ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 28 marzo 2014

IL PAPA SI MIMETIZZA

NUOVO CAPITOLO DELLA EGO-FICTION “FERRARA CONTRO BERGOGLIO”: “IL PAPA SI MIMETIZZA, DICE ‘SENTITEVI LIBERI’ E PRATICA QUESTO ATTO DI TOLLERANZA FINO ALLA DISSIPAZIONE SPIRITUALE”

“La mia opinione è che l’Occidente non regge senza la sua religione. È una condizione insuperabile. E la Chiesa ha sempre detto: spalancate le porte a Cristo, siate felici ma poi alla fine restate obbedienti alla sua parola. Invece questo Papa pratica questa fiducia nella differenza, questo amore nella libertà assoluta”…

Antonello Caporale per il "Fatto quotidiano"
Giuliano FerraraGIULIANO FERRARA
Dell'ateo devoto Giuliano Ferrara ha ogni caratteristica. È un po' scolaro del magistero ecclesiastico e un po' no. Il papato di Francesco per esempio, tende continuamente ad annullare le maestose effusioni con le quali aveva illustrato l'avvento di Benedetto XVI. Ferrara vive come un doloroso contrappasso l'avvicendamento papale. È come se le parole di Bergoglio lo deprimessero rivelandosi così ostili, fonte di uno spasmo acuto, di quelle fitte cattive.
Il Papa riceve i politici, ma non li perdona...
Non è di ieri, e mi fa specie che voi non lo conosciate questo giudizio di Francesco.
I corrotti no.
Sono un corrotto e un peccatore.
Giuliano Ferrara presenta il suo libroGIULIANO FERRARA PRESENTA IL SUO LIBRO
Pensavo: ora Ferrara attaccherà il Papa giustizialista, il Papa manettaro.
Il giudizio è contenuto in un'omelia di tre/quattro mesi fa. Come intuisce, io seguo ogni esternazione della Chiesa.
Quindi stiamo travisando.
Lui dice: un conto sono gli agenti del male, i corrotti.
Putin e Papa Francesco a novembrePUTIN E PAPA FRANCESCO A NOVEMBRE
Gli agenti del male. Anche così si alimenta la cattiva opinione che lei ha di questo Papa?
La mia opinione è che l'Occidente non regge senza la sua religione. È una condizione insuperabile. E la Chiesa ha sempre detto: spalancate le porte a Cristo, siate felici ma poi alla fine restate obbedienti alla sua parola.
E questo Papa, invece?
Questo Papa invece si mimetizza. Uomo tra gli uomini, lui come gli altri. Sentitevi liberi, aggiunge. Praticando fino al punto estremo della dissipazione spirituale questo atto di tolleranza, questa fiducia nella differenza, questo amore nella libertà assoluta degli atti di ciascuno.
PAPA FRANCESCO BERGOGLIO INCONTRA PHILOMENA LEE E STEVE COOGANPAPA FRANCESCO BERGOGLIO INCONTRA PHILOMENA LEE E STEVE COOGAN






È l'estremo che la inquieta?
È questa libertà assoluta.
Questa tolleranza?
Ma lei li conosce gli uomini?

PAPA FRANCESCO BERGOGLIOPAPA FRANCESCO BERGOGLIOhttp://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/nuovo-capitolo-della-ego-fiction-ferrara-contro-bergoglio-il-papa-si-mimetizza-dice-sentitevi-74507.htm


Merita davvero una segnalazione (non stupisce del resto) l'informazione del Foglio, secondo il quale non si sarebbe parlato di ingiustizia, di sperequazione, di esclusione nell'incontro Obama papa Francesco. Sembra che papa Francesco non sia l'autore della Evangelii Gaudium, che oltretutto ha donato ad Obama. Un po' partigiani sì, così faziosi no.

