SCOOP: REV. KRAMER: «BERGOGLIO DEVE DIMETTERSI, IL VERO
PAPA È BENEDETTO XVI, È STATO OBBLIGATO ALLE DIMISSIONI»
Radio Spada recentemente ha intercettato e diffuso in
esclusiva per l'Italia la
considerazione di Sede Vacante pubblicata su Facebook e
Twitter dal Rev. Paul Kramer, esperto di Fatima e autore del testo «La
battaglia finale del Diavolo». Secondo padre Kramer la Sede sarebbe in realtà
usurpata da Bergoglio e la certezza di ciò- dice- viene dal fatto che nella
«Evangelii Gaudium», al n° 247, Bergoglio avrebbe fatto «esplicita
professione di eresia, direttamente opposta alla solenne definizione dogmatica
di Papa Eugenio III e del Concilio Ecumenico di Firenze, e la dottrina detta
dal supremo magistero di Papa Benedetto XIV in Ex Quo Primum, che ripetutamente
ed esplicitamente cita la definizione di Firenze, in cui l'alleanza Mosaica è
stata “revocata” ed “abrogata”».
Raffronto: «Evengelii Gaudium» n. 247: «Uno sguardo molto
speciale si rivolge al popolo ebreo, la cui Alleanza con Dio non è mai stata
revocata». Concilio di Firenze: «La sacrosanta Chiesa Romana … crede, professa
ed insegna fermamente che la materia riguardante l’Antico Testamento, la Legge Mosaica , che
si divide in cerimonie, riti sacri, sacrifici e sacramenti, poiché essi vennero
stabiliti per significare qualcosa di non ancora avvenuto, anche se furono
propri del culto divino di quel tempo, dopo la venuta di Nostro Signore, essi
hanno CESSATO la loro funzione, e hanno avuto inizio i sacramenti del Nuovo
Testamento». (D.S. 1348) ecc ...
BREVE INTRODUZIONE
Secondo lo scrittore di apologetica Carlo Di Pietro, uno
degli editor di Radio Spada, la frattura dottrinale rilevata da padre Kramer in
realtà sarebbe già presente in altri documenti di Magistero
universale e ordinario a partire dal Concilio Vaticano II,
come faceva presente anni fa già mons. de Casto Mayer in una lettera inviata a
Paolo VI, ma anche recentemente mons. Brunero Gherardini, mons. Michel Guérard
des Lauriers e tanti altri; il riferimento è alla «Nostra Aetate» del 28
ottobre 1965 e ad altri documenti, ma anche al raduno probabilmente
pancristiano e alla preghiera irenista di Assisi '86 ss. (cf. Mortalium
Animos). Riferisce il Di Pietro che in realtà «Nostra Aetate» si presenta come
un documento «il cui insegnamento esprime la fede della Chiesa», come ribadito-
dice- da Giovanni Paolo II il 12 marzo 1979 nel suo primo incontro con una
delegazione di religione ebraica, dichiarazione poi confermata a Caracas il 25
gennaio 1985. Aggiunge che questo grave equivoco dottrinale si è creato
sin da quando il Concilio Vaticano II ha definito «stirpe di Abramo» i contemporanei
fedeli di religione ebraica, dimenticandosi della discendenza anche degli arabi
per via di Ismaele, ma soprattutto- visibilmente stravolgendole- usando per
insegnare universalmente alcune interpretazioni della Scrittura in maniera
anti-tradizionale, quindi pare contro il dogma cattolico (cf. Provvidentissimus
Deus, Satis Cognitum, Dei Filius, Professio Fidei Tridentina), poiché alla
Chiesa «compete giudicare del senso genuino e dell'interpretazione delle sacre
Scritture, né mai intendere e interpretare se non secondo l'unanime consenso
dei padri», inoltre «mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o
con le apparenze di una più completa intelligenza».
