Sir 24:14
Ab initio et ante saecula creata sum, et usque ad futurum saeculum non desinam, et in habitatione sancta coram ipso ministravi.
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e si ripassi un pò cosa scrive un Papa cattolico fuori dalla locanda santamarta
Nella mattina di lunedì 11 ottobre
2010, durante la celebrazione dell’Ora Terza che ha aperto i lavori
della prima congregazione generale dell’Assemblea speciale per il Medio
Oriente del Sinodo dei vescovi, Papa Benedetto XVI ha pronunciato a braccio la seguente e monumentale meditazione
che vi proponiamo integralmente per la sua profonda catechesi su Maria
Santissima. La sapienza teologica di Benedetto XVI copre in tutti questi
secoli, dal Concilio di Efeso al Vaticano II, l’essenza stessa
dell’autentica mariologia che sfocia in quella proclamazione di Maria
“Mater Ecclesiae”, quale naturale e connaturale ruolo della Vergine
Santa, Madre di Dio.
Cari fratelli e sorelle,
l’11 ottobre 1962, quarantotto anni fa,
Papa Giovanni XXIII inaugurava il Concilio Vaticano II. Si celebrava
allora l’11 ottobre la festa della Maternità divina di Maria, e, con
questo gesto, con questa data, Papa Giovanni voleva affidare tutto il
Concilio alle mani materne, al cuore materno della Madonna. Anche noi
cominciamo l’11 ottobre, anche noi vogliamo affidare questo Sinodo, con
tutti i problemi, con tutte le sfide, con tutte le speranze, al cuore
materno della Madonna, della Madre di Dio.
Pio XI, nel 1931, aveva introdotto
questa festa, millecinquecento anni dopo il Concilio di Efeso [1], il
quale aveva legittimato, per Maria, il titolo “Theotókos”, “Dei
Genitrix”. In questa grande parola “Dei Genitrix”, “Theotókos”, il
Concilio di Efeso aveva riassunto tutta la dottrina di Cristo, di Maria,
tutta la dottrina della redenzione. E così vale la pena riflettere un
po’, un momento, su ciò di cui parla il Concilio di Efeso, ciò di cui
parla questo giorno.
In realtà, “Theotókos” è un titolo
audace. Una donna è Madre di Dio. Si potrebbe dire: come è possibile?
Dio è eterno, è il Creatore. Noi siamo creature, siamo nel tempo: come
potrebbe una persona umana essere Madre di Dio, dell’Eterno, dato che
noi siamo tutti nel tempo, siamo tutti creature?
Perciò si capisce che c'era forte opposizione, in parte, contro questa parola.
I nestoriani dicevano: si può parlare di
“Christotókos”, sì, ma di “Theotókos” no: Theós, Dio, è oltre, sopra
gli avvenimenti della storia. Ma il Concilio ha deciso questo, e proprio
così ha messo in luce l'avventura di Dio, la grandezza di quanto ha
fatto per noi.
Dio non è rimasto in sé: è uscito da sé,
si è unito talmente, così radicalmente con quest’uomo, Gesù, che
quest'uomo Gesù è Dio, e se parliamo di Lui, possiamo sempre anche
parlare di Dio. Non è nato solo un uomo che aveva a che fare con Dio, ma
in Lui è nato Dio sulla terra. Dio è uscito da sé. Ma possiamo anche
dire il contrario: Dio ci ha attirato in se stesso, così che non siamo
più fuori di Dio, ma siamo nell'intimo, nell'intimità di Dio stesso.
La filosofia aristotelica, lo sappiamo
bene, ci dice che tra Dio e l’uomo esiste solo una relazione non
reciproca. L’uomo si riferisce a Dio, ma Dio, l’Eterno, è in sé, non
cambia: non può avere oggi questa e domani un’altra relazione. Sta in
sé, non ha relazione ad extra. È una parola molto logica, ma è una
parola che ci fa disperare: quindi Dio stesso non ha relazione con me.
Con l’incarnazione, con l’avvenimento
della “Theotókos”, questo è cambiato radicalmente, perché Dio ci ha
attirato in se stesso e Dio in se stesso è relazione e ci fa partecipare
nella sua relazione interiore. Così siamo nel suo essere Padre, Figlio e
Spirito Santo, siamo nell'interno del suo essere in relazione, siamo in
relazione con Lui e Lui realmente ha creato relazione con noi. In quel
momento Dio voleva essere nato da una donna ed essere sempre se stesso:
questo è il grande avvenimento. E così possiamo capire la profondità
dell’atto di Papa Giovanni, che affidò l’Assise conciliare, sinodale, al
mistero centrale, alla Madre di Dio che è attirata dal Signore in Lui
stesso, e così noi tutti con Lei.
