«Io non sopporto che si amino!». È stata questa la risposta chiara, immediata e rabbiosa che un demone ha dato a monsignor Sante Babolin,
esorcista della diocesi di Padova, autorevole esperto del
preternaturale, che aveva chiesto al maligno perché tormentava la sposa
di un suo amico.
Il fatto è stato raccontato dal
sacerdote nei giorni scorsi in Messico - dove ha tenuto una serie di
conferenze – al settimanale cattolico Desde La Fe.
Babolin
ha spiegato che l’odio di Satana verso il matrimonio si deve al fatto
che questo è il sacramento più vicino all’Eucaristica: «Mi spiego.
Nell’Eucaristia noi offriamo al Signore il pane e il vino che per azione
dello Spirito Santo si convertono nel corpo e sangue di Gesù. Nel
sacramento del matrimonio si verifica qualcosa di analogo: per la grazia
dello Spirito Santo l’amore umano si converte in amore divino,
cosicché, in modo reale e particolare, gli sposi consacrati dal
sacramento del matrimonio realizzano quello che dice la Scrittura: Dio è
amore, chi conserva l’amore permane in Dio e Dio in lui».
Babolin ha ricordato che un mezzo spirituale potente per tenere lontana la tentazione dell’infedeltà coniugale è la preghiera quotidiana del Rosario.
http://www.iltimone.org/32053,News.html
Sposarsi scegliendo la castità: è il «matrimonio di san Giuseppe», via che nessuno ricorda più
Tempo fa una lettrice mi ha chiesto informazioni al riguardo del cosiddetto “matrimonio di San Giuseppe”,
che è un vero matrimonio vissuto però in totale castità. Siccome è un
tema che potrebbe interessare anche ad altre persone ed è difficile
trovare in giro informazioni al riguardo, ho deciso di parlarne su
questo blog.
Il Beato Bartolo Longo (Fondatore del Santuario di Pompei), dopo la sua conversione lavorò come “amministratore” presso una ricca vedova, vivendo nella sua grande casa (ovviamente non vivevano “more uxorio”, cioè come coniugi). Nonostante Bartolo Longo fosse un sant'uomo, certe persone diffusero sul suo conto l'infamante calunnia secondo cui il Fondatore del Santuario di Pompei conviveva “more uxorio” con la vedova. La calunnia arrivò persino alle orecchie del Sommo Pontefice Leone XIII, il quale consigliò a Bartolo di sposarsi con quella donna, e così avvenne. L'infamante calunnia venne spazzata via, tuttavia i biografi ritengono probabile che Bartolo e sua moglie vivessero in castità. È lecita una cosa del genere? Papa Pio XI, nella splendida enciclica “Casti connubii” sul matrimonio cristiano, afferma che l'onesta continenza è “permessa anche nel matrimonio, quando l’uno e l’altro coniuge vi consentano”.
Probabilmente a questo punto alcuni si domanderanno come sia possibile che possa essere celebrato validamente un matrimonio del genere, visto che il fine primario del matrimonio è quello di procreare ed educare cristianamente la prole. Per rispondere in maniera corretta a questa obiezione, sono andato a rileggere alcuni vecchi manuali di Teologia Morale.
Il matrimonio è il sacramento che unisce indissolubilmente gli sposi e gli dà la grazia di vivere santamente assieme e di allevare cristianamente la prole. Con il matrimonio i coniugi si scambiano a vicenda il diritto irrevocabile ed esclusivo sui loro corpi al fine di procreare la prole ed educarla cristianamente. Oltre al fine primario del matrimonio (cioè procreare ed educare cristianamente i figli) ci sono due fini secondari: il mutuo aiuto spirituale e materiale dei coniugi; e il rimedio contro la concupiscenza (chi non riesce a dominare la concupiscenza della carne, è bene che si sposi, così eviterà di ardere dalla passione e di commettere qualche peccato di fornicazione).
Il matrimonio può essere celebrato per uno qualunque dei suddetti fini, purché il fine primario non venga deliberatamente escluso. Affinché un matrimonio sia valido, il fine primario è necessario, pertanto chi desidera sposarsi non può avere l'intenzione di escludere di cedere al coniuge il diritto ad utilizzare il proprio corpo per procreare la prole. Tuttavia è lecito rinunciare a esercitare questo diritto, purché entrambi i coniugi siano d'accordo. Per sintetizzare: la cessione al coniuge del diritto sul proprio corpo per fini procreativi è necessaria per la validità del matrimonio, però è lecito rinunciare ad esercitare questo diritto, purché i coniugi siano tutti e due favorevoli a vivere in castità. Questo tipo di matrimonio è denominato “matrimonio di San Giuseppe”.
