENE
E’ l’unica nazione di tradizione cristiana
capace di vietare (per Cento Anni!) le manifestazioni pubbliche delle
lobby omosessuali “infischiandosene” bellamente delle accuse di autoritarismo
lanciatele dai “democratici” d’ogni latitudine; uno dei pochi paesi al
mondo dove, stando a tutti i sondaggi e le statistiche, la religione è
in crescita esponenziale e la chiesa nazionale (quella Ortodossa) è di
gran lunga l’istituzione più popolare; un paese devastato per decenni
dalla denatalità e dalla pratica dell’aborto facile che, al giorno
d’oggi, “premia” ogni nuova nascita con un bonus equivalente a 9.000 euro1;
un paese che ha schiacciato senza pietà il terrorismo islamico locale
(quello ceceno di tipo salafita, finanziato dall’Arabia Saudita) ma che
intrattiene relazioni amichevoli con buona parte del mondo islamico ed è
visto, con evidente simpatia, da tutte quelle forze che si oppongono,
per i più svariati motivi, al cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale concepito
dalle elite occidentali. Una nazione che, recentemente, sembra essere
entrata nelle grazie e nelle speranze persino di molti Cattolici
(soprattutto laici), i quali cominciano a vedere in essa quasi una sorta
di rinnovato “bastione” o baluardo della Cristianità.
Questa nazione, unica nel suo genere
per estensione geografica e complessità culturale, è la Russia:
l’immensa Russia euroasiatica dagli spazi sconfinati e dalle esotiche
cupole d’oro, cerniera storica tra Europa e Asia, ma anche centro
gravitazionale di uno dei “polmoni” del Cristianesimo, quell’Ortodossia
che sembra aver conservato, coi suoi pregi e limiti, il sapore di quella spiritualità arcaica che altrove sembra ormai perduta.
Eppure, questa Russia,
che oggi sembra quasi riprendere in mano l’eredità di Bisanzio
ergendosi a scudo contro le derive sia culturali che militari
dell’Occidente post-cristiano, è la stessa che, fino a solo qualche
decennio fa, rappresentava “l’impero ateo” per eccellenza e che, ancor
più di recente, sotto il regime dell’alcolizzato e filoccidentale Eltsin, sembrava destinata ad un’irrimediabile tracollo e alla totale dissoluzione sociale e politica.
Quello che è accaduto in Russia
negli ultimi anni è, pertanto, un evento straordinario, una vera
“resurrezione” che, per essere compresa, dev’essere giudicata non con le
nostre categorie politiche, culturali e morali occidentali, ma a
partire dalla Russia stessa, dalla sua cultura e dai suoi valori.
DALLA PALUDE DELLA DISSOLUZIONE ALL’EGEMONIA SULL’EURASIA. RAZZIA DEGLI OLIGARCHI CHE VOLEVANO “IMPORTARE DEMOCRAZIA”. AVARIATA
L’era post-comunista, in Russia, coincide essenzialmente
con la dissoluzione dell’Impero Sovietico ma anche, e soprattutto, con
la devastazione economica e morale del popolo russo. Sotto il presidente
Eltsin, alcolizzato paladino degli interessi occidentali, ha luogo
infatti quella drammatica svendita dei “gioielli di famiglia”
dell’economica ex-sovietica che crea quella casta degli “oligarchi”
spesso appoggiati e finanziati dall’estero.
I registi di questo saccheggio sono essenzialmente identificabili con la grande finanza anglosassone: tra i personaggi più in vista in quegli anni spicca Mikhail Khodorkovsky,
(poi condannato nell’era Putin per frode ed evasione fiscale, divenendo
così un “martire della democrazia” per i media occidentali),
protagonista negli anni ’90 della privatizzazione del gigante
petrolifero nazionale Yukos, nonché della svendita del patrimonio
minerario russo, grazie alla creazione di società fantasma domiciliate
in paradisi fiscali esteri e contando sul supporto finanziario dei Rothchild d’Inghilterra2. In cambio dell’aiuto occidentale, peraltro, Khodorkovsky ha finanziato nel 2001 a Londra la nascita di una Open Russia Fondation (sul modello della Open Society di Soros), finalizzata all’esportazione della “democrazia” nell’immenso paese euroasiatico.
