Lo chiamano vdr, dove la sigla sta per vescovo di Roma. Un’intera galassia di siti internet legati al mondo della tradizione cattolica (Messa in latino, Chiesa e post Concilio, Radio Spada e tanti altri), quelli per i quali la vecchia messa di San Pio V è la messa di sempre e l’attuale è una copia venuta male del rito luterano, guarda con sospetto e diffidenza le mosse di Francesco. A loro Bergoglio non piace per nulla. Populista e demagogo, pauperista e incapace di preservare il tesoro liturgico della chiesa di Roma come prima di lui aveva fatto il fine teologo di Passau chiamato a succedere al vigoroso Wojtyla.
LA QUESTIONE LITURGICA
Al non addetto ai lavori può sembrare una facezia, un’inutile discussione sui massimi sistemi o sul sesso degli Angeli. Ma la questione liturgica, centrale nel Vaticano II, è ancora oggi un nervo scoperto che anima e rianima ciclicamente battaglie e veleni tra correnti e fazioni. Ecclesiastiche e non. Siccome Francesco è sintonizzato su frequenze diametralmente opposte a quelle del predecessore in questo campo, gli attacchi sono facilmente sferrabili.
LA PERPLESSITA’ DEI MEDIA CONSERVATORI
Ma anche sui giornali, su questo punto, non è mancata la critica a tratti aspra nei confronti del Pontefice. Si prenda Il Foglio di Giuliano Ferrara – che solo qualche giorno fa pubblicava un lungo articolo di Alessandro Gnocchi, giornalista e cattolico tradizionalista – “reo” di aver lanciato nei mesi scorsi una serie di riflessioni firmate da Gnocchi e dal poco scomparso Mario Palmaro fortemente critiche nei riguardi del gesuita argentino diventato Papa. Tutto era cominciato con “Questo Papa non ci piace” sparato in prima pagina e culminato poi con un libro che ha raccolto tutti gli articoli sulla questione. Campagna che ha fatto storcere e non poco il naso a qualche attento osservatore vaticano.
OSTELLINO CRITICO, SCALFARI ENTUSIASTA
Perplesso (ed è un eufemismo) anche lo scrittore cattolico Vittorio Messori, che tra apparizioni televisive e articoli sul Corriere della Sera non ha mancato nel primo anno di pontificato di Francesco di far trapelare un certo scetticismo sulle mosse del Pontefice. Tra i laici più ostili a Bergoglio va segnalato (sempre sul principale quotidiano italiano) Piero Ostellino, che dal viaggio a Lampedusa in poi non ne ha perdonata una al Pontefice preso alla fine del mondo. Le parti sono rovesciate: oggi è Scalfari, mangiapreti e mangiapapi incallito –”li ho criticati tutti”, diceva alla festa per i suoi novant’anni – a essere l’interlocutore privilegiato del Papa, il non credente che il soldato d’Ignazio Francesco tenta di salvare.
LE RESISTENZE IN CURIA
Ma sarebbe superficiale e ingannevole pensare che tale atteggiamento sia meramente esterno alle mura vaticane. Anche dentro, tra i freschi corridoi dei palazzi apostolici, non è tutto amore quel che promana nei confronti di Bergoglio. Anzi. Sempre più spesso, monsignorini e monsignori, vecchie volpi della curia e perfino cardinali, si fanno sfuggire (per modo di dire) perplessità circa il modus operandi del gesuita che da giovane voleva fare il missionario in Giappone. A dispetto di una bonomia e di un quasi buttarsi in mezzo al popolo che il mercoledì mattina inonda piazza san Pietro come da anni non si vedeva, in privato il Papa è decisionista e raramente ammette repliche. Niente di strano, il modello è quello del superiore gesuita che, va ricordato, è una compagnia fondata da un militare. Qualche vescovo e cardinale statunitense non si è fatto problemi a parlare di delusione (Chaput di Philadelphia e prima di lui, con toni più morbidi e diplomatici, anche Dolan di New York), mentre a Roma i mal di pancia vengono fatti trapelare col contagocce.
IOR E FINANZE, I NERVI SCOPERTI DEL VATICANO
I motivi della resistenza sono molteplici. Francesco ha scoperchiato più d’un vaso di Pandora, ha voluto mettere il naso negli affari dello Ior (che poi ha deciso di non chiudere), nelle finanze vaticane (il cui processo di riforma è ampiamente avviato), nella gestione amministrativa della Santa Sede. Il Papa non ha nessuna voglia di vedere altri casi-Scarano, il monsignore ch’era solito girare per Roma con banconote da 500 euro in tasca. Ed è chiaro che andando a toccare quei nervi scoperti, si crei anche una certa opposizione. Più sotterranea che alla luce del Sole, naturalmente.
IL DOSSIER SU VATILEAKS
Ma Francesco ha in mano un’utile guida che lo aiuta nell’azione: il famoso rapporto dei tre cardinali ultraottantenni ai quali uno stremato Benedetto XVI affidò l’incarico di fare chiarezza su tutto ciò che di marcio albergava nei Sacri Palazzi. In modo che di Vatileaks nella storia ne rimanesse solo uno. In quelle pagine, ci sono nomi e cognomi, punti oscuri e grumi di potere che vanno bonificati. Il Papa usa discernimento e pazienza, l’ha detto lui stesso. Poi verrà il momento dell’azione.
22 - 04 - 2014Pietro Di Michele
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