Non voglio essere frainteso: non sto dicendo che le persone sposate non devono mettere al mondo i figli, anzi ho grande stima per le famiglie numerose, quindi incoraggio i lettori sposati ad accogliere con gioia tutti i figli inviati dal buon Dio, e ad educarli cristianamente per farli diventare un giorno dei “cattolici militanti” e veri soldati di Gesù Cristo.
Tuttavia, se tra i lettori c'è qualche persona non sposata che pur volendo vivere in castità, vorrebbe anche avere al proprio fianco un coniuge cristiano per scambiarsi vicendevolmente aiuto spirituale e materiale, sappia che può celebrare un “matrimonio di San Giuseppe”.
Il Beato Bartolo Longo (Fondatore del Santuario di Pompei), dopo la sua conversione lavorò come “amministratore” presso una ricca vedova, vivendo nella sua grande casa (ovviamente non vivevano “more uxorio”, cioè come coniugi). Nonostante Bartolo Longo fosse un sant'uomo, certe persone diffusero sul suo conto l'infamante calunnia secondo cui il Fondatore del Santuario di Pompei conviveva “more uxorio” con la vedova. La calunnia arrivò persino alle orecchie del Sommo Pontefice Leone XIII, il quale consigliò a Bartolo di sposarsi con quella donna, e così avvenne. L'infamante calunnia venne spazzata via, tuttavia i biografi ritengono probabile che Bartolo e sua moglie vivessero in castità. È lecita una cosa del genere? Papa Pio XI, nella splendida enciclica “Casti connubii” sul matrimonio cristiano, afferma che l'onesta continenza è “permessa anche nel matrimonio, quando l’uno e l’altro coniuge vi consentano”.
Probabilmente a questo punto alcuni si domanderanno come sia possibile che possa essere celebrato validamente un matrimonio del genere, visto che il fine primario del matrimonio è quello di procreare ed educare cristianamente la prole. Per rispondere in maniera corretta a questa obiezione, sono andato a rileggere alcuni vecchi manuali di Teologia Morale.
Il matrimonio è il sacramento che unisce indissolubilmente gli sposi e gli dà la grazia di vivere santamente assieme e di allevare cristianamente la prole. Con il matrimonio i coniugi si scambiano a vicenda il diritto irrevocabile ed esclusivo sui loro corpi al fine di procreare la prole ed educarla cristianamente. Oltre al fine primario del matrimonio (cioè procreare ed educare cristianamente i figli) ci sono due fini secondari: il mutuo aiuto spirituale e materiale dei coniugi; e il rimedio contro la concupiscenza (chi non riesce a dominare la concupiscenza della carne, è bene che si sposi, così eviterà di ardere dalla passione e di commettere qualche peccato di fornicazione).
Il matrimonio può essere celebrato per uno qualunque dei suddetti fini, purché il fine primario non venga deliberatamente escluso. Affinché un matrimonio sia valido, il fine primario è necessario, pertanto chi desidera sposarsi non può avere l'intenzione di escludere di cedere al coniuge il diritto ad utilizzare il proprio corpo per procreare la prole. Tuttavia è lecito rinunciare a esercitare questo diritto, purché entrambi i coniugi siano d'accordo. Per sintetizzare: la cessione al coniuge del diritto sul proprio corpo per fini procreativi è necessaria per la validità del matrimonio, però è lecito rinunciare ad esercitare questo diritto, purché i coniugi siano tutti e due favorevoli a vivere in castità. Questo tipo di matrimonio è denominato “matrimonio di San Giuseppe”.
Non voglio essere frainteso: non sto dicendo che le persone sposate non devono mettere al mondo i figli, anzi ho grande stima per le famiglie numerose, quindi incoraggio i lettori sposati ad accogliere con gioia tutti i figli inviati dal buon Dio, e ad educarli cristianamente per farli diventare un giorno dei “cattolici militanti” e veri soldati di Gesù Cristo.
Tuttavia, se tra i lettori c'è qualche persona non sposata che pur volendo vivere in castità, vorrebbe anche avere al proprio fianco un coniuge cristiano per scambiarsi vicendevolmente aiuto spirituale e materiale, sappia che può celebrare un “matrimonio di San Giuseppe”.
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