L’avvio del Sinodo straordinario sulla famiglia è stato preceduto,
come ben sa chiunque abbia seguito anche parzialmente il dibattito delle
ultime settimane, da accese discussioni ed interventi appassionati da
parte degli stessi Cardinali, interventi in
qualche caso sfociati in veri e propri botta e risposta sulla stampa. Al
di là di considerazioni circa l’opportunità di più di qualcuno di detti
interventi, che hanno di fatto animato un Sinodo “mediatico”
antecedente quello in corso in questi giorni, e senza addentrarci al cuore delle questioni più dibattute – in primis la
possibilità di concedere la Comunione ai divorziati risposati -, alcune
brevi riflessioni, in particolare per quanto riguarda il rapporto fra
fede, condotta morale e famiglia, possono forse fornire elementi utili
per confronti su argomenti che spesso, purtroppo, non solo non sono
affrontati con la necessaria prudenza, ma vengono liquidati a colpi di
slogan.
La prima considerazione verte sulla difficoltà generale, non solo in famiglia, di essere cristiani. Oggi appare particolarmente difficile – sostengono molti – vivere «come dice la Chiesa». Ora, a parte il fatto che la Chiesa non «dice» proprio nulla ma, semplicemente, si sforza di testimoniare, rendere vivi e ripetere gli insegnamenti di Gesù Cristo, c’è da dire che non solo l’essere cristiani mai stato semplice, ma la difficoltà appare connaturata alla storia stessa Cristianesimo. Erano discepoli coloro che, anziché rispondere all’invito di Gesù, si assopirono – «Non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora?» (Matteo 26,41) – e fu nientemeno che Pietro, lui che Gesù aveva avuto il privilegio di conoscerlo da vicino, a rinnegarlo tre volte dopo essersi impegnato alla fedeltà assoluta: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò» (Matteo 26, 35). Ne consegue che quando si nota la difficoltà, a volte, di seguire integralmenteGesù non si dice nulla di nuovo.
Una seconda considerazione merita d’essere svolta sul rapporto fra morale e fede. E’ opinione comune che con più “aperture” la Chiesa sarebbe più seguita e alle funzioni domenicali accorrerebbero più fedeli; ad una morale più “elastica” corrisponderebbe quindi più fede. Un pensiero diffuso, abbiamo detto, ma falso. Lo insegna il caso delle confessioni “liberal” quali quelle protestanti presenti nel Nord Europa, confessioni che le “aperture” tanto richieste dai mass media a Papa Francesco – da nuova etica dall’aborto alle unioni omosessuali – le hanno effettuate da tempo. Risultato: il numero dei fedeli è in caduta libera. E mentre questo accade, notano specialisti come Massimo Introvigne, le denominazioni conservatrici che propongono un’etica sessuale talvolta anche più rigida di quella cattolica crescono a ritmi imprevisti. Abbiamo perciò ottime ragioni – anche sorvolando sul fondamento divino ed intangibile dei precetti – per credere che, proponendo una morale più “elastica”, otterremo solo una fede più “elastica”.
Un ultimo fondamentale aspetto – tanto più alla luce del Sinodo – da considerare è il ruolo decisivo che riveste la fede nella vita di coppia. A questo proposito, la letteratura scientifica e specialmente sociologica ha tanto da dirci; infatti, non solo si è registrato come la fede religiosa sia associata alla stabilità coniugale (Journal of Family Psychology, 2001), ci sono pure elementi che indicano come la stessa partecipazione alle funzioni diminuisca il rischio di tradimenti (Journal of Marriage and Family, 2008) e come pregare per il proprio partner accresca la percezione della sacralità del rapporto di coppia riducendo conseguentemente pensieri e condotte infedeli (Journal of Personality and Social Psychology, 2010). Nella Chiesa come nelle famiglie, insomma, è anzitutto la fede a fare la differenza. In tal senso sarebbe opportuno che i cattolici, a prescindere dall’esito del Sinodo, tenessero a mente che, per quanto riguarda le difficoltà a formare e a tenere unita una famiglia, il centro di tutto rimane Lui. Che ha parlato chiaro: «Senza di me non potete fare nulla» (Giovanni 15,5).
