Il tradimento dell’Agesci
Dalla definizione di famiglia, intesa come “qualunque nucleo di rapporti basati sull’amore e sul rispetto”, alla richiesta alla Chiesa di “rivalutare” temi quali omosessualità, divorzio, convivenza, il documento finale del raduno nazionale degli scout dell’Agesci è un inchino totale al conformismo dilagante.
di Paolo Deotto
Purtroppo i tempi cambiano e si direbbe che tutti ormai siano ansiosi di farsi travolgere dalla tempesta che sta radendo al suolo moralità e intelletto, come i dannati sulla barca di Caronte incitano il demone per essere trasportati in fretta nelle tenebre infernali.
Accade così che gli scout cattolici, al termine del loro raduno nazionale, producano un documento, chiamato, con indiscutibile modestia, “Strade di coraggio”, che potete leggere integralmente cliccando qui, in cui l’inchino al conformismo dilagante è totale.
Sto esagerando? Andate a leggere la definizione di “famiglia” secondo questo documento: “qualunque nucleo di rapporti basati sull’amore e sul rispetto”. Bellissimo. Peccato che quel “qualunque” apra alle mille combinazioni possibili, grazie all’inesauribile fantasia di quei personaggi che si riconoscono nelle sigle di LGTBQECC.
E infatti, ecco di lì a poco l’immancabile omaggio all’omosessualismo. Gli scout cattolici non si accontentano di chiedere alla loro stessa associazione di dimostrare “maggior apertura” verso temi quali omosessualità, divorzio, convivenza. No, non basta: ecco dunque la richiesta alla stessa Chiesa di “mettersi in discussione” (?) e “rivalutare” gli stessi temi. Cosa ci sia da “rivalutare”, resta un mistero, ma il tutto è somministrato nella solita melassa dell’accoglienza di qualsiasi scelta di vita “guidata dall’amore”. E a questo punto abbiamo il secondo mistero: cosa vuol dire, secondo gli scout cattolici, la parola “amore”.
Ma non vogliamo togliervi il piacere della lettura del documento. Le poche citazioni fatte sopra sono tratte dal capitolo intitolato, nientemeno, “Amore”. È senza dubbio il più interessante da leggere. Ma potrete leggere anche interessanti affermazioni su temi vitali nell’educazione morale e religiosa, quali l’ecologia, la raccolta differenziata dei rifiuti e ovviamente la “legalità”.
Ribadisco quindi quanto ho detto sopra: questo si chiama “tradimento”. Almeno l’Agesci abbia il buon gusto di eliminare un aggettivo di troppo: “cattolici”. Non deve nemmeno cambiare la sigla, perché la nuova lettura può essere: Associazione guide e scout conformisti italiani”.
Almeno non inganniamo le famiglie, che hanno il diritto di sapere che ai loro figli verrà impartita un’educazione che di cattolico non ha un bel nulla. La Dottrina della Chiesa sulla famiglia e sulla morale sessuale è arcinota ed è inaccettabile contrabbandarsi per quello che non si è. Liberissimi gli scout dell’Agesci di valorizzare quanto vogliono le infinite combinazioni di accoppiamenti possibili. Si divertano. Ma le famiglie sono avvertite: anche gli scout, come tanti altri ex “punti fermi” nell’educazione dei giovani, si sono polverizzati. Non affidiamo i nostri figli a questi personaggi.
Adesso non so se a questo articolo seguirà la minaccia di querela, che sta diventando di gran moda. Purtroppo la verità va detta, anche se sgradevole.
Agli scout dell’Agesci facciamo sinceramente i migliori auguri, e pregheremo per loro affinché ritrovino il senno. Alle famiglie facciamo i migliori auguri e pregheremo perché siano vigilanti per il bene dei loro figli.
- di Paolo Deotto
http://www.riscossacristiana.it/il-tradimento-dellagesci-di-paolo-deotto/
“FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi – rubrica del martedì
La “Carta del coraggio” degli scout cattolici dell’Agesci e lo spensierato cammino verso l’apostasia
=======================================
.
Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.
.
martedì 26 agosto 2014
.
è pervenuta in Redazione:
Cara redazione
Mi piacerebbe un parere di Alessandro Gnocchi sull’articolo che allego e di cui vi mando il link. Non è un segno preoccupante dei tempi ?
Un cordiale saluto
Domenico Monea
.
