SUGLI ERRORI DEGLI SCISMATICI "ORTODOSSI" E SULLA
VERITÀ ASSOLUTA DEL CATTOLICESIMO ROMANO
Una delle nefastissime conseguenze di questo periodo della
Chiesa, in cui abbiamo al potere autorità che non compiono responsabilmente la
propria missione affidata da Dio, che antepongono gli interessi e le necessità
politiche agli interessi e alle necessità divine, che vogliono piacer agli
uomini anziché a Dio, è che tantissime persone, realmente chiamate alla e dalla
Verità, finiscono per essere delusi quando vedono l’attuale stato delle cose e
il Nemico, sempre pronto come leone ruggente, ne approfitta per deviarli verso
altre vie, erronee o imperfette, comunque deficienti di Verità.
E’ il caso dell’ortodossia orientale, religione cristiana
scismatica, che per varie ragioni sta attirando in questo periodo l’ammirazione
di molti cristiani e conservatori occidentali, indubbiamente anche a causa
dell’influenza di Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa, un merito
sicuramente ben meritato. Tuttavia bisogna ricordare che noi cristiani
integralmente e veracemente cattolici non ammiriamo Putin per la sua fede,
poiché sempre d’uno scismatico si tratta, ma per la sua politica conservatrice,
in difesa della famiglia e della fede.
Ciò premesso, andiamo ad analizzare attentamente la
religione scismatica dei cristiani orientali, detta “Ortodossia”. Anzitutto a
livello linguistico va notato che “cattolici” e “ortodossi” sono due titoli che
entrambe le Chiese, sia quella romana sia quelle orientali, si auto-assegnano.
Anche l’apostolicità, condizione necessaria per rendere validi i sacramenti[1],
è condivisa sia dalla Chiesa romana sia da quelle orientali. Quale è dunque il
problema?
Uno scisma per interessi politici.
Non è raro sentire ortodossi orientali (ma dopotutto questo
è un leitmotiv tipico degli scismatici) affermare che la Chiesa romana ha
perduto la vera ed originaria Fede. Eppure, ad analizzare realmente il processo
storico che ha portato alla spaccatura tra Occidente ed Oriente cristiano, si
comprende benissimo che la colpa di tale divisione è per lo più esclusivamente
degli ortodossi.
Sin dai primi secoli,
la Chiesa ha ribadito che il primato nella Chiesa spetta al vescovo di Roma, il
Papa. Ne parla il Vangelo, lo ribadirono i Padri della Chiesa, lo affermarono
solennemente i Concilii ecumenici. Negli Acta del Concilio di Nicea (325), ad
esempio, al canone VI leggiamo, a proposito della precedenza di alcune sedi
sulle altre: “In Egitto, nella Libia e nella Pentapoli siano mantenute le
antiche consuetudini per cui il vescovo di Alessandria abbia autorità su tutte
queste province; anche al vescovo di Roma infatti è riconosciuta una simile
autorità. Ugualmente ad Antiochia e nelle altre province siano conservati alle
chiese gli antichi privilegi”. La Chiesa poneva il vescovo di Alessandria, il
vescovo di Gerusalemme e il vescovo di Antiochia come Patriarchi, ossia vescovi
con particolare onore e con particolare potere di giurisdizione su quelle
regioni. Il Canone specifica che anche al vescovo di Roma è riconosciuta una
simile autorità, segno che i nuovi patriarcati venivano costituiti su modello
di quello romano, sebbene esclusivamente il Papa mantiene il primato petrino.
Il primato di Roma non fu mai digerito dal potere ecclesiastico
e soprattutto politico orientale. Già Costantino decise di farsi battezzare
come ariano in punto di morte, in segno di disprezzo verso la Chiesa di Roma,
Chiesa che insieme alla Chiesa universale aveva dichiarato proprio nel Concilio
da lui convocato a Nicea l’arianesimo come eresia. Dieci anni dopo Nicea,
infatti, lo stesso Costantino convocò un conciliabolo a Tiro, dove condannò il
vescovo patriarca di Alessandria, Sant’Atanasio.
