DOCUMENTI:
339 – Vittorio Amedeo Ranuzzi de’ Bianchi a Giovanni Bressan
Recanati, 4 giugno 1910
«corrispondenza giugno 1910», b. 73, ff. 286r-287r; carta intestata con stemma episcopale «Il Vescovo di Recanati e Loreto ››; autografo; nella pratica si conserva solo il secondo foglio della lettera completa.
[..,] Da ultimo debbo significare che il dottissimo gesuita padre Ilario Rinieri,1060 che attualmente si trova a Loreto per compiervi studi importantissimi a difesa della santa Casa mi ha chiesto un pezzetto di pietra (di quelle che compongono i muri della santa Casa) per farne analisi che opportunamente servirebbero alle sue erudite indagini. Se il Santo Padre mi autorizza, chiederei sommessamente che ad un uomo di tal valore e di tal pietà si potesse concedere tale richiesta, I suoi lavori infatti saranno fra i più decisivi alla difesa della santa tradizione.
Mi perdoni la Signoria Vostra illustrissima e reverendissima questa mia lunghissima lettera e, nella sua bontà, voglia concedermene il perdono, data l’importanza degli oggetti.
Gradisca in questa occasione che io le rinnovi i sensi del mio rispettosissimo ossequio con cui ho l’onore di ripetertni della Signoria Vostra illustrissima e reverendissima devotissimo ed umilissimo servitore, + Vittorio Amedeo, Vescovo di Recanati e Loreto.
[Risposte il 9 giugno 1910 (f. 288’). Di mano di Pio X] Tutte le facoltà perché al buon e bravo padre Rinieri si accordi tutto (ciò) che dimanda.
340 – Giuseppe Chiaudano a Giovanni Bressan
Novara, S giugno 1910
«Corrispondenza, giugno 1910», b. 73, f. 290IV; autografo
Reverendissimo Monsignore
Ricorro nuovamente alla sua squisita carità per un insigne favore, e è che voglia rimettere nelle mani di Sua Santità la lettera qui acclusa. In essa tratto di cosa di molta gloria di Dio, cioè dell’opera che ho affidata al molto reverendo padre Ilario Rinieri della Compagnia di Gesù, che appartiene alla mia provincia, in difesa della veneranda tradizione della santa Casa di Loreto.
Questa lettera tutta confidenziale è di premura; ma essa non ha bisogno di alcuna risposta. A me basterà che ella nella sua grande bontà mi mandi un suo biglietto di visita al mio indirizzo a Torino (via Barbaroux n. 18).
Da tale biglietto intenderà che la mia lettera è stata consegnata nelle venerabili mani di Sua Santità. Ed io non desidero altro.
Mi trovo qui a Gozzano in visita a questa casa di noviziato, ma domani sarò già a Torino.
Le chieggo scusa, e ringraziandola vivamente della sua carità, godo professarmi suo devotissimo ed umilissimo servo, P. Giuseppe Chiaudano SJ., Provinciale di Torino.
341 – Giuseppe Chiaudano a Pio X
Novara, 8 giugno 1910
«Corrispondenza. giugno 1910», b. 13, f. 292r-293r autografo
Santità Non è senza un vivo sentimento di confusione ch’io, tuttoché così meschino. oso ricorrere direttamente con questa mia lettera a Vostra Beatitudine, per sottoporre alla sua saggezza un affare, ch’io reputo di grande gloria di Dio; ma in pari tempo a ciò fare mi confortano la bontà al tutto straordinaria di Vostra Santità, già da me più volte sperimentata, e la coscienza di adempiere un dovere che lo zelo pel bene della Chiesa m’impone.
Ed ecco, Santità, di che si tratta. Sono oramai quasi due anni ch’io ho affidato al reverendo padre Rinieri un lavoro importantissimo da fare per la difesa della veneranda tradizione che riguarda la santa Casa di Loreto. A ciò mi mosse non solo il desiderio di promuovere la pietà de’ fedeli verso quell’insigne santuario, ma soprattutto l`amore e lo studio del bene universale della nostra santa religione, ch’io con sommo dolore veggo insidiata da una critica storica intemperante e sofistica, la quale si argomenta di abbattere quanto sa di soprannaturale e costituisce, a mio parere, uno dei caratteri principali, ed insieme la rocca del modernismo.