Rispondo al signor Monea, che, assieme a questa breve richiesta ci fatto avere il documento che chiedo al direttore di pubblicare integralmente.
Glielo devo perché la sua lettera sta aspettando da una ventina di giorni, ma anche perché, avendo io scavato una settimana scarsa al mare cercando di riposarmi un po’, trovo il lavoro praticamente già fatto.
Mi limito solo a far passare il documento di mano in mano perché mostra in tutta la sua genuinità che cosa sarà in un brevissimo torno di tempo la Chiesa tutta. Per fede, dobbiamo dire la Chiesa quasi tutta. Ma certo, quel che rimarrà di buono sarà davvero un lumicino perché gli scout dell’Agesci stanno aiutando un sacco di vecchietti ad attraversare il fossato che separa l’ortodossia dall’apostasia.
Chi come me, per ragioni anagrafiche, ha frequentato gli oratori negli psichedelici Anni Settanta, ritroverà in questa cronaca quell’ardore nel rifare di tutto punto una Nuova Chiesa che non ammetteva la minima esitazione, figurarsi un accenno di resistenza.
L’articolista si chiede che cosa avranno pensato il cardinale Bagnasco e il premier Matteo Renzi al cospetto di tanto ardire. Ma il cardinale Bagnasco e Matteo Renzi sono due luminosi frutti dello scoutismo italico. Se poi si pensa che il cardinale Bagnasco è colui che, allo scandaloso funerale di don Gallo, ha senza tentennamenti dato la comunione all’impenitente travestito Luxuria, ne segue che in mezzo ai suoi scout si sarà trovato benissimo: non hanno fatto altro che trarre le giuste conclusioni dal quell’atto sconsiderato. Parola di lupetto.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
.
Il testo integrale dell’articolo:
Scout, una scossa a Chiesa e politica
Chissà cosa avrà pensato il cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, quando domenica scorsa, dopo aver celebrato la messa alla conclusione della terza Route nazionale dell’Agesci (il raduno degli scout cattolici di tutta Italia), ha ascoltato un giovane scout affermare dal palco che va considerato famiglia «qualunque rapporto basato su amore e rispetto», «senza discriminare persone che hanno vissuto o stanno vivendo esperienze quali divorzio o convivenza». E chissà cosa avrà pensato Matteo Renzi, anche lui alla giornata conclusiva della Route da presidente del Consiglio ex scout, quando ha letto che gli scout italiani chiedono al governo di chiudere i Centri di identificazione ed espulsione per gli immigrati (Cie), di concedere la cittadinanza a tutti coloro che nascono in Italia (Ius soli) e di ridurre «drasticamente» le spese militari.
Tanto le parole rivolte a Bagnasco quanto quelle indirizzate al premier Renzi sono scritte nella Carta del coraggio, il documento conclusivo della Route dell’Agesci (dall’1 al 6 agosto in centinaia di campi mobili attraverso tutta l’Italia, dal 6 al 10 agosto nel Parco di San Rossore, a Pisa) redatto collettivamente da un “parlamentino” di oltre 450 scout dai 16 ai 21 anni, democraticamente eletti fra i 30mila partecipanti alla Route. Una carta di impegni per l’Agesci, ma anche di richieste sia alla Chiesa sia alla politica, da parte di un’associazione cattolica da sempre attiva nel territorio e nella società, su posizioni conciliari e progressiste, senza quelle derive politiciste di altri movimenti ecclesiali, come per esempio Comunione e liberazione. Sempre che la presenza di Renzi — a cui è stato concesso il discorso finale dal palco della Route — non segni l’inizio di un’altra storia per l’Agesci e la trasformi in una cinghia di trasmissione del renzismo: ipotesi smentita da tutti, sia ai vertici che alla base, ma il rischio pare comunque presente.
Parole nette, forse anche al di là delle previsioni, quelle che gli scout hanno messo nero su bianco nella Carta del coraggio. Per ora non è stata ancora resa pubblica — sul sito dell’Agesci c’è solo una brevissima sintesi -, «ma dopo aver diffuso il documento fra gli associati e i gruppi lo pubblicheremo integralmente», ci spiegano. Il manifesto può anticiparne i contenuti. È certo però che i “capi” hanno lasciato assoluta libertà ai giovani scout che l’hanno scritta e che hanno espresso posizioni chiare, soprattutto sui temi ecclesiali, che evidenziano una distanza significativa dalla Chiesa dei principi non negoziabili di Ratzinger, Ruini e Bagnasco. Del resto il nuovo clima ecclesiale consente una maggiore libertà di parola.
