Il vittimismo non mi appartiene. Al contrario mi appartiene la sete di verità e di giustizia. E il buon gusto che, a quanto pare, latita. Ne sono testimonianza taluni commenti vomitevoli elargiti ad un pubblico degno della peggiore suburra romana dalla pagina facebook dei supporters del nuovo corso FFI. Anche questo accade nella Chiesa della “tenerezza”.
Cedo anche a voi qualche escerto di una riflessione fra le tante che oltre a dileggiare il professor De Mattei, Marco Tosatti e tutti coloro che osano criticare i loro eroi, questa volta celebra il sottoscritto. L’acuta riflessione è a firma di tal Michele Gamboni, personaggio che vanta ben due profili su facebook con le stesse immagini (una curiosa opera del surrealista Gervaso Gallardo), solo che nel primo si definisce donna e nel secondo uomo (misteri della fede?):
“Siamo andati a leggere Fides e Forma del “filologo, saggista e scrittore pugliese” del quale però non siamo riusciti a trovare tracce bibliografiche significative. Forse sui suoi libri c’è il “tutto esaurito”? Francesco Colafemmina viene presentato come titolare di un blog molto noto e seguito in campo ecclesiale: “Fides et Forma”. Mai sentito prima! Abbiamo navigato su Fides et Forma e scopriamo che c’è una versione I e una versione II come quando i modelli delle automobili non si vendono più e si richiede un restyling.I post sono fermi al 16 maggio 2014. Una scelta di marketing? Dissacrante sarebbe stata la pubblicazione di una parodia su Mons. Galantino solo tre giorni prima dell’ultimo suo exploit webbistico, nell’anniversario di Fatima. Nemmeno il neo Segretario CEI è risparmiato dal livore indotto dalle gelosie curiali. Lo stile, infatti, oltre che antievangelico, è quasi sempre polemico ed offensivo e non disdegna le più alte cariche istituzionali della Chiesa. Il Colafemmina non poteva sempre rimanere impunito…”
Ecco la frase chiave: “non poteva sempre rimanere impunito”! Segnatevela. Ma andiamo oltre:
“Siamo poi andati a vedere i due post “galeotti”, quelli che hanno meritato la querela al filologo, saggista e scrittore pugliese. E poi dicono che in Puglia c’è la disoccupazione! Vendola ha davvero promosso la cultura dando spazio a talenti come Colafemina che crea così i suoi due saggi da Premio Strega. Sembra che gli sia andata bene se c’è solo l’accusa di diffamazione! Come nei crimini più efferati, dove il colpevole credeva oramai di averla fatta franca per l’oblio del tempo (i fatti si sono consumati all’inizio del commissariamento) e il supposto bonismo del religioso diffamato, è invece successo che l’efficace macchina della giustizia italiana l’ha incastrato attraverso il DNA elettronico. Dalla sua lettera all’amico americano, sappiamo che il telefono di casa e il contratto internet è intestato alla moglie. Anche il blog?”.
Evidentemente il magister elegantiarum ignora che un blog registrato su blogspot (com’era il vecchio blog) non è intestato a nessuno, ma al massimo a Google. Questo blog invece è intestato esclusivamente a me, perché io al contrario di taluni presunti docenti di morale ci ho sempre messo la faccia. Ma il parossismo della livida reazione arriva fra poco.
Aggiunge infatti il Carneade cammellato che parla di “spirito evangelico”: “Come il muratore di Mapello, il Colafemmina dirà: “ma cosa ho fatto? Non sono io il colpevole!” chiederà la grazia al Papa e a Napolitano, tra una lettera e un’altra di cui ne ha già redatte ben quattro!”.
