Ai sinistri pro immigrazione che trascinano il Papa in politica
di Albertino
Lo diciamo subito, di getto, anche se l’atmosfera natalizia ci consiglierebbe di stare alla larga da certi argomenti. La politica non deve farsi influenzare da Papa Bergoglio, e soprattutto non deve stravolgerne le parole. Andando giù piatti, è logico – e condivisibile – che il Santo Padre si auguri la fine delle tragedie di Lampedusa, e d’altronde chi potrebbe auspicare il contrario? Però, ecco, papa Francesco fa il papa. Non il politico. E la sua visita nell’isola più a Sud d’Italia, primo approdo deidisperati in arrivo dall’Africa, unita ai continui riferimenti all’accoglienza rischiano di essere fraintesi o strumentalizzati. Soprattutto a sinistra, dove sono prontissimi a gridare all’invasione di campo quando il Vaticano interviene su argomenti come aborto o inseminazione artificiale, ma poi applaudono a scena aperta quando giungono appelli (l’ultimo all’Angelus dopo Natale) per l’accoglienza degli immigrati.
Quindi prendiamo spunto dalle riflessioni di Sua Santità per ricordare alcune cosucce. I poveri nel mondo sono una moltitudine: sarebbe bello aiutarli tutti, ma non è possibile. Soprattutto per un Paese come l’Italia, sovrappopolata e con un territorio ricoperto di cemento, che sta vivendo anni dicrisi nera. Molti cittadini della Penisola faticano a mettere insieme il pranzo con la cena, figurarsi se c’è trippa per i forestieri. E ancora. Ricorderete la recente guerra in Libia, voluta fortemente da Parigi e da Londra e caldeggiata da quella tragedia nazionale che si chiama Giorgio Napolitano: le bombe su Tripoli fecero scattare la fuga verso le coste italiane di una moltitudine di disperati. Peccato che né i francesi né altri stati europei diedero una mano al nostro governo per gestire l’emergenza. I simpatici transalpini ci rimandavano tutti gli africani a Ventimiglia, per esempio. Ora l’Europa arriva a minacciarci dicendo che se non trattiamo coi guanti i clandestini sono pronti a tagliarci i viveri. Un vero e proprio ricatto, odioso quasi quanto il comportamento di Malta. Che difficilmente interviene per salvare i barconialla deriva, ma che nessuno osa mai criticare preferendo bacchettare la solita Italietta, peraltro maestra nel prendersi tutte le colpe anche quando non ne ha. Ci scuserà Papa Francesco, ma anche le sue recenti parole a Lampedusa rischiano di alimentare le critiche al Belpaese nascondendo le pecche di tutti gli altri.
L’ultima stupidaggine – che c’entra nulla col Papa – è la polemica per l’operazione di disinfestazione dalla scabbia, che la cooperativa rossa che gestisce il centro isolano ha effettuato agli immigrati nell’interesse degli stessi immigrati. Alcune immagini del Tg2 hanno scandalizzato qualche anima pia perché – orrore! – le persone che dovevano sottoporsi al trattamento erano nude e all’aperto. Peccato che una procedura del genere non potesse che effettuarsi all’aperto (così spiegano alcuni medici) e i gradi fossero circa 18. Come hanno notato efficacemente i nostri amici dell’Indipendenza, la visita di leva ha sottoposto molti cittadini italiani a condizioni ben più spiacevoli. Tutti in fila, nudi o in mutande, in stanzacce che spesso avevano le finestre spalancate anche d’inverno.
Ben più sgradevole, per gli immigrati, è stato il micidiale uno-due loro riservato dopo la polemica per l’operazione sanitaria. A Lampedusa s’è precipitato Matteo Renzi, e subito dopo un parlamentare Pd di fede islamica s’è fatto ospitare nel Cie (già Cpt, introdotto dalla Turco Napolitano).
Ora. Speriamo che il 2014 non si apra con qualche iniziativa mielosa in tema di immigrazione. Non vorremmo, infatti, che gli appelli umanitari del Papa vengano utilizzati per cancellare la Bossi Fini o accelerare l’idea demenziale dello ius soli. Il cavallo di battaglia del ministroCècile Kyenge, che Letta ha promosso al governo per dare un segnale di modernità e buonismo. Ennesimo autogol del premier, perché la responsabile dell’Integrazione è tanto imbarazzante e incapace da far vergognare italiani e congolesi. A proposito. Alcuni nostri connazionali sono bloccati nel Paese africano da settimane. Ci sono problemi burocratici legati a delle adozioni, e la situazione potrebbe essersi sbloccata solo dopo un intervento di Letta. La Kyenge non serve a una cippa neanche in casa sua. Per carità, espelletela subito dal governo e dimentichiamola in fretta.
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