Sull’amore e la famiglia — tema al centro anche del Sinodo dei vescovi che si aprirà a ottobre -, pur vedendo «la bellezza e la sfida della vita in famiglia», gli scout non si fermano a quanto affermato dai documenti ufficiali del magistero, ma vanno decisamente oltre, considerando famiglia «qualunque nucleo di rapporti basati sull’amore e sul rispetto». Ci sono dentro divorziati e conviventi — esplicitamente nominati -, ma evidentemente anche le relazioni omosessuali, dal momento che si chiede alla Chiesa «di mettersi in discussione», «di rivalutare i temi dell’omosessualità» e «di accogliere e non solo tollerare qualsiasi scelta di vita guidata dall’amore». Anche all’Agesci — che da almeno tre anni ha avviato al proprio interno una riflessione sulla “compatibilità” fra appartenenza all’associazione e omosessualità, soprattutto se dichiarata — si chiede di «allargare i propri orizzonti affinché tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale, possano vivere l’esperienza scout e il ruolo educativo con serenità senza sentirsi emarginati». E allo Stato di portare avanti «politiche di accoglienza nei confronti di persone di qualunque orientamento sessuale». «Chiediamo — scrivono ancora i giovani scout — di non essere giudicati rispetto al tipo di legame affettivo che viviamo, ma di essere aiutati ad accettare noi stessi con tutti i nostri limiti e ad amare in modo autentico».
Ancora alla Chiesa: condurre «uno stile di vita sobrio ed essenziale, coerente con il messaggio del Vangelo»; attribuire «alle donne e ai laici un ruolo sempre più attivo»; e «ai vescovi di avere fiducia nella coscienza delle persone», «specialmente in ambiti in cui essi adottano posizioni che si discostano dal sentire comune, quali la sessualità, il valore della vita e il ruolo delle donne». Insomma dai principi non negoziabili, alla libertà di coscienza.
Nella Carta del coraggio c’è anche molta politica, nei settori di impegno tradizionale per gli scout, come la pace («chiediamo che vengano drasticamente ridotti i fondi destinati alle spese militari, perché l’Italia sia concretamente un Paese che ripudia la guerra») e l’ambiente: «Ci stanno a cuore problemi come la superficialità nel rapporto con l’ambiente, l’inquinamento, lo sfruttamento irresponsabile del territorio, l’abusivismo, lo smaltimento errato dei rifiuti» (però il Comitato per la difesa di San Rossore denuncia l’alto impatto che proprio la Route ha avuto sul parco: http:// ruspea san ros sore .word press .com). Ma anche su nuove frontiere, a cominciare dall’immigrazione. Chiediamo alle istituzioni italiane — scrivono — di «abolire i Cie» e di «concedere la cittadinanza a chi nasce in territorio italiano o a chi termina un determinato ciclo di studio/lavoro»; e all’Unione europea «lo snellimento delle procedure burocratiche», la revisione del Trattato di Dublino e l’«apertura di nuovi canali di immigrazione legali e sicuri». Poi il carcere: «Chiediamo allo Stato di risolvere con estrema urgenza il problema del sovraffollamento attraverso l’applicazione di pene alternative» e «mediante provvedimenti più forti per il reinserimento degli ex detenuti». E ancora: «Riqualificare spazi ed edifici pubblici ed ecclesiastici inutilizzati o abbandonati per dare una casa a chi ne ha bisogno».
Una copia della Carta del coraggio è stata consegnata sia a Bagnasco sia a Renzi, che hanno applaudito e ringraziato. Si vedranno ora le risposte che Chiesa e governo daranno ai 30mila di San Rossore.
© 2014 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE
.
per scaricare il testo dell’articolo in formato pdf, clicca qui
http://www.riscossacristiana.it/fuori-moda-la-posta-di-alessandro-gnocchi-rca-del-martedi/
=======================================
.
Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.
.
martedì 26 agosto 2014
.
è pervenuta in Redazione:
Cara redazione
Mi piacerebbe un parere di Alessandro Gnocchi sull’articolo che allego e di cui vi mando il link. Non è un segno preoccupante dei tempi ?
