CHIESA CATTOLICA A.D. 1/ 1963 – A.D. 1963/ 2013
Il panorama che si sta rivelando, giorno per giorno, sullo scenario della Chiesa cattolica, presenta aspetti e prospettive che definire inquietanti è poco. Uno di questi è, lo si disse in altre occasioni, la smodata ricerca di una visibilità mediatica che ha così inviscato financo le alte sfere dei sacri palazzi che nemmeno i divi dei festival cinematografari. E con ritorni di figure spesso barbine.
La vicenda dell’intervista, ad esempio, concessa da papa Bergoglio ad Eugenio Scalfari, e la successiva cancellazione della stessa dal sito del Vaticano, sta a dimostrare non tanto un’eufemistica ingenuità – per non dire irresponsabile estemporaneità - che caratterizza la presente gestione pontificia, quanto l’astuzia del mondo che, da tempo, entrato nei domini del Signore, mediante la lusinga e l’adulazione agli uomini di Chiesa, ha avvelenato le sorgenti della fede.
Allo scopo di segnalare il rischio di mutazione, diremo, genetica, a cui sta avviandosi il sistema cattolico, sotto lo schiacciasassi dei massmedia, sentiamo il dovere di offrire ai lettori di UNA VOX un contributo che, in misura della nostra capacità, provi a far loro chiarezza e, soprattutto, li metta in guardia da taluni fenomeni apparentemente positivi in cui, però, s’annida il “velen dell’argomento” (Pg. XXXI, 75 ), l’immanentismo, cioè, e il relativismo, con la vanità e la superbia quale contorno.
Nella parte iniziale del presente lavoro presenteremo la figura di alcuni pontefici, indicando telegraficamente la connotazione o il dato più emergente dei loro percorsi, della loro impronta lasciata nella strada della Chiesa e, pertanto ne proporremo un minimo ma significativo elenco dei quali verrà fatta breve menzione della figura e dell’azione testimoniale tale che se ne possa intendere l’alto valore di rappresentare lo spirito di una Chiesa cattolica in lotta col mondo.
Ciò servirà a comprendere la conclusione del nostro intervento illustrando come e quanto ciascuno abbia vissuto il proprio “essere papa” incarnando, cioè, l’alto ufficio – il MUNUS – di Vicario di Cristo, di Successore di Pietro e di Vescovo di Roma. Nella parte successiva verranno, invece, segnalati altri, ma pochi esempi di segno opposto.
Naturalmente non stileremo l’intera sequenza dei 266 pontefici perché a ciò stanno le storie dei Platina, dei Mommsen, dei Ranke, o l’edizione della “Treccani”. A noi sarà sufficiente citarne alcuni illustrandone, in pochi cenni, o la granitica testimonianza cristiana e la piena fedeltà al carisma spesso “usque ad sanguinem” di alcuni o la superficialità se non la consapevole intenzione dissolutrice di altri nell’abbraccio del mondo.
Non scriviamo su cose e fatti ignoti ché i lettori ne san più di noi. Lo scopo di questa ricognizione sta nell’evidenziare la personalità di una Chiesa che, da un cinquantennio, dichiarata “pietra miliare” l’infausto Concilio Vaticano II, s’è mutata in segno opposto e contrario a quella preconciliare.
Per questo abbiamo sottotitolato “ A.D. 1 /1963 – A.D. 1963/2013” : duemila anni di Storia, a confronto di un cinquantennio nel quale ultimo, sembra paradossale, s’è consumato il più grande tradimento alla Tradizione per opera di Satana, supremo Maestro delle menzogna e delle illusioni, a cui “fa lavorare i suoi ministri: preti senza Fede, promossi “teologi eminenti”, vescovi incoscienti o traditori, se non apostati camuffati, assurti rapidamente al vertice degli onori, investiti delle più alte cariche. Essi consumano la loro vita e perdono le loro anime per edificare una Chiesa postconciliare, sotto il sole di Satana” ( R. Th. Calmel: Breve apologia della Chiesa di sempre – Ed. Ichthys 2007 – pag.9 ). Duemila anni di Storia diluiti, liquefatti, cancellati e spazzati via con quanto di solido, di certo e di santo vi era stato costruito.
Il lettore, allora, non vada subito alla conclusione ma vi arrivi riga dopo riga perché soltanto in tal modo gli sarà possibile realizzare il confronto tra le due epoche.