giulianoguzzo,com
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2014/10/la-chiesa-la-fede-e-le-aperture/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=la-chiesa-la-fede-e-le-aperture
La prima considerazione verte sulla difficoltà generale, non solo in famiglia, di essere cristiani. Oggi appare particolarmente difficile – sostengono molti – vivere «come dice la Chiesa». Ora, a parte il fatto che la Chiesa non «dice» proprio nulla ma, semplicemente, si sforza di testimoniare, rendere vivi e ripetere gli insegnamenti di Gesù Cristo, c’è da dire che non solo l’essere cristiani mai stato semplice, ma la difficoltà appare connaturata alla storia stessa Cristianesimo. Erano discepoli coloro che, anziché rispondere all’invito di Gesù, si assopirono – «Non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora?» (Matteo 26,41) – e fu nientemeno che Pietro, lui che Gesù aveva avuto il privilegio di conoscerlo da vicino, a rinnegarlo tre volte dopo essersi impegnato alla fedeltà assoluta: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò» (Matteo 26, 35). Ne consegue che quando si nota la difficoltà, a volte, di seguire integralmenteGesù non si dice nulla di nuovo.
Una seconda considerazione merita d’essere svolta sul rapporto fra morale e fede. E’ opinione comune che con più “aperture” la Chiesa sarebbe più seguita e alle funzioni domenicali accorrerebbero più fedeli; ad una morale più “elastica” corrisponderebbe quindi più fede. Un pensiero diffuso, abbiamo detto, ma falso. Lo insegna il caso delle confessioni “liberal” quali quelle protestanti presenti nel Nord Europa, confessioni che le “aperture” tanto richieste dai mass media a Papa Francesco – da nuova etica dall’aborto alle unioni omosessuali – le hanno effettuate da tempo. Risultato: il numero dei fedeli è in caduta libera. E mentre questo accade, notano specialisti come Massimo Introvigne, le denominazioni conservatrici che propongono un’etica sessuale talvolta anche più rigida di quella cattolica crescono a ritmi imprevisti. Abbiamo perciò ottime ragioni – anche sorvolando sul fondamento divino ed intangibile dei precetti – per credere che, proponendo una morale più “elastica”, otterremo solo una fede più “elastica”.
Un ultimo fondamentale aspetto – tanto più alla luce del Sinodo – da considerare è il ruolo decisivo che riveste la fede nella vita di coppia. A questo proposito, la letteratura scientifica e specialmente sociologica ha tanto da dirci; infatti, non solo si è registrato come la fede religiosa sia associata alla stabilità coniugale (Journal of Family Psychology, 2001), ci sono pure elementi che indicano come la stessa partecipazione alle funzioni diminuisca il rischio di tradimenti (Journal of Marriage and Family, 2008) e come pregare per il proprio partner accresca la percezione della sacralità del rapporto di coppia riducendo conseguentemente pensieri e condotte infedeli (Journal of Personality and Social Psychology, 2010). Nella Chiesa come nelle famiglie, insomma, è anzitutto la fede a fare la differenza. In tal senso sarebbe opportuno che i cattolici, a prescindere dall’esito del Sinodo, tenessero a mente che, per quanto riguarda le difficoltà a formare e a tenere unita una famiglia, il centro di tutto rimane Lui. Che ha parlato chiaro: «Senza di me non potete fare nulla» (Giovanni 15,5).
giulianoguzzo,com
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Sinodo al via. Ecco cosa è successo oggi
Inizia in Vaticano il sinodo straordinario
sulle sfide attuali alla pastorale familiare. Sfide molteplici, ma il
tema dei divorziati risposati resta centrale
La messa di apertura del sinodo a San Pietro, celebrata da Papa Francesco (foto Lapresse)
Al via in Vaticano il Sinodo Straordinario sulle sfide attuali alla pastorale familiare.
ARTICOLI CORRELATI I padri sanno tutto e da oggi entrano nei nostri letti disfatti “La chiesa parli chiaro, la dottrina non si cambia” L’alfiere americano del matrimonio che non sembra uscito dalla sacrestia Sinodo dinamico Papa Francesco aprendo i lavori ha raccomandato di "parlare chiaro" e "con paressia" (termine greco che indica libertà di essere sinceri, ndr). “Una condizione generale di base è questa: parlare chiaro. Nessuno dica: ‘Questo non si può dire; penserà di me così o così", ha Bergoglio. Nella "relatio" del cardinale Peter Erdo, primate d'Ungheria e presidente dei vescovi europei, si precisa che "i divorziati risposati civilmente appartengono alla chiesa. Hanno bisogno e hanno il diritto di essere accompagnati dai loro pastori". Le vie indicate dal cardinale Erdo nel suo testo sono due: l'allargamento della nullità matrimoniale che potrebbe in futuro essere dichiarata direttamente dai vescovi, oppure il modello ortodosso che (dopo un percorso penitenziale) consente nuove unioni non sacramentali.
