Curia, lefebvriani e Francesco, Müller a tutto campo
DONNE E RIFORMA DELLA CURIA
Su questo capitolo, il prefetto ha chiarito che la possibilità di veder aumentare il ruolo delle donne nelle strutture curiali è concreta, anche se è opportuno fare opportune precisazioni. Innanzitutto, alle donne (così come agli uomini laici) non può essere affidata la guida delle congregazioni, dal momento che “nella chiesa il potere giurisdizionale è affidato ai ministri ordinati” e le congregazioni altro non sono che i dicasteri che agiscono per conto del Papa con potere giurisdizionale. Altra cosa è pensare a posizioni di vertice nei pontifici consigli, “come quello per la famiglia e la cura pastorale”, ha aggiunto il prefetto. Non solo: “Anche nel campo della ricerca teologica, l’insegnamento e la consulenza nel campo della carità, dell’economia o della finanza”. Contrarietà, però, sull’ipotesi di riservare a uomini laici e donne quote fisse.
IL RAPPORTO CON FRANCESCO
Müller, che ricorda di “essere venuto da fuori” e di non essere pertanto “un tipico curiale”, smonta qualche stereotipo sulla congregazione da lui guidata: “C’è buona e fraterna collaborazione, lavoriamo in modo collegiale”. Il prefetto, ha aggiunto il teologo tedesco, “è solo un primus inter pares” durante le riunioni cardinalizie della congregazione, che si tengono solitamente una volta al mese. Anche il rapporto con Francesco è buono, nonostante la diversa formazione e l’approccio non sempre consonante: “Ma si tratta di aspetti complementari e non contraddittori”, sottolinea il prefetto dell’ex Sant’Uffizio. Il riferimento implicito è soprattutto al lungo articolo pubblicato a ottobre sull’Osservatore Romano – e a giunto sul Tagespost – in cui Müller fissava qualche paletto alla discussione sulla pastorale matrimoniale. In particolare, il prelato chiudeva all’ipotesi di concedere il riaccostamento ai sacramenti ai divorziati risposati (la prassi ortodossa non è applicabile, chiariva) e invitava a non banalizzare il concetto di misericordia. I due, ha aggiunto il prefetto, si incontrano due o tre volte al mese. Parlano in italiano o in spagnolo, lingua che Müller parla in modo eccellente.
LA PORTA PER I LEFEBVRIANI E’ APERTA
Infine, Müller segnala che la riconciliazione con la Fraternità di San Pio X, la comunità lefebvriana, è ancora possibile: “La congregazione per la Dottrina della fede ha scritto e presentato un chiaro preambolo dottrinale”, nel 2012. “Questa è la porta per rientrare in piena comunione con la chiesa. La porta è aperta, ma non ci sono scappatoie”. Negli ultimi tempi del pontificato ratzingeriano era stato proprio l’attuale custode dell’ortodossia cattolica a invitare alla calma circa il riavvicinamento tra Roma ed Econe. Si disse allora che tale presa di posizione fu all’origine anche dell’irrigidimento di Benedetto XVI, che per anni si era dimostrato assai generoso con i lefebvriani, anche a costo di finire in mezzo alle polemiche, come nel caso del vescovo antisemita Richard Williamson. Sulla questione era intervenuto anche mons. Guido Pozzo, da qualche mese tornato all’Ecclesia Dei, l’organismo vaticano deputato a trattare con la Fraternità. Condizione indispensabile per il riavvicinamento è la piena accettazione del Magistero successivo a Pio XII, diceva Pozzo. Si tratta di accettare e riconoscere il Concilio Vaticano II.
http://www.formiche.net/2014/02/13/muller-vede-laici-donne-capo-delle-congregazioni-vaticane/
Müller: «Non sono l'antagonista conservatore di Francesco»
Il neo-cardinale Prefetto della dottrina della fede protesta contro l'immagine mediatica e parla del suo buon rapporto col Papa
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
A pochi giorni dal concistoro che lo vedrà ricevere dalle mani del Papa la berretta cardinalizia e dopo mesi di dibattiti sulle colonne dei giornali per alcune sue prese di posizione in merito alla pastorale matrimoniale che sono parse chiudere ogni possibile apertura nel prossimo Sinodo, il Prefetto dell'ex Sant'Uffizio Gerhard Müller ci tiene a precisare che il suo rapporto con Francesco è buono: «Non sono il suo antagonista conservatore», ha affermato in un'intervista pubblicata da Kathpress.
Il prelato tedesco, chiamato da Papa Ratzinger alla guida del dicastero dottrinale, non ci sta dunque ad essere presentato come un avversario interno del pontificato di Francesco. Müller riconosce le diversità di formazione e di approccio, ma questi sono «complementari e non contraddittori». Il neo-cardinale afferma che il magistero e gli interventi di Francesco contengono e comprendono «tutta la fede cattolica».
Gli incontri tra il Prefetto della fede e il Papa si tengono due o tre volte al mese, e la conversazione avviene in italiano o in spagnolo (lingua che il prelato tedesco conosce bene, per aver trascorso vari periodi in America Latina).
Per quanto riguarda la valorizzazione delle donne, Müller afferma che potrebbero essere loro affidati alcuni alti uffici vaticani: non delle Congregazioni, bensì dei Pontifici consigli, come ad esempio quello per la famiglia (oggi guidato dal vescovo Vincenzo Paglia) o quello per gli operatori sanitari. Il Prefetto ha però precisato che siccome nella Chiesa il potere giurisdizionale è affidato ai ministri ordinati, né uomini laici né donne potrebbero guidare le Congregazioni, cioè i dicasteri che agiscono per conto del Papa con potere giurisdizionale. Altri campi per la valorizzazione delle donne sono la ricerca teologica e la Caritas, anche se Müller si dice contrario all'introduzione di «quote rosa» prefissate.
Significative anche le parole che il Prefetto dedica alla Fraternità San Pio X, considerando non ancora chiusa la possibilità di una riconciliazione: «La porta è aperta», ha dichiarato nell'intervista, ricordando l'ormai famoso «preambolo dottrinale» consegnato nel 2012 ai lefebvriani.
Infine Müller ha voluto spiegare che il suo dicastero lavora in modo collegiale e non autoritario. Le decisioni sono prese collegialmente, anche se poi spetta al Prefetto presentarle al Papa per l'approvazione. Il Prefetto ha ricordato come Francesco nel suo discorso ai partecipanti alla plenaria della Congregazione per la dottrina della fede, lo scorso 31 gennaio, abbia citato valorizzandolo proprio questo modo collegiale di procedere.
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