Per facilitare al padre Rinieri il suo lavoro, io ho fatto quanto era in mio potere; l’ho esonerato da ogni altro uffizio, l`ho inviato in Palestina a visitare Nazaret e testé a Loreto per consultarne gli archivi, e tutto questo senza risparmiare a spese ed a sollecitudini.
Ma ciò non poteva bastare. Era necessario al perfezionamento del suo lavoro (di cui testé ha pubblicato una parte) che si recasse costi a Roma per consultare le biblioteche. Chiesi perciò al reverendissimo padre generale Wernz la facoltà d`inviarlo, ma questi per motivi di ordine domestico, degni certamente di seria considerazione, e che io altamente venero, mostro di avere grandissima difficoltà a concedere la chiesta facoltà, anzi nella prima sua risposta, pur apprezzando lo scopo del lavoro affidato al padre Rinieri, mi significò che non pensasse di toccare Roma. Nondimeno, avendo io di nuovo insistito supplichevolmente, facendo notare meglio la necessità pel padre di recarsi a Roma, ed insinuando che sarebbero bastati pochi giorni di dimora in cotesta città, il reverendissimo padre generale si arrese alle mie iterate preghiere e consenti ch’io l’inviassi costi per alcuni giorni, dove ora già si trova alla residenza di Borgo S. Spirito n. 12.
Ed eccoci al punto che forma l’oggetto della presente mia lettera. Riflettendo io meglio, per notizie avute, alla necessità che avrebbe il padre Rinieri di fermarsi costi non pochi giorni solamente ma più mesi per attendere al suo lavoro con agio e con perfezione, ho pensato che il bene della Chiesa richiederebbe forse che gli sia accordata facoltà di fermarsi costi più a lungo, cioè quanto sia conveniente allo scopo. Ma a ciò si presentano due difficoltà; l’una È l`aggravio considerevole di spesa che mantenere costi a Roma il padre Rinieri, unicamente a scopo di studi, dovrebbe ulteriormente sostenere questa provincia di Torino gia si esausta; l’altra, principalissima, è il nuovo consenso che si richiederebbe dal reverendissimo padre generale, consenso che, per le cose mentovate sopra, io né posso convenientemente dimandare, né prudentemente sperare, essendo già stato gran favore che ci abbia conceduta la facoltà per alcuni pochi giorni. La Santità Vostra sola potrebbe efficacemente e soavemente rimuovere ogni ostacolo, qualora nella sua sovrana bontà e prudenza giudicasse opportuno d’intervenire in quest’affare in qualche modo; al che basterebbe che la Santità Vostra si compiacesse di far sapere all`ottimo padre Remer,1061 superiore della residenza di Borgo S. Spirito (incaricandolo altresì di comunicare la cosa ai padri provinciali di Roma e di Torino) che è lieta del lavoro intrapreso e desidera che il padre Rinieri si fermi anche più mesi in Roma, se ciò è conveniente, e che per le spese provvederebbe Vostra Santità medesima.
I vantaggi di tali provvedimenti sarebbero grandi; perché non solo il padre Rinieri potrebbe compiere meglio l’opera affidatagli, e sempre più il suo animo si consoliderebbe nell’amore alla Sede Apostolica, ma inoltre insigne consolazione ed edificazione ne tornerebbe ai devoti della Vergine Santissima ed a’ fedeli tutti a’ quali venisse a notizia l`atto sì generoso di Vostra Santità, Né crederei che il reverendissimo padre Rinieri darebbe luogo col suo contegno ad alcuna lagnanza de’ superiori nella sua dimora costì, specialmente considerata la sua indole, che è sensibile a’ benefizi. Quanto poi al veneratissimo padre generale io sono persuaso che, essendo egli religioso di tanta rettitudine ed equanimità, sarà ben lieto del provvedimento, che saprà essere stato non già provocato dai suoi sudditi per alcun fine umano, ma bensì preso da Vostra Santità per una causa così bella, quale è quella della pietà verso la Vergine Santissima.
