Ma guarda! Il “Vetus Ordo” è lecito
… mai è stato proibito il vecchio altare e la celebrazione coram Deo, che non è un voltare le spalle al popolo… ma se anche fosse? Nostro Signore viene prima del popolo (che non è una divinità), prima di ciascuno di noi, alla faccia dell’egolatria di certi preti!
di Giovanni Lugaresi
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Togliere l’altare “verso il popolo” e celebrare “con le spalle al popolo” è lecito. Lo ha ammesso (bontà sua!) anche il periodico in vendita nelle chiese italiane: Famiglia Cristiana.
La “bella scoperta” la si fa notare su diversi siti internet, e questo sottolinea conseguentemente l’esistenza di una certa confusione nel mondo dei novatori cattolici. Perché dopo il Concilio si sono presi delle libertà spesso sconfinanti nelle licenze, negli abusi più incomprensibili – di proposito o inconsciamente?…
Basta frequentare le nostre chiese per assistere, vedere, sentire cose inaudite. Liturgie che non rispettano il novus ordo, perché, e chissà perché, per esempio, dopo il Concilio qualsiasi prete, qualsiasi parroco si è sentito autorizzato a cacciare la musica sacra per introdurre rock, reggae, e mercanzie di questo genere. Dove sta scritto che potevano (possono) farlo?
Del pari, mai è stato proibito il vecchio altare e la celebrazione coram Deo, che non è un voltare le spalle al popolo… ma se anche fosse? Nostro Signore viene prima del popolo (che non è una divinità), prima di ciascuno di noi, alla faccia dell’egolatria di certi preti! Secondo chi scrive, povero vecchio cattolico peccatore, il sacerdote che celebra la messa coram Deo, è il primo di tutti a rivolgersi, appunto, verso Nostro Signore: da adorare e glorificare.
Quanto poi alla musica moderna che certi preti e frati hanno portato nella liturgia, possibile che i vescovi non intervengano con chiarezza e fermezza?
Il rock e altre mercanzie musicali del genere i nostri giovani li ascoltano già “nel mondo” e la Chiesa deve proporre, deve dare, qualcosa di ben diverso, perché ciascuno e tutti possiamo elevarci a Dio. Per contro, si assiste al fenomeno di presuli o di parroci che proibiscono concerti di musica classica, degna di essere ascoltata anche in chiesa, nelle loro chiese, appunto. Così il rock, per un parroco del Trentino di cui abbiamo letto recentemente, va benissimo durante la messa – un brano di Bach, invece no?!
Cose incomprensibili, innanzitutto a lume di buonsenso.
Non è finita. La messa in latino, vetus ordo, non era mai stata abolita, e Benedetto XVI l’aveva “nobilitata”, per così dire. Perché mai, se i fedeli sono d’accordo col sacerdote, non dovrebbe essere celebrata?
Ricordiamo le giustificazioni per la nuova liturgia: il popolo non capisce il latino, ergo… Ma che cosa c’è da capire in un mistero? Perché la transustanziazione mistero è: cioè, non è comprensibile alla ragione umana. Del resto nella formula latina, ecco: misterium fidei, qui pro vobis et pro multis… e in quella italiana: “Mistero della fede”.
Capito? Mistero! E in latino o in italiano, il mistero non è comprensibile se non alla luce della fede.
Quanto poi alla comprensibilità della lingua, dal momento che la Chiesa è universale, ecco la sua lingua: universale, per l’appunto. Per cui sia che ci troviamo a Roma, sia che ci troviamo a Vienna, sia che ci troviamo a Toronto, o a Buenos Aires, o in Nuova Zelanda, il fatto di partecipare a una messa in latino non rende compiutamente l’unità, l’universalità del cattolicismo (ut unum sint)? E che dire (ce lo spieghino i novatori) delle liturgie dei cattolici delle Chiese orientali? Non risulta abbiano subito riforme…
P. S. Risulta (fatto recentissimo) la proibizione da parte di diversi preti dei canti degli Alpini in chiesa. Evidentemente, o non li conoscono, o non si rendono conto che non pochi di quei canti sono ben più sacri di tante “canzonette” (copyright Riccardo Muti) che ci presentano le quotidiane liturgie postconciliari!
http://www.riscossacristiana.it/ma-guarda-il-vetus-ordo-e-lecito-di-giovanni-lugaresi/
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Togliere l’altare “verso il popolo” e celebrare “con le spalle al popolo” è lecito. Lo ha ammesso (bontà sua!) anche il periodico in vendita nelle chiese italiane: Famiglia Cristiana.
