Alcune precisazioni sulla Fraternità Sacerdotale San Pio X L’uso e abuso della parola “lefebvriani”, o addirittura “criptolefebvriani” da parte dei massacratori dei Francescani dell’Immacolata sta generando alcuni equivoci. Cerchiamo di fare chiarezza: è sufficiente il buon senso e la lettura della Storia. Ricordiamoci cosa accadde per i funerali di Erich Priebke.
di Paolo Deotto
Ciò premesso, vorrei fare qualche precisazione sulla Fraternità Sacerdotale San Pio X. Sono le precisazioni che fa un uomo come me, cattolico, peccatore, desideroso di salvare la propria anima e dotato di un minimo di buon senso e di capacità di guardare le cose per quelle che sono.
Ciò che dico deriva anche dalla conoscenza diretta della Fraternità, di alcuni sacerdoti, dalla frequenza, seppur sporadica, alle Sante Messe celebrate in Vetus Ordo.
E partiamo proprio dal cuore della vita di un fedele: la Santa Messa. I sacerdoti della Fraternità celebrano abitualmente la Santa Messa in Vetus Ordo, la “Messa di sempre”, mai abrogata dalla Santa Chiesa. Sua Santità Benedetto XVI, con il Motu proprio del 14 luglio 2007, ha riconosciuto che la Messa tradizionale, detta di S. Pio V, non è mai stata abrogata e che ogni sacerdote può celebrarla. Ogni sacerdote della Fraternità celebra la santa Messa citando il nome del Pontefice e del vescovo del luogo.
Mai, in nessun documento, in nessuna pubblica dichiarazione, la Fraternità Sacerdotale San Pio X ha negato l’autorità del Papa. Personalmente ho sempre sentito criticare, e aspramente, i cosiddetti “sedevacantisti”.
Leggiamo allora la definizione di “scismatico”: “129. Chi sono gli scismatici? Gli scismatici sono i battezzati che ricusano ostinatamente di sottostare ai legittimi Pastori, e perciò sono separati dalla Chiesa, anche se non neghino alcuna verità di fede”. (cfr: CATECHISMO DELLA DOTTRINA CRISTIANA, detto “di Pio X”).
Vista la definizione di scismatico e visto il comportamento della Fraternità e dei suoi sacerdoti, è chiaro che per nessuna ragione questa o quelli si possono definire scismatici.
Permane ovviamente il diritto e anche il dovere per i fedeli di criticare, con il dovuto rispetto, le affermazioni, gli atti, i comportamenti, le omissioni dell’Autorità quando essi possano nuocere alla Fede o possano essere causa di confusione. Nessuno, purché guardi con onestà la realtà, può negare che molti Pastori in questi ultimi anni anziché rinfrancare nella Fede il popolo loro affidato, hanno generato confusione e smarrimento.
Per il Papa in particolare ricordiamoci che l’infallibilità opera solo per le dichiarazioni ex cathedra in materia di Fede e di morale.
Le critiche all’Autorità, fatte nei modi e con lo spirito sopra definiti, non costituiscono scisma, bensì espressione dell’amore per la Santa Chiesa e per la Verità di cui essa è custode.
La Fraternità Sacerdotale San Pio X è “scomunicata”? No, assolutamente. Mons. Lefebvre, il 30 giugno 1988, consacrando quattro vescovi senza il permesso esplicito del Papa, è incorso insieme a loro in una scomunica. Senza nemmeno entrare nel merito di questo grave provvedimento, è bene ricordare che Sua Santità Benedetto XVI con decreto del 21 gennaio 2009 ha ritirato in maniera unilaterale questa scomunica. È chiaro che Sua Santità, riesaminando la vicenda, ha concluso per la liceità delle consacrazioni episcopali. Così, per giusta memoria, ricordiamoci che Sant’Atanasio fu scomunicato due volte… e poi proclamato Santo.
Ergo, non esiste alcun provvedimento di scomunica in essere contro la Fraternità o contro i sacerdoti che fanno parte della stessa.
In conclusione, è sbagliato dire che la Fraternità Sacerdotale San Pio X è “scismatica” o “scomunicata”.
È anche bene ricordare che la Fraternità fu riconosciuta dalla Chiesa con decreto del 1° novembre 1970, a firma di Monsignor Charrière, Vescovo di Friburgo. Tale riconoscimento non è mai stato ritirato, né del resto vi erano motivi per farlo, poiché la Fraternità si è sempre mantenuta nell’ortodossia della Fede cattolica.
Infine, permettetemi di aggiungere qualche impressione personale. Conosco diversi sacerdoti della Fraternità, ho avuto anche occasione di passare alcuni giorni come ospite nel Priorato di Albano. Ho conosciuto dei sacerdoti cattolici, vestiti da preti, che parlano da preti e come tali agiscono. Ho sempre sentito parlare di fedeltà alla Santa Chiesa, di difesa della Verità, che per definizione è immutabile, ricordando magari anche alcune cose che sarebbe bene che ricordassero tutti, quali la misericordia verso il peccatore, ma l’odio per il peccato, perché non c’è misericordia se non c’è Verità. Ho sentito parlare di unicità della Fede, di salvezza solo nella Chiesa cattolica. Ho respirato aria sana e fresca, per l’anima e per il corpo.
La Fraternità è quindi una società infallibile di Santi? No davvero, come tutte le società formate da uomini avrà di sicuro i suoi problemi, le sue mancanze. Di sicuro è una società di sacerdoti che sono inflessibili nella difesa della Tradizione.
Ma nulla ci autorizza a definirla come “scismatica” o “scomunicata”.
In chiusura, vorrei ricordare un episodio che più di mille parole ci dice lo stato attuale della Chiesa e il comportamento della Fraternità. Nello scorso mese di dicembre morì Erich Priebke, l’ex ufficiale delle SS condannato all’ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine (attuata dai tedeschi in rappresaglia del criminale attentato comunista di via Rasella a Roma, in cui trovarono la morte 33 militari di un Reggimento di Polizia sudtirolese e anche civili italiani). Priebke, ormai centenario, scontava la pena ai domiciliari a Roma; si recava regolarmente alla Santa Messa, riceveva l’Eucaristia e quindi si doveva presumere che si fosse pentito dei suoi peccati e avesse ricevuto l’assoluzione dopo la Confessione. Un cattolico. Ebbene, la Chiesa di Roma purtroppo si mostrò vile di fronte alle minacce della teppaglia, che incitata da politici irresponsabili, voleva impedire i funerali di un cattolico. Le immagini del furgone funebre preso a calci e a sputi dai malviventi fecero il giro del mondo, a vergogna dell’Italia. Furono i preti della Fraternità ad avere il coraggio di opporsi al mondo e di celebrare le esequie, salvando così l’onore della Chiesa e compiendo il dovere di ogni buon sacerdote. Questi sono fatti, non parole.
La Provvidenza, quando sarà tempo, rimetterà nella giusta posizione tutte le caselle di questo mosaico devastato che è attualmente la Chiesa.
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