Francescani dell’Immacolata hanno festeggiato la prima Immacolata della
dissoluzione. Ridotti ad un manipolo di silenziosi resistenti
spirituali, governati da un duo tragicomico intento a lacerare,
distruggere, far rapace razzia e scempio di ciò che è stato edificato
pazientemente in tutti questi anni. Al duo tragicomico (difficile
definire chi sia il personaggio tragico e chi quello comico) danno
fastidio articoli e rimostranze dei tanti laici affettuosamente legati
al vecchio corso dei FFI. E rispondono, con note e precisazioni,
comunicati e lettere chilometriche. Sanno di avere torto – marcio – ma
hanno l’ambizione di ottenere l’ultima parola.
Io gliela offro: prego, signori, vi dò
l’ultima parola su tutto. Prima però concedetemi di dirvi quanto la
vostra ipocrisia, i vostri contorsionismi istrionici, la vostra
pusillanime mediocrità, l’avida irrefrenabile tracotanza, mi abbiano
profondamente, visceralmente stomacato.
Renderete conto all’Altissimo – ammesso
che ci crediate più di quanto credete in voi stessi – dei patimenti da
voi causati a padre Manelli e a tutti i frati di cui avete disposto la
diaspora punitiva. Renderete conto all’Altissimo della vostra insulsa e
melensa piaggeria nei riguardi del Pontefice, di cui vi fate scudo con
vanagloria, certi che il consenso e l’amore di cui egli gode presso il
popolo possa essere per voi salvacondotto e indulgenza al contempo.
Lo squallore testimoniato, in ogni caso,
da questa vicenda dei Francescani dell’Immacolata non può non
coinvolgere lo stesso Sommo Pontefice. Egli doveva vigilare e non
prestare ascolto alle chimere di ossequiosi chierici pronti a
descrivergli a tinte fosche la situazione dell’ordine. E non sappiamo se
il Papa sia stato davvero informato di tutto o se abbia soltanto
conosciuto una parzialissima visione dei fatti. Certo, stupisce ancora
che un Papa possa non alzare un dito contro le eresie neocatecumenali o
contro le emancipazioni di certo clero nordeuropeo o contro lo
spregevole delirio di preti arricchiti eppur pauperisti capaci di
trasformare le chiese in postriboli nei quali si giunge a cantare inni
comunisti al posto di un salve regina (v. “don” Ciotti, quello dai
capelli perennemente unti)… e poi punire i FFI per colpe “liturgiche”
del tutto inconsistenti.
Questa gerarchia dei doppi pesi e delle
doppie misure, del consenso raggranellato e sfruttato per punire chi non
è allineato ad una ideologia liturgica, ecclesiale, persino spirituale,
mi ripugna!
E mi ripugnano anche tutti coloro che da
Vescovi o Cardinali nulla hanno fatto per difendere un ordine religioso
esemplare e florido. Nulla, pavidi ovini proni alle esigenze mediatiche
contingenti.
La misura è colma. Avete distrutto
l’ordine dei Francescani dell’Immacolata. Nella vostra gioia
distruttiva, nel vostro delirio di onnipotente riforma, cadrete prima o
poi vittime del vuoto. Il vuoto che va costruendosi nell’anima di coloro
che sostituiscono il proprio ego alle regole, la propria ideologia alla
concretezza di una fede autentica, la propria superbia all’umiltà di
chi tramanda ciò che riceve.
Ed ora sfogatevi pure. Dite pure
l’ultima parola. Fatevi belli presso i mezzi di comunicazione. Potrete
anche averla vinta in questo mondo, ma questo non vi assicura alcuna
vittoria nell’aldilà.
Pregate, amici cari, cari lettori,
pregate per i frati e le suore francescane dell’Immacolata, pregate per
padre Manelli. Mai come ora essi hanno avuto bisogno del vostro aiuto
spirituale!
In copertina: Hans Memling, Giudizio Universale,
1473, particolare. Il cosiddetto trittico di Danzica di Memling, opera
di straordinaria genialità, ci mostra un inferno nel quale non bruciano
fra le fiamme solo ricchi e potenti peccatori. No. La nudità delle anime
sotto il giudizio è segno della loro totale uguaglianza al cospetto di
Nostro Signore. Solo nel pannello sinistro, quello della porta del
Paradiso, uomini e donne riassumono le loro vesti, ossia la loro
identità. Perché quel che sono stati in questa vita ha meritato loro la
visione dell’Eterno. Ma fra tutti i corpi anonimi contesi da angeli e
demoni gli unici ad essere riconoscibili sono i chierici che si
contorcono fra le fiamme.
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