ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 10 giugno 2014

Maleducati?

Corso di francescanesimo per gli studenti FI da un altro punto di vista

Il 4 giugno sul sito www.immacolata.com è apparso un articolo dal titolo “Corso di francescanesimo per gli studenti FI”. Non dubitiamo della rettitudine d’intenzioni e della sincerità del nostro ex-confratello fra Bonaventura che firma l’articolo, né vogliamo in alcun modo mettere in discussione le tematiche e i contenuti, ma a chiunque lo abbia letto pare chiaro che il contesto in cui è stato pubblicato, l’ufficialità del sito che lo ha proposto (il sito ufficiale dell’istituto dei FFI) e lo spirito che lo anima, lasci intendere una sola cosa: finalmente, grazie al nuovo corso, gli FFI hanno scoperto il vero francescanesimo, il vero san Francesco. 
Hanno scoperto in definitiva di essere francescani, in quanto prima non lo erano, illusi dal falso spirito serafico trasmessogli dai loro fondatori e dai precedenti superiori e formatori, implicitamente accusati di aver tradito il carisma francescano nonché quello mariano (ma questo è un altro discorso). Comprendiamo certo la necessità retorica di cantare il peana alle uniche iniziative culturali e formative (o, per meglio dire, l’unica) intraprese dai FFI “nuova gestione” ma è difficile capire perché un corso riservato agli studenti, e quindi non accessibile ad esterni, meriti di essere presentato sulla pagina ufficiale dell’istituto. Evidentemente l’unica motivazione è appunto mettere in risalto (anche in maniera stucchevolmente enfatica), come i nuovi FFI diano finalmente una formazione francescana ai loro giovani frati, gettando in tal modo fango sulla precedente formazione. Dato che molti di noi hanno assistito al corso di p. Gianfranco Berbenni vogliamo sicuramente ringraziare il relatore per la profondità delle sue considerazioni sulla vita di san Francesco, per l’approccio critico alle Fonti Francescane e per la sua semplicità e simpatia veramente serafica. Non mettiamo in alcun modo in discussione i contenuti del corso né la retta intenzione dell’autore dell’articolo ma ci sentiamo in dovere di precisare alcune cose, per evitare un indebito uso delle buone intenzioni altrui.
  1. Gli FFI non hanno affatto scoperto il francescanesimo dopo il corso di padre Berbenni. Chiunque sia stato formato negli ultimi anni tra i FFI può testimoniare come sin dal postulandato e dal noviziato esista una formazione specificatamente francescana. Non abbiamo certo appreso al corso di Firenze che esistano le Fonti Francescane in latino, che san Francesco non fosse un ecologista o animalista, che la “cotta” tra san Francesco e santa Chiara sia un’invenzione dei musical, che il film di Liliana Cavani non trasmetta il reale san Francesco ecc. Sono cose ben note a tutti i FFI sin dai primi mesi di formazione. Nonostante molti autori moderni (che sono andati o vanno per la maggiore anche nei conventi) abbiano in vari modi proposto un san Francesco deformato e ideologico (pacifista, ecologista, sessantottino, pre-protestante, pre-modernista ecc.), dobbiamo ringraziare i nostri fondatori per averci trasmesso il vero san Francesco, il “tutto serafico in ardore”, distaccato dal mondo per meglio amare il Crocifisso e per impegnarsi senza requie alla salvezza delle anime redente dal sangue di Cristo.
  2. Se al “nuovo corso” FFI piace dare pubblico risalto alle (poche) attività formative organizzate va sottolineato che i precedenti superiori e formatori hanno sempre avuto la preoccupazione di trasmettere ai giovani frati lo spirito serafico e dargli una formazione (anche scientifica) adeguata. A chi di noi non è stato consigliato di leggere le Fonti Francescane o gli scritti di san Massimiliano Kolbe? Il maestro dei novizi certamente ha sempre raccomandato tale lettura in privato e spesso la proponeva anche a tutti i novizi, per meglio fare intendere la vita religiosa e il nostro carisma. In più lo STIM (Seminario Teologico Immacolata Mediatrice), tanto denigrato dai nuovi superiori (che però non vi mettevano piedi da diversi anni), proponeva nel suo curriculum di studi ben 7 esami riguardanti il francescanesimo:
  • Spiritualità francescana
  • Storia del francescanesimo;
  • 2 seminari di filosofia francescana e 3 seminari di teologia francescana, nei quali si approfondiva lo studio dei grandi maestri francescani (soprattutto san Bonaventura e il beato Giovanni Duns Scoto), con la produzione di un piccolo saggio su una tematica specifica da parte di ogni studente.
Oltre a ciò, va segnalato l’impegno del nostro istituto nello studio del francescanesimo e della filosofia e teologia francescana con: le giornate di studio per frati e suore (due anni fa dedicata alle conferenze di san Massimiliano Kolbe, qualche anno fa dedicato a san Francesco, ecc.), convegni (come quello dedicato a san Massimiliano Kolbe), riviste di studio (Annales franciscani, per la storia e la spiritualità francescana) e, in particolare la promozione del pensiero del beato Giovanni Duns Scoto. Oltre ad una rivista annuale (i Quaderni di studi scotisti), negli ultimi anni il Seminario si è impegnato nella pubblicazione di vari libri riguardanti il pensiero del beato, di strumenti scientifici indispensabili (come la ristampa del Promptuarium scoticum) e soprattutto della traduzione dell’Ordinatio di Scoto in italiano, lodata anche dal presidente della Commissione scotista