Un cordiale saluto
Domenico Monea
.
Rispondo al signor Monea, che, assieme a questa breve richiesta ci fatto avere il documento che chiedo al direttore di pubblicare integralmente.
Glielo devo perché la sua lettera sta aspettando da una ventina di giorni, ma anche perché, avendo io scavato una settimana scarsa al mare cercando di riposarmi un po’, trovo il lavoro praticamente già fatto.
Mi limito solo a far passare il documento di mano in mano perché mostra in tutta la sua genuinità che cosa sarà in un brevissimo torno di tempo la Chiesa tutta. Per fede, dobbiamo dire la Chiesa quasi tutta. Ma certo, quel che rimarrà di buono sarà davvero un lumicino perché gli scout dell’Agesci stanno aiutando un sacco di vecchietti ad attraversare il fossato che separa l’ortodossia dall’apostasia.
Chi come me, per ragioni anagrafiche, ha frequentato gli oratori negli psichedelici Anni Settanta, ritroverà in questa cronaca quell’ardore nel rifare di tutto punto una Nuova Chiesa che non ammetteva la minima esitazione, figurarsi un accenno di resistenza.
L’articolista si chiede che cosa avranno pensato il cardinale Bagnasco e il premier Matteo Renzi al cospetto di tanto ardire. Ma il cardinale Bagnasco e Matteo Renzi sono due luminosi frutti dello scoutismo italico. Se poi si pensa che il cardinale Bagnasco è colui che, allo scandaloso funerale di don Gallo, ha senza tentennamenti dato la comunione all’impenitente travestito Luxuria, ne segue che in mezzo ai suoi scout si sarà trovato benissimo: non hanno fatto altro che trarre le giuste conclusioni dal quell’atto sconsiderato. Parola di lupetto.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
.
Il testo integrale dell’articolo:
Scout, una scossa a Chiesa e politica
Chissà cosa avrà pensato il cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, quando domenica scorsa, dopo aver celebrato la messa alla conclusione della terza Route nazionale dell’Agesci (il raduno degli scout cattolici di tutta Italia), ha ascoltato un giovane scout affermare dal palco che va considerato famiglia «qualunque rapporto basato su amore e rispetto», «senza discriminare persone che hanno vissuto o stanno vivendo esperienze quali divorzio o convivenza». E chissà cosa avrà pensato Matteo Renzi, anche lui alla giornata conclusiva della Route da presidente del Consiglio ex scout, quando ha letto che gli scout italiani chiedono al governo di chiudere i Centri di identificazione ed espulsione per gli immigrati (Cie), di concedere la cittadinanza a tutti coloro che nascono in Italia (Ius soli) e di ridurre «drasticamente» le spese militari.
Tanto le parole rivolte a Bagnasco quanto quelle indirizzate al premier Renzi sono scritte nella Carta del coraggio, il documento conclusivo della Route dell’Agesci (dall’1 al 6 agosto in centinaia di campi mobili attraverso tutta l’Italia, dal 6 al 10 agosto nel Parco di San Rossore, a Pisa) redatto collettivamente da un “parlamentino” di oltre 450 scout dai 16 ai 21 anni, democraticamente eletti fra i 30mila partecipanti alla Route. Una carta di impegni per l’Agesci, ma anche di richieste sia alla Chiesa sia alla politica, da parte di un’associazione cattolica da sempre attiva nel territorio e nella società, su posizioni conciliari e progressiste, senza quelle derive politiciste di altri movimenti ecclesiali, come per esempio Comunione e liberazione. Sempre che la presenza di Renzi — a cui è stato concesso il discorso finale dal palco della Route — non segni l’inizio di un’altra storia per l’Agesci e la trasformi in una cinghia di trasmissione del renzismo: ipotesi smentita da tutti, sia ai vertici che alla base, ma il rischio pare comunque presente.
Parole nette, forse anche al di là delle previsioni, quelle che gli scout hanno messo nero su bianco nella Carta del coraggio. Per ora non è stata ancora resa pubblica — sul sito dell’Agesci c’è solo una brevissima sintesi -, «ma dopo aver diffuso il documento fra gli associati e i gruppi lo pubblicheremo integralmente», ci spiegano. Il manifesto può anticiparne i contenuti. È certo però che i “capi” hanno lasciato assoluta libertà ai giovani scout che l’hanno scritta e che hanno espresso posizioni chiare, soprattutto sui temi ecclesiali, che evidenziano una distanza significativa dalla Chiesa dei principi non negoziabili di Ratzinger, Ruini e Bagnasco. Del resto il nuovo clima ecclesiale consente una maggiore libertà di parola.