Il seguente elenco è assai ridotto – 15 in tutto - e, tuttavia, speriamo che esso sia indicativo ed esplicativo per quanto verrà esposto in conclusione.
Abbiamo tratteggiato cenni brevissimi per dimostrare come la Chiesa preconciliare – e i suoi papi, qui considerati in numero esiguo per necessaria brevità – abbiano sostenuto, contro il mondo e i suoi accoliti, una guerra continua rimanendone, spesso, vittime ma vincitori. I lettori potranno verificare che la loro stragrande maggioranza non ricevette allori o riconoscimenti, anzi. In ciò sperimentarono quanto Gesù aveva detto : “ Se hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi” ( Gv. 15,20). Essi, infatti, non cercarono intese col mondo ma ne avversarono le azioni pur continuando l’opera di evangelizzazione.
Ma, poi, tutto è cambiato…
E bravo papa Bergoglio! Nove mesi di travagli per partorire una. . .copertina.
Non sapevamo che i pontefici di Santa Romana Chiesa, Vicarii di Cristo e Successori di San Pietro primo papa e martire, soffrissero e faticassero per ambire a sì tanta esaltazione mondana. Il vecchio Catechismo ci insegnò che le sofferenze vere e meritorie sono quelle che ci fanno compartecipi della Passione di Gesù e non quelle che sanno di ambizione e di smania esibizionista. Ed intanto le chiese e i confessionali si svuotano.
Tre papi sugli scudi della popolarità, tre papi che hanno lavorato, in fondo, per questo risultato. Riscuotere applausi, sentirsi gratificati dal mondo, quel mondo contro cui Cristo ha combattuto, sentirsi accettati da atei, miscredenti, gnostici sembra – ed in effetti lo è – lo scopo pastorale di questo clero postconciliare e dialogante arrivando al punto di smentirsi, come è successo a Benedetto XVI nella vicenda del discorso di Ratisbona, quando la canea urlante del mondo chiede l’autocritica. Oggi è di moda camminare per il mondo e con il mondo, in amichevole conversario, con la sicurezza di non incappare in qualche disavventura, come spesso purtroppo accade ai cristiani di molti paesi. I tanti ma piccoli e sconosciuti cristiani della Nigeria, del Pakistan, delle Filippine, dell’Indonesia sottoposti ad angherie e spesso martirizzati, soffrono da più di nove mesi e per loro non ci sarà Time ma, per fortuna e meglio, il Paradiso.
Per papa Francesco essi sono “ vittime” di una violenza senza nome – oh delicatezza ecumenica che tace l’identità dei sicarii!!! - non sapendo che il loro nome è scritto nei cieli e non su una copertina patinata in odore di massoneria.
Presi nel vortice degli incontri con folle oceaniche, essi, i papi postconciliari, hanno perduto il senso della misura dimentichi di quel freddo e secco monito: “Vae cum benedixerint vobis homines…” “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi…” (Lc. 6,26).
( Ci permettano i lettori: la pericope suddetta andrebbe, a parer nostro, per una questione non solo filologica ma di concetto, corretta con “quando vi celebreranno ”. Il testo greco reca, infatti: “otan kalòs ymas èiposin” laddove il verbo “ eipon” ( dire, decantare, celebrare) accosto all’avverbio “kalòs”, cioè “in modo bello, decoroso, nobile, glorioso…” andrebbe reso non con “benedixerint ” ma con “celebraverint”. E tale definizione ben si attaglia alla celebrazione massmediatica di cui i tre papi sono le vedettes.)
Noi rileviamo, in queste vicende mondane, oltre che una smodata sete di visibilità e di protagonismo sociale, anche una miope strategìa pastorale che non ci peritiamo di ritenere, per il momento, altro che sconsiderata ingenuità. E vorremmo, a conclusione e a prova di questa ultima riflessione, esporre un antico, ma sempre verde apologo di Fedro, quello in cui si parla di un galletto portato in trionfo dai gatti:
Non serve commento.
di L. P.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV691_L.P._Chiesa_Cattolica.html
La vicenda dell’intervista, ad esempio, concessa da papa Bergoglio ad Eugenio Scalfari, e la successiva cancellazione della stessa dal sito del Vaticano, sta a dimostrare non tanto un’eufemistica ingenuità – per non dire irresponsabile estemporaneità - che caratterizza la presente gestione pontificia, quanto l’astuzia del mondo che, da tempo, entrato nei domini del Signore, mediante la lusinga e l’adulazione agli uomini di Chiesa, ha avvelenato le sorgenti della fede.