internazionale, p. Barnaba Hechich OFM. Se, come qualcuno dei nuovi superiori ha lasciato intendere, il livello degli studi francescani nell’istituto e delle suddette iniziative non era veramente scientifico, tali critiche andrebbero puntualizzate e messe per iscritto perché proprio così vuole la scienza, che tra i suoi requisiti ha quello della “pubblicità”. Le critiche servono a far crescere e non a distruggere, per questo ogni vero scienziato desidera essere criticato: la nuova dirigenza FFI sembra invece preferire distruggere (il seminario, le riviste, ecc.) senza voler esprimere pubblicamente le sue critiche. Altrimenti, se si preferisce criticare con le mezze parole l’impegno e la buona volontà altrui, è meglio ricordare la saggezza degli antichi pagani: Sutor, ne ultra crepidam. Di saccenti sutores ormai ce ne sono talmente tanti tra i FFI che l’istituto potrebbe specializzarsi nella produzione di sandali (in pieno spirito francescano)!
  1. Va poi ricordato che se non vogliamo cadere in una forma di “gnosticismo” francescano, il francescanesimo non è tanto questione di conoscenza scientifica delle fonti in latino e di studio storico-critico, quanto di pratica di una vita eroica e serafica, come quella del poverello di Assisi (e in questo credo che padre Berbenni ci darà ragione). La decadenza del francescanesimo è iniziata anche a causa di un estremistico spirito di “ritorno alle fonti”: disprezzare ottocento anni di tradizione francescana per ritornare al vero Francesco! A parole tutto ciò è molto bello, ma spesso il vero Francesco, studiato in maniera storico-critica, è diventato il Francesco di Sabatier, quello di Manselli, quello di Miccoli, quello di Matura, quello di Dalarun, ecc. Ognuno – in maniera storico-critica beninteso – ha preteso che il suo san Francesco fosse quello vero e ha preteso di riformare il francescanesimo secondo la sua testa. Contro questo spirito, vera peste del francescanesimo moderno, anche il beato Gabriele Allegra ricordava l’importanza della tradizione francescana: non possiamo pensare che ogni cosa venuta dopo san Francesco sia un tradimento del francescanesimo! Il francescanesimo si trasmette di generazione in generazione (a volte con sviamenti e qualche tradimento accidentale), come la vita si trasmette dai genitori ai figli, e noi giovani ex-FFI possiamo vantarci di averlo ricevuto da due veri francescani come padre Stefano e padre Gabriele, francescani sin dall’infanzia e legati spiritualmente a san Pio da Pietrelcina.
  2. E’ bene poi ribadire che possiamo leggere quanto vogliamo le fonti in latino, possiamo conoscerle e recitarle a memoria, possiamo avere biblioteche piene di libri sulla francescanistica, possiamo iscriverci a tutti i corsi ad Assisi o a Roma… ma non siamo francescani semplicemente per il fatto di fare ciò. Certo, come ci ha ricordato p. Gianfranco, studiare una cosa (e studiarla con fatica, come comporta lo studio scientifico), è una misura dell’amore che abbiamo per quell’oggetto: se studiamo san Francesco è perché amiamo san Francesco, il santo più simile a Nostro Signore. Tuttavia, se non vogliamo essere in contraddizione con san Francesco stesso, dobbiamo ricordare che il francescanesimo è pratica di vita eroica e sacrificata: il sacrificio della preghiera prolungata anche di notte, il sacrificio dell’apostolato condotto con sforzo e fatica, il sacrificio della vita comune, il sacrificio della povertà … questo era san Francesco, questo era Niepokalanow, questo era Casa Mariana (lo sarà ancora?), questo era (e ne siamo testimoni diretti) lo STIM. Tutto temprato dalla discrezione, dalla dolcezza e dall’amore fraterno: san Francesco “madre” per i suoi figli e san Massimiliano “marmellata” verso i confratelli. Poi la semplicità francescana, che non è lo “spontaneismo” di cui sembra essere affetta la vita religiosa oggi, ma uno spirito di serena austerità, di distacco dal mondo e dalle sue massime, d’umiltà senza pretese, della consapevolezza che è Dio che fa tutto con quei miseri mezzi che noi siamo. Tutto questo era ciò che trovavamo nei FFI e che ora non si trova più: prima c’erano i FATTI, oggi ci sono solo le PAROLE, che rimangono parole anche quando a trasmetterle è il sito www.immacolata.com. I fatti sono la vita di preghiera intensa, la preghiera notturna, il sacrificio dell’apostolato faticoso, i mille impegni quotidiani, la necessità di risparmiare sempre tempo e, talvolta, di sottrarlo al sonno per essere fedeli ai propri incarichi e alla vita comune. I fatti sono l’amore per le anime, soprattutto per i giovani e per le vocazioni, tanto difficili da realizzare nel mondo attuale. Le parole sono quelle di chi parla di preghiera, ma sostiene che il francescanesimo non c’entra nulla con la contemplazione; di chi parla di sacrificio, ma non vuole alzarsi di notte; di chi si gonfia delle parole “missione” e “apostolato” (deformando abilmente le parole del Santo Padre), per poi distruggere i mezzi d’apostolato e ammuffire nella pigrizia di conventi in cui non c’è più nulla da fare. Le parole sono i gruppi laicali sciolti e le vocazioni fatte fuggire e poi perseguitate, oltraggiate, chiamandole “vili” e “traditori” e cercando in tutti i modi d’impedire loro la realizzazione di quello a cui si sentono chiamati dall’Onnipotente. E’ questo l’amore per le anime? E’ questo l’amore di san Francesco?
    Riceviamo e pubblichiamo
    di Davide Canavesi, ex frate e studente F.I.