Al tempo stesso, altri oligarchi (tutti successivamente messi sotto processo da Putin) svendevano altre risorse nazionali: come Berezovsky (Aeroflot), Abramovich (Banca Most) o Chernoy
(Trans World Metals); tutti regolarmente fuggiti qualche anno dopo
dalla Russia per riparare in Gran Bretagna o (in virtù della loro
ascendenza ebraica) in Israele.
Alcuni oligarchi sono stati addirittura sospettati e
additati dall’opinione pubblica di supportare, in funzione
antinazionale, il nascente terrorismo ceceno: fra di essi, il caso più
clamoroso è quello di Boris Berezovsky,
oligarca dell’epoca Eltsin, poi riparato a Londra e infine in Israele
per sfuggire alla giustizia moscovita, e il cui ex-capo delle guardie
del corpo è stato, per lungo tempo, il superterrorista Aslan Maskhadov, autore della strage nella scuola di Beslàn.
L’OCCIDENTE VOLEVA FARE UNA RUSSIA A IMMAGINE DEL “PRESIDENTE UBRIACONE” CHE LA DOMINAVA. QUASI RIUSCENDOCI…
Ma il dramma forse più terribile dei primi anni della Russia
post-sovietica è stato lo scadimento umano di un intero popolo: un
popolo uscito devastato da 70 di ateismo coatto il quale, una volta
privato anche delle retoriche certezze ideologiche del sovietismo,
sembrava destinato ad una vera e propria putrefazione sociale.
L’immagine del “presidente ubriacone” Eltsin è stata per anni quella
stessa della Russia: un paese senza identità, falcidiato dall’alcolismo e
dalla violenza, fragile e ricattabile da parte di qualsiasi potere
forte, infiltrato da una sottocultura di derivazione occidentale
permeante e dissolutiva.
Il vecchio sogno anglosassone della conquista dell’Heartland,
la piattaforma euroasiatica da cui poter dominare il mondo, mediante la
dissoluzione o il ridimensionamento definitivo della Russia, sembrava,
pertanto, vicinissimo a realizzarsi: il crollo dell’impero sovietico,
infatti, aveva anche portato a quel “risveglio delle nazionalità” che
aveva sottratto all’influenza russa non solo l’Asia Centrale e gran
parte della regione caucasica, ma anche quell’Ucraina che, oltre ad
essere un paese di quasi 60 milioni di abitanti, è anche la culla
storica della Rus.
Come affermava ancora nel 1997 Zbigniew Brzezinsky, nel suo saggio dal titolo The Great Chessboard (Il Grande Scacchiere): “la
Russia senza l’Ucraina (…) diverrà un impero sostanzialmente asiatico,
probabilmente trascinato in conflitti usuranti con le nazioni dell’Asia
Centrale”.
Nel 2003, intanto, grazie ai fondi e alle cosiddette ONG come la Open Society sponsorizzate dal magnate americano George Soros, ma anche da altre fondazioni “private” come il National Endowment For Democracy o la tedesca Konrad Adenauer Foundation,
le cosiddette “rivoluzioni colorate” consegnavano in mano all’Occidente
sia la Georgia che l’Ucraina, in prospettiva di una futura adesione dei
due paesi ex-sovietici alla NATO.
E DAL KGB VENNE L’UOMO DELLA PROVVIDENZA: PUTIN
A partire dal 1999, tuttavia, accade
qualcosa che porta, lentamente ma inesorabilmente, a trasformare la
situazione della Russia. Il 1999, infatti, è l’anno in cui il logorato
presidente Eltsin offre la carica di primo ministro ad un personaggio
allora semisconosciuto di nome Vladimir Putin.
