Non contento di essere stato a Caserta il 26 luglio, quando avrebbe potuto incontrare uno dei suoi tanti amici non cattolici, papa Bergoglio ha voluto ritornarci il 28; certo per incontrare il suo amico pentecostale, ma anche, e soprattutto, per far sì che la stampa desse alla sua illuminata decisione il risalto che lui voleva: l’incontro fatto il 26 sarebbe stato oscurato dalla sua visita ai cattolici casertani.
Perché tanto bisogno di pubblicità?
Perché doveva dire e ha detto un altro po’ di cose non cattoliche.
Vediamone alcune (Chiesa pentecostale della Riconciliazione , Caserta, lunedì, 28 luglio 2014, Discorso del Santo Padre Francesco):
«Lo Spirito Santo fa la “diversità” nella Chiesa. La prima Lettera ai Corinzi, capitolo 12. Lui fa la diversità! E davvero questa diversità è tanto ricca, tanto bella. Ma poi, lo stesso Spirito Santo fa l’unità, e così la Chiesa è una nella diversità. E, per usare una parola bella di un evangelico che io amo tanto, una “diversità riconciliata” dallo Spirito Santo. Lui fa entrambe le cose: fa la diversità dei carismi e poi fa l’armonia dei carismi.»
Se uno non avesse mai letto San Paolo, potrebbe pure cadere nella trappola di questa assurda esegesi, ma avendolo letto, è inevitabile considerare che papa Bergoglio o non ci sta con la testa o lo fa apposta: cercando di far dire alla Sacra Scrittura il contrario di quello che dice.
È la ormai vecchia tecnica già usata in tanti documenti del Vaticano II.
Quando San Paolo fa il paragone col corpo, inizia così: “Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo.” (I Cor. 12,12).
“Così anche Cristo”, dice San Paolo, perché sia chiaro che sta parlando dell’unicità di Cristo e dell’unicità del corpo di Cristo e dell’unicità della Chiesa. Il presupposto per giustificare e comprendere la diversità delle membra è che appartengano ad un unico corpo.
Questo ragionamento di San Paolo, di una semplicità e di una logica fondate sulla realtà oggettiva dell’esistenza, papa Bergoglio lo stravolge per far passare l’idea sovvertitrice che l’unità della Chiesa si fonderebbe sull’esistenza di tante chiese per quante piacciono agli uomini. La diversità di cui parla San Paolo, infatti, non è la diversità dei corpi, che farebbe assurdamente un corpo solo, ma la naturale e necessaria diversità delle membra che stanno in un solo corpo.
“Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato?” Questo dice San Paolo, e non che l’udito o l’odorato sarebbero dei corpi che si mettono insieme per fare un corpo solo.
Questa bestialità può concepirla solo una mente deviata, come lo sono ormai quelle di tanti cattolici che hanno perso l’uso dell’intelligenza, preti, vescovi e papi in testa. Prova ne è che, buttato lì tra il rotolio delle parole, ecco il nuovo insegnamento sovversivo: “così la Chiesa è una nella diversità”.
In pratica, l’insegnamento sovversivo di papa Bergoglio avalla l’idea di molti cattolici moderni che vorrebbero farsi una chiesa a modo loro, confortati dal fatto che in ogni caso, da parte della moderna gerarchia cattolica, verranno giustificati e riconosciuti come parti “diverse” di quella supposta “chiesa” che comprenderebbe l’unica vera Chiesa di Cristo.
Questa assurdità, che papa Bergoglio ha l’ardire di ricondurre addirittura allo Spirito Santo, è il frutto della perdita della fede in Dio e in Nostro Signore Gesù Cristo, e della sostituzione di questa con la fede nell’uomo, l’unica ormai rimasta in gran parte del Vaticano.
E per avere un’idea concreta dell’imperversante perdita dell’intelligenza, basta leggere questa illuminante simbologia geometrica:
«Noi siamo nell’epoca della globalizzazione, e pensiamo a cos’è la globalizzazione e a cosa sarebbe l’unità nella Chiesa: forse una sfera, dove tutti i punti sono equidistanti dal centro, tutti uguali? No! Questa è uniformità. E lo Spirito Santo non fa uniformità! Che figura possiamo trovare? Pensiamo al poliedro: il poliedro è una unità, ma con tutte le parti diverse; ognuna ha la sua peculiarità, il suo carisma. Questa è l’unità nella diversità.»
Diciamo subito che il paragone proposto da papa Francesco è solo strumentale, dove le parole servono solo ad avallare la tesi della diversità che compone l’unità, questo non giustifica, però, che egli finisca con l’avanzare un paragone del tutto infondato, a riprova che la stessa tesi è senza fondamento.