Questo è quanto ho creduto mio dovere sottoporre alla considerazione di Vostra Santità, assicurandola dinanzi a Dio, che non avendo io in ciò di mira altra cosa che la gloria di nostro Signore, sono perfettamente disposto a ricevere con vivissima riconoscenza quella disposizione che Vostra Santità crederà meglio di prendere, qualunque essa sia, bastandomi d’avere esposto a Vostra Santità ogni mio pensiero come figlio a padre, come ultimo degli alunni della minima Compagnia di Gesù al suo supremo superiore.
Che se in questa stessa manifestazione del mio animo sono stato troppo ardito, io ne chieggo umilmente perdono e prostrato in ispirito a’ piedi di Vostra Santità imploro una sua benedizione che mi renda meno indegno di quella vocazione religiosa che per divina misericordia è tutto il mio bene e conforto. Della Santità Vostra umilissimo e devotissimo servitore, P. Giuseppe Chiaudano. Soc. Jesu, Provinciale della Provincia Torinese.
[Risposto il 13 giugno 1910 (f. 294’), Di mano di Pio X] Al molto reverendo padre Giuseppe Chiaudano, provinciale della Compagnia in Torino: Il Santo Padre è ben contento che il molto reverendo padre Ilario Rinieri si occupi del lavoro in difesa della tradizione della santa Casa di Loreto e ben volentieri farà parlare al reverendissimo padre Remer che assume egli stesso la spesa pel vito ed alloggio. Però Sua Santità non crede conveniente di interporsi col reverendissimo padre generale perché, come ella ben comprende, sarebbe per lo meno una imposizione indelicata. Lasciando pertanto impregiudicata la questione sul resto, andrò io stesso dal reverendissimo padre Remer per stabilire l’ammontare quotidiano della spesa e annunciandole la benedizione che il Santo Padre le imparte di cuore mi confemo…1062
342 Ilario Rinieri a Giovanni Bressan
Roma, 12 giugno 1910
«Corrispondenza, giugno 1910», b. 73, f. 296r; autografo
Pregiatissimo Monsignore,
Ho sentito con animo veramente commosso la proposizione, significata da Vostra Signoria illustrissima al padre Remer per parte del Santo Padre. La prego di deporre a” piedi di Sua Santità l`espressione dell’animo mio profondamente riconoscente: questa attenzione del vicario in terra di nostro Signore, insieme con alcuni tratti di speciale protezione di Maria Santissima in Nazaret e in Loreto, mi infondono nell`anima una grande speranza a credere che l`opera mia sarà benedetta da Gesù e coronata da esito felice.
Le mie ricerche qui, per ciò che riguarda i punti capitali, sono terminate; le grandi trovate, le bo fatte in Loreto, dove studiavo per otto ore al giorno, nello spazio di venti giornate 1063 Se mai nel corso dell’opera occorresse la necessità di un passo a Roma, mi approfitterò della concessione del Santo Padre.
Quindi conto di partire questa sera per Genova; m’induco a ciò fare, anche perché la seconda parte della mia opera è già in corso di stampa, ed esige la mia presenza in mezzo a’ miei libri.
La prego, mentre mi prostro in ispirito a’ piedi del Santo Padre, d’impetrare la benedizione di Sua Beatitudine sulla mia povera persona e sull’opera mia. Dichiarandomi con ogni espressione di riconoscenza di lei, egregio, reverendissimo Monsignore, devotissimo ed umilissimo servitore, P Ilario Rinieri SJ.
343 Giuseppe Chiaudano a Pio X
Torino, 16 giugno 1910
«corrispondenza, giugno 1910 », b. 73, f. 299r; timbro a secco con stemma: «Praep. Prov. Taurin, S.J.»; autografo
Reverendissimo Monsignore,
Io mi tengo in dovere di manifestare la mia più viva gratitudine per la generosa carità, veramente squisita, che Sua Santità con finissimo tatto s`è degnata di usare a me ed al reverendo padre Rinieri per l`opera iniziata in difesa della lauretana tradizione sulla santa Casa.
Io sono stato commosso fino alle lagrime per sì ammirabile tratto di bontà e posso attestare che è stato esso di somma consolazione ed edificazione al reverendo padre Rinieri, il quale me ne scrive in termini commoventi ed al reverendo padre Remer, e sarà tale a quanti ne verranno in cognizione. lo sono adunque lietissimo di affermare che l’ammirabile tratto di pietà e di generosa carità del Santo Padre ha ottenuto pienamente quei frutti che desiderava.
