IL VATICANO CONCILIARE SVELA LA SUA LIBERAZIONE
DALLA TEOLOGIA CATTOLICA
Müller
indossando un “poncho” sopra i suoi abiti cardinalizi per dimostrare
solidarietà con i poveri del Perù. Accanto il card. Oscar Marradiaga, capo del
Consiglio dei cardinali; p. Gustavo Gutierrez, come co-autore; p. Federico
Lombardi, portavoce vaticano; e il p. Josef Sayer, il prete tedesco che ha
servito come “prete slum” a Lima, Perù.
Il 25 febbraio 2014, il neo cardinale
conciliare Gerhard Ludwig Müller, capo della Congregazione per la Dottrina della Fede,
fresco di sombrero cardinalizio (3 giorni), ha ricevuto
presso l’ufficio vaticano della sua Congregazione il prete peruviano Gustavo
Gutierrez, il cosiddetto padre della Teologia della Liberazione. L’evento è
stato il lancio del libro di Müller «Povera per i poveri – La missione della
Chiesa». La prefazione del libro è di Bergoglio e include contributi di p.
Gutierrez (due capitoli) e p. Josef Sayer. Nella sua prefazione
Francisco/Bergoglio difende che “quando un uomo avanza per riconoscere
la fondamentale solidarietà che lega tutti gli uomini… capisce che non può
possedere per sé i beni che possiede… Quando i beni che possiede sono
utilizzati non solo per i suoi bisogni, ma sono sparsi, si moltiplicano e
spesso danno frutti inaspettati.” Con questa forma indiretta di negare
il diritto alla proprietà privata, Bergoglio si alinea in modo indiretto ma
chiaro a quanti approvano la «Teologia della Liberazione» conforme al libro in
questione. È il suo modo per raccomandare ai lettori di adottarla, usando
queste ultime parole nella sua prefazione: “Voglio che sappiate, cari
lettori, che in quest’appello e in questo modo mi si può trovare da ora in poi
con te, come un fratello e un compagno sincero lungo la strada”. Nella
cerimonia di lancio, quattro oratori si sono rivolti al pubblico per la
presentazione del libro: il card. Oscar Marradiaga, capo del Consiglio dei
cardinali; p. Federico Lombardi, portavoce vaticano; p. Gustavo Gutierrez, come
co-autore; e il card. Müller per esprimere gratitudine per la prefazione di
Bergoglio e le presentazioni dei relatori.
Nelle dichiarazioni di entrambi, card. Müller e p.
Gutierrez, resa alla stampa appena la cerimonia si è conclusa, la TL è fortemente difesa.
Siamo d’accordo con i commenti obiettivi che si conclude con
una notizia: “Con questa cerimonia – per gli invitati e le loro
parole – diventa sempre più chiaro che la polemica sulla Teologia della
Liberazione è diventata storia. Una Chiesa povera per i poveri è l’idea
centrale della TL, ed è il progetto centrale da raggiungere di Papa Francesco
per la Chiesa ”. Infatti,
da qualche tempo in Vaticano è in corso l’approvazione di una «teologia» della
liberazione, anche senza insistere su questa denominazione!
Come decifrare lo spirito della «Teologia della
liberazione» (TL)?
Il pensiero originale per elaborare la TL parte dalle ingiustizie
sociali che in America Latina sono da imputare ai colonizzatori spagnoli e
portoghesi di religione cattolica. Questi avrebbero imposto le «sovrastrutture»
sociali del loro Cristianesimo per dominare e sfruttare i più poveri e
indifesi. La soprafazione risiede, quindi, come del resto lo avrebbe già
“appurato” il marxismo, in tali «sovrastrutture sociali»! Queste andrebbero
perciò rovesciate a favore di un ritorno del potere al popolo oppresso.
E poiché gli «oppressori» professano o sono sempre legati a
quanti rappresentano il Cristianesimo, è questo che deve essere rivisto, perché
falsificato.
Ci vorrebbe un nuovo Cristianesimo, allora, libero dalle sue
attuali «sovrastrutture» imposte dalla Chiesa Cattolica!