Se papa Bergoglio ragionasse basandosi sulla realtà, si accorgerebbe che il paragone proposto contraddice la sua tesi, ma ragionando basandosi sulla fantasia personale, nelle cose della vita come nelle cose di Chiesa, è inevitabile che papa Bergoglio non si accorga delle assurdità che propone.
“forse una sfera, dove tutti i punti sono equidistanti dal centro, tutti uguali?”
Sbagliato! Perché una sfera per essere tale ha bisogno che i diversi punti della sua superficie siano diversi, appunto, pena il trasformarsi in un segmento che va da punto a punto.
Piuttosto, l’idea della sfera, se rapportata come in questo caso alla Chiesa, impone l’obbligo del centro, che è la sua origine, e a cui si riconducono tutti i diversi punti della superficie. Il raggio che collega il centro ad ognuno dei punti, è la dottrina che emana da Cristo (il centro) e la Tradizione trasmessa dalla Chiesa stessa, e senza tale raggio, che è uguale per tutti i punti, non può esserci neanche la sfera.
Così che, non solo tutti punti della superficie della sfera non sono uguali, ma non possono essere resi tali dalla loro equidistanza dal centro. E questa loro condizione produce sì l’“uni-formità”, poiché produce semplicemente l’“unica” “forma” che deve produrre: la sfera. Affermare che l’uniformità della sfera è sbagliata, significa affermare che è sbagliata la sfera, e in questo caso, dato il paragone, che è sbagliata la Chiesa, la Chiesa di Cristo con al centro Cristo.
“Che figura possiamo trovare? Pensiamo al poliedro: il poliedro è una unità, ma con tutte le parti diverse”.
Sbagliato! Perché un poliedro per essere tale è necessario che le sue facce siano uguali, diversamente non può esistere alcun poliedro. Peraltro, il poliedro è fondato sullo stesso principio della sfera, quindi i due non possono essere proposti in alternativa.
Semmai si potrà dire che le facce del poliedro hanno una loro specificità, ma mai che esse sono diverse. Accade così che è proprio la sfera scartata da papa Bergoglio che potrebbe avvicinarsi di più a quello che impropriamente e irrealmente vorrebbe proporre, e questo in forza della diversità dei punti della superficie della sfera.
Se questo è ragionare correttamente??!!
E ragionando scorrettamente è inevitabile giungere alle contraddizioni.
«Questa è l’unità nella diversità. E’ in questa strada che noi cristiani facciamo ciò che chiamiamo col nome teologico di ecumenismo: cerchiamo di far sì che questa diversità sia più armonizzata dallo Spirito Santo e diventi unità».
Concetto invero ancora tutto da spiegare, perché armonizzare la diversità può solo significare condurre tutto all’unità, e siccome l’unità è il Corpo di Cristo, significa ricondurre tutto al Corpo di Cristo, alla Chiesa.
La pretesa di ricondurre tutto e tutti, Chiesa compresa, ad un’unità inspiegata, significa supporre che non esista il Corpo di Cristo, che non esista la Chiesa, che bisogna formarla ex novo, che per duemila anni è esistito il solo e semplice anelito all’unità. Significa buttare a mare i Vangeli, tutto il Nuovo Testamento e la stessa Chiesa nei suoi duemila anni di vita.
“E’ in questa strada che noi cristiani facciamo ciò che chiamiamo col nome teologico di ecumenismo”… qui ha ragione papa Bergoglio… è su questa strada che la gerarchia conciliare ha condotto la Chiesa, su questa strada che col cartello dell’ecumenismo vorrebbe superare la Chiesa cattolica gettandola a capofitto in una supposta nuova “chiesa” che comprenda tutto e tutti.
Ma questa non è la Chiesa di Cristo! Sarà la “chiesa” di papa Bergoglio, sarà la “chiesa” dei pentecostali, sarà la “chiesa” di tanti protestanti, sarà la “chiesa” ecumenica del Vaticano II, sarà la “chiesa” informe e mutevole del nuovo ordine mondiale… ma non è la Chiesa di Cristo!
Questo non è ragionare cattolico!
«Dal primo momento, dal primo momento del cristianesimo, nella comunità cristiana c’è stata questa tentazione. “Io sono di questo”; “Io sono di quello”; “No! Io sono la chiesa, tu sei la setta”… E così quello che ci guadagna è lui, il padre della divisione. Non il Signore Gesù, che ha pregato per l’unità (Giovanni 17), ha pregato!»
Qui troviamo un altro colpo di maglio alla storia della Chiesa, ai Padri della Chiesa, ai papi della Chiesa e ai santi della Chiesa.
