(a cura Redazione "Il sismografo")
(Luis Badilla) Oggi la Chiesa Cattolica e le Chiese protestanti, e domani 27 gli Ortodossi, ricordano santo Stefano, il primo martire del cristianesimo. Questa celebrazione liturgica riporta subito l'attenzione verso le grandi questioni della libertà religiosa che attraversano la storia umana da millenni e offre dunque l'occasione per condividere una riflessione. Nel calendario delle Giornate mondiali della Chiesa Cattolica, tra le 8 che si celebrano da molti anni non ce n'è una dedicata alla libertà religiosa e tale "assenza" risulta singolare. Non abbiamo trovato ancora una spiegazione autorevole sul perché di quest'assenza e chi, gentilmente, ha accettato la nostra domanda sul perché non esiste una simile Giornata ci ha risposto: “E’ un quesito interessante da approfondire”.
La libertà religiosa non è per fare propaganda.
Si sa che per la dottrina cattolica, e per i cristiani in generale, alla base di tutte le libertà c'è proprio quella di proclamare, confessare e praticare, in pubblico e in privato, la propria fede religiosa. Non si tratta dunque di una questione marginale. La libertà religiosa (di fede e di culto) è centrale, eppure non trova, nell'arco dell'anno, un momento, una giornata, che aiuti alla sensibilizzazione, all'approfondimento, allo scambio di opinioni e alle valutazioni periodiche sullo stato reale di questa libertà così fondamentale. Una tale giornata, voluta e celebrata ufficialmente dalla Chiesa, magari in un contesto ecumenico, servirebbe anche per ridare serietà e autorevolezza ad un argomento dove troppo spesso si traffica con esagerazioni, falsità, imprecizioni, cifre arbitrarie e propaganda che fanno molto danno. La libertà religiosa per i cristiani è troppo importante e non può essere affidata a titoli scandalistici o a racconti eccitati che scambiano una cosa molto seria per tutta l'umanità con la soddisfazione personale di un operatore delle comunicazioni.
I Papi e la libertà religiosa.
Sull'argomento, delicato e ogni giorno che passa sempre più attuale, si sono occupati tutti i Papi, da Pio XII in poi e anche prima, seppure ovviamente in situazioni diverse. In particolare Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, soprattutto nei loro Messaggi in occasione della Giornata Mondiale della Pace (ogni 1° gennaio), hanno affrontato il problema e tali documenti - senza esserlo - restano nella memoria quasi come vere "encicliche". In particolare ci riferiamo, nel caso di Papa Wojtyla, al Messaggio per la Giornata 1988 (La libertà religiosa, condizione per la pacifica) e per quella del 1981 (Per servire la pace, rispetta la libertà). Nel caso di Papa Ratzinger pensiamo al testo per la Giornata del 2011 (Libertà religiosa, via per la pace). Questi due Papi hanno scritto molto sulla libertà religiosa arricchendo e articolando un punto fermo del cristianesimo e Papa Francesco, nei pochi mesi del suo pontificato, ha già chiarito e ribadito che il suo magistero si colloca in linea con i suoi predecessori. Nell'Evangelii gaudium il Papa rileva: "I Padri sinodali hanno ricordato l’importanza del rispetto per la libertà religiosa, considerata come un diritto umano fondamentale. Essa comprende «la libertà di scegliere la religione che si considera vera e di manifestare pubblicamente la propria fede»”. (N° 255)
“La libertà religiosa è la premessa e la garanzia di tutte le libertà che assicurano il bene comune delle persone e dei popoli”, dice il beato Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptoris Missio (7 dicembre 1980) e a partire da quest’assioma, Benedetto XVI scrive nel Messaggio per la Giornata 2011: "Nella libertà religiosa, infatti, trova espressione la specificità della persona umana, che per essa può ordinare la propria vita personale e sociale a Dio, alla cui luce si comprendono pienamente l’identità, il senso e il fine della persona. Negare o limitare in maniera arbitraria tale libertà significa coltivare una visione riduttiva della persona umana; oscurare il ruolo pubblico della religione significa generare una società ingiusta, poiché non proporzionata alla vera natura della persona umana; ciò significa rendere impossibile l’affermazione di una pace autentica e duratura di tutta la famiglia umana".
Attacchi alla libertà religiosa e nuove situazioni di persecuzione dei cristiani.