Il Concilio ha cominciato con l'icona
della “Theotókos”. Alla fine Papa Paolo VI riconosce alla stessa Madonna
il titolo “Mater Ecclesiae” [2]. E queste due icone, che iniziano e
concludono il Concilio, sono intrinsecamente collegate, sono, alla fine,
un’icona sola. Perché Cristo non è nato come un individuo tra altri. È
nato per crearsi un corpo: è nato – come dice Giovanni al capitolo 12
del suo Vangelo – per attirare tutti a sé e in sé. È nato – come dicono
le Lettere ai Colossesi e agli Efesini – per ricapitolare tutto il
mondo, è nato come primogenito di molti fratelli, è nato per riunire il
cosmo in sé, cosicché Lui è il Capo di un grande Corpo. Dove nasce
Cristo, inizia il movimento della ricapitolazione, inizia il momento
della chiamata, della costruzione del suo Corpo, della santa Chiesa.
La Madre di Theós, la Madre di Dio, è
Madre della Chiesa, perché Madre di Colui che è venuto per riunirci
tutti nel suo Corpo risorto. [3]
San Luca ci fa capire questo nel
parallelismo tra il primo capitolo del suo Vangelo e il primo capitolo
degli Atti degli Apostoli, che ripetono su due livelli lo stesso
mistero. Nel primo capitolo del Vangelo lo Spirito Santo viene su Maria e
così partorisce e ci dona il Figlio di Dio. Nel primo capitolo degli
Atti degli Apostoli Maria è al centro dei discepoli di Gesù che pregano
tutti insieme, implorando la nube dello Spirito Santo. E così dalla
Chiesa credente, con Maria nel centro, nasce la Chiesa, il Corpo di
Cristo. Questa duplice nascita è l'unica nascita del “Christus totus”,
del Cristo che abbraccia il mondo e noi tutti.
Nascita a Betlemme, nascita nel
Cenacolo. Nascita di Gesù Bambino, nascita del Corpo di Cristo, della
Chiesa. Sono due avvenimenti o un unico avvenimento. Ma tra i due stanno
realmente la Croce e la Risurrezione. E solo tramite la Croce avviene
il cammino verso la totalità del Cristo, verso il suo Corpo risorto,
verso l’universalizzazione del suo essere nell'unità della Chiesa. E
così, tenendo presente che solo dal grano caduto in terra nasce poi il
grande raccolto, dal Signore trafitto sulla Croce viene l’universalità
dei suoi discepoli riuniti in questo suo Corpo, morto e risorto.
Tenendo conto di questo nesso tra
“Theotókos” e “Mater Ecclesiae”, il nostro sguardo va verso l'ultimo
libro della Sacra Scrittura, l’Apocalisse, dove, nel capitolo 12, appare
proprio questa sintesi. La donna vestita di sole, con dodici stelle sul
capo e la luna sotto i piedi, partorisce. E partorisce con un grido di
dolore, partorisce con grande dolore. Qui il mistero mariano è il
mistero di Betlemme allargato al mistero cosmico. Cristo nasce sempre di
nuovo in tutte le generazioni e così assume, raccoglie l'umanità in se
stesso. E questa nascita cosmica si realizza nel grido della Croce, nel
dolore della Passione. E a questo grido della Croce appartiene il sangue
dei martiri.
Così, in questo momento, possiamo gettare uno sguardo sul secondo Salmo di questa Ora Media, il Salmo 81, dove si vede una parte di questo processo. Dio sta tra gli dei – ancora sono considerati in Israele come dei. In questo Salmo, in un concentramento grande, in una visione profetica, si vede il depotenziamento degli dei. Quelli che apparivano dei non sono dei e perdono il carattere divino, cadono a terra. “Dii estis et moriemini sicut nomine” (cfr. Sal 81,6-7): il depotenziamento, la caduta delle divinità.
Così, in questo momento, possiamo gettare uno sguardo sul secondo Salmo di questa Ora Media, il Salmo 81, dove si vede una parte di questo processo. Dio sta tra gli dei – ancora sono considerati in Israele come dei. In questo Salmo, in un concentramento grande, in una visione profetica, si vede il depotenziamento degli dei. Quelli che apparivano dei non sono dei e perdono il carattere divino, cadono a terra. “Dii estis et moriemini sicut nomine” (cfr. Sal 81,6-7): il depotenziamento, la caduta delle divinità.