Quali sarebbero, però, queste «sovrastrutture» per la TL ? È qui che risiede il
«tarlo», perché, come si vedrà, queste partirebbero dalla stessa realtà del
Peccato originale e poi, in tante variazioni ideologiche, dalla stessa
Giustizia divina e dell’Inferno, giudicati dai «liberatori», invenzioni per il
ricatto morale e dominio sulle anime.
Per descrivere lo spirito essenziale della TL, prendiamo una
breve descrizione di un suo prete-ideologo, riportato da un suo
«ideologo-storico». Si tratta del prete italiano Arturo Paoli,
descritto dallo storico liberale Vito Mancuso (la Repubblica 2 dicembre
2013).
Cent’anni di fraternità (Chiarelettere) è
il nuovo libro il cui titolo si presenta come contrappunto aiCent’anni di
solitudine di Garcia Marquez, e che serve a illustrare la vita del
prete Paoli. Egli risultò sgradito alla chiesa di Pio XII e fu allontanato
dall’Italia. Trascorse da allora 13 anni in Argentina, 12 in Venezuela, 20 in Brasile, tornando in
Italia nel 2005. Autore di numerosi libri, “la sua opera è un’anticipazione
profetica e coerente applicazione della Teologia della liberazione.
In gioco vi sono due liberazioni, la prima riguarda i poveri e gli sfruttati
del pianeta perché «tutto il Vangelo è una denuncia contro coloro che stanno
sopra», perché «Dio si trasforma in un’immagine tirannica se l’uomo non
lo raggiunge per il cammino della relazione con gli altri», perché se è
vero che esiste una dimensione della vita più profonda della sfera economica è
ancora più vero che «rinunziare a guardare in faccia l’economico è come
svuotare la croce di Cristo». Il segno più chiaro dell’identificazione con
Cristo ha molto a che fare con l’economia, il Vangelo la chiama fame e sete di
giustizia… La seconda liberazione promossa da Arturo Paoli riguarda lo stesso
cristianesimo, spesso ridotto a ideologia che difende i privilegi dei potenti e
che va riscattato da tale alienazione. Il cristianesimo ecclesiastico nemico
della liberazione degli uomini si manifesta nelle idee «che hanno portato i
vescovi dell’Argentina ad aderire con un tacito assenso alla furia diabolica
dei militari…con la complicità della Nunziatura apostolica, dunque del
Vaticano». Nessuno può ignorare infatti che «i generali argentini si
dichiaravano cattolici», «paladini della civiltà occidentale cristiana»,
né può essere un caso che lungo la storia dell’umanità «le nazioni cristiane
sono quelle che hanno creato più guerre».”
P. Paoli è sempre stato amico dei poveri, mai dei potenti,
lo dimostrano le pagine di critica esplicita verso Karol Woytjla e Joseph
Ratzinger per l’opera di demolizione della Teologia della liberazione e delle
comunità ecclesiali di base. “Temevano la contaminazione marxista, «però
quelli che parlano di questi pericoli, non sono forse nel pericolo di far
convivere tranquillamente la fede cristiana con l’ingiustizia e l’oppressione?»
Oggi scrive che con Francesco sembra inaugurarsi uno stile nuovo di
vita» e si dichiara «felice di ricevere dalla Chiesa l’elogio della
Teologia della liberazione di cui sono stato fedele seguace»… occorre
«rifondare un nuovo cristianesimo». Al riguardo Arturo Paoli non
teme di affrontare il nesso strutturale del cristianesimo ecclesiastico, cioè
la dottrina peccato originale-redenzione. Egli denuncia che Gesù è troppo schiacciato
sul ruolo espiatorio del peccato, mentre «la sua vera missione è quella di
amorizer le monde, non quella di pagare il prezzo di espiazione dei nostri
peccati». Gesù è il maestro dell’amare, non la vittima immolata per la
nostra redenzione al fine di rimediare ai danni di un inesistente
peccato originale.”
Naturalmente non sembra che i prelati del Vaticano attuale,
da Bergoglio a Müller, abbiano l’intenzione di sconfessare apertamente tale
diniego, che riguarda la Fede ,
ma con l’aperto appoggio a Gutierrez e a questa TL, l’hanno, al contrario,
confessato, e non tanto tacitamente.