Che se in seguito il reverendo padre Rinieri avrà di nuovo bisogno di recarsi a Roma per consultare gli archivi, io confido vivamente che potrà farlo convenientemente.
Intanto, Monsignore, abbia i miei più sentiti ringraziamenti per quanto ha fatto sì efficacemente a nostro bene e la prego di voler far noto a Sua Santità questi nostri sentimenti. Con tutto l’ossequio godo professarmi di Vostra Signoria reverendissima, devotissimo ed umilissimo servitore, P. Giuseppe Chiaudano S.J., Provinciale.
Note:
1060 Ilario Rinieri (Aleria, Corsica 13 giugno 1853 – Cuneo 12 novembre 1941), gesuita della provincia torinese dal 1871, fece parte della redazione de «La Civiltà cattolica» dal 1898 al 1907. Uomo della scuola antica, fu autore di numerosi studi nei campo della storia ecclesiastica, soprattutto moderna, caratterizzati dalla spirito vivacemente polemico (cfr. Mendizabal, Catalogus defunctorum, n, 22083, CC, 1941, 4, pp. 394-395; SC, 1941, p. 635).
I suoi studi lauretani verranno alla luce con La Santa Casa di Loreto. Confutazione del libro: Notre-Dame de Loretto, étude historique sur l’autenticité de la Santa Casa par le chanoine Ulysse Chevalier (parte prima: l’esistenza in Nazareth della chiesa e della casa dell’Annunciazione ne’ secoli IV-XII; parte seconda: Testimonianze su Nazareth degli storici e pellegrini nei secoli XIV-XX), Torino, Marietti 1910-1911.
1061 Alfonso (ma fu sempre chiamato vincenzo) Remer (Napoli 15 maggio 1843 – Roma 14 luglio 1910), compì gli studi nei seminari di Gaeta e Vaticano. Entrò nella provincia romana della Compagnia di Gesù nel 1861 e ultimò i suoi studi in Inghilterra e Francia, dove venne ordinato sacerdote nel 1878. Fu insegnante di filosofia all’università Gregoriana per 25 anni, nonché predicatore e direttore di coscienza in molti monasteri. Frutto dei suoi lunghi anni d’insegnamento fu la Summa praelectionum philosophiae scolasticae del 1895 (cfr. or, 16 luglio 1910, p. 3; 17 luglio 1910, p. 2 e Mendizàbal, Catalogus defunctorum, n. 12.250).
1062 Minuta sviluppata da mons. Gasoni in questi rei-mini: «Molto reverendo Padre, il Sento Padre, ben lieto che l’ottimo padre Ilario Rinieri con quella competenza che gli è propria attenda ad un lavoro in difese della tradizione della santa Casa di Loreto, mi ha affidato il venerato incarico di procurargliene le possibili agevolazioni coll’assicurare innanzi rutto il reverendo padre Remer che egli stesso sosterrà la spesa necessaria al suo mantenimento in Roma: il che eseguì senza indugio. In seguito si vedrà il da farsi per ottenergli la proroga del permesso di dimorare nella città eterna fino al termine delle sue ricerche Sua Santità imparte con effusione di cuore l’apostolica benedizione alla Paternità Vostra reverendissima e a tutti i religiosi della provincie» (Asv, Arich. part. Pio X, b. 73, f. 297r).
1063 Poco dopo padre Rinieri diffuse le sue scoperte nell’articolo Di un documento di prim’ordine sulla Santa Casa di Loreto ignorato o negletto (cfr. or., 3 agosto 1910, p. 2).
Fonte: “Le carte del «Sacro Tavolo» – aspetti del pontificato di Pio X dai documenti del suo archivio privato” vol. II pp. 608-614 – di Alejandro M. Dieguez e Sergio Pagano – in Collectanea Archivi Vaticani – Archivio Segreto Vaticano – Città del Vaticano 2006.
http://www.lucisullest.it/documenti-lautenticit-della-santa-casa-di-loreto-nel-carteggio-privato-di-san-pio-x/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=documenti-lautenticit-della-santa-casa-di-loreto-nel-carteggio-privato-di-san-pio-x
Recanati, 4 giugno 1910
«corrispondenza giugno 1910», b. 73, ff. 286r-287r; carta intestata con stemma episcopale «Il Vescovo di Recanati e Loreto ››; autografo; nella pratica si conserva solo il secondo foglio della lettera completa.