Nell'Esortazione "Evangelii gaudium", Papa Bergoglio scrive al punto 61 dedicato ad "Alcune sfide culturali": " Evangelizziamo anche quando cerchiamo di affrontare le diverse sfide che possano presentarsi. A volte queste si manifestano in autentici attacchi alla libertà religiosa o in nuove situazioni di persecuzione dei cristiani, le quali, in alcuni Paesi, hanno raggiunto livelli allarmanti di odio e di violenza. In molti luoghi si tratta piuttosto di una diffusa indifferenza relativista, connessa con la disillusione e la crisi delle ideologie verificatasi come reazione a tutto ciò che appare totalitario. Ciò non danneggia solo la Chiesa, ma la vita sociale in genere".
Cristiani - Musulmani - Libertà religiosa
Più avanti, sempre nell'Evangelii gaudium, al numero 253, Papa Francesco affronta la questione della libertà religosa nel rapporto con l'Islam e i musulmani e le sue parole sono coraggiose e molto chiare. Il Santo Padre scrive: "Per sostenere il dialogo con l’Islam è indispensabile la formazione adeguata degli interlocutori, non solo perché siano solidamente e gioiosamente radicati nella loro identità, ma perché siano capaci di riconoscere i valori degli altri, di comprendere le preoccupazioni soggiacenti alle loro richieste e di fare emergere le convinzioni comuni. Noi cristiani dovremmo accogliere con affetto e rispetto gli immigrati dell’Islam che arrivano nei nostri Paesi, così come speriamo e preghiamo di essere accolti e rispettati nei Paesi di tradizione islamica. Prego, imploro umilmente tali Paesi affinché assicurino libertà ai cristiani affinché possano celebrare il loro culto e vivere la loro fede, tenendo conto della libertà che i credenti dell’Islam godono nei paesi occidentali! Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento che ci preoccupano, l’affetto verso gli autentici credenti dell’Islam deve portarci ad evitare odiose generalizzazioni, perché il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza".
No alla privatizzazione delle religioni
Papa Francesco, come già aveva fatto Benedetto XVI, approfondendo la questione della libertà religiosa individua e descrive con chiarezza i nuovi comportamenti delle dinamiche sociali odierne che, apparentemente, sono "espressioni di libertà" ma che invece nascondono nuove subdole forme di totalitarismo anche anti-religioso. Perciò nel numero 203 dice: [203] "Un sano pluralismo, che davvero rispetti gli altri ed i valori come tali, non implica una privatizzazione delle religioni, con la pretesa di ridurle al silenzio e all’oscurità della coscienza di ciascuno, o alla marginalità del recinto chiuso delle chiese, delle sinagoghe o delle moschee. Si tratterebbe, in definitiva, di una nuova forma di discriminazione e di autoritarismo. Il rispetto dovuto alle minoranze di agnostici o di non credenti non deve imporsi in un modo arbitrario che metta a tacere le convinzioni di maggioranze credenti o ignori la ricchezza delle tradizioni religiose. Questo alla lunga fomenterebbe più il risentimento che la tolleranza e la pace".
Intellettuali, politici, giornalisti e libertà religiosa.
Infine, sempre nell'Evangelii gaudium, Papa Francesco rileva ancora nuove pratiche, più recenti e a volte impercettibili, che insidiano la libertà religiosa. Papa Francesco scrive:"
Al momento di interrogarsi circa l’incidenza pubblica della religione, bisogna distinguere diversi modi di viverla. Sia gli intellettuali sia i commenti giornalistici cadono frequentemente in grossolane e poco accademiche generalizzazioni quando parlano dei difetti delle religioni e molte volte non sono in grado di distinguere che non tutti i credenti – né tutte le autorità religiose – sono uguali. Alcuni politici approfittano di questa confusione per giustificare azioni discriminatorie. Altre volte si disprezzano gli scritti che sono sorti nell’ambito di una convinzione credente, dimenticando che i testi religiosi classici possono offrire un significato destinato a tutte le epoche, posseggono una forza motivante che apre sempre nuovi orizzonti, stimola il pensiero, allarga la mente e la sensibilità. Vengono disprezzati per la ristrettezza di visione dei razionalismi. È ragionevole e intelligente relegarli nell’oscurità solo perché sono nati nel contesto di una credenza religiosa? Portano in sé principi profondamente umanistici, che hanno un valore razionale benché siano pervasi di simboli e dottrine religiose". (N° 256)
(Luis Badilla) Oggi la Chiesa Cattolica e le Chiese protestanti, e domani 27 gli Ortodossi, ricordano santo Stefano, il primo martire del cristianesimo. Questa celebrazione liturgica riporta subito l'attenzione verso le grandi questioni della libertà religiosa che attraversano la storia umana da millenni e offre dunque l'occasione per condividere una riflessione. Nel calendario delle Giornate mondiali della Chiesa Cattolica, tra le 8 che si celebrano da molti anni non ce n'è una dedicata alla libertà religiosa e tale "assenza" risulta singolare. Non abbiamo trovato ancora una spiegazione autorevole sul perché di quest'assenza e chi, gentilmente, ha accettato la nostra domanda sul perché non esiste una simile Giornata ci ha risposto: “E’ un quesito interessante da approfondire”.