La lotta di classe sarebbe il «fatto» su cui la
neutralità clericale sarebbe impossibile
Ecco il punto di partenza della TL: – Poiché non c’è nulla
di più certo che un fatto, ignorarlo sarebbe ingannare ed essere ingannati, e
per di più, privarsi dei mezzi necessari per eliminare radicalmente questa
condizione – cioè, passare a una società senza classi. Ecco che
partecipare alla lotta di classe non solo non si oppone all’amore universale ma
tale impegno è il mezzo necessario e inevitabile per concretizzare quest’
amore, dal momento che questa partecipazione è ciò che porta a una società
senza classi, una società senza proprietari e espropriati, senza oppressori e
oppressi.
Dalla prima contraddizione si passa a tutte le altre. Ma la
«lotta di classe» non è un fatto universale. È un disordine proprio all’assenza
di amore per l’ideale evangelico del Regno che si manifesta nell’Ordine
cristiano. E la missione spirituale della Chiesa è esercitata secondo la
dottrina e la pastorale in senso essenzialmente opposto al processo
rivoluzionario.
In verità, questo processo di «lotta di classe» è stato
inoculato nella società e non solo. Nei nostri tempi all’interno stesso della
Chiesa per minare l’unità e organicità della sua natura gerarchica. Tutto in
nome di una mutazione che dovrebbe far scomparire dalla Chiesa qualsiasi segno
di «potere» per finalmente poter «convertirla» al servizio dei poveri e dei
lavoratori in lotta di classe, in solidarietà col mondo della protesta! Perciò
mirano al carattere politico di lotta liberatoria; la scelta d’optare per gli
oppressi contro l’oppressore anche assumendo rischi personali nel processo
rivoluzionario latino-americano e mondiale. Si noti, però, che tutte queste
«uguaglianze» sociale sono legate all’idea di lotta per una gran liberazione
innaturale… della donna, della famiglia, del sesso … Nella linea di Gutierrez,
ma forse ancora più esplicito c’è il famigerato Boff, la cui «teologia» si è
espressa un anno dopo Gutierrez col libro su Gesù il Cristo liberatore, e poi
con «Chiesa, carisma e potere», che è l’apologia di tale demolizione
dell’autorità nella gerarchia cattolica.
Può sembrare paradossale che Francisco/Bergoglio, nel
possesso di un supremo potere ecclesiale, sia d’accordo nel voler abbatterlo
aderendo a questa ideologia della TL. In verità, questa rivoluzione si
manifesta proprio dove risiede la vera autorità assoluta – nelle viscere stesse
della Chiesa –, come già lo aveva denunciato San Pio X. Essa dimostra la sua
continuità nell’opera di demolizione interna della Chiesa e del Papato.
Infatti, Francisco/Bergoglio è la figura più vistosa di cosa
sia tale demolizione papale nell’aspetto e nella dottrina… di cosa sia un
antipapa impegnato nella discontinuità della suprema rappresentanza
dell’autorità divina. Ma non è proprio contro la vera Autorità di Cristo
Signore che sarebbero spuntati i «falsi cristi e falsi profeti» per minare
l’opera di conversione della Chiesa alla Verità?
I conciliari lo fanno demolendo la figura e i simboli (il
Triregno) della roccia incrollabile e infallibile dell’Autorità di Gesù
Cristo sul Soglio di Pietro, quasi il potere spirituale in Terra non fosse
concesso da Dio proprio per la difesa delle povere anime oppresse dalle umane
follie.
Sì, perché sono le follie rivoluzionarie contro l’ordine
naturale che opprimono e perdono de famiglie, le anime delle donne e di tutti,
in nome di false lotte di classe in vista di liberazioni mondane e fugaci.
Il governo delle imperfette società umane è, per natura,
imperfetto. Ma il migliore è quello dei più fedeli ai princìpi della legge
naturale e divina. E qui già si stabilisce una feconda disuguaglianza
cristiana, dei migliori che aiutano i meno dotati e fortunati.
Chi vorrebbe aggirare questa naturale disuguaglianza con il
governo democratico – dei presunti uguali – già falsa la realtà perché vi
saranno sempre i più atti e furbi per invocare ragioni d’essere «più uguali
degli altri».
Che nel campo religioso questi si richiamino a
un’altra «nuova teologia» liberatoria di princìpi illuministici è
veramente allucinante!
Che poi lo facciano in seno al Cristianesimo e alla Chiesa
cattolica è demoniaco!
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
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