    Un ex seminarista FI scrive a p. Bruno

    di Maurizio Mazzieri
    Caro padre Alfonso,
    scrivo questa lettera in risposta a quanto apparso il giorno 28 maggio 2014 sul sito mediatrice.net [1], nel quale avete apostrofato alcuni ex frati con l’appellativo di “vili ex studenti barbuti e sbarbatelli”, ritenendoli anche autori di alcuni articoli apparsi su dei blog; l’accusa era che questi ex studenti del seminario teologico dei FFI hanno usato degli pseudonimi per criticare il commissariamento. Io, Maurizio Mazzieri, sono uno di quegli ex frati e non ho paura di mettere il mio nome e nemmeno di comparire davanti ad un tribunale ecclesiastico e/o civile qualora vogliate intraprendere una procedura legale per quanto scritto in questo articolo. Se gli articoli scritti contro di voi contengono cose false perché non ricorrere alla giustizia anziché calunniare il prossimo? Presto detto.

    Questa accusa che voi fate è senza nessuna prova e rivolta contro chi non la pensa come voi, il tutto per screditare degli ex frati agli occhi dell’opinione pubblica e di quanti volessero accoglierli nelle proprie diocesi per continuare il proprio cammino vocazionale. Visto che con i vostri stratagemmi non siete ancora riuscito a trovare dove questi ex frati dimorano allora avete ben pensato di gettare fango su di loro. Si, è proprio così, il caro padre Alfonso Bruno che si fa garante del Voto mariano sta perseguitando i suoi confratelli e poiché non gli basta, perseguita anche gli ex confratelli; quei poveri frati che sono riusciti ad uscire dall’istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata (non per desacralizzare il Voto mariano come dice padre Bruno, ma per portarlo avanti), sono ricercati dai collaboratori di padre Bruno, uno dei quali è padre Giovanni Severini, che ha affermato di aver ricevuto l’incarico dallo stesso padre Bruno di cercarli a Sassoferrato, perché sembra che qualcuno li abbia avvistati da quelle parti dicendo che dimorano addirittura nel convento di Sassoferrato dove risiedono le Suore Francescane dell’Immacolata da marzo 2014 o in una casa vicina alle suore. Questa è un’altra falsità pretestuosa per poter dar adito a provvedimenti contro le suore.