Sull’amore e la famiglia — tema al centro anche del Sinodo dei vescovi che si aprirà a ottobre -, pur vedendo «la bellezza e la sfida della vita in famiglia», gli scout non si fermano a quanto affermato dai documenti ufficiali del magistero, ma vanno decisamente oltre, considerando famiglia «qualunque nucleo di rapporti basati sull’amore e sul rispetto». Ci sono dentro divorziati e conviventi — esplicitamente nominati -, ma evidentemente anche le relazioni omosessuali, dal momento che si chiede alla Chiesa «di mettersi in discussione», «di rivalutare i temi dell’omosessualità» e «di accogliere e non solo tollerare qualsiasi scelta di vita guidata dall’amore». Anche all’Agesci — che da almeno tre anni ha avviato al proprio interno una riflessione sulla “compatibilità” fra appartenenza all’associazione e omosessualità, soprattutto se dichiarata — si chiede di «allargare i propri orizzonti affinché tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale, possano vivere l’esperienza scout e il ruolo educativo con serenità senza sentirsi emarginati». E allo Stato di portare avanti «politiche di accoglienza nei confronti di persone di qualunque orientamento sessuale». «Chiediamo — scrivono ancora i giovani scout — di non essere giudicati rispetto al tipo di legame affettivo che viviamo, ma di essere aiutati ad accettare noi stessi con tutti i nostri limiti e ad amare in modo autentico».
Ancora alla Chiesa: condurre «uno stile di vita sobrio ed essenziale, coerente con il messaggio del Vangelo»; attribuire «alle donne e ai laici un ruolo sempre più attivo»; e «ai vescovi di avere fiducia nella coscienza delle persone», «specialmente in ambiti in cui essi adottano posizioni che si discostano dal sentire comune, quali la sessualità, il valore della vita e il ruolo delle donne». Insomma dai principi non negoziabili, alla libertà di coscienza.
Nella Carta del coraggio c’è anche molta politica, nei settori di impegno tradizionale per gli scout, come la pace («chiediamo che vengano drasticamente ridotti i fondi destinati alle spese militari, perché l’Italia sia concretamente un Paese che ripudia la guerra») e l’ambiente: «Ci stanno a cuore problemi come la superficialità nel rapporto con l’ambiente, l’inquinamento, lo sfruttamento irresponsabile del territorio, l’abusivismo, lo smaltimento errato dei rifiuti» (però il Comitato per la difesa di San Rossore denuncia l’alto impatto che proprio la Route ha avuto sul parco: http:// ruspea san ros sore .word press .com). Ma anche su nuove frontiere, a cominciare dall’immigrazione. Chiediamo alle istituzioni italiane — scrivono — di «abolire i Cie» e di «concedere la cittadinanza a chi nasce in territorio italiano o a chi termina un determinato ciclo di studio/lavoro»; e all’Unione europea «lo snellimento delle procedure burocratiche», la revisione del Trattato di Dublino e l’«apertura di nuovi canali di immigrazione legali e sicuri». Poi il carcere: «Chiediamo allo Stato di risolvere con estrema urgenza il problema del sovraffollamento attraverso l’applicazione di pene alternative» e «mediante provvedimenti più forti per il reinserimento degli ex detenuti». E ancora: «Riqualificare spazi ed edifici pubblici ed ecclesiastici inutilizzati o abbandonati per dare una casa a chi ne ha bisogno».
Una copia della Carta del coraggio è stata consegnata sia a Bagnasco sia a Renzi, che hanno applaudito e ringraziato. Si vedranno ora le risposte che Chiesa e governo daranno ai 30mila di San Rossore.
© 2014 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE
.
per scaricare il testo dell’articolo in formato pdf, clicca qui
http://www.riscossacristiana.it/fuori-moda-la-posta-di-alessandro-gnocchi-rca-del-martedi/
Sport, blitz omosessista: coinvolte università cattoliche
Si chiama “You Can Play Project”
ed è il programma che ufficialmente si propone di eliminare la
cosiddetta “omofobia” nello sport, ma che, con questo pretesto, promuove
in realtà condotte e pratiche omosessuali nell’opinione pubblica,
sfruttando testimonial d’eccezione ovvero direttori sportivi, allenatori
ed atleti tanto delle squadre professionali a livello agonistico quanto
di quelle universitarie, personaggi cioè estremamente popolari e di
grande richiamo.