[..,] Da ultimo debbo significare che il dottissimo gesuita padre Ilario Rinieri,1060 che attualmente si trova a Loreto per compiervi studi importantissimi a difesa della santa Casa mi ha chiesto un pezzetto di pietra (di quelle che compongono i muri della santa Casa) per farne analisi che opportunamente servirebbero alle sue erudite indagini. Se il Santo Padre mi autorizza, chiederei sommessamente che ad un uomo di tal valore e di tal pietà si potesse concedere tale richiesta, I suoi lavori infatti saranno fra i più decisivi alla difesa della santa tradizione.
Mi perdoni la Signoria Vostra illustrissima e reverendissima questa mia lunghissima lettera e, nella sua bontà, voglia concedermene il perdono, data l’importanza degli oggetti.
Gradisca in questa occasione che io le rinnovi i sensi del mio rispettosissimo ossequio con cui ho l’onore di ripetertni della Signoria Vostra illustrissima e reverendissima devotissimo ed umilissimo servitore, + Vittorio Amedeo, Vescovo di Recanati e Loreto.
[Risposte il 9 giugno 1910 (f. 288’). Di mano di Pio X] Tutte le facoltà perché al buon e bravo padre Rinieri si accordi tutto (ciò) che dimanda.
340 – Giuseppe Chiaudano a Giovanni Bressan
Novara, S giugno 1910
«Corrispondenza, giugno 1910», b. 73, f. 290IV; autografo
Reverendissimo Monsignore
Ricorro nuovamente alla sua squisita carità per un insigne favore, e è che voglia rimettere nelle mani di Sua Santità la lettera qui acclusa. In essa tratto di cosa di molta gloria di Dio, cioè dell’opera che ho affidata al molto reverendo padre Ilario Rinieri della Compagnia di Gesù, che appartiene alla mia provincia, in difesa della veneranda tradizione della santa Casa di Loreto.
Questa lettera tutta confidenziale è di premura; ma essa non ha bisogno di alcuna risposta. A me basterà che ella nella sua grande bontà mi mandi un suo biglietto di visita al mio indirizzo a Torino (via Barbaroux n. 18).
Da tale biglietto intenderà che la mia lettera è stata consegnata nelle venerabili mani di Sua Santità. Ed io non desidero altro.
Mi trovo qui a Gozzano in visita a questa casa di noviziato, ma domani sarò già a Torino.
Le chieggo scusa, e ringraziandola vivamente della sua carità, godo professarmi suo devotissimo ed umilissimo servo, P. Giuseppe Chiaudano SJ., Provinciale di Torino.
341 – Giuseppe Chiaudano a Pio X
Novara, 8 giugno 1910
«Corrispondenza. giugno 1910», b. 13, f. 292r-293r autografo
Santità Non è senza un vivo sentimento di confusione ch’io, tuttoché così meschino. oso ricorrere direttamente con questa mia lettera a Vostra Beatitudine, per sottoporre alla sua saggezza un affare, ch’io reputo di grande gloria di Dio; ma in pari tempo a ciò fare mi confortano la bontà al tutto straordinaria di Vostra Santità, già da me più volte sperimentata, e la coscienza di adempiere un dovere che lo zelo pel bene della Chiesa m’impone.
Ed ecco, Santità, di che si tratta. Sono oramai quasi due anni ch’io ho affidato al reverendo padre Rinieri un lavoro importantissimo da fare per la difesa della veneranda tradizione che riguarda la santa Casa di Loreto. A ciò mi mosse non solo il desiderio di promuovere la pietà de’ fedeli verso quell’insigne santuario, ma soprattutto l`amore e lo studio del bene universale della nostra santa religione, ch’io con sommo dolore veggo insidiata da una critica storica intemperante e sofistica, la quale si argomenta di abbattere quanto sa di soprannaturale e costituisce, a mio parere, uno dei caratteri principali, ed insieme la rocca del modernismo.
