ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 25 luglio 2014

Fedeltà cattolica

Dichiarazione di fedeltà cattolica dei domenicani di Avrillé
3 luglio 2014



Convento dei domenicani di Haye-aux-Bonshommes, Avrillé – Francia

I domenicani di Avrillé sono una delle comunità amiche della Fraternità San Pio X, e come tale del tutto indipendente dalla Fraternità, sia religiosamente, sia disciplinarmente.
La comunità dipende dalla Fraternità per tutte le necessità della sua vita religiosa che richiedono l'assistenza del vecovo, come le ordinazioni sacerdotali e la prepazione degli olii santi. 

Questa comunità pubblica la rivista trimestrale: Le sel de la Terre.


Questa dichiarazione è stata pubblicata sul sito di Avrillé


Fedeli all’eredità di Mons. Marcel Lefebvre, e in particolare alla sua memorabile “Dichiarazione” del 21 novembre 1974, noi aderiamo con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, alla Roma cattolica, guardiana della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento di questa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza di verità.

Secondo l’esempio del grande prelato, intrepido difensore della Chiesa e della Sede Apostolica, noi rifiutiamo invece, e abbiamo sempre rifiutato, di seguire la Roma neo-modernista e neo-protestante che si è chiaramente manifestata nel concilio Vaticano II, e dopo il Concilio in tutte le riforme e gli orientamenti che ne sono seguiti.

Queste riforme e orientamenti, infatti, hanno contribuito e contribuiscono ancora alla demolizione della Chiesa, al declino del suo spirito missionario, alla propagazione dell’indifferentismo – con l’ecumenismo e il dialogo interreligioso -, alla rovina del sacerdozio, all’annientamento del Sacrificio e dei sacramenti, all’indebolimento dell’autorità pontificia, all’anarchia teologica, alla confusione dell’azione pastorale, alla sparizione della vita religiosa, ad un insegnamento naturalista e teilhardiano nelle università, nei seminarii, nella catechesi, insegnamento derivato dal liberalismo e dal protestantesimo più volte condannati dal Magistero solenne della Chiesa.

Nessuna autorità, anche la più elevata nella gerarchia, può costringerci ad abbandonare o a sminuire la nostra fede cattolica, chiaramente espressa e professata dal Magistero della Chiesa da venti secoli e in epoca recente dai testi chiave della sua dottrina antiliberale e antimodernista:
Mirari vos, di Gregorio XVI,
Quanta cura e Syllabus, di Pio IX,
Immortale Dei e Libertas, di Leone XIII,
Pascendi, di Pie X (con il giuramento antimodernista),
Quas primas e Mortalium animos, di Pio XI,
Humani generis, di Pio XII.

«se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!» (Gal. 1, 8).

Se dunque nelle parole e negli atti del Papa, o negli atti dei dicasteri romani, si manifesta una contraddizione con la dottrina tradizionale, allora noi scegliamo ciò che è stato insegnato sempre e ignoriamo le novità distruttrici della Chiesa e ogni “ermeneutica” che pretende di dimostrare la continuità tra queste novità e il Magistero costante dei secoli passati.

Non si può modificare profondamente la lex orandi – cioè la liturgia – senza modificare la lexcredendi. A Messa nuova corrispondono: nuovo rituale dei sacramenti, nuovo catechismo, nuovo sacerdozio, nuovi seminarii, nuove università, nuovo diritto canonico, Bibbia ecumenica, nuove forme di devozione, nuovi criterii di santità, chiesa carismatica e pentecostale che si disperde in “comunità” disparate; tutte cose opposte all’ortodossia, al Magistero di sempre e all’unità cattolica.

Questa riforma, derivata dal liberalismo e dal modernismo, è interamente avvelenata; essa scaturisce dall’eresia e sfocia nell’eresia. Per ogni cattolico cosciente e fedele, è dunque impossibile adottare questa riforma e sottomettervisi in una qualsivoglia maniera.

La sola attitudine di fedeltà alla Chiesa e alla dottrina cattolica, per la nostra salvezza, è il rifiuto categorico dell’accettazione della riforma, anche se per sopravvivere bisognerà ricorrere a delle soluzioni canoniche eccezionali – poiché la salvezza delle anime è la legge suprema – o bisognerà eventualmente subire ingiuste condanne.

È per questo che, senza alcuna ribellione, alcuna amarezza, alcun risentimento, noi intendiamo mantenere la professione integrale della fede sotto l’egida del Magistero di sempre, persuasi che non potremmo rendere servizio più grande alla santa Chiesa cattolica, al sommo Pontefice e alle generazioni future.