Il Papa incastra Obama sul laicismo, altro che sperequazione

Il comunicato diffuso ieri dalla Sala stampa vaticana dopo l’incontro di cinquanta minuti tra
Francesco e Barack Obama non contiene riferimenti ai temi su cui il presidente americano e i suoi spin doctor intendevano virare la conversazione: non compaiono la “sperequazione” e la “giustizia sociale”, non si fa riferimento ai “poveri” né ai più “vulnerabili” della società, parole chiave che Obama aveva affidato a Massimo Gaggi del Corriere in un’intervista che doveva servire ad accordare gli strumenti fra la Casa Bianca e il Vaticano in tempi di aperte dissonanze su vita, famiglia e libertà religiosa. Obama si aspettava una scampagnata nelle periferie esistenziali con il leader più amato del mondo, e il suo proposito è stato frustrato. La prova della delusione è nella seconda parte della nota vaticana: “Nel contesto delle relazioni bilaterali e della collaborazione tra la Chiesa e lo Stato ci si è soffermati su questioni di speciale rilevanza per la Chiesa nel Paese, come l’esercizio dei diritti alla libertà religiosa, alla vita e all’obiezione di coscienza nonché il tema della riforma migratoria”. Sono temi che hanno esacerbato le relazioni tra la Conferenza episcopale americana e la Casa Bianca, e le origini della disputa lacerante intorno alla libertà religiosa sono nate in seno alla riforma sanitaria voluta da Obama e messa in pratica dal segretario della Sanità, la cattolica Kathleen Sebelius, che ha introdotto l’obbligo di fornire gratuitamente contraccettivi e farmaci abortivi in tutti i piani assicurativi. Le eccezioni per motivi religiosi valgono soltanto per i luoghi di culto, e svaniscono se il culto si esprime in forme educative, sociali o for profit. I precetti della chiesa, insomma, vengono rispettati dallo stato nella misura in cui la chiesa accetta di rinchiudersi nella dimensione privata e liturgica, di diventare socialmente e politicamente irrilevante, principio che ha implicazioni enormemente più ampie e ramificate rispetto alla disputa particolare sull’Obamacare. Sarà anche per questa sottile distinzione fra lo specifico casus belli e le conseguenze nel rapporto tra stato e chiesa (regolato dal primo emendamento alla Costituzione) che Obama, durante la conferenza stampa con Matteo Renzi, ha detto che non è stato il Papa ma il segretario di stato vaticano, Pietro Parolin, a tirare fuori esplicitamente la questione dell’Obamacare. Al netto delle cordialità rituali e delle circonlocuzioni sorvegliate, la “riforma migratoria” è forse il solo punto dell’agenda che al presidente americano non dispiace trattare. E poi nemmeno quella, visto che, a dispetto delle promesse alle minoranze che l’hanno votato a mani basse, Obama con una mano ha sempre rimandato il problema, con l’altra ha respinto oltre il confine messicano più clandestini di qualsiasi altro presidente americano. Su tutto il resto è guerra fra la Casa Bianca e i vescovi, come ha confermato, pur con il linguaggio diplomatico che si conviene alla circostanza, il presidente della Conferenza episcopale americana, Joseph Kurtz, con un’intervista ad Avvenire. Le avvisaglie di un incontro non senza increspature si leggevano in un sommario, apparentemente innocuo, apparso alla vigilia sul sito della Radio Vaticana in lingua inglese: “Il suo incontro con papa Francesco si svolgerà nel contesto di una complessa fase delle relazioni dell’amministrazione con la chiesa americana, segnata in particolare, dalle dispute sull’applicazione della riforma sanitaria che hanno a che fare con la copertura assicurativa obbligatoria di sterilizzazione, contraccezione e aborto”, si leggeva nell’articolo apparso sull’organo ufficiale della Santa Sede, che citava anche il dibattito sui matrimoni omosessuali. Temi che Obama non era ansioso di discutere, ma una photo opportunity val bene una messa.
di Mattia Ferraresi
in “Il Foglio” del 28 marzo 2014

http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201403/140328ferraresi.pdf

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