Putin, divenuto presidente
della Federazione Russa solo un anno dopo (2000), è una figura dal
passato complesso (ex agente del KGB) ma che si è dimostrato capace di
giocare le sue fortune politiche scommettendo sul rimanente orgoglio del
popolo russo.
Certamente, i metodi di Putin non sempre coincidono con quell’idea di sedicente democrazia che il political correctness
occidentale esalta, ma tale giudizio non tiene conto né del
tradizionale autoritarismo connaturato da sempre al potere russo né,
tantomeno, dell’ipocrisia per cui un Putinpossa essere considerato un “tiranno” e addirittura il nemico numero uno,
da quello stesso Occidente che considera invece “alleati” le brutali
tirannie degli stati arabi del Golfo o stati razzisti e guerrafondai
come Israele o la stessa Turchia.
La vera “colpa” di Putin agli
occhi dell’Occidente, in realtà, è quella di aver trasformato la Russia
in un solido blocco strategico economicamente indipendente e quindi non
più ricattabile dai Poteri Forti internazionali. In pochi anni,
infatti, Putin si è riappropriato dei “gioielli di famiglia”
strappandoli dalle mani degli oligarchi; inoltre, approfittando del
rialzo del prezzo del petrolio, lo “zar” è riuscito nell’impresa di
saldare gli enormi debiti contratti dalla precedente amministrazione
Eltsin, rifondendo nel 2005 quasi 15 miliardi di dollari al Club di
Parigi (un gruppo di circa una dozzina di paesi occidentali debitori); e
con l’estinzione del debito, di fatto, la Russia viene ad essere uno dei pochi paesi realmente sovrani del mondo contemporaneo.
PUTIN FA DELLA RUSSIA L’UNICO PAESE AL MONDO REALMENTE SOVRANO. PERCIÒ I POTERI FORTI D’OCCIDENTE LO MINACCIANO: “FARAI LA FINE DI GHEDDAFI”
E’ per questi motivi, essenzialmente,
che l’odio occidentale contro Putin e la Russia ha cominciato a salire
vertiginosamente di anno in anno, fino ad arrivare a dichiarazioni
sconcertanti, come quelle rilasciate nel 2006 in un articolo del
prestigioso periodico Foreign Affaire3, (organo del Council on Foreign Relations, il think tank
finanziato dai Rockefeller dal quale sono uscite figure come
Brzezinsky, Kissinger o l’ideologo dello “scontro di civiltà” Samuel
Huntington):
“Se dovesse scoppiare un conflitto (gli USA n.d.a.) potrebbero attaccare rapidamente e impunemente il territorio della Russia,
e la Russia non avrebbe i mezzi per montare una risposta. (…) E’ finita
l’epoca della Mutua Distruzione Assicurata (MAD), (…) infatti, la
quantità di bombardieri strategici russa è crollata del 39%, quella dei
missili balistici intercontinentali, e dei sottomarini con missili
balistici dell’80%. (…) anzi, lo scadimento dell’arsenale russo è anche
peggiore di quel che dicono le cifre”.
Più di recente, inoltre, possiamo ricordare le invettive dell’ex candidato presidenziale americano John McCain: “Caro Vlad, la primavera araba è alle tue porte!”,
urlate su twitter alla vigilia delle recenti elezioni russe del 2012
-nelle quali Putin è stato rieletto presidente con la maggioranza
assoluta del 63,9% dei voti- minacciando esplicitamente il leader
moscovita di fare la fine di Gheddafi.