Le lobby Lgbt hanno esercitato fortissime pressioni, affinché tale progetto venisse accolto ed attuato dalle società sportive negli Stati Uniti. Molte sono state le università lasciatesi coinvolgere: Duke, Georgetown, Louisiana, Miami, Ohio, Stanford, Ucla e Wisconsin. Ma non solo. Ciascuna di queste, aderendo al programma, ha accettato di realizzare dei video, peraltro di qualità altamente professionale, in cui campioni, giocatori e team approvano e promuovono l’omosessualità. Tali filmati sono stati poi pubblicati sui siti web accademici. Ma guardandoli spuntano anche delle sorprese davvero amare: sconcerta, ad esempio, che vi figuri l’Università di Notre Dame, istituzione ad oggi cattolica con sede nel South Bend, Indiana. Venne fondata nel 1842 da Padre Edward Sorin, sacerdote francese della Congregazione di Santa Croce. L’adesione al progetto omosessista contraddice platealmente quelli che dovrebbero essere i suoi Valori di riferimento ovvero la Dottrina ed il Magistero della Chiesa. Con cui si pongono in aperto contrasto le dichiarazioni rilasciate in merito dal presidente dell’You Can Play, Patrick Burke, tra l’altro laureatosi proprio a Notre Dame otto anni fa: «Siamo onorati – ha detto – che la più importante Università Cattolica della Nazione promuova l’accettazione ed il sostegno di atleti, allenatori e tifosi Lgbt. Pensiamo che questo messaggio di accoglienza, di amore e di inclusione sia perfettamente in linea con l’insegnamento cattolico. E’ importante che la prossima generazione di sportivi Lgbt dell’Università di Notre Dame sappia di avere il pieno supporto dei compagni di squadra, dei coach, dei livelli amministrativi e così via. Ci auguriamo di poter continuare il nostro lavoro con Notre Dame e con altre Università Cattoliche in tutto il mondo». Detto, fatto: ecco spuntare, tra i video, anche quello degli atleti (solo gli atleti, in verità…) della St.Thomas University di Fredericton, New Brunswick, Canada, un’università che pure, sul proprio sito, si presenta ancora come «istituzione cattolica», oltre tutto «orgogliosa dell’eredità cattolica ed umanistica ricevuta, eredità che ora si propone di coltivare». Venne fondata, infatti, nel 1910 dai Padri Basiliani di Toronto, chiamati nel New Brunswick dall’allora Vescovo di Chatham, mons. Thomas F. Barry. Basta leggere il Catechismo, per capire come e quanto tali prese di posizione siano in aperto contrasto con la Chiesa Cattolica.
Non solo: sconcerta ancora una volta il potenziale offensivo dimostrato dalle lobby omosessiste, capaci d’influenzare il sistema agonistico, educativo ed universitario statunitense, pur rappresentando una percentuale insignificante della popolazione: secondo un sondaggio promosso dallo stesso governo federale a luglio, solo il 2,3% degli adulti americani sarebbe gay o apparterrebbe in qualche modo alla galassia Lgbt, un risultato addirittura inferiore a quelli analoghi – tra cui il sondaggio Gallup del 2012 – condotti negli anni precedenti, tutti attestantisi tra il 3 ed il 4%. Il che fa sospettare addirittura un ridimensionamento del fenomeno, anziché una crescita, nonostante la feroce propaganda omosessista condotta in questi anni.
Per quanto ora i gruppi Lgbt si sforzino di mettere in dubbio la validità dell’indagine condotta, questa trae credibilità proprio dal committente ovvero lo stesso governo Usa, certamente su posizioni ideologiche da loro non distanti su questo argomento. David Mariner, direttore esecutivo del Center for the Lgbt Community di Washington, ha ammesso al quotidiano Usa Today di giudicare tale dato estremamente basso. Il che dovrebbe far riflettere: poiché, pur essendo basso, consente comunque agli attivisti dell’omosessismo spinto d’imporre a tutti il proprio punto di vista, anche piegando il mondo sportivo ed universitario all’ideologia “gender”. Purtroppo, in parte, anche quello cattolico.
