Il vescovo Usa si fa i fatti suoi, e non piace al gesuita
Famiglia, sesso: reverendo padre duro contro la conferenza episcopale
di Matteo Matzuzzi
L’arcivescovo di San Francisco, monsignor Salvatore Cordileone
Da oggi e fino a venerdì, i vescovi degli Stati Uniti si riuniranno a New Orleans per l’annuale assemblea generale di primavera, la prima sotto la guida di mons. Joseph Kurtz, arcivescovo di Louisville, succeduto lo scorso novembre al cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York. Al centro del confronto, “lo stato dell’economia e il suo impatto sui matrimoni e l’evangelizzazione”. A fare da contorno, sforzi nella prevenzione di abusi sessuali su minori, varie ed eventuali circa il grande incontro mondiale delle famiglie che sarà ospitato nella Philadelphia retta dall’arcivescovo pellerossa conservatore Charles Chaput tra poco più d’un anno, alla presenza del Papa – che ieri, ancora indisposto, non ha celebrato la consueta messa mattutina nella cappella di Santa Marta, pur continuando a lavorare nella sua residenza.
Ma sopra ogni altra cosa, a New Orleans si discuterà di matrimonio e famiglia. Il Sinodo straordinario convocato da Francesco è ormai alle porte e l’episcopato statunitense è alla ricerca di una posizione il più possibile comune da portare a Roma il prossimo ottobre. La priorità è quella di ribadire con forza la promozione e la difesa del matrimonio, e su questo prenderà la parola l’arcivescovo di San Francisco, monsignor Salvatore Cordileone, che già nei mesi scorsi s’era espresso in difesa dello State marriage defense act portato in Senato dal repubblicano Ted Cruz: “Il matrimonio ha bisogno di essere preservato e rafforzato, non ridefinito”, aveva osservato, aggiungendo che “è degno di sostegno ogni sforzo per rafforzare il significato unico del matrimonio”. E per meglio chiarire la sua posizione circa i cambiamenti possibili sull’insegnamento cattolico auspicati da parte dell’episcopato mondiale – specialmente quello mitteleuropeo e parte di quello asiatico –, mons. Cordileone aveva spiegato lo scorso aprile che “non solo coloro che vivono in uno stato che viola gli insegnamenti morali della chiesa non sono in grado di ricevere la Santa comunione, ma anche quanti dissentono dall’insegnamento divino della chiesa”.
© FOGLIO QUOTIDIANO
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