Ma Putin sembra essere perfettamente cosciente
di quali siano i “veri nemici” della Russia, ed è per questo che negli
anni ha portato avanti una politica sempre più antitetica a quella della
NATO e dell’Occidente, specie nel vicino “giardino di casa”, ovvero il
Medio Oriente e l’Asia Centrale; divenendo di fatto il “grande
protettore” di tutti quei paesi che, per un motivo o per l’altro, si
oppongono al progetto mondialista occidentale. Questo “braccio di
ferro”, naturalmente, diviene un fattore di pericolosa instabilità,
specie dove gli interessi di Russia e Occidente sembrano inevitabilmente
scontrarsi (come sta accadendo in questo momento in Siria).
L’ORTODOSSIA RUSSA: DALLA DEBOLEZZA ALLA FORZA. CHIESA DI STATO E DI POPOLO
Ma la mossa realmente rivoluzionaria di Putin è
stata quella di capire che la resurrezione di un popolo, ancor prima
che economica, dev’essere morale e spirituale. Ed è da questo
presupposto che nasce l’alleanza del governo russo con le “religioni
tradizionali russe” ovvero, in primis, con quella Chiesa Ortodossa senza
la quale è impossibile anche solo parlare di un’anima russa.
Oggi, a vent’anni dal crollo del comunismo
ateo, circa l’80% della popolazione russa è battezzata nella Chiesa
Ortodossa; ma i numeri nudi e crudi dicono ben poco, specie agli occhi
di quegli occidentali abituati a percepire pregiudizialmente le chiese
ortodosse come istituzioni “sottomesse al potere” e portatrici di una
religiosità “formalistica”.
In realtà, quello che sta accadendo
in Russia è che alcuni aspetti spesso considerati come “debolezze
strutturali” del mondo ortodosso sembrano provvidenzialmente tradursi,
negli ultimi anni, in “punti di forza”. La stessa “sottomissione al
potere” nazionale, che al tempo della Rivoluzione Bolscevica fu uno dei
fattori che trascinò alla rovina la Chiesa Russa, diviene oggi un
fattore di potenza, al contrario di quello che attualmente avviene in
Occidente con la Chiesa Cattolica, la quale, non potendo contare su
nessun potere “amico”, è costretta in ultima analisi a negoziare la
propria sopravvivenza istituzionale con Poteri assolutamente ostili (le
sorprendenti dichiarazioni di Benedetto XVI sul Nuovo Ordine Mondiale
sono, da questo punto di vista, fin troppo significative4).
Sul presunto formalismo dell’Ortodossia,
peraltro, si dovrebbe comprendere che in Oriente l’adesione al
Cristianesimo non è mai stata, in primo luogo, l’adesione ad una morale o ad un catechismo, quanto l’appartenenza ad un universo simbolico comune (“Se qualcuno ti chiede della tua Fede, vai in chiesa e mostragli le nostre icone!”
recita un detto russo); un’adesione meno mentale o emotiva che
cardiaca, dimostratasi di fatto indistruttibile persino a fronte di 70
anni di ateismo di stato e a 20 anni di tentativi di penetrazione
secolarista occidentale. Il risultato è un legame viscerale tra
religione e popolo che, se da un lato penalizza fortemente le
possibilità di un’opera di evangelizzazione fuori dai confini
tradizionali dell’Ortodossia, crea un “fascio di forze” inscindibile.