È per questo che nella fede, nei costumi, nel culto, nell’insegnamento del catechismo, nella formazione sacerdotale, nell’istituzione ecclesiastica, noi manteniamo fermamente tutto ciò che la Chiesa ha sempre creduto e praticato e che è stato codificato nei libri usati prima dell’influenza modernista del Concilio; in attesa che la vera luce della Tradizione díssipi le tenebre che oscurano il cielo della Roma eterna.

È anche per questo che constatiamo e deploriamo di non aver potuto accogliere con fiducia, sotto il pontificato di Benedetto XVI, le iniziative romane che invitavano la Fraternità Sacerdotale San Pio X a giungere alla “piena comunione” con la Chiesa a titolo di rafforzamento della sensibilità tradizionale.

Quali che siano state le buone intenzioni invocate e le garanzie offerte, c’era da temere che questo riavvicinamento sfociasse, presto o tardi, nella neutralizzazione della resistenza “tradizionalista”, come ha dimostrato l’applicazione del motu proprio Ecclesia Dei di Giovanni Paolo II del 1988.

Di conseguenza, fintanto che le autorità romane non abbiano rinunciato agli errori del Vaticano II e non abbiano intrapreso la correzione dei suoi funesti effetti, continuerà ad essere pericolosa qualunque “normalizzazione” canonica, che porrebbe le forze vive del cattolicesimo fedele alle dipendenze di queste autorità.

Né sarebbe meno rischioso adagiarsi nell’attendismo di uno status quo senza uscita o nel credere possibile di adattarsi ad una “tolleranza” tacita da parte della Roma attuale, che si rivelerebbe nei fatti una “sorveglianza” paralizzante.

Allo stato delle cose, per amore della Chiesa, per fedeltà alla memoria e alla battaglia di Mons. Lefebvre, noi non possiamo basare le nostre speranze su tali compromessi – ufficiali o no – in quest’ora che richiede più che mai la confessione vigorosa e pubblica della fede, al cospetto dei fautori dell’errore, chiunque essi siano.

In questo spirito, e per favorire, per quanto dipende da noi, il ritorno della Chiesa alla sua Tradizione bimillenaria, noi supplichiamo rispettosamente e insistentemente il Sommo Pontefice di compiere, per quanto possibile, come Vicario di Gesù Cristo, successore di Pietro e dottore della fede, tre gesti della massima importanza:
- dichiarare che egli mantiene fermamente, allo stesso modo dei suoi predecessori, la dottrina di Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII, Pio X, Pio XI e Pio XII, denunciando gli errori della “cultura liberale”: così sarebbe riaffermata, contro la fallace “libertà religiosa” e i “diritti dell’uomo senza Dio”, la regalità sociale di Gesù Cristo.
- ristabilire il giuramento antimodernista, prescritto nel 1910 e abrogato nel 1967, per avere accesso agli ordini della gerarchia ecclesiastica: così si darebbe un alto là ai processi di corruzione della fede nel clero e nei fedeli, causa dell’“apostasia silenziosa” delle masse cattoliche.
- facendo uso del privilegio  dell’infallibilità pontificia, (Cfr. la costituzione Pastor Aeternusdel Vaticano I), condannare solennemente i testi del Vaticano II contrarii alle definizioni irreformabili del Magistero anteriore: così verrebbe revocata la pretesa autorità di un concilio “pastorale”, “nuova Pentecoste” della Chiesa, che si rivela essere, cinquant’anni dopo, il più grande disastro della sua storia.

Infine, per ottenere la pace nel mondo, noi imploriamo Papa Francesco che si degni di effettuare la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, secondo la richiesta del Cielo espressa a Fatima, e nelle forme richieste da essa.

Così facendo, con la grazia di Dio, l’aiuto della Vergine Maria, di San Giuseppe, di San Pio X, noi siamo convinti di rimare uniti alla Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana, e anche ai successori di Pietro, e di essere i fedeli dispensatori dei misteri di Nostro Signore Gesù Cristo, in Spiritu Sancto. Amen.
http://www.unavox.it/Documenti/Doc0740_Avrille_Dichiarazione_fedelta_cattolica.html

1 commento:

  1. Eh bravi. Come lepri, continuate a implorare il cacciatore affamato che non vi impallini. Sia mai che magari vi ascolta! Impagabilmente esilaranti, davvero.

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