Vero è che le divisioni, fin dall’inizio, sono state fomentate da Satana, ma qui papa Bergoglio afferma spudoratamente che l’errore starebbe nel dire “Io sono la Chiesa, tu sei la setta”. Quindi, dopo aver detto che le divisioni sono cattive, ecco che afferma che le divisioni sarebbero buone, e il male starebbe del dire la verità: “Io sono la Chiesa, tu sei la setta”.
Se papa Bergoglio avesse letto i Vangeli, e li avesse capiti davvero, si sarebbe accorto che è Nostro Signore ad aver detto per primo, in varie occasioni e in vario modo, “Io sono la Chiesa, tu sei la setta”.
Non potendo riportare tutti i passi dei Vangeli, per tutti ne ricordiamo uno solo:
«Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde. Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.» (Mt. 12, 30-32).
E la bestemmia contro lo Spirito è quella proferita dai varii settatori e dalle varie sette, compresi quei Pentecostali che papa Bergoglio è andato a trovare e a cui si rivolge con questo discorso: quegli stessi che non credono nei sacramenti della Chiesa, istituiti da Nostro Signore Gesù Cristo, non credono nella stessa Chiesa e la contrastano.
Circa poi l’abusato richiamo al capitolo 17 del Vangelo di San Giovanni, col quale da cinquant’anni si continua a giustificare l’opera sovversiva dell’ecumenismo intercristiano, col quale si vogliono raccogliere in un’unica “chiesa” immaginaria sia tutte le sette a-cattoliche e anticattoliche, sia l’unica vera Chiesa di Cristo che è la Chiesa cattolica, ci limitiamo a ricordare che Gesù prega così:
«Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.»
La preghiera di Gesù ha per oggetto i suoi discepoli, in primis gli Apostoli, che sono quelli che a Lui ha dato il Padre, così che tutti coloro che non vengono dagli Apostoli, che cioè non appartengono alla Chiesa, non rientrano nella preghiera di Gesù e Nostro Signore non prega perché “siano una cosa sola, come noi”.
Questa ribadita oggi da papa Bergoglio è l’eresia ecumenista proposta dal Vaticano II e sostenuta in questi anni da diversi papi dimentichi del vero insegnamento di Gesù.
«a noi che siamo su questa strada dell’unità farà bene toccare la carne di Cristo. Andare alle periferie, proprio dove ci sono tanti bisogni, o – diciamolo meglio – ci sono tanti bisognosi, tanti bisognosi… Anche bisognosi di Dio, che hanno fame – ma non di pane, ne hanno tanto di pane – di Dio! E andare là, per dire questa verità: Gesù Cristo è il Signore e Lui ti salva. Ma sempre andare a toccare la carne di Cristo! Non si può predicare un Vangelo puramente intellettuale: il Vangelo è verità ma è anche amore ed è anche bellezza! E questa è la gioia del Vangelo! Questa è proprio la gioia del Vangelo.»
Concetti che rivelano ancora una volta come papa Bergoglio non abbia la minima nozione dell’insegnamento della Chiesa e di Cristo.
Questo continuo insistere sulle periferie, infatti, rivela il convincimento di questo papa anomalo secondo cui Nostro Signore si sarebbe incarnato per riscattare i diseredati.
E non tragga in inganno il richiamo alla “fame di Dio”, perché si tratta di uno specchietto per le allodole… nel nostro mondo moderno non c’è bisogno di andare nelle periferie per toccare con mano le miserie spirituali degli uomini, esse abbondano ovunque, negli ambienti agiati come nello stesso Vaticano.
D’altronde, affermare che la strada per l’unità passa per la frequentazione delle periferie, è palese che significhi che l’unità dei cristiani non si baserebbe sull’unità della dottrina della Chiesa e dell’insegnamento di Cristo, ma solo sulla preoccupazione terrena per gli altri; concezione che non ha nulla di cattolico e tutto di anticristico nuovo governo mondiale.
Aspetto, questo, confermato dalla stucchevole ripetizione che “Non si può predicare un Vangelo puramente intellettuale”.
Come dire che la predicazione dell’insegnamento di Nostro Signore sarebbe una mera fisima da intellettuali, mentre la gioia del Vangelo sarebbe “amore” e “bellezza”, sarebbe cioè il piacere di praticare il riscatto materiale dei diseredati.Una concezione talmente volgarizzata e materializzata della predicazione di Cristo, da far risaltare il pregiudizio tutto moderno che la cosa più importante per gli uomini sarebbe il benessere del corpo su questa terra piuttosto che la beatitudine dell’anima in Cielo. Pregiudizio che ha ormai sopraffatto le menti e i cuori dei nuovi preti della nuova Chiesa conciliare.