La libertà religiosa non è per fare propaganda.
Si sa che per la dottrina cattolica, e per i cristiani in generale, alla base di tutte le libertà c'è proprio quella di proclamare, confessare e praticare, in pubblico e in privato, la propria fede religiosa. Non si tratta dunque di una questione marginale. La libertà religiosa (di fede e di culto) è centrale, eppure non trova, nell'arco dell'anno, un momento, una giornata, che aiuti alla sensibilizzazione, all'approfondimento, allo scambio di opinioni e alle valutazioni periodiche sullo stato reale di questa libertà così fondamentale. Una tale giornata, voluta e celebrata ufficialmente dalla Chiesa, magari in un contesto ecumenico, servirebbe anche per ridare serietà e autorevolezza ad un argomento dove troppo spesso si traffica con esagerazioni, falsità, imprecizioni, cifre arbitrarie e propaganda che fanno molto danno. La libertà religiosa per i cristiani è troppo importante e non può essere affidata a titoli scandalistici o a racconti eccitati che scambiano una cosa molto seria per tutta l'umanità con la soddisfazione personale di un operatore delle comunicazioni.
I Papi e la libertà religiosa.
Sull'argomento, delicato e ogni giorno che passa sempre più attuale, si sono occupati tutti i Papi, da Pio XII in poi e anche prima, seppure ovviamente in situazioni diverse. In particolare Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, soprattutto nei loro Messaggi in occasione della Giornata Mondiale della Pace (ogni 1° gennaio), hanno affrontato il problema e tali documenti - senza esserlo - restano nella memoria quasi come vere "encicliche". In particolare ci riferiamo, nel caso di Papa Wojtyla, al Messaggio per la Giornata 1988 (La libertà religiosa, condizione per la pacifica) e per quella del 1981 (Per servire la pace, rispetta la libertà). Nel caso di Papa Ratzinger pensiamo al testo per la Giornata del 2011 (Libertà religiosa, via per la pace). Questi due Papi hanno scritto molto sulla libertà religiosa arricchendo e articolando un punto fermo del cristianesimo e Papa Francesco, nei pochi mesi del suo pontificato, ha già chiarito e ribadito che il suo magistero si colloca in linea con i suoi predecessori. Nell'Evangelii gaudium il Papa rileva: "I Padri sinodali hanno ricordato l’importanza del rispetto per la libertà religiosa, considerata come un diritto umano fondamentale. Essa comprende «la libertà di scegliere la religione che si considera vera e di manifestare pubblicamente la propria fede»”. (N° 255)
“La libertà religiosa è la premessa e la garanzia di tutte le libertà che assicurano il bene comune delle persone e dei popoli”, dice il beato Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptoris Missio (7 dicembre 1980) e a partire da quest’assioma, Benedetto XVI scrive nel Messaggio per la Giornata 2011: "Nella libertà religiosa, infatti, trova espressione la specificità della persona umana, che per essa può ordinare la propria vita personale e sociale a Dio, alla cui luce si comprendono pienamente l’identità, il senso e il fine della persona. Negare o limitare in maniera arbitraria tale libertà significa coltivare una visione riduttiva della persona umana; oscurare il ruolo pubblico della religione significa generare una società ingiusta, poiché non proporzionata alla vera natura della persona umana; ciò significa rendere impossibile l’affermazione di una pace autentica e duratura di tutta la famiglia umana".
Attacchi alla libertà religiosa e nuove situazioni di persecuzione dei cristiani.