Per facilitare al padre Rinieri il suo lavoro, io ho fatto quanto era in mio potere; l’ho esonerato da ogni altro uffizio, l`ho inviato in Palestina a visitare Nazaret e testé a Loreto per consultarne gli archivi, e tutto questo senza risparmiare a spese ed a sollecitudini.
Ma ciò non poteva bastare. Era necessario al perfezionamento del suo lavoro (di cui testé ha pubblicato una parte) che si recasse costi a Roma per consultare le biblioteche. Chiesi perciò al reverendissimo padre generale Wernz la facoltà d`inviarlo, ma questi per motivi di ordine domestico, degni certamente di seria considerazione, e che io altamente venero, mostro di avere grandissima difficoltà a concedere la chiesta facoltà, anzi nella prima sua risposta, pur apprezzando lo scopo del lavoro affidato al padre Rinieri, mi significò che non pensasse di toccare Roma. Nondimeno, avendo io di nuovo insistito supplichevolmente, facendo notare meglio la necessità pel padre di recarsi a Roma, ed insinuando che sarebbero bastati pochi giorni di dimora in cotesta città, il reverendissimo padre generale si arrese alle mie iterate preghiere e consenti ch’io l’inviassi costi per alcuni giorni, dove ora già si trova alla residenza di Borgo S. Spirito n. 12.
Ed eccoci al punto che forma l’oggetto della presente mia lettera. Riflettendo io meglio, per notizie avute, alla necessità che avrebbe il padre Rinieri di fermarsi costi non pochi giorni solamente ma più mesi per attendere al suo lavoro con agio e con perfezione, ho pensato che il bene della Chiesa richiederebbe forse che gli sia accordata facoltà di fermarsi costi più a lungo, cioè quanto sia conveniente allo scopo. Ma a ciò si presentano due difficoltà; l’una È l`aggravio considerevole di spesa che mantenere costi a Roma il padre Rinieri, unicamente a scopo di studi, dovrebbe ulteriormente sostenere questa provincia di Torino gia si esausta; l’altra, principalissima, è il nuovo consenso che si richiederebbe dal reverendissimo padre generale, consenso che, per le cose mentovate sopra, io né posso convenientemente dimandare, né prudentemente sperare, essendo già stato gran favore che ci abbia conceduta la facoltà per alcuni pochi giorni. La Santità Vostra sola potrebbe efficacemente e soavemente rimuovere ogni ostacolo, qualora nella sua sovrana bontà e prudenza giudicasse opportuno d’intervenire in quest’affare in qualche modo; al che basterebbe che la Santità Vostra si compiacesse di far sapere all`ottimo padre Remer,1061 superiore della residenza di Borgo S. Spirito (incaricandolo altresì di comunicare la cosa ai padri provinciali di Roma e di Torino) che è lieta del lavoro intrapreso e desidera che il padre Rinieri si fermi anche più mesi in Roma, se ciò è conveniente, e che per le spese provvederebbe Vostra Santità medesima.
I vantaggi di tali provvedimenti sarebbero grandi; perché non solo il padre Rinieri potrebbe compiere meglio l’opera affidatagli, e sempre più il suo animo si consoliderebbe nell’amore alla Sede Apostolica, ma inoltre insigne consolazione ed edificazione ne tornerebbe ai devoti della Vergine Santissima ed a’ fedeli tutti a’ quali venisse a notizia l`atto sì generoso di Vostra Santità, Né crederei che il reverendissimo padre Rinieri darebbe luogo col suo contegno ad alcuna lagnanza de’ superiori nella sua dimora costì, specialmente considerata la sua indole, che è sensibile a’ benefizi. Quanto poi al veneratissimo padre generale io sono persuaso che, essendo egli religioso di tanta rettitudine ed equanimità, sarà ben lieto del provvedimento, che saprà essere stato non già provocato dai suoi sudditi per alcun fine umano, ma bensì preso da Vostra Santità per una causa così bella, quale è quella della pietà verso la Vergine Santissima.