Le prime spaccature con l’Oriente, dunque, sono di natura
prettamente politica. Costantino e i successivi imperatori cristiani cercavano
di manovrare la Fede per questioni di potere e non di verità religiosa. Fu
sotto Teodosio, nel 381, che il Concilio di Costantinopoli I stabilì
solennemente valide ed immutate le decisioni del Concilio di Nicea e ribadì la
condanna all’arianesimo e alle varie innovazioni teologiche che si stavano
diffondendo nell’area orientale, che in quanto innovazioni costituivano di per
sé eresie. Fu in occasione di questo Concilio, e non prima, che fu istituita la
figura del Patriarca di Costantinopoli, che tuttavia aveva un primato d’onore
nella regione orientale ed era sottomesso alle decisioni del Pontefice.
Il primato petrino.
Dunque, impossibilitati a dare fondatezza teologica per
praticare l’eresia del cesaropapismo[2], il clero orientale e le autorità
imperiali continuarono a cercare pretesti teologici per screditare la Chiesa di
Roma. Il primo fu, ovviamente, quello riguardante il primato petrino.
Commenterà Sant’Alfonso: “È indubitabile che il Signore, comunicando a Pietro
il nome di pietra, gli comunicò la podestà vicaria di capo”[3]. E continua
dicendo più avanti: “Inoltre disse il Signore a s. Pietro: Pasce agnos meos...
pasce oves meas[4]. Per la parola pasce s'intende ogni atto pastorale di
presedere, condurre e ridurre. Per agnos s'intendono tutti i fedeli, che sono i
figli; e per oves, che sono le loro madri, s'intendono tutti gli apostoli e i
vescovi loro successori, secondo il comun sentimento de' santi padri con s.
Leone[5], che scrisse: De toto mundo unus Petrus eligitur, qui et universarum
gentium vocationi et omnibus apostolis, cunctisque ecclesiae patribus
praeponatur, ut quamvis in populo Dei multi sacerdotes sint, multique pastores,
omnes tamen proprie regat Petrus, quos principaliter regit et Christus[6]”[7].
Più volte fu ribadito il primato petrino del vescovo romano,
più volte uscirono dissensi da parte dell’Impero e del clero bizantino. Ma la
Chiesa può piegarsi alle esigenze politiche? Il patriarca di Costantinopoli fu
quindi scomunicato nel 1054 da Papa Leone IX, ma questi, invece di ritrattare o
ubbidire, senza autorità decise di scomunicare a sua volta il Pontefice romano,
compiendo una insanabile frattura fra Occidente ed Oriente, nota più tardi con
il nome di Grande Scisma.
Sin dal 1054, le varie chiese orientali (molto differenti al
loro interno anche a livello teologico, in quanto autocefale[8]) sono cresciute
in funzione della loro ostilità a Roma. Mentre la Chiesa Cattolica ha con il
tempo approfondito e chiarito solennemente, attraverso i Concilii e le
affermazioni dogmatiche e magisteriali, il deposito della Tradizione ereditata
dagli Apostoli, le chiese ortodosse non hanno indetto più alcun concilio, per
timore di dar ragione alla Chiesa Cattolica anche in un singolo dogma.
L’esistenza del Purgatorio.
Ne è un esempio clamoroso il dibattito sul Purgatorio.
Qualsiasi cristiano orientale ortodosso, infatti, negherà l’esistenza del
Purgatorio come regno ultraterreno alternativo ad Inferno e Paradiso, in cui
sono destinate le anime di coloro che muoiono in stato di grazia ma che non
hanno ancora espiato definitivamente le proprie colpe. Eppure, anche gli
ortodossi durante le loro celebrazioni pregano per i defunti, tradizione che
arriva dall’epoca apostolica e che loro continuano a trasmettere. Tuttavia gli
ortodossi non hanno avuto mai il coraggio di chiedersi: perché pregare per i
defunti?
Infatti, se le anime dei defunti per cui si prega sono
all’inferno, le preghiere sono inutili, perché la dannazione è irrevocabile. Se
invece essi sono in paradiso, le preghiere sono parimenti inutili, perché hanno
già raggiunto la beatitudine, la mèta della propria esistenza. Perché dunque
pregare per i defunti se non per dar loro suffragio, ossia aiutarli a
raggiungere la pienezza della santità e della salute eterna?
