Un tempo la saggezza popolare ammoniva: “Parce sepulto!”. Giustissimo. Risparmia le critiche a un morto, ormai è davanti al giudizio di Dio. Peraltro ci sono anche defunti che in vita ebbero così alte responsabilità, che diviene impossibile scordare i loro errori, perché entrano nella Storia. Se poi accade addirittura che di tal sorta di defunti si tessano le lodi più sperticate, allora diventa impossibile non intervenire.
La “Nuova Bussola” ha oggi aperto, a firma di Ruben Razzante, il processo di canonizzazione di Giulio Andreotti e speriamo, vista l’agilità che sempre di più si sta affermando anche nel delicatissimo campo delle canonizzazioni, che la nostra resti una battuta.
“La verità interiore di Giulio Andreotti”. Andate a leggervela. Un articolo che gronda dolcezza. “Tra famiglia e fede cattolica, emerge un ritratto solare”… “La delicatezza della coscienza di Andreotti”… eccetera.
Benissimo. Premetto che non ho mai creduto alla figura di Andreotti contrabbandata dalla Sinistra, che lo ha posto per anni al centro dei mille scandali e scandaletti che hanno vivacizzato la storia della nostra repubblica democratica fondata sul lavoro. Ma per formulare un giudizio su Giulio Andreotti , e sul suo modo di intendere l’azione politica, basta una data, che ogni cattolico dovrebbe avere ben scolpita nella mente: 22 maggio 1978. In quel giorno fu pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge più infame che si possa concepire, la legge sull’aborto, che ha reso lecito l’assassinio del bimbo nel grembo materno. Coperta con l’ipocrita titolo di “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, la legge 194 ha già consentito quasi sei milioni di omicidi.
Chi firmò la legge omicida? Giulio Andreotti, Presidente del consiglio, peraltro in buona compagnia, visto che gli altri firmatari erano, come lui, democristiani (i ministri Anselmi, Bonifacio, Morlino e Pandolfi) e democristiano era il Presidente della Repubblica che la promulgò, Giovanni Leone. Alla gravità assoluta, inescusabile di queste firme si aggiunse la sciagurata giustificazione, che leggiamo sul Diario di Andreotti, dopo l’approvazione della legge alla Camera: “Seduta a Montecitorio per il voto sull’aborto. Passa con 310 a favore e 296 contro. Mi sono posto il problema della controfirma a questa legge (lo ha fatto anche Leone per la firma) ma se mi rifiutassi non solo apriremmo una crisi appena dopo aver cominciato a turare le falle, ma oltre a subire la legge sull’aborto la Dc perderebbe anche la presidenza e sarebbe davvero più grave” .
Mario Palmaro (ce lo ricorda Giuseppe Brienza in un articolo su Italia Domani) il 7 maggio dello scorso anno inviava al direttore di Avvenire, Tarquinio, una lettera (ovviamente non pubblicata dal quotidiano della CEI), in cui tra l‘altro scriveva: “Ho trovato davvero singolare che Avvenire abbia completamente taciuto il fatto che nel 1978 Giulio Andreotti firmò, insieme a ministri tutti democristiani, e a un presidente pure democristiano, la legge 194. Quella legge gravemente ingiusta che in 35 anni ha permesso l’uccisione di circa 6 milioni di italiani con l’aborto di Stato. Il governo Andreotti mandò perfino l’avvocatura dello Stato a difendere la legge 194 davanti alla Corte costituzionale”.
Insomma, l’ansia di conformismo si spinse fino a fare un atto non dovuto, la difesa della legge davanti alla Corte Costituzionale, mentre la giustificazione per la firma è completamente inaccettabile per qualsiasi coscienza che voglia definirsi cristiana: la sopravvivenza del governo era considerata un bene da difendere, più importante della vita. “… la Dc perderebbe anche la presidenza e sarebbe davvero più grave”.
Gli amici della Bussola di tutto ciò non fanno neanche un accenno. Non è accaduto, è cancellato, non esiste. E invece è accaduto e le nefaste conseguenze continuano: ogni giorno la macchina della morte produce, grazie alla legge 194, firmata per salvare il governo democristiano, circa 300 vittime. Ma la Bussola ci parla della ricchezza della vita interiore di Andreotti… che non ebbe il coraggio di dare l’addio al potere. Sarebbe stata una bella testimonianza di Fede. Già, “sarebbe” stata.
Peraltro Andreotti non era solo in questa sciagurata mentalità. La Dc di Aldo Moro e di Francesco Cossiga aveva già iniziato il percorso di sganciamento della politica dalla morale, e il cattolicesimo impegnato politicamente aveva già deciso il suicidio, teorizzando, e mettendo bellamente in pratica, quella schizofrenia per cui il cattolico che varca le soglie del Palazzo del Potere si scorda della sua fede e si inchina ai voleri della maggioranza. Del resto, la costituzione non dice che la sovranità appartiene al popolo? E allora che c’entra Dio?
Sulla bara di Don Gallo, uno dei più luminosi esempi di sacerdote, non spiccava anche una copia della costituzione?
Da quella sciagurata mentalità è nato il resto, per cui oggi abbiamo la consolante visione di politici che si definiscono “cattolici” e che non hanno alcun imbarazzo nel militare in partiti politici che danno spazio alle sacre istanze omosessualiste, nuovo luminoso orizzonte verso cui marciare, nell’inarrestabile cammino del progresso, e che sono vicini alle intoccabili centrali del potere finanziario pirata-massonico. Non a caso i politici cattolici ben inseriti partecipano al coro di lode dell’Unione Europea, nuova luminosa stella polare sul cammino del progresso. Ah, è vero, hanno fatto anche il manifesto con cui giurano che saranno tanto bravi…
Peccato che una società che rinnega e oltraggia Dio, rifiutando l’ordine naturale da Lui stabilito,sia destinata alla rovina. Distrutta la famiglia, legalizzato l’omicidio degli innocenti, a breve avremo la gioia dello sdoganamento definitivo dell’omosessualità, col corollario inevitabile di “nozze” tra pervertiti e adozioni. Mancano all’appello, ma è solo questione di (poco) tempo l’eutanasia, la pedofilia e la zoofilia. Poi si potrà chiudere il chiusino della fogna in cui la società si sarà immersa e morire tutti democraticamente asfissiati dai miasmi delle acque putride. Satana ringrazia.
Però ringraziamo anche noi, e ringraziamo gli amici della Bussola. Già, perché l’apologia di Andreotti è un chiaro segnale, se ancora ce n’era bisogno, del nuovo felice corso del cattolicesimo. Sul finale dell’articolo spunta una frasetta che è tanto chiara: “nessuno ha titolo a giudicare”. Già, chi sono io per giudicare?
Io non sono nessuno. Ma io, e come me tanti altri, sono uno scellerato, complice e pusillanime, se non giudico atti e comportamenti che sono in netto e indiscutibile contrasto con la morale cattolica. Ho il dovere di giudicare di fronte all’empietà palese. A questo punto, sono definitivamente classificabile tra i criptolefebvristi e gli altrettanto disprezzati tradizionalisti. Ne vado fiero.
Paolo Deotto
(Fonte: RISCOSSACRISTIANA.it)
Sdoganamento graduale e progressivo di qualsivoglia pervertimento morale e civile.
RispondiEliminaSiamo in fase di accelerazione.
Ci vorranno secoli, con l'aiuto del Cielo, per ricostruire da queste macerie.
che la bussola si sia rotta era un po che lo avevo notato... poi quando ho visto che hanno chiamato pure il Chiuaua per scrivere fesserie, ho definitivamente smesso di leggerla.
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