La “bella scoperta” la si fa notare su diversi siti internet, e questo sottolinea conseguentemente l’esistenza di una certa confusione nel mondo dei novatori cattolici. Perché dopo il Concilio si sono presi delle libertà spesso sconfinanti nelle licenze, negli abusi più incomprensibili – di proposito o inconsciamente?…
Basta frequentare le nostre chiese per assistere, vedere, sentire cose inaudite. Liturgie che non rispettano il novus ordo, perché, e chissà perché, per esempio, dopo il Concilio qualsiasi prete, qualsiasi parroco si è sentito autorizzato a cacciare la musica sacra per introdurre rock, reggae, e mercanzie di questo genere. Dove sta scritto che potevano (possono) farlo?
Del pari, mai è stato proibito il vecchio altare e la celebrazione coram Deo, che non è un voltare le spalle al popolo… ma se anche fosse? Nostro Signore viene prima del popolo (che non è una divinità), prima di ciascuno di noi, alla faccia dell’egolatria di certi preti! Secondo chi scrive, povero vecchio cattolico peccatore, il sacerdote che celebra la messa coram Deo, è il primo di tutti a rivolgersi, appunto, verso Nostro Signore: da adorare e glorificare.
Quanto poi alla musica moderna che certi preti e frati hanno portato nella liturgia, possibile che i vescovi non intervengano con chiarezza e fermezza?
Il rock e altre mercanzie musicali del genere i nostri giovani li ascoltano già “nel mondo” e la Chiesa deve proporre, deve dare, qualcosa di ben diverso, perché ciascuno e tutti possiamo elevarci a Dio. Per contro, si assiste al fenomeno di presuli o di parroci che proibiscono concerti di musica classica, degna di essere ascoltata anche in chiesa, nelle loro chiese, appunto. Così il rock, per un parroco del Trentino di cui abbiamo letto recentemente, va benissimo durante la messa – un brano di Bach, invece no?!
Cose incomprensibili, innanzitutto a lume di buonsenso.
Non è finita. La messa in latino, vetus ordo, non era mai stata abolita, e Benedetto XVI l’aveva “nobilitata”, per così dire. Perché mai, se i fedeli sono d’accordo col sacerdote, non dovrebbe essere celebrata?
Ricordiamo le giustificazioni per la nuova liturgia: il popolo non capisce il latino, ergo… Ma che cosa c’è da capire in un mistero? Perché la transustanziazione mistero è: cioè, non è comprensibile alla ragione umana. Del resto nella formula latina, ecco: misterium fidei, qui pro vobis et pro multis… e in quella italiana: “Mistero della fede”.
Capito? Mistero! E in latino o in italiano, il mistero non è comprensibile se non alla luce della fede.
Quanto poi alla comprensibilità della lingua, dal momento che la Chiesa è universale, ecco la sua lingua: universale, per l’appunto. Per cui sia che ci troviamo a Roma, sia che ci troviamo a Vienna, sia che ci troviamo a Toronto, o a Buenos Aires, o in Nuova Zelanda, il fatto di partecipare a una messa in latino non rende compiutamente l’unità, l’universalità del cattolicismo (ut unum sint)? E che dire (ce lo spieghino i novatori) delle liturgie dei cattolici delle Chiese orientali? Non risulta abbiano subito riforme…
P. S. Risulta (fatto recentissimo) la proibizione da parte di diversi preti dei canti degli Alpini in chiesa. Evidentemente, o non li conoscono, o non si rendono conto che non pochi di quei canti sono ben più sacri di tante “canzonette” (copyright Riccardo Muti) che ci presentano le quotidiane liturgie postconciliari!
http://www.riscossacristiana.it/ma-guarda-il-vetus-ordo-e-lecito-di-giovanni-lugaresi/
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