Questo è quanto ho creduto mio dovere sottoporre alla considerazione di Vostra Santità, assicurandola dinanzi a Dio, che non avendo io in ciò di mira altra cosa che la gloria di nostro Signore, sono perfettamente disposto a ricevere con vivissima riconoscenza quella disposizione che Vostra Santità crederà meglio di prendere, qualunque essa sia, bastandomi d’avere esposto a Vostra Santità ogni mio pensiero come figlio a padre, come ultimo degli alunni della minima Compagnia di Gesù al suo supremo superiore.
Che se in questa stessa manifestazione del mio animo sono stato troppo ardito, io ne chieggo umilmente perdono e prostrato in ispirito a’ piedi di Vostra Santità imploro una sua benedizione che mi renda meno indegno di quella vocazione religiosa che per divina misericordia è tutto il mio bene e conforto. Della Santità Vostra umilissimo e devotissimo servitore, P. Giuseppe Chiaudano. Soc. Jesu, Provinciale della Provincia Torinese.
[Risposto il 13 giugno 1910 (f. 294’), Di mano di Pio X] Al molto reverendo padre Giuseppe Chiaudano, provinciale della Compagnia in Torino: Il Santo Padre è ben contento che il molto reverendo padre Ilario Rinieri si occupi del lavoro in difesa della tradizione della santa Casa di Loreto e ben volentieri farà parlare al reverendissimo padre Remer che assume egli stesso la spesa pel vito ed alloggio. Però Sua Santità non crede conveniente di interporsi col reverendissimo padre generale perché, come ella ben comprende, sarebbe per lo meno una imposizione indelicata. Lasciando pertanto impregiudicata la questione sul resto, andrò io stesso dal reverendissimo padre Remer per stabilire l’ammontare quotidiano della spesa e annunciandole la benedizione che il Santo Padre le imparte di cuore mi confemo…1062
342 Ilario Rinieri a Giovanni Bressan
Roma, 12 giugno 1910
«Corrispondenza, giugno 1910», b. 73, f. 296r; autografo
Pregiatissimo Monsignore,
Ho sentito con animo veramente commosso la proposizione, significata da Vostra Signoria illustrissima al padre Remer per parte del Santo Padre. La prego di deporre a” piedi di Sua Santità l`espressione dell’animo mio profondamente riconoscente: questa attenzione del vicario in terra di nostro Signore, insieme con alcuni tratti di speciale protezione di Maria Santissima in Nazaret e in Loreto, mi infondono nell`anima una grande speranza a credere che l`opera mia sarà benedetta da Gesù e coronata da esito felice.
Le mie ricerche qui, per ciò che riguarda i punti capitali, sono terminate; le grandi trovate, le bo fatte in Loreto, dove studiavo per otto ore al giorno, nello spazio di venti giornate 1063 Se mai nel corso dell’opera occorresse la necessità di un passo a Roma, mi approfitterò della concessione del Santo Padre.
Quindi conto di partire questa sera per Genova; m’induco a ciò fare, anche perché la seconda parte della mia opera è già in corso di stampa, ed esige la mia presenza in mezzo a’ miei libri.
La prego, mentre mi prostro in ispirito a’ piedi del Santo Padre, d’impetrare la benedizione di Sua Beatitudine sulla mia povera persona e sull’opera mia. Dichiarandomi con ogni espressione di riconoscenza di lei, egregio, reverendissimo Monsignore, devotissimo ed umilissimo servitore, P Ilario Rinieri SJ.
343 Giuseppe Chiaudano a Pio X
Torino, 16 giugno 1910
«corrispondenza, giugno 1910 », b. 73, f. 299r; timbro a secco con stemma: «Praep. Prov. Taurin, S.J.»; autografo
Reverendissimo Monsignore,
Io mi tengo in dovere di manifestare la mia più viva gratitudine per la generosa carità, veramente squisita, che Sua Santità con finissimo tatto s`è degnata di usare a me ed al reverendo padre Rinieri per l`opera iniziata in difesa della lauretana tradizione sulla santa Casa.
Io sono stato commosso fino alle lagrime per sì ammirabile tratto di bontà e posso attestare che è stato esso di somma consolazione ed edificazione al reverendo padre Rinieri, il quale me ne scrive in termini commoventi ed al reverendo padre Remer, e sarà tale a quanti ne verranno in cognizione. lo sono adunque lietissimo di affermare che l’ammirabile tratto di pietà e di generosa carità del Santo Padre ha ottenuto pienamente quei frutti che desiderava.
