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venerdì 5 settembre 2014

A-teocon scatenati (versione soft dell'Onu delle religioni)


Isis, Giuliano Ferrara chiama alla guerra di religione contro l'Islam: "L'unica risposta è in una violenza incomparabilmente superiore"

GIULIANO FERRARA


"So di dire qualcosa di sconcertante ma non si risponde a questa altezza di sfida e a questa brutalità santificante con lo stato di diritto, con un'idea di polizia internazionale, con la denuncia della violenza; l'unica risposta è in una violenza incomparabilmente superiore". Giuliano Ferrara, nel suo editoriale su Il Foglio, chiama l'Occidente alla guerra contro l'islam. Nel suo articolo scrive che è in corso "un crudele gioco di intimidazione in cui la palma della vittoria in battaglia è già conquistata dall'islam, la religione che ha tappato la bocca a un Papa di Roma, che ha reso riluttante e timido un potere imperiale e internazionalista come quello americano".

"Guerra al terrore o al terrorismo va bene, se è per il marketing politico, ma nella definizione, peraltro respinta dai riluttanti e dagli umanitari in quanto espressione bellicista, sta un equivoco colossale, Noi l'avevamo sospettato - continua Ferrara- e lo gridammo come atroce verità quando pubblicammo come un Caravaggio la testa mozzata di Nick Berg o raccontammo la storia di Daniel Pearl, decollati entrambi in nome del Misericordioso, ma è un sospetto scorretto, una verità intollerabile: è questa una guerra di religione, della cui ferocia ultimativa e coesiva, appunto religiosa, solo un fronte è consapevole, il loro", scrive Ferrara.
E poi continua: "Piacerebbe a tutti noi poter pensare che il patibolo nel deserto sia una macabra messinscena, uno spettacolo di violenza demenziale e cieca, invece è una rappresentazione corrusca, che lascia balenare un suo fuoco luminoso e insieme accecante". "Bernardo Valli continua a insinuare analiticamente che (..) tutto derivi dall'errore di George W. Bush, Cheney e Rumsfeld, che i nostri nemici li abbiamo creati sciaguratamente noi, che il Baath iracheno era laico e ora i suoi generali sconfitti militano con lo stato islamico per nostra responsabilità, che il campo profetico maomettano non è fatto di nemici in nome di Dio ma di una "stragrande maggioranza" di amici nostri che vorrebbero non il Califfo ma un qualche dialogo interreligioso. La buona intenzione c'è tutta, per un commentatore corretto e di sinistra, ma non è così, lo sappiamo".
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2 commenti:

  1. à la guerre comme à la guerre . jane

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  2. Ma quale sconcertante..il Foglio di Tel Aviv ha solo perso ogni pudore , gli altri seguono diligentemente.
    Il bersaglio sono i cattolici renitenti alla leva di Tsahal..

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