Da questo punto di vista, anche la preponderanza
del clero uxorato favorisce un diffuso senso popolare di “appartenenza”
alla Chiesa che non è vista, come spesso accade in Occidente, come “una
cosa da preti”. Se il “pope” ortodosso, infatti, proprio a causa del
suo status di sacerdote e al contempo di uomo di famiglia, non ha mai
conosciuto il prestigio e l’autorità di cui godeva (un tempo) il prete
cattolico, è anche vero che tale caratteristica ha impedito che in
Oriente si sviluppasse quel pregiudizio sul clero visto come “sacra
casta” autoreferenziale, che è oggi uno dei cavalli di battaglia degli
anticlericali occidentali.[*NOTA DI
REDAZIONE: lasciamo intatta l'analisi dell'autore in questi ultimi
capoversi; tuttavia non la condividiamo, e abbiamo sufficiente materiale
per dimostrare che questa storia va guardata da un'altra prospettiva
che diverge dall'analisi di questo paragrafo]
“DIO CUSTODISCI LO ZAR VLADIMIR” E “LIBERACI DAL MALE ARANCIONE”
Vladimir Putin, al di là del giudizio occidentale
sui suoi metodi “dispotici”, non ha fatto altro, in fondo, che favorire
questa naturale comunione tra popolo russo e Ortodossia. In
un’interessante intervista rilasciata prima delle ultime elezioni presidenziali al mensile cattolico “Tempi”5 da KirillFrolov,
il giovane presidente dell’Associazione degli Esperti ortodossi, emerge
questa “gratitudine” della Russia profonda verso “lo zar” Vladimir:
Signor Frolov, come valuta la situazione politica della Russia alla vigilia delle elezioni presidenziali?
La cosa principale è dire di no alla rivoluzione arancione che vogliono imporci i manifestanti anti-Putin. Questi rivoluzionari vogliono farci rivivere le calamità del 1917: gridano “via il sovrano” come fu fatto allora, col risultato che allo zar ortodosso succedette un malvagio governo pagano. E noi ortodossi rispondiamo con l’inno della Russia imperiale: «Dio, custodisci lo zar». Non possiamo amare questa gente che si inginocchia davanti all’ambasciatore americano (…).Per questo chiediamo ai cattolici italiani di appoggiarci come noi ortodossi vi abbiamo appoggiato davanti alla Corte europea nella difesa dei crocefissi nelle scuole (…).
La cosa principale è dire di no alla rivoluzione arancione che vogliono imporci i manifestanti anti-Putin. Questi rivoluzionari vogliono farci rivivere le calamità del 1917: gridano “via il sovrano” come fu fatto allora, col risultato che allo zar ortodosso succedette un malvagio governo pagano. E noi ortodossi rispondiamo con l’inno della Russia imperiale: «Dio, custodisci lo zar». Non possiamo amare questa gente che si inginocchia davanti all’ambasciatore americano (…).Per questo chiediamo ai cattolici italiani di appoggiarci come noi ortodossi vi abbiamo appoggiato davanti alla Corte europea nella difesa dei crocefissi nelle scuole (…).
Perché siete così preoccupati di un indebolimento di Vladimir Putin?
Perché sarebbero messi in pericoli i
germogli positivi che sono spuntati in Russia in questi anni. L’8
febbraio Putin ha incontrato il patriarca Kirill e tutti i leader
religiosi russi: ha confermato l’insegnamento del cristianesimo nelle
scuole e ha auspicato una maggiore presenza della Chiesa alla
televisione. Se la rivoluzione vincesse, questi accordi sarebbero
compromessi. Se la Chiesa avrà più spazio nelle scuole, nelle forze
armate e alla televisione, riusciremo a salvare il nostro popolo dalla
droga, dall’alcolismo, dalla distruzione delle famiglie, riusciremo a
farlo rialzare in piedi. (…) Il Patriarca sta creando decine di nuove
diocesi perché tutte le parrocchie del territorio russo possano essere
visitate e incoraggiate da vescovi, perché ogni cittadino sofferente o
nel bisogno possa sentire l’influenza di un vescovo anche nelle località
più disagiate. Ha avviato un piano per la creazione di 200 nuove
parrocchie a Mosca, per arrivare a ogni cittadino della capitale. Perché
questi progetti si realizzino è necessaria un’alleanza fra Putin e
Kirill. Il presidente favorirà la crescita economica e difenderà i
nostri interessi nazionali, il patriarca compirà la rinascita spirituale
della Russia mettendo la Chiesa in grado di raggiungere ogni cittadino
russo.
Lei teme che l’unità della Russia sarà in pericolo se Putin non sarà eletto presidente o se si ritroverà debole?
