Accuse di eresia al Papa da due vescovi ortodossi
La missiva di due metropoliti greci al «capo dello Stato Vaticano»: 89 pagine di dure accuse, chiedendo a Roma di rinunciare al suo «orgoglio satanico»
Uno dei due firmatari non è nuovo a queste iniziative, ma questa volta la chilometrica lettera (ben 89 pagine) appena inviata a Papa Francesco dai metropoliti della Chiesa greco-ortodossa - Andrea di Dryinoupolis, Pogoniani e Konitsa; Serafino del Pireo e di Faliro - è stata diffusa in greco e in inglese da un popolare sito web religioso della Grecia.
I due metropoliti greci si rivolgono al Papa chiamandolo «Sua Eccellenza Francesco, capo dello Stato della Città del Vaticano», senza riconoscergli lo status di vescovo. Affermano di volersi rivolgere a lui «con amore», mossi dalla volontà di far tornare «gli eretici» alla santa Chiesa ortodossa dalla quale il Papa (sempre citato tra virgolette come tale) si sarebbe chiamato fuori. I firmatari - ma non c'era davvero bisogno di specificarlo - si chiamano fuori dallo «spirito occidentale ed ecumenista», bollando come «papismo» l'«eresia» e il «delirio spirituale» professato da Roma. I due vescovi greci dicono di pregare «incessantemente» perché gli «illusi» del Papa e i «suoi seguaci» rinuncino alla loro «eresia» e chiedono che il Papa «torni» all'ortodossia.
Durissime le pagine dedicate all'ecumenismo definito «sincretista»: i firmatari non riconoscono a quella cattolica lo status di Chiesa, né la celebrazione di sacramenti validi, né lo status di vescovo al Papa. E definiscono «blasfemo» nonché «scritturalmente e patristicamente infondato» il «primato petrino» e la giurisdizione del Papa su tutta la Chiesa. Bollando anche come una «bestemmia» contro lo Spirito Santo la dottrina dell'infallibilità papale, dimostrazione dell'«orgoglio satanico» dal quale il Pontefice sarebbe «posseduto». Il «papismo» «non è una Chiesa, ma una comunità religiosa, una para-sinagoga, un'eresia... una perversione totale della verità», scrivono nel lungo documento i due metropoliti ortodossi.
Nella lettera è contenuta anche una dettagliata descrizione di quelli che i due metropoliti ritengono gli errori più gravi: fra questi l'aver «accettato la proposta del Diavolo» di governare uno Stato «in cambio della vostra fedeltà a lui». Si passa poi all'annosa questione teologica del «Filioque» nel Credo niceno-costantinopolitano, l'infallibilità, la giurisdizione, il «battesimo per aspersione e la separazione» di questo sacramento dalla cresima, il modo della consacrazione eucaristica, il non comunicare al calice i laici, il privare della comunione i bambini piccoli, i dogmi dell'Immacolata concezione e dell'Assunzione di Maria, la dottrina sul Purgatorio, le indulgenze, il celibato obbligatorio per il clero fino al riconoscimento delle comunità cosiddette «uniati».
Seguono molte pagine dense di accuse tratte da siti web e i più vari giornali, per cercare di dimostrare come peccato e dissolutezza alberghino in Vaticano (si cita il fatto che film «romantici» ma anche pornografici sarebbero stati scaricati su computer d'Oltretevere; si ricorda la comunione di Vladimir Luxuria durante i funerali di don Gallo).
Le accuse più dirette a Francesco vanno dalla benedizione delle moto Harley Davidson allo stile della Giornata mondiale della Gioventù in Brasile fino alle indulgenze che il Papa elargirebbe via Twitter. Si cita la nomina di Ernst von Freyberg a presidente dello Ior dopo le dimissioni di Benedetto XVI e la cacciata di Gotti Tedeschi. Per Bergoglio si rispolverano le vecchie e infondate accuse di aver collaborato con il regime militare argentino.
Molte pagine della lettera sono dedicate alla demolizione del Concilio Vaticano II e delle sue aperture al dialogo interreligioso. Un attacco violento è sferrato contro l'ebraismo e contro la linea seguita da Papa Ratzinger, in particolare l'aver «esonerato il popolo ebraico dalla responsabilità per la crocifissione di Gesù», mentre «il giudaismo», a dire dei due metropoliti greci, con «la satanica Kabbalah e il demoniaco Talmud» crocifigge «ogni giorno il Salvatore del mondo».
A Francesco non vengono poi perdonate la lavanda dei piedi della messa in Coena Domini nel carcere minorile di Casal del Marmo (Settimana Santa del 2013) e le prossime canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Altre pagine sono dedicate al tema delle unioni gay, alle finanze vaticane, al caso Scarano. Per concludere che il «Papa degli ebrei, dei rabbini, dei massoni, dei dittatori, dell'America, dell'ecumenismo» e del «nuovo ordine mondiale» non può avere nulla da offrire agli ortodossi. E che non «può esistere alcuna forma di compromesso tra ortodossia e papato», come pure gli ortodossi non possono celebrare «matrimoni misti» con i cristiani «papisti».
Alcune delle considerazioni contenute nella lettera si possono ritrovare in siti web e pubblicazioni dell'ultra-destra cattolica. Ed è chiaro, nella lunghissima missiva firmata da Andrea e Serafino che il bersaglio non è tanto Francesco, quanto piuttosto tutta la storia della Chiesa cattolica e del papato dopo lo scisma d'Oriente e in particolare gli sviluppi post-conciliari.
Il metropolita Serafino nel marzo 2012 aveva lanciato una serie di anatemi, uno dei quali diretto a Benedetto XVI. Il mese successivo, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo aveva indirizzato una dura lettera all'arcivescovo Geronimo, primate della Chiesa di Grecia, nella quale definiva inaccettabili le azioni di alcuni gerarchi di quella Chiesa che contestavano la decisione presa da tutte le Chiese ortodosse di partecipare al dialogo con i non ortodossi. Le inaccettabili posizioni di questi due vescovi son ben conosciute nel mondo ortodosso - dove sono considerati alla stregua di «talebani» - e non hanno seguito: colpisce però che vengano tollerate dal Sinodo della Chiesa ortodossa greca.
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
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