A presiedere i lavori sono i cardinali Andrè Vingt-Trois, francese, Antonio Luis Tagle, filippino, e Damasceno Assis, brasiliano, tutti scelti da Bergoglio sulla base dell'indicazione democraticamente espressa dal Consiglio, a sua volta eletto. Il Pontefice ha poi deciso di affidare direttamente al Sinodo la stesura del documento finale e non riservarla a se stesso (come è sempre avvenuto finora, quando l'assemblea approvava delle 'propositiones' lasciando al Papa il compito di organizzarle e integrarle in una sua Esortazione Apostolica post-sinodale, pubblicata in genere due anni dopo l'assemblea).
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/121607/rubriche/sinodo-al-via-ecco-cosa-successo-oggi.htm
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A presiedere i lavori sono i cardinali Andrè Vingt-Trois, francese, Antonio Luis Tagle, filippino, e Damasceno Assis, brasiliano, tutti scelti da Bergoglio sulla base dell'indicazione democraticamente espressa dal Consiglio, a sua volta eletto. Il Pontefice ha poi deciso di affidare direttamente al Sinodo la stesura del documento finale e non riservarla a se stesso (come è sempre avvenuto finora, quando l'assemblea approvava delle 'propositiones' lasciando al Papa il compito di organizzarle e integrarle in una sua Esortazione Apostolica post-sinodale, pubblicata in genere due anni dopo l'assemblea).
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/121607/rubriche/sinodo-al-via-ecco-cosa-successo-oggi.htm
Il relatore del Sinodo: i divorziati risposati appartengono alla Chiesa
Erdo: no a secondo matrimonio riconosciuto dalla Chiesa, al sinodo solo questioni pastorali. Forte: la dottrina non va utilizzata come una clava
IACOPO SCARAMUZZICITTÀ DEL VATICANO
“I divorziati risposati civilmente appartengono alla Chiesa”, ma “nel caso di un matrimonio sacramentale (consumato), dopo un divorzio, mentre il primo coniuge è ancora in vita, non è possibile un secondo matrimonio riconosciuto dalla Chiesa” e, ad ogni modo, “non le questioni dottrinali, ma le questioni pratiche”, ovvero “di natura squisitamente pastorale”, sono in discussione al sinodo straordinario sulla famiglia che si è aperto oggi in Vaticano. E’ tra questi paletti che il relatore generale, il cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest, presidente della conferenza episcopale ungherese nonché presidente del consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) ha impostato la controversa questione dell’ipotesi di concedere la comunione ai divorziati risposati. Un tema che rappresenta “solo un problema nel grande numero di sfide pastorali oggi acutamente avvertite”, ma pervade comunque molte delle tredici cartelle del discorso pronunciato da Erdo.
Il porporato ungherese ha precisato, nel corso di un briefing in sala stampa vaticana successiva alla sessione mattutina, che la sua “relativo ante disceptationem”, rispetto al passato, “è stata già un lavoro sinodale” perché riporta, sintetizzandoli, i contributi che i padri sinodali sono stati invitati a far preventivamente pervenire alla segreteria del sinodo “entro fine settembre”. Altra novità, per volontà di Papa Francesco la relazione introduttiva è stata svolta in italiano anziché in latino. “Questo – ha chiosato con humor Erdo – ha facilitato un po’ il lavoro perché negli anni scorsi ascoltare un'ora di latino non era facile”.
La Chiesa deve porgere la “verità medicinale” rappresentata dalla “chiara e piena verità del Vangelo” in maniera da “essere effettivamente riconosciuta come ‘rimedio’, anche per le tante situazioni familiari problematiche, spesso molto sofferte.
In altre parole, senza sminuire la verità, essa va proposta ponendosi anche dall’angolazione di coloro che più ‘fanno fatica’ a riconoscerla come tale e a viverla”, ha premesso Erdo, che ha comunque messo in evidenza “la testimonianza dei molti matrimoni e delle famiglie cristiane vissute felicemente. Queste esperienze positive non vanno perse di vista, malgrado le diffuse situazioni precarie ed irregolari”.
Prima di indicare le possibili soluzioni relative al nodo della eucaristia ai divorziati risposati, Erdo ha voluto fare diverse premesse: “Non viene messa in questione la dottrina dell’indissolubilità del matrimonio in quanto tale” e “quindi, non le questioni dottrinali, ma le questioni pratiche - inseparabili d`altro canto dalle verità della fede - sono in discussione in questo Sinodo, di natura squisitamente pastorale”. E “nel caso di un matrimonio sacramentale (consumato), dopo un divorzio, mentre il primo coniuge è ancora in vita, non è possibile un secondo matrimonio riconosciuto dalla Chiesa”.