Allo scopo di segnalare il rischio di mutazione, diremo, genetica, a cui sta avviandosi il sistema cattolico, sotto lo schiacciasassi dei massmedia, sentiamo il dovere di offrire ai lettori di UNA VOX un contributo che, in misura della nostra capacità, provi a far loro chiarezza e, soprattutto, li metta in guardia da taluni fenomeni apparentemente positivi in cui, però, s’annida il “velen dell’argomento” (Pg. XXXI, 75 ), l’immanentismo, cioè, e il relativismo, con la vanità e la superbia quale contorno.
Nella parte iniziale del presente lavoro presenteremo la figura di alcuni pontefici, indicando telegraficamente la connotazione o il dato più emergente dei loro percorsi, della loro impronta lasciata nella strada della Chiesa e, pertanto ne proporremo un minimo ma significativo elenco dei quali verrà fatta breve menzione della figura e dell’azione testimoniale tale che se ne possa intendere l’alto valore di rappresentare lo spirito di una Chiesa cattolica in lotta col mondo.
Ciò servirà a comprendere la conclusione del nostro intervento illustrando come e quanto ciascuno abbia vissuto il proprio “essere papa” incarnando, cioè, l’alto ufficio – il MUNUS – di Vicario di Cristo, di Successore di Pietro e di Vescovo di Roma. Nella parte successiva verranno, invece, segnalati altri, ma pochi esempi di segno opposto.
Naturalmente non stileremo l’intera sequenza dei 266 pontefici perché a ciò stanno le storie dei Platina, dei Mommsen, dei Ranke, o l’edizione della “Treccani”. A noi sarà sufficiente citarne alcuni illustrandone, in pochi cenni, o la granitica testimonianza cristiana e la piena fedeltà al carisma spesso “usque ad sanguinem” di alcuni o la superficialità se non la consapevole intenzione dissolutrice di altri nell’abbraccio del mondo.
Non scriviamo su cose e fatti ignoti ché i lettori ne san più di noi. Lo scopo di questa ricognizione sta nell’evidenziare la personalità di una Chiesa che, da un cinquantennio, dichiarata “pietra miliare” l’infausto Concilio Vaticano II, s’è mutata in segno opposto e contrario a quella preconciliare.
Per questo abbiamo sottotitolato “ A.D. 1 /1963 – A.D. 1963/2013” : duemila anni di Storia, a confronto di un cinquantennio nel quale ultimo, sembra paradossale, s’è consumato il più grande tradimento alla Tradizione per opera di Satana, supremo Maestro delle menzogna e delle illusioni, a cui “fa lavorare i suoi ministri: preti senza Fede, promossi “teologi eminenti”, vescovi incoscienti o traditori, se non apostati camuffati, assurti rapidamente al vertice degli onori, investiti delle più alte cariche. Essi consumano la loro vita e perdono le loro anime per edificare una Chiesa postconciliare, sotto il sole di Satana” ( R. Th. Calmel: Breve apologia della Chiesa di sempre – Ed. Ichthys 2007 – pag.9 ). Duemila anni di Storia diluiti, liquefatti, cancellati e spazzati via con quanto di solido, di certo e di santo vi era stato costruito.
Il lettore, allora, non vada subito alla conclusione ma vi arrivi riga dopo riga perché soltanto in tal modo gli sarà possibile realizzare il confronto tra le due epoche.
CHIESA CATTOLICA A. D. 1 - 1963
Pontefici
Pontefici
Il seguente elenco è assai ridotto – 15 in tutto - e, tuttavia, speriamo che esso sia indicativo ed esplicativo per quanto verrà esposto in conclusione.
