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venerdì 25 luglio 2014

Prassi pastorale?


Recenti proposte per la Pastorale dei divorziati risposati: una valutazione teologica


novaetveteraPubblichiamo l’articolo di una ventina di pagina, dal titolo “Recenti proposte per la Pastorale dei divorziati risposati: Una valutazione teologica”, con il quale otto docenti di Facoltà Pontificie americani, di cui sette appartenenti all’Ordine di San Domenico, illustrano in maniera chiara e concisa, le motivazione per le quali i prossimi Sinodi dei Vescovi non possono cambiare (e non cambieranno) l’attuale prassi nell’ammissione dei divorziati risposati alla comunione sacramentale nella Chiesa Cattolica. Il testo, di prossima pubblicazione sull’edizione inglese della rivista teologica, d’ispirazione tomista, Nova & Vetera, è stato diffuso contemporaneamente in 5 lingue: inglesetedescofrancesespagnolo italiano.

Come riporta il sito “www.cantualeantonianum.com”, «Il lavoro a più mani si presenta come una “voce” di enciclopedia teologica, in cui viene esposto il problema del divorzio – nuove nozze – ammissione dei divorziati risposati alla comunione in maniera pressoché completa e da vari punti di vista: dottrinale, morale, canonico, insistendo soprattutto sui punti certi e acquisiti (si direbbe di “unanime consenso”), ribaditi dal Concilio Vaticano II (che non può essere il concilio “più attuale” solo quanto fa comodo….) e dai papi più recenti.
Tra i meriti di questo articolo c’è, in particolare, quello di mettere sotto la lente d’ingrandimento l’errore di chi vorrebbe far passare come cambio di prassi “meramente pastorale” ciò che invece è collegato visceralmente alla dottrina sempre tenuta e difesa dalla Chiesa Cattolica (l’indissolubilità del matrimonio sacramentale). Inoltre viene anche evidenziata la sfiducia serpeggiante in certe soluzioni semplicistiche riguardo la possibilità della grazia della castità (anche all’interno del matrimonio), sfiducia che si evince come substrato di cui si nutrono le proposte pastorali volte all’ammissibilità delle nuove nozze persistendo un precedente legame sacramentale (e anche – parallelamente – i continui attacchi al celibato dei chierici latini)».
Il tono del documento «non è affatto aggressivo, polemico o apologetico. E’ piuttosto pedagogico, tendente a mostrare in sintesi i dati biblici, patristici, teologici e canonistici che non possono né debbono essere trascurati, e invece sono troppo spesso sottaciuti o selezionati da chi cerca in ogni modo di trovare soluzioni alternative a questioni già risolte. In effetti oggi non c’è tanto bisogno di trovare “nuove soluzioni” per il buon andamento di matrimonio e famiglia, quanto piuttosto di far accogliere ai credenti “stanchi e sfiduciati” le soluzioni che la Chiesa ha già sperimentato, e che risalgono fin al suo Fondatore. L’ortoprassi, come si diceva prima, non può essere messa in opposizione all’ortodossia: la prima nasce da quest’ultima, anche in campo matrimoniale ciò che si crede e ciò che si vive non possono essere mutamente separati».

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