Paradossalmente, anche le tradizioni degli stessi ortodossi
danno ragione ai dogmi cattolici. Gli ortodossi negano a parole il dogma del
Purgatorio, ma nei fatti lo affermano. Negare una verità di fede esclusivamente
per non concordare con Roma è un mero atto di superbia, nonché esternazione di
poca libertà spirituale. Può infatti una chiesa essere veramente libera se è
costretta in tutto quello che dice a confrontarsi con un’altra, e scegliere ciò
che è vero e ciò che è falso in base a ciò che afferma l’altra chiesa?
Costantino santo?
La Chiesa Cattolica non canonizzò mai l’imperatore
Costantino, che pure ebbe grandi meriti per il cristianesimo, perché
obiettivamente morì in stato di delitto d’eresia. Non solo non si sottomise mai
al giudizio della Chiesa, ma pure si fece battezzare come eretico, da ariano.
Eppure le Chiese orientali ortodosse, che pure accettano i
concilii da Nicea a Costantinopoli IV e quindi ufficialmente considerano
l’arianesimo una eresia, canonizzarono l’imperatore Costantino, in virtù della
sua fiera opposizione alla Chiesa romana. Diversa sorte fu per la madre,
l’imperatrice Elena, famosa per aver ritrovato la Santa Croce, che la Chiesa
canonizzò giustamente, in quanto morì in stato di grazia e cattolica.
La questione del Filioque.
Un altro pretesto per lo scisma fu la questione del
Filioque, o della processione dello Spirito Santo. I teologi occidentali
aggiunsero nel Credo niceno-costantinopolitano, per una maggiore chiarezza, che
“lo Spirito Santo […] procede dal Padre e dal Figlio”. Essa è dunque la terza persona
della Santissima Trinità. I teologi orientali, invece, sostenevano che lo
Spirito Santo procedesse solo dal Padre e che fosse dunque la seconda persona
trinitaria.
Spiega Padre Dragone nel Catechismo di San Pio X commentato:
“Da tutta l’eternità il Padre, per via della conoscenza genera il Figlio in
modo perfetto e totale, come un atto unico e puro. Il Figlio è quindi perfetto
come il Padre da tutta l’eternità. Il Padre contemplando da tutta l’eternità il
Figlio lo ama con un amore infinito, e il Figlio da tutta l’eternità ricambia
il Padre con lo stesso amore. Padre e Figlio, con un atto unico e perfettissimo
spirano a vicenda un amore eterno, infinito, perfetto, Amore che è la Terza
Persona, eguale e distinta dal Padre e dal Figlio, e che riceve tutto il suo
essere dal Padre e dal Figlio, come da unico principio o fonte d’amore”[9].
Il Vangelo stesso dichiara che lo Spirito Santo non è la
seconda, ma la terza persona della Trinità: “Andate dunque e ammaestrate tutte
le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
santo”[10].
La mariologia.
Gli ortodossi, seppure condividono con noi cattolici la
grandissima venerazione per la Madre di Gesù Maria Santissima, negano il dogma
della Immacolata Concezione. Il motivo è sempre lo stesso: sebbene gli
ortodossi affermano che Maria è la Tutta Pura e affermano che fu esente dal
peccato attuale, si ostinano a negare che Maria non nacque priva del peccato
originale per evitare di fornire punti d’unione con la teologia cattolica, la
quale non è invenzione di nuovi dogmi, ma approfondimento e chiarimento del
deposito della tradizione apostolica – lo ribadiamo. Un altro esempio che
riprova paradossalmente nello stesso ambito ortodosso la verità dei dogmi
cattolici è che loro stessi credono nella Dormizione di Maria Vergine con
successiva Assunzione al Cielo (dogma che la Chiesa Cattolica ha affermato
solennemente e dogmaticamente solo nel secolo scorso e che gli ortodossi
professano da sempre “senza saperlo”). Ora, come sarebbe possibile l’Assunzione
in Cielo del corpo di Maria se fosse macchiato dal peccato originale?
