esegeta di Papa Francesco» che apre
all’eutanasia. Chi è? Hans Küng
Il Correttore di bozze farebbe qualunque cosa
per gli amici. Per gli amici sarebbe pronto, il Correttore, a sostenere
qualunque insostenibile tesi e a voltare qualunque involtabile gabbana. Il
Correttore si butterebbe sotto un treno per gli amici. Figurarsi se potrebbe
mai negare loro una marchettina. Smarchetterebbe eccome, il Correttore, se si
trattasse di smarchettare per gli amici. Certo però che perfino un
gazzettiere prostituto come lui avrebbe qualche pudore a scrivere quello che
scrivono i colleghi di Repubblica del
loro amico Hans Küng.
Quando si tratta di annunciare l’uscita di un
nuovo libro di Hans Küng, quantunque il pamphlet non possa che contenere
previdibilmente la solita, indigesta, noiosa, riscaldatissima minestrina
cattolico-progressista, beh, per Repubblica non
esiste fanfara sufficientemente chiassosa. Nessun senso del limite, nessun
freno, nessun ritegno. Nessuna deontologia. Perciò se in Germania Hans Küng
consegna alle tipografie un volumetto di 160 pagine intitolato Glücklich sterben?, ovvero “Morire felici?”, è quasi il
minimo che Andrea Tarquini rilanci la notizia nel suo articolo parlando di una
«megarecensione» della Süddeutsche Zeitung «con
richiamo in prima pagina» e firmata da «Matthias Drobinski, forse il più
autorevole vaticanista tedesco». Forse. Nel senso che forse è il più autorevole
vaticanista tedesco ma magari anche dell’universo.
In quanto al Küng medesimo, invece, cercate di
non ridere qui, secondo Tarquini parliamo di «uno dei massimi teologi cattolici
del nostro tempo, il grande ribelle (ma esegeta di Papa Francesco)». Esatto:
esegeta di Papa Francesco. Uno che è riuscito ad adombrare – leggere Repubblica per
credere – che Papa Francesco non solo avrebbe già superato quell’inutile
ammennicolo dottrinario che è il sacramento del matrimonio indissolubile, ma
sarebbe già arrivato a giustificare finalmente l’aborto e il sacerdozio
femminile, se solo non subisse come un povero vecchio citrullo «le pressioni
della congregazione della dottrina della fede e del suo prefetto, l’arcivescovo
Gerhard Ludwig Müller».
Comunque. Cosa sostiene il massimo teologo
cattolico esegeta di papa Francesco? Sostiene, attenzione adesso, rullo di
tamburi, «una presa di posizione destinata a smuovere le acque nel grande
dibattito – tra cristiani e non solo – sul tema sofferto della liceità o meno
di scegliere da soli quando passare dalla vita alla morte». Ma no. Giura. Non
posso crederci. Non sarà mica per caso che Hans Küng, il grande teologo
cattolico esegeta di papa Francesco, dopo avere svoltato più e più volte a
favore di aborto, preti donne, sesso libero con goldone, distribuzione
delle ostie a capocchia, democrazia diretta in Vaticano stile Casaleggio
eccetera, ora ci spiazzerà tutti pronunziandosi imprevedibilmente per
l’eutanasia? Insiste Repubblica senza
pudore: «È la prima volta che un grande teologo cattolico si esprime in favore
della “dolce morte”».
La prima volta. Infatti, aggiunge poche righe
sotto Tarquini, «Hans Küng soffre di morbo di Parkinson. È ricoverato in
Svizzera, ha già fatto capire di voler porre fine alla sua vita quando saranno
percepibili i sintomi di degrado spirituale e fisico grave. Da tempo è membro
di “Exit”, l’associazione elvetica, forse la più nota organizzazione al mondo
che aiuta chi, perché malato inguaribile esposto al degrado e declino di ogni
facoltà fisica e mentale e a sofferenze insopportabili, desidera essere aiutato
a morire sereno. Già nel 1994 il teologo aveva enunciato il concetto del
“morire con dignità”». Sono almeno vent’anni insomma che è la prima volta.
E l’argomentazione di Küng? Il Correttore di
bozze è un cialtrone ma non fino al punto di criticare un libro che non ha
neanche potuto sfogliare. Tuttavia ritiene di dover riportare qui un paio di
citazioni utilizzate da Repubblica, poiché
danno una buona idea di quello che ci aspetta in libreria:
• innanzitutto «dal diritto alla vita – scrive
il grande Hans, teologo esegeta etc etc – non deriva in nessun caso il dovere
della vita, o il dovere di continuare a vivere in ogni circostanza», idea
dirompente che suscitarà nel cattolico moderno numerosi cogitabondi
interrogativi (tipo: scusi, ma chi la trattiene?) e profonde riflessioni (tipo:
se è per questo, neanche dal diritto di espressione deriva alcun dovere di
scrivere per forza cazzate);
• poi «l’aiuto a morire va inteso come estremo
aiuto a vivere» e infatti io «non voglio esaltare il suicidio», precisa il
ribelle;
• ma soprattutto «non sempre, ricorda Hans Küng
nel suo libro appena uscito, i cristiani hanno condannato la scelta di morire».
Ricorda Tarquini: «Per primo fu Sant’Agostino a condannare il suicidio, ma
durante la persecuzione dei cristiani per opera del pagano e decadente Impero
romano, chi credeva in Cristo preferiva morire piuttosto che tradire altri
fedeli parlando sotto tortura. Perché allora vedere nel suicidio la via verso
l’Inferno, perché non accettare l’aiuto a chi vuole morire?».
E con l’ineccepibile equiparazione fra i
martiri cristiani e Piergiorgio Welby, il Correttore di bozze è arrivato alla
conclusione. Dove si scopre di nuovo che oggi «per la prima volta», daje, «chi
è a favore dell’aiuto alla dolce morte per libera scelta ha un teologo
cattolico dalla sua parte». Che è vero. Ma se Küng è una persona seria, ancora
per poco.
@Correttoredibox
Settembre 4, 2014 Correttore di bozze
Leggi di Più: Hans Küng, un libro a favore dell'eutanasia. Incredibile | Tempi.it
beato!che bel esempio di cristiano!si è messo al posto di Dio! io devo decidere quando morire...e vogliono ancora ascoltare le eresie che vomita!Signore pietà di noi peccatori!
RispondiEliminama perchè il papa, non lo caccia via a calci ??????
RispondiElimina