Il pericolo di perdite territoriali
da parte della Russia si sarebbe concretizzato se nel 2000 non fosse
salito al potere Putin: i wahabiti stavano conquistando il Daghestan. Il
pericolo si riproporrebbe se vincesse la rivoluzione arancione
sponsorizzata dagli Usa. (…) E il senatore McCain ha minacciato la
ripetizione dello scenario libico in Russia! Immaginatevi cosa sarebbe
successo se un senatore russo avesse minacciato uno “scenario libico”
per Washington. Queste sono affermazioni che non possiamo tollerare.
Come non possiamo tollerare che l’ambasciatore Usa Michael McFaul riceva
i leader dell’opposizione (…). Ma le dichiarazioni di McCain o gli
incontri dell’opposizione con gli ambasciatori stranieri sortiscono
l’effetto opposto a quello desiderato: la gente respinge il parallelo
fra Tripoli e Mosca, non vuole alcuna cooperazione fra Nato e Russia,
respinge la destabilizzazione. Putin ormai è diventato il simbolo della
lotta della Russia per la sua sovranità.
…E LA CHIESA CATTOLICA? QUELLA PROGRESSIVA PROTESTANTIZZAZIONE DELLA TEOLOGIA CATTOLICA CHE CI ALLONTANA DAGLI ORTODOSSI
Ma la nuova Russia di Putin non sembra
voler limitare la difesa del Cristianesimo solo all’interno dei suoi
tradizionali confini. Recentemente, di fronte alle discriminazioni ormai
intollerabili che paesi come la Gran Bretagna impongono ai Cristiani
(come il divieto di portare addosso la croce!), il Patriarcato di Mosca e
persino l’Associazione degli Avvocati Russi ha deciso di porre la
questione di fronte al Consiglio d’Europa6.
In questa prospettiva
sarebbe logico o persino naturale, un’alleanza tra Ortodossia e
Cattolicesimo in vista di una difesa dei comuni valori cristiani.
E invece, a dispetto di tutto, questo non avviene!
Da una parte, infatti, il mondo russo rimane
fortemente sospettoso verso il Cattolicesimo, visto non solo come una
religione “straniera” ma, forse ancor di più, come il cavallo di Troia
di una mentalità razionalista e giuridista considerata del tutto aliena
rispetto all’anima russa. Non a
caso, il Cattolicesimo non rientra tra le quattro “religioni
tradizionali russe” che beneficiano dell’aiuto del governo (ossia, oltre
all’Ortodossia, l’Islam, il Buddhismo e l’Ebraismo).
Anche da parte cattolica, tuttavia –e
fatto salvo alcune dichiarazioni degli ultimi Pontefici rimaste
sostanzialmente senza eco- l’Ortodossia rimane “un oggetto misterioso”,
un mondo esotico e indecifrabile, dottrinalmente vicino ma lontanissimo
in quanto a cultura. Da questo punto di vista, è innegabile che la
progressiva protestantizzazione della teologia cattolica
che ha caratterizzato gli ultimi decenni non ha certo favorito un
approccio con la cultura simbolica, mistica e meta-razionale
dell’Oriente. Inoltre, anche da un punto di vista politico, una parte
del clero cattolico sembra rimanere legata a datate posizioni
filo-atlantiche e filo-occidentali che possono aver avuto un senso al
tempo dell’URSS e della minaccia comunista ma che, al giorno d’oggi,
appaiono più che altro alla stregua di manifestazioni di pigrizia
intellettuale quando non di acquiescenza timorosa verso i Poteri Forti.