Le lobby Lgbt hanno esercitato fortissime pressioni, affinché tale progetto venisse accolto ed attuato dalle società sportive negli Stati Uniti. Molte sono state le università lasciatesi coinvolgere: Duke, Georgetown, Louisiana, Miami, Ohio, Stanford, Ucla e Wisconsin. Ma non solo. Ciascuna di queste, aderendo al programma, ha accettato di realizzare dei video, peraltro di qualità altamente professionale, in cui campioni, giocatori e team approvano e promuovono l’omosessualità. Tali filmati sono stati poi pubblicati sui siti web accademici. Ma guardandoli spuntano anche delle sorprese davvero amare: sconcerta, ad esempio, che vi figuri l’Università di Notre Dame, istituzione ad oggi cattolica con sede nel South Bend, Indiana. Venne fondata nel 1842 da Padre Edward Sorin, sacerdote francese della Congregazione di Santa Croce. L’adesione al progetto omosessista contraddice platealmente quelli che dovrebbero essere i suoi Valori di riferimento ovvero la Dottrina ed il Magistero della Chiesa. Con cui si pongono in aperto contrasto le dichiarazioni rilasciate in merito dal presidente dell’You Can Play, Patrick Burke, tra l’altro laureatosi proprio a Notre Dame otto anni fa: «Siamo onorati – ha detto – che la più importante Università Cattolica della Nazione promuova l’accettazione ed il sostegno di atleti, allenatori e tifosi Lgbt. Pensiamo che questo messaggio di accoglienza, di amore e di inclusione sia perfettamente in linea con l’insegnamento cattolico. E’ importante che la prossima generazione di sportivi Lgbt dell’Università di Notre Dame sappia di avere il pieno supporto dei compagni di squadra, dei coach, dei livelli amministrativi e così via. Ci auguriamo di poter continuare il nostro lavoro con Notre Dame e con altre Università Cattoliche in tutto il mondo». Detto, fatto: ecco spuntare, tra i video, anche quello degli atleti (solo gli atleti, in verità…) della St.Thomas University di Fredericton, New Brunswick, Canada, un’università che pure, sul proprio sito, si presenta ancora come «istituzione cattolica», oltre tutto «orgogliosa dell’eredità cattolica ed umanistica ricevuta, eredità che ora si propone di coltivare». Venne fondata, infatti, nel 1910 dai Padri Basiliani di Toronto, chiamati nel New Brunswick dall’allora Vescovo di Chatham, mons. Thomas F. Barry. Basta leggere il Catechismo, per capire come e quanto tali prese di posizione siano in aperto contrasto con la Chiesa Cattolica.
Non solo: sconcerta ancora una volta il potenziale offensivo dimostrato dalle lobby omosessiste, capaci d’influenzare il sistema agonistico, educativo ed universitario statunitense, pur rappresentando una percentuale insignificante della popolazione: secondo un sondaggio promosso dallo stesso governo federale a luglio, solo il 2,3% degli adulti americani sarebbe gay o apparterrebbe in qualche modo alla galassia Lgbt, un risultato addirittura inferiore a quelli analoghi – tra cui il sondaggio Gallup del 2012 – condotti negli anni precedenti, tutti attestantisi tra il 3 ed il 4%. Il che fa sospettare addirittura un ridimensionamento del fenomeno, anziché una crescita, nonostante la feroce propaganda omosessista condotta in questi anni.
Per quanto ora i gruppi Lgbt si sforzino di mettere in dubbio la validità dell’indagine condotta, questa trae credibilità proprio dal committente ovvero lo stesso governo Usa, certamente su posizioni ideologiche da loro non distanti su questo argomento. David Mariner, direttore esecutivo del Center for the Lgbt Community di Washington, ha ammesso al quotidiano Usa Today di giudicare tale dato estremamente basso. Il che dovrebbe far riflettere: poiché, pur essendo basso, consente comunque agli attivisti dell’omosessismo spinto d’imporre a tutti il proprio punto di vista, anche piegando il mondo sportivo ed universitario all’ideologia “gender”. Purtroppo, in parte, anche quello cattolico.
ti addormenti scout.....ti svegli massone.....
RispondiEliminacari ragazzi scout camminate rasente ai muri !!!!!
RispondiElimina