Che se in seguito il reverendo padre Rinieri avrà di nuovo bisogno di recarsi a Roma per consultare gli archivi, io confido vivamente che potrà farlo convenientemente.
Intanto, Monsignore, abbia i miei più sentiti ringraziamenti per quanto ha fatto sì efficacemente a nostro bene e la prego di voler far noto a Sua Santità questi nostri sentimenti. Con tutto l’ossequio godo professarmi di Vostra Signoria reverendissima, devotissimo ed umilissimo servitore, P. Giuseppe Chiaudano S.J., Provinciale.
Note:
1060 Ilario Rinieri (Aleria, Corsica 13 giugno 1853 – Cuneo 12 novembre 1941), gesuita della provincia torinese dal 1871, fece parte della redazione de «La Civiltà cattolica» dal 1898 al 1907. Uomo della scuola antica, fu autore di numerosi studi nei campo della storia ecclesiastica, soprattutto moderna, caratterizzati dalla spirito vivacemente polemico (cfr. Mendizabal, Catalogus defunctorum, n, 22083, CC, 1941, 4, pp. 394-395; SC, 1941, p. 635).
I suoi studi lauretani verranno alla luce con La Santa Casa di Loreto. Confutazione del libro: Notre-Dame de Loretto, étude historique sur l’autenticité de la Santa Casa par le chanoine Ulysse Chevalier (parte prima: l’esistenza in Nazareth della chiesa e della casa dell’Annunciazione ne’ secoli IV-XII; parte seconda: Testimonianze su Nazareth degli storici e pellegrini nei secoli XIV-XX), Torino, Marietti 1910-1911.
1061 Alfonso (ma fu sempre chiamato vincenzo) Remer (Napoli 15 maggio 1843 – Roma 14 luglio 1910), compì gli studi nei seminari di Gaeta e Vaticano. Entrò nella provincia romana della Compagnia di Gesù nel 1861 e ultimò i suoi studi in Inghilterra e Francia, dove venne ordinato sacerdote nel 1878. Fu insegnante di filosofia all’università Gregoriana per 25 anni, nonché predicatore e direttore di coscienza in molti monasteri. Frutto dei suoi lunghi anni d’insegnamento fu la Summa praelectionum philosophiae scolasticae del 1895 (cfr. or, 16 luglio 1910, p. 3; 17 luglio 1910, p. 2 e Mendizàbal, Catalogus defunctorum, n. 12.250).
1062 Minuta sviluppata da mons. Gasoni in questi rei-mini: «Molto reverendo Padre, il Sento Padre, ben lieto che l’ottimo padre Ilario Rinieri con quella competenza che gli è propria attenda ad un lavoro in difese della tradizione della santa Casa di Loreto, mi ha affidato il venerato incarico di procurargliene le possibili agevolazioni coll’assicurare innanzi rutto il reverendo padre Remer che egli stesso sosterrà la spesa necessaria al suo mantenimento in Roma: il che eseguì senza indugio. In seguito si vedrà il da farsi per ottenergli la proroga del permesso di dimorare nella città eterna fino al termine delle sue ricerche Sua Santità imparte con effusione di cuore l’apostolica benedizione alla Paternità Vostra reverendissima e a tutti i religiosi della provincie» (Asv, Arich. part. Pio X, b. 73, f. 297r).
1063 Poco dopo padre Rinieri diffuse le sue scoperte nell’articolo Di un documento di prim’ordine sulla Santa Casa di Loreto ignorato o negletto (cfr. or., 3 agosto 1910, p. 2).
Fonte: “Le carte del «Sacro Tavolo» – aspetti del pontificato di Pio X dai documenti del suo archivio privato” vol. II pp. 608-614 – di Alejandro M. Dieguez e Sergio Pagano – in Collectanea Archivi Vaticani – Archivio Segreto Vaticano – Città del Vaticano 2006.
http://www.lucisullest.it/documenti-lautenticit-della-santa-casa-di-loreto-nel-carteggio-privato-di-san-pio-x/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=documenti-lautenticit-della-santa-casa-di-loreto-nel-carteggio-privato-di-san-pio-x
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.