«Quella storia triste, in cui pure si faceva la stessa cosa dei fratelli di Giuseppe: la denuncia, le leggi di questa gente: “va contro la purezza della razza…”. E queste leggi sono state sancite da battezzati! Alcuni di quelli che hanno fatto questa legge e alcuni di quelli che hanno perseguitato, denunciato i fratelli pentecostali perché erano “entusiasti”, quasi “pazzi”, che rovinavano la razza, alcuni erano cattolici… Io sono il pastore dei cattolici: io vi chiedo perdono per questo! Io vi chiedo perdono per quei fratelli e sorelle cattolici che non hanno capito e che sono stati tentati dal diavolo e hanno fatto la stessa cosa dei fratelli di Giuseppe. Chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscere e di perdonare… Grazie!»
Ci mancava questa richiesta di perdono per le circolari fasciste appoggiate dai cattolici. Invero si sentiva veramente il bisogno di questa ulteriore colpa indicibile dei fascisti.
Peccato che, sulla base dei Patti Leteranensi, diversi culti non cattolici non erano permessi, sia perché la cattolica veniva riconosciuta come “religione di Stato”, sia, logicamente, perché i culti che avversavano la religione cattolica non potevano essere visti di buon occhio da un regime che mirava più alla pace sociale che alla libertà religiosa.
Ora, che papa Bergoglio appartenga alla schiera dei cattolici moderni che vogliono equiparare la vera religione, la cattolica, alle false religioni, le non cattoliche, è cosa ben nota, soprattutto sull’onda devastante dell’anticattolica dottrina propalata dal Vaticano II; ma che arrivi fino a condannare i cattolici che difendevano questo millenario principio della Chiesa, è cosa che fa arrossire di vergogna ogni vero fedele di Cristo.
«Noi siamo in questo cammino dell’unità, tra fratelli. Qualcuno sarà stupito: “Ma, il Papa è andato dagli evangelici”. E’ andato a trovare i fratelli! Sì! Perché – e questo che dirò è verità – sono loro che sono venuti prima a trovare me a Buenos Aires. E qui c’è un testimone: Jorge Himitian può raccontare la storia di quando sono venuti, si sono avvicinati… E così è cominciata questa amicizia, questa vicinanza fra i pastori di Buenos Aires, e oggi qui. Vi ringrazio tanto. Vi chiedo di pregare per me, ne ho bisogno… perché almeno non sia tanto cattivo. Grazie!»
Sinceramente, non si può pretendere da papa Bergoglio che riesca ad esporre concetti chiari con parole chiare, ma questo non significa che ci si debba compiacere dei concetti fumosi e delle parole contraddittorie.
“Ma, il Papa è andato dagli evangelici”. E’ andato a trovare i fratelli!”
Questo è quello che vorrebbe far credere papa Bergoglio, ma chi l’autorizza a considerare fratelli coloro che rifiutano la Chiesa? E se volesse intendere che va a trovare dei fratelli traviati per ricondurli alla Verità, allora, in questo discorso, dovremmo leggere almeno un inciso in cui si parla di conversione… cosa che non si trova neanche a voler forzare le parole.
La verità è che, come spiega lui stesso, questi incontri danno per esclusa, come fosse peste, ogni intenzione missionaria, ogni adempimento del comando di Cristo – andate e predicate e battezzate – ogni dovere primario del cattolico – convertire gli erranti. E danno invece per scontato che tutti coloro che rifuggono dalla Chiesa cattolica, sarebbero dei benemeriti fratelli degni di amore e di amicizia.
E a questo punto, c’è da pensare che quando papa Bergoglio ricorda che “sono loro che sono venuti prima a trovare me a Buenos Aires”, lo fa per sottolineare che “loro” hanno voluto incontrarlo per convertirlo alla loro eresia, e lui, che se ne è compiaciuto allora, continua a compiacersene pure oggi. Lui, che si permette ancora di affermare “io sono il pastore dei cattolici”, mentre dimostra di esserne il corruttore.
Che dire, dopo questa esilarante prolusione di papa Bergoglio?
Tra le varie cronache di questo viaggio a Caserta, si racconta che tutti hanno gustato le “mozzarelle di bufala”, vanto della produzione gastronomica locale; e a noi viene spontaneo pensare che forse papa Bergoglio ha digerito le mozzarelle, ma le bufale gli sono rimaste sullo stomaco e ha finito per vomitarle in questo strampalato e incredibile discorso anticattolico.
di Giovanni Servodio
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