Le più famose cavolate degli ultimi cinquant’anni
La
Chiesa è sempre stata povera, evangelicamente parlando, perché la
Chiesa è “distaccata” completamente dalle ricchezze mondane e materiali.
Le sue uniche e irrinunciabili ricchezze sono l’Eucarestia e il
Rosario. Non a caso, S. Francesco d’Assisi, sposo di “Madonna Povertà”,
diceva ai suoi frati: «La povertà si ferma ai piedi dell’altare». La
povertà evangelica consiste, infatti, nel completo distacco dai beni
terreni, che i cattolici, i laici in modo particolare, devono far
risplendere alla luce del Vangelo. I «poveri in spirito» non sono i
proletari di stampo marxista, ma coloro – indipendentemente dal fatto
che abbiano o no beni in denaro – la cui unica vera ricchezza è Dio.
«La
povertà è una disgrazia, non un merito», replicò don Camillo. «Non
basta essere poveri per essere giusti. E non è vero che i poveri abbiano
solo diritti e i ricchi solo doveri: davanti a Dio tutti gli uomini
hanno esclusivamente dei doveri» (Giovannino Guareschi, “Don Camillo e
don Chichì”, p. 51).
Chiesa aperta
Aperta
a chi? A che cosa? Al mondo? La Chiesa, prima di tutto, è “refugium
peccatorum”, perché solamente in Essa c’è salvezza. La missione della
Chiesa è convertire il mondo, non adattarsi o, peggio, inchinarsi ad
esso. Nella Sposa di Cristo c’è un posto per ogni peccatore che si
riconosca tale e che desideri ritrovare l’amicizia perduta con Dio, ma
non può esserci l’apertura alle pretese, molto spesso assurde, del
mondo. Perché la Chiesa è “nel” mondo, ma non è “del” mondo.
Chiesa che ascolta e che accompagna
Ascolta
chi o che cosa? Accompagna chi e dove? La Chiesa è in perenne ascolto
del suo Signore, non certamente la lamentele psicologiche di chi non ha
niente di meglio da fare che lamentarsi in continuazione. La Chiesa non è
un “centro d’ascolto” in cui ognuno va a sfogarsi per un qualsiasi
motivo. E poi, accompagnare chi e dove? La Chiesa è Madre e Maestra,
deve insegnare la verità di Cristo, solo così si “accompagnano” i
peccatori in paradiso, a godere per l’eternità dell’amore di Dio.
Altrimenti, se si perde tempo ad ascoltare tutte le giustificazione che
noi peccatori troviamo per i nostri peccati – e ne troviamo tante perché
il “principe di questo” è un ottimo “avvocato delle cause perse” –
andrà a finire che ci accompagneranno direttamente all’inferno!
Nuova Pentecoste
Espressione
che mi ha sempre lasciato perplessa. Il sacramento della Confermazione –
la nostra Pentecoste personale – può essere ricevuta solamente una
volta, perché imprime il carattere. Coloro che hanno preteso dal Cielo
una “seconda pentecoste”, volevano fondare un’altra chiesa, una chiesa
nuova, fondata secondo i capricci e le voglie della modernità post e
anti cristiana. Alla fine che cosa hanno ottenuto? Una seconda Babele,
mille volte peggiore della prima. Il cardinale che inventò
quest’espressione, il belga Suenens, ha applicato alla lettera, nella
sua arcidiocesi, la “seconda pentecoste”. I risultati? La maggior parte
dei “preti pedofili” sono stati individuati proprio in Belgio, la stessa
tomba del primate Suenens è stata profanata dalla polizia locale,
recentemente è stata approvata l’eutanasia infantile – legge firmata dal
sovrano belga Filippo, cresciuto alla scuola di Suenens -, già si parla
di poligamia, pedofilia, etc … Inoltre, moltissime chiese sono state trasformate in orinatoi pubblici. «La Chiesa non ha bisogno – ha scritto il grande Georges Bernanons – di riformatori, ma di santi».
Errore ed errante
Da
sempre la Chiesa ha distinto il peccato – da condannare sempre e
comunque – dal peccatore – da amare e da correggere -, ma ormai non si
usano più le parole “peccato” e “peccatore”, sono state sostituite da
“errore” e “errante”. Qual è la differenza? Il peccato ha una dimensione
principalmente verticale – un’offesa prima di tutto fatta a Dio –
mentre l’errore viene visto solamente in senso orizzontale. Ormai tutto
ogni delitto che grida vendetta al cospetto di Dio è permesso,
soprattutto quando è fatto per “amore”, ma guai ad offendere a o mancare
di rispetto agli uomini, soprattutto a certe “categorie protette”
(sodomiti, immigrati clandestini, divorziati-risposati, etc…). La
misericordia verso il peccatore è diventata misericordia verso il
peccato, un permesso a peccare senza se e senza ma. Dio ci ha lasciato
la libertà di peccare – ricordandoci che il peccato, in realtà, ci rende
schiavi – ma non ce ne ha dato il diritto.
Dialogare
Il
significato etimologico di questa parola è “far passare il verbo (il
logos)”. Discutere, conversare, deve essere un mezzo, non un fine, per
far arrivare Cristo – il Logos – ai nostri interlocutori. Il dialogo non
può diventare il fine per giungere alla verità – anzi, la Verità
possiede la Chiesa -, perché non si rinunciare al Vangelo per cercare di
andare d’accordo con tutti. Il Logos si fece carne, non l’Agape.
Le riforme volute dallo Spirito Santo
Con
questa espressione, gli artefici delle eterodossie post-conciliari e
degli orrendi abusi liturgici giustificano i propri misfatti. Va
chiarito che lo Spirito Santo assiste, educa, guida, propone, ma non
impone, né violenta. I clericali non sono angeli, possono disobbedire e
fare a modo loro. Chi usa lo Spirito Santo per giustificare le proprie
cavolate, ha la “sindrome di Donna Prassede”. «Tutto lo studio di donna
Prassede era di secondare i voleri del cielo: ma faceva spesso uno
sbaglio grosso, che era di prendere per cielo il suo cervello»
(Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap. XXV).
tratto da: http://www.papalepapale.com/strega/?p=2274
tratto da: http://www.papalepapale.com/strega/?p=2274
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