Rivoluzione Bergoglio: non mancano le sorprese
Sicuramente meno scontata era invece l’esclusione dal concistoro di febbraio del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia.
Non soltanto perché Venezia è tradizionalmente una sede cardinalizia (da qui sono partiti ben tre papi, San Pio X, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I) ma perché Moraglia risultava fra i favoriti di papa Francesco.
Si tratta infatti di un vescovo schierato in prima linea sui temi cari all’attuale pontefice: sostenitore convinto della dottrina sociale della Chiesa e della centralità del lavoro come strumento di dignità dell’essere umano e fondamento della famiglia.
Un concetto questo che è stato più volte ribadito attraverso numerose lettere pastorali con le quali Moraglia ha invitato le istituzioni ad attivarsi concretamente per favorire lo sviluppo dell’occupazione.
Si tratta infatti di un vescovo schierato in prima linea sui temi cari all’attuale pontefice: sostenitore convinto della dottrina sociale della Chiesa e della centralità del lavoro come strumento di dignità dell’essere umano e fondamento della famiglia.
Un concetto questo che è stato più volte ribadito attraverso numerose lettere pastorali con le quali Moraglia ha invitato le istituzioni ad attivarsi concretamente per favorire lo sviluppo dell’occupazione.
Un autentico pastore di anime, uno che in perfetto spirito bergogliano ha sempre preferito le periferie ai palazzi del potere. Verso i potenti non è stato mai particolarmente accondiscendente, anzi si è fatto spesso portavoce di proteste anche dure sia in campo sociale che educativo, rivendicando a gran voce il diritto delle scuole cattoliche di educare i ragazzi con il sostegno dello Stato.
Eppure Moraglia non sarà cardinale e questa notizia ha lasciato l’amaro in bocca a parecchi. Francesco del resto è imprevedibile nelle sue mosse e non è detto che per il patriarca di Venezia non abbia in mente altri e diversi progetti realizzabili in un secondo tempo.
* Secondo qualcuno a sfavore di Moraglia potrebbe aver giocato la sua vicinanza ai settori più tradizionalisti e conservatori della Curia. L’ex vescovo di La Spezia è stato in gioventù molto vicino al cardinale Giuseppe Siri, l’arcivescovo di Genova anima e simbolo della Chiesa anti conciliare; la sua nomina a patriarca di Venezia da parte di Benedetto XVI, fu sponsorizzata dall’ex segretario di stato Tarcisio Bertone, dal precedente patriarca di Venezia oggi arcivescovo di Milano Angelo Scola e dall’arcivescovo di BolognaCarlo Caffarra tre eminenti personalità del “partito conservatore” interno alla Chiesa. Chiacchiere ovviamente, indiscrezioni non suffragate da riscontri reali, ma che inevitabilmente hanno trovato amplificazione proprio in virtù di un’esclusione che sembrava impossibile.
Se si considera che la porpora cardinalizia non toccherà nemmeno all’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, altra personalità ritenuta vicina agli ambienti conservatori, il sospetto che la politica possa aver pesato nelle scelte, secondo molti non sarebbe del tutto infondato.
Francesco poco prima di Natale lo aveva infatti nominato componente della Congregazione dei Vescovi in sostituzione proprio del cardinale Bagnasco. Bassetti dovrebbe essere il primo presidente Cei ad essere eletto direttamente dall’assemblea e allo stato attuale sembrerebbe il candidato capace di raccogliere il maggior consenso fra i vescovi italiani. Sarà davvero così?
Americo Mascarucci
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