Questo processo che si realizza nel
lungo cammino della fede di Israele, e che qui è riassunto in un’unica
visione, è un processo vero della storia della religione: la caduta
degli dei. E così la trasformazione del mondo, la conoscenza del vero
Dio, il depotenziamento delle forze che dominano la terra, è un processo
di dolore. Nella storia di Israele vediamo come questo liberarsi dal
politeismo, questo riconoscimento – “solo Lui è Dio” – si realizza in
tanti dolori, cominciando dal cammino di Abramo, l’esilio, i Maccabei,
fino a Cristo. E nella storia continua questo processo del
depotenziamento, del quale parla l’Apocalisse al capitolo 12; parla
della caduta degli angeli, che non sono angeli, non sono divinità sulla
terra. E si realizza realmente, proprio nel tempo della Chiesa nascente,
dove vediamo come col sangue dei martiri vengono depotenziate le
divinità, cominciando dall'imperatore divino, da tutte queste divinità. È
il sangue dei martiri, il dolore, il grido della Madre Chiesa che le fa
cadere e trasforma così il mondo.
Questa caduta non è solo la conoscenza
che esse non sono Dio; è il processo di trasformazione del mondo, che
costa il sangue, costa la sofferenza dei testimoni di Cristo. E, se
guardiamo bene, vediamo che questo processo non è mai finito. Si
realizza nei diversi periodi della storia in modi sempre nuovi; anche
oggi, in questo momento, in cui Cristo, l’unico Figlio di Dio, deve
nascere per il mondo con la caduta degli dei, con il dolore, il martirio
dei testimoni. Pensiamo alle grandi potenze della storia di oggi,
pensiamo ai capitali anonimi che schiavizzano l'uomo, che non sono più
cosa dell'uomo, ma sono un potere anonimo al quale servono gli uomini,
dal quale sono tormentati gli uomini e perfino trucidati. Sono un potere
distruttivo, che minaccia il mondo. E poi il potere delle ideologie
terroristiche.
Apparentemente in nome di Dio viene
fatta violenza, ma non è Dio: sono false divinità, che devono essere
smascherate, che non sono Dio. E poi la droga, questo potere che, come
una bestia vorace, stende le sue mani su tutte le parti della terra e
distrugge: è una divinità, ma una divinità falsa, che deve cadere.
O anche il modo di vivere propagato
dall'opinione pubblica: oggi si fa così, il matrimonio non conta più, la
castità non è più una virtù, e così via.
Queste ideologie che dominano, così che si impongono con forza, sono divinità. E nel dolore dei santi, nel dolore dei credenti, della Madre Chiesa della quale noi siamo parte, devono cadere queste divinità, deve realizzarsi quanto dicono le Lettere ai Colossesi e agli Efesini: le dominazioni, i poteri cadono e diventano sudditi dell'unico Signore Gesù Cristo.
Queste ideologie che dominano, così che si impongono con forza, sono divinità. E nel dolore dei santi, nel dolore dei credenti, della Madre Chiesa della quale noi siamo parte, devono cadere queste divinità, deve realizzarsi quanto dicono le Lettere ai Colossesi e agli Efesini: le dominazioni, i poteri cadono e diventano sudditi dell'unico Signore Gesù Cristo.
Di questa lotta nella quale noi stiamo,
di questo depotenziamento di dio, di questa caduta dei falsi dei, che
cadono perché non sono divinità, ma poteri che distruggono il mondo,
parla l’Apocalisse al capitolo 12, anche con un'immagine misteriosa, per
la quale, mi pare, ci sono tuttavia diverse belle interpretazioni.
Viene detto che il dragone mette un
grande fiume di acqua contro la donna in fuga per travolgerla. E sembra
inevitabile che la donna venga annegata in questo fiume. Ma la buona
terra assorbe questo fiume ed esso non può nuocere. Io penso che il
fiume sia facilmente interpretabile: sono queste correnti che dominano
tutti e che vogliono far scomparire la fede della Chiesa, la quale non
sembra più avere posto davanti alla forza di queste correnti che si
impongono come l'unica razionalità, come l'unico modo di vivere.
