Amare. Tutti
lo dicono nessuno lo spiega. Ecco che allora sorgono i dubbi, ecco che
ognuno interpreta l’amore come vuole. Ecco allora che spesso e volentieri si
insinua, anche a causa di malvagi personaggi che volutamente vogliono far
passare la confusione, l’errato contrasto che sussisterebbe (il condizionale è
d’obbligo) tra verità e carità.
Della carità sono tutti pronti a riempirsi la
bocca, salvo poi non essere capaci a descriverla, a giustificarla, a motivarla.
Allo stesso tempo, della verità, sono tutti pronti a demonizzarla perché, come scrive
Papa Francesco nella Lumen fidei, “la identifichiamo con l’imposizione intransigente
dei totalitarismi”. Ma gli esiti del rifiuto della verità sono sotto gli
occhi di tutti. Solo che non tutti ne denunciano il pericolo, probabilmente
perché la confusione fa loro comodo. E così si pensa che, come detto, o si
sceglie la verità o la carità. Molti così scelgono la carità rifiutando la
verità, non tanto per disprezzo della verità stessa, quanto per evitare il
rifiuto della carità. L’errore non sta tanto in costoro, quanto nei servi di
questo mondo che educano a un tale contrasto che, però, non esiste. E se
esiste, sussiste solo nelle convinzioni orrende di costoro. La verità, così,
non gode più di difensori e cultori. Il mondo, ovviamente, la rifiuta. I
cattolici, meno ovviamente, anche. Costoro sono vittime di quella piaga
tremenda inflitta loro dall’Autorità ecclesiastiche che ha scelto, senza
comprensibili ragioni, di rinunciare al Dogma, alla verità, per sposare le
opinioni che hanno il vantaggio di essere accolte con entusiasmo, ma hanno il
difetto di essere false, corrosive e di rivelarsi, nel tempo, il loro esatto
contrario. Anche per quel che riguarda l’amore, in una mentalità del genere, si
fa presto a contrapporre verità e amore, facendo passare per bigotti,
tradizionalisti, oscurantisti, gelidi, insensibili e cattivi, coloro che
rivendicano il primato della verità. Questi criminali che educano al primato
della carità, insinuando il rifiuto della verità, non avendo le capacità, i
mezzi e i contenuti per sostenere queste loro follie, avendo dalla loro il
potere mediatico, infangano il nemico (cioè chi sostiene, cattolicamente, il
primato della verità) facendolo passare per quello che non è e ingannando i
loro seguaci. Non possono dire la verità perché essa li condannerebbe. Mentono
sapendo di mentire con lo scopo di prevalere, di godere del consenso mediatico,
di imporre le loro aberrazioni. Così facendo non solo tradiscono Gesù Cristo,
non solo tradiscono la verità, ma, infine, tradiscono anche la stessa carità.
Perché la carità senza verità è finzione, è tragedia, è violenza, orrore. È
ovvio che la carità è il fine da perseguire, da esercitare, ma essa non è tale
senza la verità. Una carità priva di verità è una sua caricatura nemmeno
divertente. Per una concezione dell’amore senza verità si uccide (aborto e
eutanasia). Per una concezione dell’amore senza verità si stermina
(nazionalsocialismo e comunismo, tanto per dirne due). Per una concezione
dell’amore senza verità si tradisce (lussuria). Per una concezione dell’amore
senza verità si mente. Per una concezione dell’amore senza verità si ruba, si
perseguita, si violenta. E via discorrendo. L’amore sganciato dalla verità è
egoismo, il suo esatto contrario. Giova allora riportare le parole di Papa
Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in
Veritate. Parole di rara bellezza e chiarezza. Commossi, leggiamo: “Senza verità, la carità scivola nel
sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente.
È il fatale rischio dell'amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle
emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e
distorta, fino a significare il contrario”.
http://infinito-quotidiano.blogspot.com/2013/11/amare.html
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