Un altro tabù storico è stato infranto fra le confessioni cristiane del vecchio continente: la Comunione anglicana, infatti, cioè la Chiesa d'Inghilterra, ha approvato una riforma che permetterà anche alle donne di essere ordinate vescovo. Si tratta certamente di una tappa storica anche perché il dibattito è durato diversi decenni, è passato per varie votazioni e solo ieri ha ricevuto un netto 'placet' dalle tre istanze che compongono il sinodo anglicano: la camera dei vescovi, quella del clero e infine la camera dei laici. Per l'approvazione della norma era necessario un consenso dei due terzi in ognuna delle tre camere, cosa che per pochi voti era mancata nel 2012 quando fu la camera dei laici a bloccare la riforma. Ma già allora era opinione diffusa tanto fra gli osservatori quanto fra i vescovi anglicani che per la svolta fosse ormai solo questione di tempo. E così è stato.
Nel frattempo la Chiesa d'Inghilterra ha eletto un nuovo leader. Rowan Williams, un riformatore, ha lasciato il posto di arcivescovo di Canterbury a Justin Welby, personalità che ha proseguito il lavoro del suo predecessore. La Chiesa anglicana del resto su molte tematiche delicate e controverse si è mossa sempre con spirito progressivo non senza suscitare divisioni e dissensi al suo interno. E' stato così per l'ordinazione dei preti e poi dei vescovi omosessuali ( a patto di astenersi da rapporti sessuali) e poi con le donne che possono diventare sacerdoti già dal 1994.
Da Canterbury insomma arriva a Roma un segnale di cambiamento forte con il quale papa Francesco può interagire in più modi. In primo luogo Bergoglio è un fautore convinto della sinodalità, cioè delle decisioni prese collegialmente dai vescovi anche attraverso discussioni complesse che poi portino a soluzioni condivise in modo ampio. Per questo il Papa ha convocato fra l'autunno del 2014 e l'anno successivo ben due sinodo sui temi della famiglia e della sessualità, dove non mancano temi 'difficili' come le unioni di fatto, le coppie omosessuali, i divorziati risposati. D'altro canto Bergoglio è contrario all'ordinazione di preti donne, lo ha ribadito varie volte, e pensa invece a incarichi di leadership al femminile sia in Vaticano sia a livello diocesano e parrocchiale.
Ma in generale però la spinta al rinnovamento degli anglicani può aiutare la volontà di riforma della Chiesa di papa Francesco che deve fare i conti con un episcopato, a livello mondiale, ancora piuttosto conservatore. C'è poi il precedente di Benedetto XVI il quale promulgò una costituzione apostolica nel 2009, Anglicanorum Coetibus (gruppi di anglicani), che si è rivelata un'arma a doppio taglio. Il documento permetteva alle comunità e al clero anglicani dissidenti rispetto alla linea riformista di Canterbury, di entrare nella Chiesa cattolica nei vari Paesi dove mantenendo le proprie leggi e la propria unità.
La conseguenza è stata che sono entrati sì gruppi più tradizionalisti ma spesso guidati da preti sposati, perché questa era invece prassi nota della Chiesa d'Inghilterra. Sotto tale profilo, quindi, la mossa di Ratzinger, certamente poco ecumenica rispetto al dialogo con la Chiesa anglicana, si rivelò invece piuttosto sorprendente per altri aspetti. Così è accaduto, per esempio che, nel settembre scorso, un seminarista anglicano, Andrew Harding, con due figli e una moglie, Janine, si sia convertito al cattolicesimo per essere poi ordinato prete nella diocesi di Nottingham. E del resto il celibato è uno dei temi di sottofondo del pontificato, già da tempo si parla per esempio dell'introduzione dei 'viri probati', uomini anziani, sposati, riconosciuti dalla comunità dei credenti, che possono celebrare la messa.
Ancora la rinuncia di Ratzinger e l'elezione di un nuovo papa da parte del collegio cardinalizio e poi la coesistenza dei due vescovi di Roma, sono tutte novità storiche che avvicinano le due chiese fra le quali, per altro, dal punto di vista strettamente teologico, ci sono poche differenze. Infine lo scorso 16 giugno il primate anglicano Justin Welby è venuto a Roma e ha incontrato il Papa per un incontro di grande intesa.
In ogni caso la decisione del sinodo anglicano dovrà essere discussa dal Parlamento inglese e quindi approvata dalla regina Elisabetta II che, formalmente, è il capo della Chiesa d'Inghilterra. Ma quello che conta, in realtà, è il voto favorevole di ieri; dopo i passaggi istituzionali, infatti, la decisione tornerà al sinodo per poi entrare in vigore il prossimo dicembre. Da allora in poi la strada all'ordinazione di una donna vescovo sarà aperta.
(Quest'articolo è apparso sul Secolo XIX del 15 luglio)
Francesco Peloso
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