Dagli studi pubblicati dal Di Pietro si apprende che nella
corretta interpretazione tradizionale della Scrittura, così come la Chiesa ha sempre insegnato,
l'antica Alleanza è «prossima a sparire» (cf. Mt 26,28; Mc 14,24; 2Cor 3,10; Eb
7,22; Eb 8), non solo, essa restò in vigore sino a poco dopo la morte di
Cristo, fino alla prima divulgazione presso i giudei dell'epoca dei Vangeli.
Abramo- ci ricorda- difatti era «cristiano in voto», credeva nel Cristo e da
ciò deriva la «stirpe», dalla fede in Cristo (cf. Gv 8,56) e non da altro.
Quanto dico, riferisce, è confermato da san Paolo: «Gesù Cristo è mediatore
della nuova Alleanza affinché, avvenuta la sua morte per riscattare le
trasgressioni commesse sotto la prima Alleanza, i chiamati ricevano l'eterna
eredità, loro promessa» (Eb 9,15). Abramo è venerato ugualmente da ebrei,
cristiani e mussulmani come «padre nella fede», tuttavia Gesù, in Giov. 8,33 e
ss., ai Giudei che vantano la loro discendenza da Abramo oppone che non va
intesa la «stirpe carnale» bensì quella spirituale nell’imitazione di Abramo,
il proseguirne le opere nella sua fede; in Mat. 3,9 e Lc. 3,8 si legge di un
Giovanni Battista che predica così ai Giudei: «Non crediate di poter dire fra
voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo
da queste pietre»; in Gal. 3,28 ss. l’Apostolo Paolo dice «Non c'è più giudeo
né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché
tutti voi siete uno in Cristo Gesù. E se appartenete a Cristo, allora siete
discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa». In Rm. 4,9 ss. si legge che
la beatitudine non è concessa ai circoncisi in quanto tali, per presunta
«stirpe» poiché «noi diciamo infatti che la fede fu accreditata ad Abramo come
giustizia. Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non
lo era? Non certo dopo la circoncisione, ma prima. Infatti egli ricevette il
segno della circoncisione quale sigillo della giustizia derivante dalla fede
che aveva già ottenuta quando non era ancora circonciso; questo perché fosse
padre di tutti i non circoncisi che credono e perché anche a loro venisse
accreditata la giustizia e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non
solo hanno la circoncisione, ma camminano anche sulle orme della fede del
nostro padre Abramo prima della sua circoncisione». Nella lettera di Giacomo
2,20 ss. si legge «Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è
senza valore? Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere,
quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare? Vedi che la fede cooperava con le
opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta e si compì la Scrittura che dice: E
Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico
di Dio».
Lo studioso di Radio Spada e Agere Contra ricorda la
dichiarazione rilanciata a suo tempo dal preparatissimo filosofo don C.
Nitoglia in un noto «commento alla
Nostra Aetate», frase attribuita all'ex rabbino capo di Roma Toaf:
«Ebreo è un popolo che ha una religione. I due concetti sono inscindibili.