Nell'Esortazione "Evangelii gaudium", Papa Bergoglio scrive al punto 61 dedicato ad "Alcune sfide culturali": " Evangelizziamo anche quando cerchiamo di affrontare le diverse sfide che possano presentarsi. A volte queste si manifestano in autentici attacchi alla libertà religiosa o in nuove situazioni di persecuzione dei cristiani, le quali, in alcuni Paesi, hanno raggiunto livelli allarmanti di odio e di violenza. In molti luoghi si tratta piuttosto di una diffusa indifferenza relativista, connessa con la disillusione e la crisi delle ideologie verificatasi come reazione a tutto ciò che appare totalitario. Ciò non danneggia solo la Chiesa, ma la vita sociale in genere".
Cristiani - Musulmani - Libertà religiosa
Più avanti, sempre nell'Evangelii gaudium, al numero 253, Papa Francesco affronta la questione della libertà religosa nel rapporto con l'Islam e i musulmani e le sue parole sono coraggiose e molto chiare. Il Santo Padre scrive: "Per sostenere il dialogo con l’Islam è indispensabile la formazione adeguata degli interlocutori, non solo perché siano solidamente e gioiosamente radicati nella loro identità, ma perché siano capaci di riconoscere i valori degli altri, di comprendere le preoccupazioni soggiacenti alle loro richieste e di fare emergere le convinzioni comuni. Noi cristiani dovremmo accogliere con affetto e rispetto gli immigrati dell’Islam che arrivano nei nostri Paesi, così come speriamo e preghiamo di essere accolti e rispettati nei Paesi di tradizione islamica. Prego, imploro umilmente tali Paesi affinché assicurino libertà ai cristiani affinché possano celebrare il loro culto e vivere la loro fede, tenendo conto della libertà che i credenti dell’Islam godono nei paesi occidentali! Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento che ci preoccupano, l’affetto verso gli autentici credenti dell’Islam deve portarci ad evitare odiose generalizzazioni, perché il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza".
No alla privatizzazione delle religioni
Papa Francesco, come già aveva fatto Benedetto XVI, approfondendo la questione della libertà religiosa individua e descrive con chiarezza i nuovi comportamenti delle dinamiche sociali odierne che, apparentemente, sono "espressioni di libertà" ma che invece nascondono nuove subdole forme di totalitarismo anche anti-religioso. Perciò nel numero 203 dice: [203] "Un sano pluralismo, che davvero rispetti gli altri ed i valori come tali, non implica una privatizzazione delle religioni, con la pretesa di ridurle al silenzio e all’oscurità della coscienza di ciascuno, o alla marginalità del recinto chiuso delle chiese, delle sinagoghe o delle moschee. Si tratterebbe, in definitiva, di una nuova forma di discriminazione e di autoritarismo. Il rispetto dovuto alle minoranze di agnostici o di non credenti non deve imporsi in un modo arbitrario che metta a tacere le convinzioni di maggioranze credenti o ignori la ricchezza delle tradizioni religiose. Questo alla lunga fomenterebbe più il risentimento che la tolleranza e la pace".
Intellettuali, politici, giornalisti e libertà religiosa.
Infine, sempre nell'Evangelii gaudium, Papa Francesco rileva ancora nuove pratiche, più recenti e a volte impercettibili, che insidiano la libertà religiosa. Papa Francesco scrive:"
Al momento di interrogarsi circa l’incidenza pubblica della religione, bisogna distinguere diversi modi di viverla. Sia gli intellettuali sia i commenti giornalistici cadono frequentemente in grossolane e poco accademiche generalizzazioni quando parlano dei difetti delle religioni e molte volte non sono in grado di distinguere che non tutti i credenti – né tutte le autorità religiose – sono uguali. Alcuni politici approfittano di questa confusione per giustificare azioni discriminatorie. Altre volte si disprezzano gli scritti che sono sorti nell’ambito di una convinzione credente, dimenticando che i testi religiosi classici possono offrire un significato destinato a tutte le epoche, posseggono una forza motivante che apre sempre nuovi orizzonti, stimola il pensiero, allarga la mente e la sensibilità. Vengono disprezzati per la ristrettezza di visione dei razionalismi. È ragionevole e intelligente relegarli nell’oscurità solo perché sono nati nel contesto di una credenza religiosa? Portano in sé principi profondamente umanistici, che hanno un valore razionale benché siano pervasi di simboli e dottrine religiose". (N° 256)
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