L’arcivescovo di Budapest ha poi indicato due piste. “I divorziati risposati civilmente appartengono alla Chiesa. Hanno bisogno e hanno il diritto di essere accompagnati dai loro pastori. Essi sono invitati ad ascoltare la parola di Dio, a partecipare alla liturgia della Chiesa, alla preghiera e a compiere le opere buone della carità. La pastorale della Chiesa deve prendersi cura di loro in un modo tutto particolare, tenendo presente la situazione di ciascuno”, ha detto Erdo. La prima pista indicata da Erdo è la facilitazione della nullità matrimoniale, con tre possibilità: “Per accertare in maniera efficace e snella l’eventuale nullità del vincolo sembra, a non pochi, che sia da rivedere, in primo luogo, l’obbligatorietà della doppia sentenza conforme per la dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale, procedendo al secondo grado solo se c’è appello da una o da entrambe le parti ovvero da parte del difensore del vincolo, entro un tempo definito”. Secondo, riecheggiando Benedetto XVI, una soluzione extra-giudiziale, poiché “secondo proposte autorevoli, occorrerebbe valutare la rilevanza dell’intenzione della fede dei nubendi in ordine alla validità del matrimonio sacramento, secondo il principio generale che per la validità di un sacramento è necessario che vi sia l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa”. Terzo, il caso di “privilegio petrino” nei casi di matrimoni contratti con disparità di culto. Infine Erdo riecheggia la proposta formulata ad un concistoro di cardinali a febbraio dal cardinale Walter Kasper ha suggerito di “esaminare più approfonditamente la prassi di alcune delle Chiese ortodosse, che prevede la possibilità di seconde nozze e terze connotate da un carattere penitenziale. Detto studio si rende necessario per evitare interpretazioni e conclusioni non sufficientemente fondate”. Molti altri i temi toccati, più sinteticamente, da Erdo, dalla Humanae Vitae alla omosessualità (no alla discriminazione, no al matrimonio), l’educazione, l’evangelizzazione, il contesto relazionale.
Nel corso del briefing successivo, in risposta a differenti domande, mons. Bruno Forte, arcivescovo di CHieti e segretario generale del sinodo, ha sottolineato che “all'inizio del Concilio vaticano II Giovanni XXIII disse: questo Concilio sarà pastorale, e poi aggiunse che le anime sono da salvare. Lo stesso vale per il sinodo. Non che gli aspetti dottrinali siano ignorati, ma non sono una clava da ribadire in ogni momento. Se dovessimo ripetere ciò che si è sempre detto non serviva fare un altro Sinodo. Se invece facciamo un sinodo, dobbiamo farlo con un approccio anche di 'tenerezza', consentitemi la parola, perche parlare in astratto di divorziati risposati può essere facile ma ci sono a volte bagagli di sofferenze... Se incontri queste persone, capisci le loro sofferenze e quindi servono tenerezza e misericordia nel dire la dottrina”. Il cardinale André Ving-Trois, tra l’altro, ha sottolineato che “il Papa oggi ci ha detto che non bisogna evitare di dire quello che si pensa per timore di dispiacergli, o di piacergli. Piacere al Papa è uno degli obiettivi principali degli uomini contemporanei. Ma lui viene per ascoltare quello che noi pensiamo”. Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, ha escluso la partecipazione al sinodo di Benedetto XVI: “Non è previsto che il Papa emerito partecipi al sinodo, che è così impegnativo e prolungato”, ha detto, Joseph Ratzinger “si tiene in una condizione di preghiera e riservatezza” ma “tutti speriamo di vederlo alla beatificazione di Paolo VI”. Alla conferenza stampa è intervenuto anche mons. Carlos Aguiar Retes, Arcivescovo di Tlalnepantla (Messico) e Presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano (Celam), che ha sottolineato differenze e similitudini tra il sinodo e la riunione dei vescovi latino-americani ad Aparecida.
la foto è inquietante..... sembrano tutti sotto un occhio vigile....che il Signore li illumini e non tradiscano il suo insegnamento!!
RispondiEliminaStrano, in questa foto non si vede traccia di fumo dentro la basilica di San Pietro, ma evidentemente papa Montini riusciva a vedere, e prevedere, meglio di noi, così pure come papa Pacelli (ricdordo il suo discorso dell 1936 sul ritorno del Cristo e sulla possibilità, sempre più concreta, che Egli non trovi più la fede sulla terra, nemmeno nella Sua Chiesa: ha già, ma forse è necessario riferirsi solamemente al "piccolo resto", al "piccolo gregge", perseguitaro e strapazzato dagli illuminati e misericordiosi "cattolici adulti"). Laudetur Jesus Christus
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