L’identità ebraica è costituita soprattutto dall’appartenenza al popolo
ebraico. Anche chi non è religioso è ebreo in quanto appartiene al popolo
ebraico. La religione ebraica è solo per il popolo ebraico». Quindi in realtà
sarebbero i Giudei che sembrano vantarsi di essere «stirpe di Abramo» ma è
assolutamente fuori luogo- dice con il dovuto rispetto per ogni essere umano-
che si avalli questa credenza poiché, come abbiamo visto, «non c’è stirpe di
sangue e non c’è razza»; Abramo fu il più grande patriarca, uomo santo e di
provata fede, e Cristo confermò la discendenza di Abramo in coloro i quali
seguono la Verità ,
la Parola ,
scacciano il peccato e la menzogna e credono in Lui, si battezzano. Leggiamo il
Battista: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al
quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi
battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire
la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà
con fuoco inestinguibile» (Lc. 3,16-17). Sappiamo dalla Chiesa che «in Gesù
Cristo la benedizione di Abramo passa alle Genti» (Gal. 3,14), Gesù nel Vangelo
dice ai farisei: «non dite: Abbiamo Abramo per padre» (Mt. 3,9; Lc. 3,8), «la
discendenza, deriva dalla fede di Abramo» (Rm. 4,16), «quelli che hanno fede,
son benedetti con Abramo che credette» (Gal. 3,9). Si può dire, conclude
Di Pietro, senza paura di sbagliare, che la «stirpe di Abramo» è nel battezzato
(anche di sangue o in voto) ecco
perché «Extra Ecclesiam nulla salus». L'Alleanza è con colui che
è in comunione con la fede di Abramo ed i santi; come ci insegna San Pio X nel
«Catechismo Maggiore», infatti, «Non appartengono alla comunione dei santi
nell'altra vita i dannati ed in questa coloro che si trovano fuori della vera
Chiesa (Giudei n° 126, apostati n° 128, scismatici n° 129, eretici n° 127,
infedeli n° 125, scomunicati n° 130)». E questa- dice, tanto per essere chiari-
non è intolleranza ma è teologia, è fede.
Aggiunge Di Pietro che non è una questione di antisemitismo
o di pregiudizio oppure di "fede alla Denzinger" e
"neopelagianesimo autoreferenziale" (cf. Evangelii Gaudium, n° 94 -
ps: al 93 cita de Lubaccondannato
dal Sant'Uffizio per Nouvelle Théologie), ci
mancherebbe altro, ma è davvero una faccenda di verità (1Cor. 13,6) che va
salvaguardata a tutti i costi (cf. 1Cor 12,3; 1Cor 16,22 Gl 1,8-9) e costi quel
che costi (cf. Rm. 8,8; 1Tes. 2,4; 1Tes. 4,1). Giovanni Paolo II, per esempio,
nel suo Catechismo insegnava e vincolava a credere che «l'Antico Testamento è
una parte ineliminabile della Sacra Scrittura. I suoi libri sono divinamente
ispirati e conservano un valore perenne [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 14]
poiché l'Antica Alleanza non è mai stata revocata». Ora, se si riferiva ai
testi del Vecchio Testamento, è ovvio che non sono stati revocati, altrimenti
si diventerebbe «Marcionisti»; se invece il riferimento è a presunte alleanze
con Giudaismo, Talmudismo, Chassidismo, ecc ... il senso dello scritto è il
medesimo della «Evangelii Gaudium» ai n° 247 - 249. Chiaro no?- conclude-
come può esserci Alleanza in atto in chi insegna a violare ostinatamente i
primi Comandamenti, quelli che regolano il rapporto dell'uomo con Dio. La Scrittura è chiara: se
non si crede nel vero Dio, ovvero nella Trinità, non c'è nessuna Alleanza e
arrivano tremendi castighi, come nel caso del vitello d'oro (Es. 32-34), della
ribellione contro Mosè (Num. 14,1-38), della ribellione di Core, Dathan e
Abiram (Num. 16-17), episodi veracemente storici. Io non condivido la visione
«profetica» di padre Kramer, inoltre ho dimostrato che anche Ratzinger sembra
aver avuto in passato la
medesima posizione di Bergoglio sull'argomento specifico, aggiunge
Di Pietro, tuttavia l'ho intervistato volentieri insieme con l'amico avvocato
Massimo Micaletti e con lo studioso di filosofia Gaetano Masciullo che in
futuro dovrebbe approfondire l'intervista col padre e pubblicare uno studio
sulla «Evangelii Gaudium». Praticamente se la Sede è vacante oggi, secondo me è vacante sin
dal 25 dicembre 1961, quando il “papa buono” Roncalli,
nel suo quarto anno di pontificato, promulgava la Costituzione
apostolica di indizione del Concilio, la “Humanae Salutis” con
probabili intenzioni di stravolgimento, o forse ancora prima, quando ci fu la
probabile famosa e anti-canonica vicenda della
doppia fumata bianca nel 1958. Oppure, come
meglio dicono altri, dal 7 dicembre del 1965 data della
divulgazione della «Dignitatis Humanae» che conterrebbe un altro gravissimo
errore dottrinale sotto forma di insegnamento della Chiesa docente; sembra
davvero che il CV2 per accontentare il mondo stia frammentando e distruggendo
il popolo di Dio in migliaia di piccoli gruppi nemici (modernisti, gallicani,
rinnovati, riformati, spiritati, millenaristi, visionari, laicisti,
neo-carismatici, cripto-pentecostali, catto-comunisti, neopelagiani,
sedeplenisti, sedeprivazionisti, sedevacantisti, ecc ...), e qualcuno dovrebbe
porvi rimedio urgentemente poiché la vera fede può essere salva solo in chi
custodisce secondo Deposito (cf. 1Tm. 6,12; 2Tm. 4,7).