E la terra che assorbe queste correnti è
la fede dei semplici, che non si lascia travolgere da questi fiumi e
salva la Madre e salva il Figlio. Perciò il Salmo dice - il primo salmo
dell’Ora Media – la fede dei semplici è la vera saggezza (cfr. Sal
118,130). Questa saggezza vera della fede semplice, che non si lascia
divorare dalle acque, è la forza della Chiesa. E siamo ritornati al
mistero mariano.
E c’è anche un’ultima parola nel Salmo
81, “movebuntur omnia fundamenta terrae” (Sal 81,5), vacillano le
fondamenta della terra. Lo vediamo oggi, con i problemi climatici, come
sono minacciate le fondamenta della terra, ma sono minacciate dal nostro
comportamento. Vacillano le fondamenta esteriori perché vacillano le
fondamenta interiori, le fondamenta morali e religiose, la fede dalla
quale segue il retto modo di vivere. E sappiamo che la fede è il
fondamento, e, in definitiva, le fondamenta della terra non possono
vacillare se rimane ferma la fede, la vera saggezza.
E poi il Salmo dice: “Alzati, Signore, e
giudica la terra” (Sal 81,8). Così diciamo anche noi al Signore:
“Alzati in questo momento, prendi la terra tra le tue mani, proteggi la
tua Chiesa, proteggi l'umanità, proteggi la terra”. E affidiamoci di
nuovo alla Madre di Dio, a Maria, e preghiamo: “Tu, la grande credente,
tu che hai aperto la terra al cielo, aiutaci, apri anche oggi le porte,
perché sia vincitrice la verità, la volontà di Dio, che è il vero bene,
la vera salvezza del mondo”. Amen.
NOTE
1] Lettera Enciclica Lux Veritatis del Sommo Pontefice Pio XI dle 25 dicembre 1931 per il XV Centenario del Concilio di Efeso e istituzione della Festa Universale della Madre di Dio.
2] “Igitur ad Beatae Virginis gloriam ad nostrumque solacium, Mariam Sanctissimam declaramus Matrem Ecclesiae, hoc est totius populi christiani, tam fidelium quam Pastorum, qui eam Matrem amantissimam appellant; ac statuimus ut suavissimo hoc nomine iam nunc universus christianus populus magis adhuc honorem Deiparae tribuat eique supplicationes adhibeat” {Perciò a gloria della Beata Vergine e a nostra consolazione dichiariamo Maria Santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, sia dei fedeli che dei Pastori, che la chiamano Madre amatissima; e stabiliamo che con questo titolo tutto il popolo cristiano d’ora in poi tributi ancor più onore alla Madre di Dio e le rivolga suppliche} (Paolo VI, Discorso a conclusione della III sessione del Vaticano II, 21 novembre 1964)
3] Si legga anche il riferimento esplicito nel Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 963-975.
1] Lettera Enciclica Lux Veritatis del Sommo Pontefice Pio XI dle 25 dicembre 1931 per il XV Centenario del Concilio di Efeso e istituzione della Festa Universale della Madre di Dio.
2] “Igitur ad Beatae Virginis gloriam ad nostrumque solacium, Mariam Sanctissimam declaramus Matrem Ecclesiae, hoc est totius populi christiani, tam fidelium quam Pastorum, qui eam Matrem amantissimam appellant; ac statuimus ut suavissimo hoc nomine iam nunc universus christianus populus magis adhuc honorem Deiparae tribuat eique supplicationes adhibeat” {Perciò a gloria della Beata Vergine e a nostra consolazione dichiariamo Maria Santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, sia dei fedeli che dei Pastori, che la chiamano Madre amatissima; e stabiliamo che con questo titolo tutto il popolo cristiano d’ora in poi tributi ancor più onore alla Madre di Dio e le rivolga suppliche} (Paolo VI, Discorso a conclusione della III sessione del Vaticano II, 21 novembre 1964)
3] Si legga anche il riferimento esplicito nel Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 963-975.
* Messa a Santa Marta. Piccolina e santa
“in una cosa piccolina, in un piccolo paese” con Giuseppe e Maria. “Il Dio della grande storia - ha rilevato - è anche nella piccola storia, lì, perché vuole camminare con ognuno”. *
Oggi possiamo guardare la Madonna, piccolina, santa, senza peccato, pura, prescelta per diventare la Madre di Dio e anche guardare questa storia che è dietro, tanto lunga, di secoli e domandarci
http://ilsismografo.blogspot.com/2014/09/vaticano-messa-santa-marta_8.html
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