PERÒ CERTI CATTOLICI (LAICI) GUARDANO ALLA RUSSIA RICORDANDO LA PROMESSA DI FATIMA
Questo non impedisce, tuttavia, che molti Cattolici (soprattutto
laici) vedano oggi nella Russia, se non un bastione, almeno un inatteso
“spiraglio” di luce in un mondo anticristiano e ostile. Alcuni, in
chiave escatologica, ricordano le parole della Madonna di Fatima: “la
Russia si convertirà e il mondo conoscerà un periodo di pace”; vedendo
nella rinascita spirituale del popolo eurasiatico un frutto di quella
“consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria” che, a
dispetto degli scrupoli umani e delle paure della Gerarchia, sarebbe
comunque avvenuta –non si sa bene in quale forma- negli anni 80…
Ma qualcuno va oltre e sull’onda di un certo apocalittismo “fatimita”
vede, nella presunta viltà dimostrata da una parte delle gerarchia
cattolica, l’impedimento a che anche la seconda parte della promessa,
ovvero l’auspicio della pace, si realizzi. La conversione
della Russia, infatti, non sembra affatto essere la premessa di una
pace mondiale ma, al contrario, il segno del radicalizzarsi di uno
scontro che vede da una parte l’Occidente post-cristiano e massonico
fautore di un Nuovo Ordine Mondiale fronteggiarsi con una Russia
identitaria che, semplicemente, non accetta questo progetto.
VERSO L’ARMAGHEDDON?
Proprio in questi giorni del resto,
nel totale silenzio dei nostri TG, navi da guerra russe stanno facendo
rotta verso la Siria, mentre forze aeronavali americane, turche,
israeliane e saudite si esercitano da mesi davanti alle coste levantine e
migliaia di jihadisti sono liberi di entrare dal confine turco
spacciati dai media occidentali come “liberatori”.
Uno scenario da Armagheddon
che prende forma nel silenzio afoso delle nostre giornate estive,
trascorse a parlare di Belen o dell’ultima “uscita” di Casini o di
Vendola…
NOTE
1 Le politiche di Putin sono riuscite a portare la Russia dalla natalità più bassa del mondo ad avere nel 2011, per la prima, un tasso di crescita in positivo. Su questo argomento, cfr. anche il divertente articolo di Anna Mazzone: voltahttp://blog.panorama.it/mondo/2011/04/26/russia-zar-putin-punta-tutto-sui-bambini/
3 K.Lieber/D.Press, “The rise of US nuclear primacy”, in Foreign Affairs, marzo-aprile 2006
4 Benché
comprensibili (nell’ottica strategica di una sopravvivenza della Chiesa
Cattolica come istituzione, in un mondo occidentale ormai dominato da
Poteri Forti dichiaratamente anticristiani), non possono non suscitare
sconcerto dichiarazioni pubbliche come quelle rilasciate dall’attuale
Pontefice durante la sua prima benedizione Urbi et Orbi del 2005: “Uomo
moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà,
lasciati prender per mano dal Bambino di Betlemme; non temere, fidati di
Lui! La forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad impegnarti nell’edificazione di un nuovo ordine mondiale, fondato su giusti rapporti etici ed economici”.
Ora è evidentemente impossibile che l’attuale Papa non sia a conoscenza
delle radici massoniche, occultiste e profondamente anticristiane del
NWO, tanto più che solo qualche anno prima, l’allora Cardinale Ratzinger
aveva recensito con parole inequivocabili il saggio del prof. Michael
Schooyans, Nuovo Disordine Mondiale,
Cinisello Balsamo 1999; in cui il NWO veniva accusato di essere
nient’altro che una tirannia dei Poteri Forti occidentali per opprimere i
popoli più poveri…
5 L’intervista completa è scaricabile al link: http://www.tempi.it/se-vincer-putin-la-chiesa-ortodossa-avr-pi-spazio-no-alla-rivoluzione-appoggiata-dagli-usa#.UCeTN6EaNzk
Posted on 17/08/2012
papalepapale.comhttp://www.papalepapale.com/develop/santa-madre-russia-il-nuovo-e-ultimo-bastione-del-cristianesimo/
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