1 – San Pietro ( 33/67 ): subisce la persecuzione del Sinedrio, il carcere a Gerusalemme( Atti, 5, 17/26 ) e a Roma viene crocifisso capovolto ( il 29/6/67, secondo la tradizione - il 13/10/64 secondo M. Guarducci); | |
2 – San Lino (67/76): martire, decapitato per ordine del console Saturnino il 23 settembre del 76; | |
3 – San Clemente (88/97): deportato in Ponto Eusino, viene annegato con un’ancora al collo; | |
4 – Sant’Alessandro (105/115): martire, decapitato insieme a due sacerdoti; | |
5 – San Telesforo (125/136): combatte strenuamente, e con rischi personali, la gnosi di Valentino; | |
6 – San Callisto (217/222): gettato da una finestra, calato in un pozzo e poi lapidato. In quel pozzo, che ancora oggi si conserva nell’ex convento omonimo, Callimaco Zambianchi, scherano tagliagole di Garibaldi e di Mazzini, nei giorni della Repubblica romana (1848), gettò i corpi degli oltre 50 religiosi – frati e suore che aveva scannato. E pensare che il foglio di “Informazione cattolica” – Frate Indovino – celebrò, nel 2011, quelle giornate definendole “mitiche”. Vergogna!!! | |
7 – San Ponziano (230/239): martire, deportato in Sardegna, condannato “ad metalla” – in miniera – per ordine di Massimino il Trace. | |
8 – San Marcello (308/309): perseguitato dagli apostati, condannato da Massenzio a compiere servizi di pulizia nel palazzo imperiale dove muore di sofferenze e di sfinimenti; | |
9 – Papa Formoso (891/896): il suo corpo viene riesumato per subire un processo (Il concilio del cadavere). Alla mano destra gli vengono amputate tre dita. | |
10 – Gregorio VII ( 1073/1085): vessato dall’imperatore di Germania, Enrico IV, viene confinato a Salerno. Le sue ultime parole sono “dilexi justitiam, odivi iniquitatem, propterea morior in exilio”; | |
11 – Bonifacio VIII ( 1294/1303): in contrasto col re di Francia, Filippo IV il Bello, è tenuto prigioniero per tre giorni nel palazzo di Anagni e schiaffeggiato dagli sgherri del re. Morirà di crepacuore. | |
12 – Pio VI ( 1775/1799): fatto prigioniero da Napoleone, muore in carcere, a Valence, sfinito dagli stenti. Come Cristo, implorò il perdono per i suoi persecutori. Sulla bara di legno venne scritto: “Qui giace Giovannangelo Braschi, in arte Papa Pio VI, e l’ultimo”. | |
13 – Pio VII (1800/1823): sequestrato e deportato a Parigi da Napoleone, resistette alle mire dell’imperatore francese con il famoso “ Non debemus, non possumus, non volumus”, variante della risposta che diedero gli apostoli all’intimazione di cessare la predicazione ( Atti, 4,20); | |
14 – Pio IX (1846/1878): esiliato a Gaeta durante la Repubblica romana (1848), vessato dalla massoneria per il “Syllabus”, definito da Garibaldi “un metro cubo di letame”. Il 12 luglio 1881, durante la traslazione della sua salma in San Lorenzo fuori le mura, elementi anticlericali, liberali e massoni tentarono di scaraventarne la bara nel Tevere. | |
15 – Pio XII (1939/1958): dileggiato dalla propaganda sionista, oltraggiato da un infamante libello – Il Vicario, del comunista Rolf Hochhuth, 1963 – con cui lo si accusa di consapevole connivenza col nazismo, ne è stato cancellato, dall’emerito papa Benedetto XVI, l’iter della canonizzazione in quanto “Papa Pacelli non è certo Wojtyla”. Tuttora, la propaganda anticlericale e massonica lo addita come nemico degli ebrei. |
Abbiamo tratteggiato cenni brevissimi per dimostrare come la Chiesa preconciliare – e i suoi papi, qui considerati in numero esiguo per necessaria brevità – abbiano sostenuto, contro il mondo e i suoi accoliti, una guerra continua rimanendone, spesso, vittime ma vincitori. I lettori potranno verificare che la loro stragrande maggioranza non ricevette allori o riconoscimenti, anzi. In ciò sperimentarono quanto Gesù aveva detto : “ Se hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi” ( Gv. 15,20). Essi, infatti, non cercarono intese col mondo ma ne avversarono le azioni pur continuando l’opera di evangelizzazione.