    Andiamo sulla questione della desacralizzazione del Voto mariano che a vostro avviso i frati hanno fatto, uscendo dall’istituto; la calunnia, la maldicenza, la detrazione e la mormorazione non desacralizzano il Voto mariano? Tutto quello che avete detto e fatto e che continuate a dire e a fare dal momento del commissariamento contro i Fondatori e contro tutti quelli che sono fedeli a loro come lo definite? Come state trattando tutti quei frati che stanno chiedendo la dispensa dai voti religiosi? Minacce ai vescovi che vorrebbero accoglierci, minacce di ricorrere agli ordinari diocesani, minacce di rimpatrio immediato, frati-spia che hanno fotografato gli ex frati a Cassino al compleanno di padre Stefano (e le foto sono state usate per intimidire altri frati che chiedevano di uscire dall’istituto), dissuadere i frati ad unirsi a quelli già usciti con calunnie contro gli ex frati dicendo che sono contro la Chiesa e contro il Papa e che stanno facendo delle cose contro il volere del Papa. Se pregare e partecipare alla Messa quotidiana è un reato...! Se questo comportamento è esempio di virtù e di sacralizzazione del Voto mariano, allora penso che sia meglio non averlo il Voto mariano, proprio per non desacralizzarlo. Tutti gli insegnamenti di Papa Francesco che voi portate sempre sulla vostra bocca non sembrano essere quelli appena elencati.

    Voglio poi aggiungere altre cose che io ho visto e ascoltato: perché ad agosto, quando venni a Boccea accompagnando padre Alessandro Apollonio e padre Paolo Siano dopo una visita al commissario, e la visita fatta ad un confratello ricoverato all’ospedale, al nostro ingresso nel refettorio si fece un gran silenzio come se fossero arrivati degli ospiti poco graditi? In seguito mi fu risposto che poco prima (durante il pranzo) padre Alfonso stava tenendo una “lectio magistralis”, contro l’istituto guidato dai Fondatori. Come mai, durante il colloquio impari che ho avuto con il commissario e al suo fianco voi e padre Agnello Murphy, mi avete detto che registrare in Italia costituisce reato e poi un vostro collaboratore ha registrato una telefonata e voi l’avete usata nelle Filippine per acquistare consensi? Perché quando la mia richiesta di dispensa è pervenuta al commissario io non sono stato contattato per delle spiegazioni, che invece avete chiesto ad altri? Ero così pericoloso? So che figuravo in cima alla lista nera dei frati che bisognava far fuori! Voi dite continuamente di essere obbediente al commissario, ma invece sembra proprio il contrario; infatti non si capisce perché i frati che chiedono le dispense o permessi devono passare sempre sotto di voi e che il commissario più di una volta ha risposto ai frati di non sapere nulla della loro situazione e delle loro richieste di dispensa. Avete detto in alcune occasioni che voi siete solo un segretario e allora perché decidete voi quale deve essere il futuro dell’istituto? Quando si parla con il commissario si sente dire una cosa, ma subito dopo, nella maggior parte dei casi, intervenite voi a cambiare ciò che prima era stato deciso dallo stesso commissario. Se questa è la vostra obbedienza perché accanirsi contro quanti non vogliono sottostare alle vostre obbedienze?

    Infine riguardo ai problemi interni vi dico un po’ come la penso. Dal giorno in cui in seminario siamo venuti a conoscenza che l’istituto era stato commissariato, io e tanti altri frati e seminaristi abbiamo perso la felicità. Più che persa sarebbe meglio dire che la felicità ci è stata tolta. Prima il Vetus Ordo, poi i superiori e infine il seminario. Poi per me è anche toccato l’allontanamento dal seminario insieme ad altri confratelli che come me sono stati dispersi in altri conventi. Tutto distrutto, tutto quello che si era riuscito a costruire non c’era più. La pace non c’era più e poi il trasloco fatto in due settimane, senza nessun motivo che giustificasse tale accanimento. Dovevano dividerci, perché restando insieme non riuscivano a convincerci che prima era tutto sbagliato. C’era all’interno del seminario chi combatteva per far emergere la verità e portare conforto ai confratelli più deboli. Ma tutto doveva essere fatto con prudenza e discrezione per non rischiare di essere allontanati o addirittura espulsi. Prima del commissariamento vivevamo tranquilli in serenità e se c’erano dei problemi erano proprio a causa di chi non voleva obbedire ai Superiori, a padre Stefano e a padre Gabriele, e faceva ostruzionismo al loro governo lavorando di nascosto con la maldicenza e la menzogna. Quante voci giravano sulla Messa antica, sul seminario; ma tutti quelli che hanno attaccato il seminario, da anni non mettevano piede in seminario. Addirittura c’è chi si lamentava perché i frati facevano gli inchini durante l’ufficio divino. Questi erano i gravi problemi del seminario: la Messa antica, gli inchini e la “troppa” preghiera???

    In conclusione caro padre Alfonso penso che sia meglio, per voi e per tutti noi, che consegniate le dimissioni da segretario generale, affinché possiate dedicarvi più intensamente alla vita religiosa e alla preghiera, riparando al male che in questi mesi state causando a migliaia di persone tra frati suore e laici. Siate umile! L’umiltà conquista il mondo non la superbia e la vana gloria.
    Con ossequio,
    Maurizio Mazzieri, ex frate studente.

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