I padri sanno tutto e da oggi entrano nei nostri letti disfatti
Papa Francesco celebra la messa per l'anniversario dei gesuiti (foto LaPresse)
La chiesa mi fa impazzire. Ogni tanto colgo intorno a me qualche sguardo vuoto, qualche grugnito di imbarazzo, quando produco e chiedo la produzione di pagine e pagine su matrimonio, famiglia (che sbadigli), dottrina, capelli spaccati in quattro, gesuitismi, conclavi, pastorale, a chi dare l’ostia, come si accoppia l’essere umano e che ne fa del suo piacere, sinodalità eccetera. Ma la gioia sensuale e intellettuale che provo nell’entrare in cattedrale, sia pure dalla porta di servizio della vaticanistica, della teoria, dell’indagine laica, piuttosto che dalla porta che dà sull’altare maggiore illuminato direttamente da Dio, e a piedi invece che in ginocchio, è ineguagliata.
Forse forse analoga impressione di totalità e di luce ebbi da ragazzino piccolissimo davanti alle salme di Stalin e di Lenin, ma questa santità sacrilega e storica l’ho già raccontata altrove. Sono consegnato all’idolatria, oggi con i cattolici, che frequento e trovo meravigliosi, un’idolatria composta e febbrile, matura e adolescente, fermamente allineata sui confini di una religione scritta, sceneggiata, imbastita e cantata da millenni di cultura e di parola, e che parola. Forse forse non sono liberale. Ma chissenefrega.
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E hanno avuto l’impudente coraggio di decidere per il segreto di stato di grazia, un segreto impossibile che non riusciranno a mantenere né per dritto né per rovescio, ormai si sa tutto anche del conclave, e Socci dice che devono ancor eleggere un papa, addirittura. Ma anche noi siamo segreti per loro o crediamo di esserlo, e il loro magistero ci mette in imbarazzo perché sappiamo niente, e loro sanno tutto. Buon lavoro ai padri.
di Giuliano Ferrara | 05 Ottobre 2014
© FOGLIO QUOTIDIANO
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