Ma, poi, tutto è cambiato…
CHIESA CATTOLICA A. D. 1963 – 2013…
Pontefici
“Wojtyla ha dovuto faticare qualche anno prima di avere la copertina del Time – dicono col sorriso dai Sacri Palazzi – Papa Francesco ci ha messo appena nove mesi” ( Il Giornale 12 dicembre 2013 pag. 20).Pontefici
1 – Giovanni XXIII (1958/1963): conquista il “primo posto” attribuitogli dalla rivista TIME ( 1962). | 2 - Giovanni Paolo II (1978/2005): conquista il “primo posto” attribuitogli dalla rivista TIME (1994). | 3 - Francesco I (2013/. . .). conquista il “primo posto” attribuitogli dalla rivista TIME (2013). |
E bravo papa Bergoglio! Nove mesi di travagli per partorire una. . .copertina.
Non sapevamo che i pontefici di Santa Romana Chiesa, Vicarii di Cristo e Successori di San Pietro primo papa e martire, soffrissero e faticassero per ambire a sì tanta esaltazione mondana. Il vecchio Catechismo ci insegnò che le sofferenze vere e meritorie sono quelle che ci fanno compartecipi della Passione di Gesù e non quelle che sanno di ambizione e di smania esibizionista. Ed intanto le chiese e i confessionali si svuotano.
Tre papi sugli scudi della popolarità, tre papi che hanno lavorato, in fondo, per questo risultato. Riscuotere applausi, sentirsi gratificati dal mondo, quel mondo contro cui Cristo ha combattuto, sentirsi accettati da atei, miscredenti, gnostici sembra – ed in effetti lo è – lo scopo pastorale di questo clero postconciliare e dialogante arrivando al punto di smentirsi, come è successo a Benedetto XVI nella vicenda del discorso di Ratisbona, quando la canea urlante del mondo chiede l’autocritica. Oggi è di moda camminare per il mondo e con il mondo, in amichevole conversario, con la sicurezza di non incappare in qualche disavventura, come spesso purtroppo accade ai cristiani di molti paesi. I tanti ma piccoli e sconosciuti cristiani della Nigeria, del Pakistan, delle Filippine, dell’Indonesia sottoposti ad angherie e spesso martirizzati, soffrono da più di nove mesi e per loro non ci sarà Time ma, per fortuna e meglio, il Paradiso.
Per papa Francesco essi sono “ vittime” di una violenza senza nome – oh delicatezza ecumenica che tace l’identità dei sicarii!!! - non sapendo che il loro nome è scritto nei cieli e non su una copertina patinata in odore di massoneria.
Presi nel vortice degli incontri con folle oceaniche, essi, i papi postconciliari, hanno perduto il senso della misura dimentichi di quel freddo e secco monito: “Vae cum benedixerint vobis homines…” “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi…” (Lc. 6,26).
( Ci permettano i lettori: la pericope suddetta andrebbe, a parer nostro, per una questione non solo filologica ma di concetto, corretta con “quando vi celebreranno ”. Il testo greco reca, infatti: “otan kalòs ymas èiposin” laddove il verbo “ eipon” ( dire, decantare, celebrare) accosto all’avverbio “kalòs”, cioè “in modo bello, decoroso, nobile, glorioso…” andrebbe reso non con “benedixerint ” ma con “celebraverint”. E tale definizione ben si attaglia alla celebrazione massmediatica di cui i tre papi sono le vedettes.)
Noi rileviamo, in queste vicende mondane, oltre che una smodata sete di visibilità e di protagonismo sociale, anche una miope strategìa pastorale che non ci peritiamo di ritenere, per il momento, altro che sconsiderata ingenuità. E vorremmo, a conclusione e a prova di questa ultima riflessione, esporre un antico, ma sempre verde apologo di Fedro, quello in cui si parla di un galletto portato in trionfo dai gatti:
«Feles habebat gallus lecticarios. / Hunc gloriosum vulpes ut vidit vehi / sic est locuta: “ Moneo praecaveas dolum / istorum vultus namque consideras / praedam portare iudices, non sarcinam” / Postquam esurire coepit saeva societas / discerpsit dominum et fecit partes facinoris».
( Un galletto aveva con sé alcuni gatti come portantini. Quando una volpe vide il borioso essere trasportato, così parlò: “ Ti consiglio di guardarti dalla trappola. Se osservi bene i ceffi di costoro ti accorgerai che essi trasportano una preda e non un semplice carico”. Ed, infatti, quando la trista combriccola ebbe fame, fece a pezzi il “padrone” spartendosi il pasto del delitto”)
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di L. P.
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