Dunque, ammirate, cari amici, con quanta delicatezza codesto presunto seguace dello spirito evangelico e francescano, codesto ammiratore della Chiesa della tenerezza riesce a paragonare il sottoscritto ad un presunto omicida. Tanto odiosa gli pare l’offesa recata dal sottoscritto ai suoi eroi per aver concesso la divulgazione dell’incresciosa storia accadutami, da paragonarmi ad un presunto colpevole di uno spregevole omicidio. Non basta, termina le sue sagge ed evangeliche considerazioni cercando di farmi la morale sulla virtù e sul coraggio, andando a inventare una massima di Aristotele: “Aristotele ci ricorda che il coraggio è ciò che segue la ragione e la ragione impone di scegliere ciò che è virtuoso.Qui non c’è né ragione, né virtù, né fede, né forma. Anche coloro che vagheggiavano gli eroi greci, come l’appassionato dell’Hellas, tramontano e scompaiono dall’orizzonte quando spogliandosi dall’armatura di cartone indossano il burqa di vittima.”
E qui mi incazzo! E di brutto pure. L’andreia è propria degli uomini, ossia di coloro che non vivono come le larvae occultati nell’ombra, ma seguono la via della kalokagathia, non quella dei banausoi, chini sui loro interessi particolari, anneriti dalle muffe delle loro botteghe. E l’uomo coraggioso è per Aristotele non il bignami dell’aforisma italiano succitato bensì: “colui che avrà paura di ciò che è temibile a misura d’uomo, come è giusto e come la ragione comanda, ma lo affronterà in vista del bello: questo è il fine della virtù” (Etica Nicomachea, III,10).
Un concetto che ci ricorda come anche il coraggioso possa, anzi debba aver paura (della privazione di libertà, della sottrazione di beni, del dolore causato ai propri cari, del freno imposto alla sua parresia), eppure egli affronterà ogni timore “tou kalou eneka“: per il bello! E questa è areté, valore. Ora, non so quanto io sia coraggioso o valoroso, ma so che la mia vita è animata da queste parole di Aristotele, di più è animata dalla ricerca dellakalokagathia e dell’areté. E sempre Aristotele ci insegna che oltre all’azione serve l’intenzione ed è questa a costituire il presupposto di ciò che noi siamo, della nostra etica. Ma sono consapevole che tali considerazioni verrebbero considerate dalle truppe cammellate dei nuovi FFI semplici margaritas ad porcos. Così mi fermo qui.
E’ dunque un fatto che non basta predicarsi cattolici o supporter di Papa Francesco per essere immuni da protervia e tracotanza, da moralismo gretto e persino da una sguaiata passione per il cattivo gusto. Con risultati nient’altro se non penosi. Perché se è questo il volto dei difensori dei “nuovi” Frati Francescani dell’Immacolata, se questi difensori sono spalleggiati, protetti o aizzati dalla nuova leadership dell’Ordine non vale la pena discutere oltre. Bisognerebbe solo chiudere bottega. E rimandare nel deserto cammelli e cammellieri.
P.s.: Tanto ciarlavan di “coraggio” e “virtù” che il commento sudicio è scomparso. Cancellato assieme ad altro commento esilarante contro il professor De Mattei. Ma si sa, il coraggio (andreia in greco) è virtù dell’aner, del maschio. Difficile dunque che possa appartenere a chi è – per parafrasare Orazio – vir an mulier anceps.
Cari amici,
vorrei ringraziare tutti coloro che in queste ore mi stanno dimostrando il loro affetto e la loro solidarietà per le vicende che ormai sono note a molti di voi. Ringrazio anzitutto gli amici d’Oltreoceano che hanno ritenuto opportuno divulgare questa triste storia e ringrazio Marco Tosatti per averne dato ampia eco. Ringrazio il professor De Mattei che ha commentato con la consueta saggezza i fatti che sembrano iscriversi in una dinamica più ampia. Ringrazio gli amici, i lettori assidui, i blogger che hanno tradotto la notizia in inglese, francese, tedesco. Grazie anche da parte di tutta la mia famiglia.
Francesco Colafemmina
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