La Theosis
Un concetto che affascina molto da noi in Occidente è quello
della theosis, letteralmente “divinizzazione”, ma che è per lo più male
interpretato.
L’interpretazione che si tende a dare, da noi in Occidente,
infatti, della theosis ortodossa è di stampo indo-gnostico, tradendo quindi
l’autentico significato che esso ha presso le comunità cristiane orientali.
Lo stesso concetto è presente nel cattolicesimo, se non più
approfondito addirittura, dato che è in Occidente che questo concetto è nato,
per opera di San Cirillo d’Alessandria e di Sant’Agostino di Ippona, due
dottori della Chiesa. Ne parla in maniera eminente anche San Tommaso d’Aquino,
e ricordiamo che la teologia tomista ha carattere vincolante.
La theosis non è divinizzazione nel senso che l’Uomo deve
divenire uguale a Dio. Questa falsa interpretazione è di matrice gnostica,
rifacendosi alla falsa promessa del serpente in Eden, allorquando disse:
“Mangiate dell’albero della vita e sarete come Dio”.
L’uomo sarà divino nel senso che sarà perfetto in sé dopo il
Giudizio Universale e questo è un concetto base non solo della teologia
ortodossa, ma anche di quella cattolica. Chi afferma il contrario lo fa per
ignoranza.
Scrive l’Aquinate: “L'Unigenito Figlio di Dio, volendo che
noi fossimo partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura, affinché,
fatto uomo, facesse gli uomini dèi”[11]. Questo logicamente non significa che
noi diverremo parte integrante della Trinità o assumeremo gli attributi
perfettissimi di Dio. L’uomo è corrotto dal peccato originale, egli è per il
momento incline (ma non in maniera inesorabile) al male, tuttavia la sua vera
natura è quella di amare Dio e compiere il bene. Dunque in questo senso il
termine divinizzazione è da intendere come “restaurazione della natura
primigenia dell’uomo”, natura perfetta e non perfettissima (che ha invece solo
Dio).
La difficile diffusione dell’ortodossia nel mondo.
A causa della grande ostilità delle chiese ortodosse verso
la Chiesa di Roma, della sua disunità e mancanza di coesione apostolica, la
fede orientale non si è largamente diffusa nel mondo come quella cattolica. Un
corpo unito, infatti, con un capo sano e costante è un corpo che funziona. Le
chiese ortodosse sono autocefale, cioè ogni singolo vescovo è un capo a sé
stante, autonomo nella propria giurisdizione. Non c’è unità.
Per questo motivo, l’ortodossia si è diffusa nell’oriente
eurasiatico solo per occasioni politiche. Le chiese ortodosse rappresentavano
chiese nazionali, non universali (catholikòs in greco significa “universale”,
eppure le chiese ortodosse si definiscono anche cattoliche, senza di fatto
esserlo). Nel 1589, era sorto il patriarcato di Mosca come ultimo atto di una
serie di prese di posizione da parte dei granduchi di Moscovia che avevano
progressivamente accentuato il loro distacco dalla Chiesa ortodossa greca. La
conseguenza immediata fu che nel 1448 il sinodo dei vescovi russi elesse
autonomamente il metropolita di Mosca staccandosi in questo modo da ogni
residuo di soggezione gerarchica nei confronti di Costantinopoli. Un atto
illecito, ovviamente, come tutti i sinodi ortodossi.
Monofisismo, miafisismo o
difisismo?
In ultimo, le chiese orientali ortodosse sono divise anche a
livello cristologico. La Chiesa Cattolica dichiarò solennemente nel Concilio di
Calcedonia (451) che in Cristo vi sono due nature, quella umana e quella
divina, non mescolate e non rappresentando però in Lui due persone distinte.
La gran parte delle chiese ortodosse orientali accetta la
definizione di Calcedonia sulla natura di Cristo, ma altre si sono divise
ulteriormente e sono dette “non-calcedonesi”. Una di queste è la chiesa
difista, detta anche nestoriana per il fondatore di questa cristologia eretica,
Nestorio, che sosteneva che in Gesù Cristo le due natura umana e divina
formavano due persone distinte e poneva come conseguenza il fatto che Maria non
fosse Madre di Dio, ma solo dell’Uomo Gesù.