Intervista al Rev. Paul Kramer
1) Se la
Sede è vacante, cosa dovrebbe fare secondo Lei un buon
cristiano?
Risp. Secondo il mio giudizio la Sede non è occupata da
Bergoglio, ma non è propriamente vacante. Secondo le informazione che io ho
ricevuto, le dimissioni di papa Benedetto XVI sono state forzate, e quindi
invalide. Benedetto XVI secondo me- ed in base alle informazioni che ho, ndr -
è ancora papa;
2) In alcuni ambienti, si ritiene la Sede vacante già con Giovanni
XXIII; perché per Lei la vacanza inizia ora?
Risp. In passato, altri Papi hanno espresso posizioni
eretiche. Ciò di per sé non fa di nessuno un apostata. L'eresia materiale non
porta alla scomunica «latae sententiae». Bergoglio ha ricevuto la formazione
dei gesuiti per avere l'ordinazione sacerdotale. Egli sa molto bene che la Chiesa ha dichiarato la
revoca dell'Alleanza con gli Ebrei, e sa che il Concilio Vaticano I ha
dichiarato che queste proposizioni dogmatiche sono «irriformabili in sé»;
tuttavia, egli ha espresso il suo spregio per gli infallibili pronunciamenti
del supremo Magistero tramite l'esplicita violazione di un dogma espressamente
pronunciato. Nessun altro Papa, per quanto ne sia a conoscenza, lo ha mai fatto
prima;
3) Che relazioni avrà ora Lei con il Suo Vescovo?
Risp. Io sono pensionato. Non ho avuto mai nessun
problema con mio Vescovo e neanche con qualsiasi altro superiore ecclesiastico;
4) Ritiene che le messe d'ora innanzi celebrate siano
invalide, in quanto «una cum Bergoglio» che per Lei non è Papa?
Risp. Secondo il Concilio di Trento, «materia et forma
sacramenti essentia efficitur». Le parole «una cum Bergoglio» - nel «te
igitur», ndr - non toccano la materia o la forma, e quindi non ha nessun
effetto sulla validità della Messa;
5) Come sarebbe possibile, per Lei, ripristinare la piena
legittima giurisdizione nella Sede?
Risp. Prima di tutto, i fedeli cattolici ed il clero
devono essere informati che Benedetto XVI è ancora papa, non Bergoglio. Dopo
una tale scandalosa raffica di eresie (letteralmente «eruzione eretica» o
«sfogo eretico» - orig. «heretical outburst») nessun Cattolico può più avere
fede in questo signor Bergoglio come fosse il supremo Pastore delle loro anime.
Deve essere costretto alle dimissioni. Se non vi si riuscisse, la Divina Provvidenza
porterà la crisi ad una soluzione, cosicché possa essere eletto un degno
successore di papa Benedetto XVI allorché egli lascerà questo mondo o deciderà
liberamente di dimettersi, senza minacce o costrizioni di alcun tipo.
Redazione Radio Spada (Copyright 2013)
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