Le chiese monofisiste si oppongono alle chiese ariane (ormai
scomparse). Mentre le seconde proclamavano unicamente la natura umana di
Cristo, le prime proclamano unicamente la natura divina. Gesù Cristo – dicono
loro – non è vero uomo, ma solo vero Dio. Così facendo, accettarono eresie di
matrice gnostica quale il Docetismo e spianarono la strada ad alcune correnti
eretiche successive, quale il Catarismo, e in seguito influenzarono uno dei
cardini dell’Islam: sia docetisti che
catari, infatti, sostenendo solo la divinità di Cristo, affermavano anche che
Egli non poteva soffrire, né avere un genere sessuale proprio, né morire, e
quindi la morte in croce fu solo apparente, né ovviamente avere Maria per
Madre, in quanto Gesù è solo vero Dio, perché fu generato direttamente dal
Padre e Maria fu solo il mezzo per manifestare il Verbo al mondo, ma in alcun
modo concorse alla procreazione del Corpo.
Le chiese miafisite sostengono che la natura di Cristo è
solo una, dovuta al mescolamento di quella umana e quella divina. Divinità e
umanità, dunque, in Gesù Cristo sono confuse, non nettamente distinte, come
invece sostiene il Concilio di Calcedonia. Costituiscono queste alcune delle
chiese ortodossi più influenti, come quella copta, quella etiopica e quella
armena.
Gaetano Masciullo, clicca qui per altri articoli e studi.
[1] L’apostolicità è la diretta discendenza episcopale dagli
apostoli ai vescovi attuali. Senza apostolicità, non c’è Ordinazione
sacerdotale, ergo tutti i Sacramenti – eccetto il Battesimo – non possono
essere amministrati. Per questo motivo, ad esempio, i protestanti che negano il
sacramento dell’Ordine Sacerdotale e l’esistenza stessa del Sacerdozio
particolare, celebrano messe nulle, invalide. La consacrazione del pane e del
vino da parte di un laico o di un pastore luterano o di un monaco buddista non
si trasformerà mai nel Corpo e nel Sangue di Cristo.
[2] Eresia che sostiene l’unità nella figura dell’imperatore
del potere temporale sullo Stato e spirituale sulla Chiesa Universale, Papa
incluso. Già Costantino usò l’arianesimo per difendere questa eresia. Il Papa
possiede primato spirituale su tutta la Chiesa ed è infallibile nel suo
Magistero.
[3] Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, La Verità della Fede,
Parte III, Cap. VII
[4] “Pasci i miei agnelli… pasci le mie pecore”
[5] La testimonianza di San Leone Magno risale al V secolo,
dopo Nicea e Costantinopoli I
[6] “Da tutto il mondo fu eletto Pietro, per essere preposto
alla vocazione di tutte la genti e a tutti gli Apostoli e Padri della Chiesa,
cosicché, benché nel popolo di Dio vi siano molti Sacerdoti e molti pastori,
tuttavia Pietro governi con potere proprio tutti quelli che in primo luogo
governa anche il Cristo”
[7] Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, ivi
[8] Nelle chiese ortodosse orientali il Patriarca di
Costantinopoli ha solo un primato d’onore, non di giurisdizione, come invece è
per il Papa romano nella Chiesa Cattolica. Il Patriarca è unus inter pares. La
massoneria e i modernisti, per distruggere definitivamente il potere papale,
vogliono introdurre anche nella Chiesa Cattolica il collegialismo, che
ridurrebbe la figura del Pontefice ad un ruolo del tutto simile a quello che
occupa il Patriarca di Costantinopoli nelle chiese orientali.
[9] Padre Dragone, Spiegazione del Catechismo di San Pio X,
Ed. Sodalitium, pag. 70
[10] Matteo 28,19
[11] San Tommaso d’Aquino, Opusculum 57 in festo Corporis
Christi, 1
5 gennaio 2014 by guelfonero
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